Nessuno può uccidere nessuno. Mai. Nemmeno per difendersi.

 


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Discorso al Congresso degli Stati Uniti del candidato alle Presidenziali 2008, Ron Paul (fonte) Leggi gratis un libro di Ron Paul

Per alcuni, il patriottismo è "l'ultimo rifugio dei farabutti."
Non ho mai incontrato nessun politico a Washington, o se è per questo nessun Americano, che abbia voluto essere definito “anti-patriottico”. Né ho mai conosciuto nessuno che non credesse di supportare con tutto il cuore i nostri soldati dovunque si potessero trovare.
Quello che ho sentito troppo di frequente da diverse persone sono forti accuse rivolte ai loro oppositori politici, che siccome la pensano diversamente, essendo in disaccordo con loro sulla necessità di avventure militari all'estero, di essere “anti-patriottici, anti-americani, persone malvagie da disprezzare.”
I primi patrioti Americani erano quegli individui così coraggiosi da resistere con la forza al potere oppressivo di Re Giorgio. Io accetto la definizione di patriottismo come lo sforzo di resistere al potere oppressivo dello Stato. Il vero patriota è motivato da un senso di responsabilità, e dall'interesse non solo per sé stesso, ma anche per la sua famiglia e per il futuro del suo paese, a resistere all'abuso di potere del governo. Egli rifiuta l'idea che patriottismo debba significare obbedienza allo Stato.
La resistenza non deve essere violenta, ma la disobbedienza civile che potrebbe essere necessaria include il confronto con lo Stato e teoricamente il carcere. Le rivoluzioni non-violente contro la tirannia sono state di successo esattamente quanto quelle che hanno incluso il confronto militare. Mahatma Gandhi ed il Dr. Martin Luther King Jr. hanno conseguito grandi successi politici praticando la non-violenza, tuttavia loro stessi hanno sofferto fisicamente per opera dello Stato.
Ma sia se la resistenza contro i tiranni del governo sia violenta o no, lo sforzo di sovvertire l'oppressione dello Stato merita in entrambi i casi la definizione di puro patriottismo. Il vero patriottismo oggi ha acquistato una pessima caratterizzazione – almeno dal governo e dalla stampa. Quelli che oggi si oppongono ai metodi anticostituzionali di imporci tasse sul reddito, o di costringerci ad utilizzare un sistema monetario ideato per servire i ricchi a scapito dei poveri, vengono sistematicamente condannati. Questi patrioti Americani purtroppo vengono guardati da molti dall'alto in basso. Loro non vengono mai onorati come difensori della libertà come sono stati Gandhi e Martin Luther King.
Anche i progressisti che si rifiutano di pagare le tasse in segno di protesta contro la guerra vengono infamati, in particolar modo dagli statisti conservatori.
La fedeltà incondizionata allo Stato viene richiesta specialmente in tempo di guerra. La mancanza di supporto per una politica di guerra si dice sia anti-patriottica. Gli argomenti che vengono opposti contro un piano politico in supporto ad una guerra che è stata sferrata, viene ogni volta detto che mettono a rischio i soldati sul campo di battaglia. Questo, essi affermano sfacciatamente, è anti-patriottico e si deve fermare ogni forma di dissenso. Tuttavia è il dissenso verso le politiche del
governo che determina quali siano i veri patrioti e difensori della libertà.
Viene convenientemente ignorato che l'unico vero modo per supportare i soldati nella maniera migliore è quello di tenerli alla larga da guerre pericolose, non dichiarate, non vincibili, che sono state decise politicamente. Inviare i soldati in guerra per motivi che non sono realmente collegati alla sicurezza nazionale – e che quindi potrebbero anche mettere a repentaglio quella stessa sicurezza – è difficile che significhi supportare i soldati “in modo patriottico.”
Chi sono i veri patrioti: quelli che si sottomettono o quelli che protestano contro le guerre immotivate? Come si può affermare che il cieco appoggio alla guerra, non importa quanto possa essere stata sbagliata la condotta politica, sia il dovere del patriota ? Randolph Bourne diceva che “la guerra è la salute dello Stato.” Con la guerra, egli dimostrò, lo Stato prospera.
I sostenitori di uno Stato potente, considerano la guerra una opportunità. Quelli che diffidano delle persone e del mercato per la risoluzione dei problemi non si fanno scrupoli nel promuovere una “psicologia della guerra” per giustificare l'espansivo ruolo dello Stato. Questo include il ruolo che il governo federale gioca nelle nostre esistenze e nelle nostre transazioni economiche.
E certamente il credo neo-conservatore che abbiamo un obbligo morale a diffondere i valori Americani in tutto il mondo, attraverso la forza, giustifica la guerra allo scopo di conquistare il supporto interno per la mano dura del governo. E' attraverso questa politica, non dovrebbe sorprendere nessuno, che le nostre libertà vengono ridotte, l'economia sovraesposta ai rischi, e il nostro ruolo in tutto il mondo diventa insostenibile. Per la paura di venir etichettati anti-patriottici, la maggior parte dei cittadini diventa servile e accetta l'idea che è necessario sacrificare la libertà per combattere una guerra per salvare la nostra sicurezza. Questo nella mia visione è uno scambio sciagurato, specialmente quando viene fatto in nome del patriottismo.
La fedeltà allo Stato e ai leader autocratici si sostituisce al vero patriottismo – cioè, alla volontà di sfidare lo Stato e difendere il paese, le persone, la cultura. Più i tempi sono bui, più forti diventano i moniti che i leader non vengano criticati. Dato che l'aria di crisi che si crea in tempo di guerra supporta l'espansione dello Stato, qualsiasi problema porta a dichiarare "guerra" – anche alle questioni sociali ed economiche. Questo sprigiona il patriottismo anche a favore delle varie soluzioni del governo nel potenziare il potere dello Stato.

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