Per alcuni,
il patriottismo è "l'ultimo rifugio dei farabutti."
Non ho mai incontrato nessun politico a Washington, o se è
per questo nessun Americano, che abbia voluto essere definito anti-patriottico.
Né ho mai conosciuto nessuno che non credesse di supportare
con tutto il cuore i nostri soldati dovunque si potessero trovare.
Quello che ho sentito troppo di frequente da diverse persone sono
forti accuse rivolte ai loro oppositori politici, che siccome la
pensano diversamente, essendo in disaccordo con loro sulla necessità
di avventure militari all'estero, di essere anti-patriottici,
anti-americani, persone malvagie da disprezzare.
I primi patrioti Americani erano quegli individui così coraggiosi
da resistere con la forza al potere oppressivo di Re Giorgio. Io
accetto la definizione di patriottismo come lo sforzo di resistere
al potere oppressivo dello Stato. Il vero patriota è motivato
da un senso di responsabilità, e dall'interesse non solo
per sé stesso, ma anche per la sua famiglia e per il futuro
del suo paese, a resistere all'abuso di potere del governo. Egli
rifiuta l'idea che patriottismo debba significare obbedienza allo
Stato.
La resistenza non deve essere violenta, ma la disobbedienza civile
che potrebbe essere necessaria include il confronto con lo Stato
e teoricamente il carcere. Le rivoluzioni non-violente contro la
tirannia sono state di successo esattamente quanto quelle che hanno
incluso il confronto militare. Mahatma Gandhi ed il Dr. Martin Luther
King Jr. hanno conseguito grandi successi politici praticando la
non-violenza, tuttavia loro stessi hanno sofferto fisicamente per
opera dello Stato.
Ma sia se la resistenza contro i tiranni del governo sia violenta
o no, lo sforzo di sovvertire l'oppressione dello Stato merita in
entrambi i casi la definizione di puro patriottismo. Il vero patriottismo
oggi ha acquistato una pessima caratterizzazione almeno dal
governo e dalla stampa. Quelli che oggi si oppongono ai metodi anticostituzionali
di imporci tasse sul reddito, o di costringerci ad utilizzare un
sistema monetario ideato per servire i ricchi a scapito dei poveri,
vengono sistematicamente condannati. Questi patrioti Americani purtroppo
vengono guardati da molti dall'alto in basso. Loro non vengono mai
onorati come difensori della libertà come sono stati Gandhi
e Martin Luther King.
Anche i progressisti che si rifiutano di pagare le tasse in segno
di protesta contro la guerra vengono infamati, in particolar modo
dagli statisti conservatori.
La fedeltà incondizionata allo Stato viene richiesta specialmente
in tempo di guerra. La mancanza di supporto per una politica di
guerra si dice sia anti-patriottica. Gli argomenti che vengono opposti
contro un piano politico in supporto ad una guerra che è
stata sferrata, viene ogni volta detto che mettono a rischio i soldati
sul campo di battaglia. Questo, essi affermano sfacciatamente, è
anti-patriottico e si deve fermare ogni forma di dissenso. Tuttavia
è il dissenso verso le politiche del
governo che determina quali siano i veri patrioti e difensori della
libertà.
Viene convenientemente ignorato che l'unico vero modo per supportare
i soldati nella maniera migliore è quello di tenerli alla
larga da guerre pericolose, non dichiarate, non vincibili, che sono
state decise politicamente. Inviare i soldati in guerra per motivi
che non sono realmente collegati alla sicurezza nazionale
e che quindi potrebbero anche mettere a repentaglio quella stessa
sicurezza è difficile che significhi supportare i
soldati in modo patriottico.
Chi sono i veri patrioti: quelli che si sottomettono o quelli che
protestano contro le guerre immotivate? Come si può affermare
che il cieco appoggio alla guerra, non importa quanto possa essere
stata sbagliata la condotta politica, sia il dovere del patriota
? Randolph Bourne diceva che la guerra è la salute
dello Stato. Con la guerra, egli dimostrò, lo Stato
prospera.
I sostenitori di uno Stato potente, considerano la guerra una opportunità.
Quelli che diffidano delle persone e del mercato per la risoluzione
dei problemi non si fanno scrupoli nel promuovere una psicologia
della guerra per giustificare l'espansivo ruolo dello Stato.
Questo include il ruolo che il governo federale gioca nelle nostre
esistenze e nelle nostre transazioni economiche.
E certamente il credo neo-conservatore che abbiamo un obbligo morale
a diffondere i valori Americani in tutto il mondo, attraverso la
forza, giustifica la guerra allo scopo di conquistare il supporto
interno per la mano dura del governo. E' attraverso questa politica,
non dovrebbe sorprendere nessuno, che le nostre libertà vengono
ridotte, l'economia sovraesposta ai rischi, e il nostro ruolo in
tutto il mondo diventa insostenibile. Per la paura di venir etichettati
anti-patriottici, la maggior parte dei cittadini diventa servile
e accetta l'idea che è necessario sacrificare la libertà
per combattere una guerra per salvare la nostra sicurezza. Questo
nella mia visione è uno scambio sciagurato, specialmente
quando viene fatto in nome del patriottismo.
La fedeltà allo Stato e ai leader autocratici si sostituisce
al vero patriottismo cioè, alla volontà di
sfidare lo Stato e difendere il paese, le persone, la cultura. Più
i tempi sono bui, più forti diventano i moniti che i leader
non vengano criticati. Dato che l'aria di crisi che si crea in tempo
di guerra supporta l'espansione dello Stato, qualsiasi problema
porta a dichiarare "guerra" anche alle questioni
sociali ed economiche. Questo sprigiona il patriottismo anche a
favore delle varie soluzioni del governo nel potenziare il potere
dello Stato.
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