ALLE RADICI DELLA PSICOLOGIA DI COMUNITA'

Quando si tratta di lanciare una nuova disciplina è importante presentare credenziali storiche ragguardevoli. Della Psicologia di Comunità si dice che è una disciplina giovane. In realtà si tratta di una grande rimozione, la cui causa meriterebbe di essere spiegata. La Psicologia di Comunità affonda le sue radici negli studi e nelle esperienze di Kurt Lewin e della sua équipe, negli anni della seconda guerra mondiale. E' poco noto che dal 1940 al 1944 K. Lewin fu consulente, insieme a Ronald Lippit, per i programmi di ricerca dei Boy Scouts d'America. Questo lavoro era stato commissionato da Charles Hendry, direttore appunto dell'ufficio Ricerche e Statistiche di quella organizzazione. Hendry aveva conosciuto la ricerca di Lewin, Lippit e White sugli stili di leadership autocratico, democratico e permissivo. Nel 1944 Lewin presentò a Hendry un progetto per la realizzazione di una commissione per la Relazione per Intercomunitarie (CIC) da far sponsorizzare dal Congresso ebraico. Nello stesso periodo Lewin stava varando il Centro di Ricerca per la Dinamica di Gruppo presso il MIT. Alla CIC collaborano in misura diversa fin dall'inizio psicologi come: A. Bavelas, D. Cartwright, K. Clark, M. Deutsch, L. Festinger, M. Jahoda, R. Lippit. La CIC aveva anche un comitato consigliare formato da esperi del comportamento umano fra i quali: Gordon W. Allport, Rensis Likert, Douglas McGregor, Margaret Mead, Fritz Redl, Edward Tolman e Alfred J. Marrow, vale a dire il meglio della psicologia sociale del mondo.

Uno dei primi lavori della CIC, realizzato da Cook, Chein e Harding, sotto la supervisione di Lewin fu quello di mettere a punto una tipologia dell'action-research. Tale pratica, in futuro più nota col termine di ricerca attiva o ricerca partecipata o ancora ricerca-intervento, era stata teorizzata proprio da Lewin negli anni precedenti. Per la CIC , l'AR poteva distinguersi in 4 tipi:

  1. L'AR diagnostica (il ricercatore prende in considerazione un problema, ne fa una diagnosi e poi propone provvedimenti tesi a porre dei rimedi)
  2. L'AR partecipante (i residenti di una comunità dovevano collaborare alla ricerca e alla individuazione dei rimedi dei problemi)
  3. L'AR empirica (accumulazione di esperienze di lavoro quotidiano in situazioni simili e poi generalizzazione teorica)
  4. L'AR sperimentale ( studio controllato di tecniche diverse in situazioni sociali simili)

E' facile sottolineare come il tipo 3 è quella metodologia di lavoro che la Psicologia di Comunità odierna in Italia sta portando avanti. L'idea come sempre in Lewin non rimase solo teorica. La CIT, proprio a cavallo della morte di Lewin, portò avanti quasi 50 progetti in aree le più disparate: dalla devianza giovanile all'integrazione razziale, dall'appartenenza all'autovalutazione collettiva. Su quest'ultimo tema l'équipe di Lewin realizzò un lavoro importantissimo. Lewin constatò che in molte comunità pochi cittadini erano preoccupati per le discriminazioni, mentre la maggioranza preferiva pensare che le cose stavano andando bene, preferendo insomma chiudere gliocchi di fronte alla realtà dei problemi. La Psicologia di Comunità in Italia affronta da sempre un problema simile: riguardo il fenomeno della tossicodipendenza o dei portatori di handicaps, come in genere di tutti i disagi legati alla frantumazione.

La CIC mise a punto un "indice di discriminazione" che poteva essere interpretato come la lettura di un barometro. Il luogo scelto per il primo esperimento pilota fu chiamato Northtown ed era una località di 40.000 abitanti vicino a New York. In due mesi e mezzo furono raccolte 4O9 interviste, che misero in luce l'esistenza di una diffusa e pesante discriminazione in ogni settore della convivenza comunitaria. Nel febbraio del 1948, un anno dopo la morte di Lewin, i dati furono presentati a tutti i rappresentanti delle organizzazioni cittadine. Lo strumento messo a punto per la "autovalutazione comunitaria" fu applicato in seguito a ben 17 comunità diverse.

Il principio messo a punto da Lewin e colleghi basava su due pilastri. Il primo era che la ricerca fosse (dovesse essere) simultaneamente anche un metodo in intervento. La spiegazione di questa idea risiedeva nella famosa "teoria del campo". Secondo questa teoria, il comportamento degli individui è influenzato dal campo di forze psicologiche che lo circondano. L'entrata di un ricercatore in questo campo, non è solo un atto conoscitivo, ma anche un fattore di mutamento del campo e dunque un elemento che stimola il cambiamento del comportamento del soggetto.

Il secondo punto di forza é che l'apporto degli scienziati sociali può servire come guida, ma il lavoro di diagnosi e cambiamento deve essere gestito dai cittadini stessi.

Secondo Lewin, qualsiasi gruppo di cittadini deve aiutarsi da sé; un auto-aiuto di questo tipo coinvolge l'orgoglio personale, la fiducia e i sentimenti di auto-crescita. E questi tendono ad annullare e in definitiva a dissipare i blocchi emotivi che impediscono di rimuovere ciò che alimenta il pregiudizio. La modernità di questa impostazione spiega forse l'origine della rimozione operata su questi concetti dagli ultimi 50 anni di psicologia occidentale. Occorreva forse che idee come la partecipazione, il protagonismo dei cittadini, la democrazia di base trovassero udienza nel panorama politico occidentale, prima che le teorie lewiniane sfociassero in una prassi sociale come quella che oggi (e non da molto) chiamiamo Psicologia di Comunità.

Estratto da Cap.1- Contessa G., Sberna M. "PSICOMUNITA'", www.edarcipelago.com