Il nuovo mondo smateralizzato (Guido Contessa, agosto 2011)

Dalla fine del secolo scorso siamo entrati in una nuova era, che ho definito "Immaterialesimo". I caratteri di questa era sono essenzialmente due: la globalizzazione e la smaterializzazione. La globalizzazione è stata oggetto di molte riflessioni, anche perchè i suoi effetti sono quotidianamente visibili e spesso drammatici: immigrazione, delocalizzazione industriale, internazionalizzazione dell'economia occupano le prime pagine di tutti i media. La smaterializzazione invece è un aspetto meno dibattuto, per cui cercherò di proporne una descrizione. Possiamo definire la smaterializzazione come un processo per cui il valore è determinato più dai fattori intangibili che da quelli tangibili.

1. Il paradosso del libro

Un libro è un messaggio inviato dall'autore ai lettori. L'elemento chiave è il pensiero dell'autore, mentre il libro "oggetto" è un supporto, tanto che un libro può venire letto a un bambino o un non vedente, al microfono da un palco o alla radio, senza perdere il suo valore. Malgrado il valore del libro risieda nell'autore, solo una piccola parte del prezzo torna a questi. I grandi autori percepiscono il 6-8%. La maggioranza si attesta attorno al 2%. Nella società industriale il valore di un libro incorpora costi materiali di produzione, distribuzione, promozione che raggiungono un peso preponderante. Chi compra un libro paga l'editore, lo stampatore, lo spedizioniere, il distributore, il libraio (oltre alle tasse), ed anche, infine, l'autore. Il supporto concorre al valore finale del prodotto per oltre il 95%.

Il processo di smaterializzazione distribuisce il valore nelle sue proporzioni naturali. L'autore scrive un testo, lo mette in rete e lo vende. La messa online arriva a costare non più del 5% del prezzo finale, sicchè il 95% può andare all'autore (tasse a parte). Il valore di questa transazione è quasi totalmente assegnato alla parte intangibile del prodotto.

Discorso uguale può essere fatto per un prodotto musicale.

2. L'eterno presente

La società pre-materiale (antica o medievale) viveva del presente. Il passato si limitava alle narrazioni, il futuro si limitava alla fede religiosa.

La società materiale (industriale e moderna) ha esteso la sua dimensione temporale, registrando il passato negli archivi documentali, nei musei, nelle biblioteche, e anticipando il futuro con i progetti, l'immaginazione, la ricerca costante dello sviluppo. In un certo senso la società materiale ha ridotto il presente ad un mero tempo di passaggio.

La società immateriale sembra tornare alla centralità del presente, non perchè passato e futuro siano trascurati, ma perchè sono presentificati. Quella "mente collettiva" che è la Rete, mette a disposizione di un click tutti le tracce del passato e tutti i sentieri del futuro. Internet ha solo vent'anni, ma è facile pensare che nella sua maturità sarà il contenitore di tutti i documenti del passato e di tutti gli embrioni di futuro. Non è stato ancora adeguatamente sottolineato che, per esempio, il libro di cui abbiamo parlato sopra può diventare virtualmente eterno, uno volta messo in Rete. Dove "eterno" sta per sempre presente a tutte le future generazioni.

Il carattere presentificatore della società immateriale non ha solo aspetti positivi. Un aspetto negativo è la fusione temporale che rende attuale un testo scritto un secolo fa. Ma l'aspetto più negativo dell'eterno presente sta nella "foresta" di stimoli cui è sottoposto il cervello collettivo. Miliardi di messaggi, anche quelli insignificanti o ingannatori o criminali, diventano onnipresenti e richiedono all'individuo una nuova capacità di discernimento. La rete non archivia più il passato nè ignora il futuro, non censura nè ostracizza: contiene tutto e lo mette a disposizione "qui ed ora".

3. L'ubiquità

Per secoli lo spazio è stato un elemento separatore. La modernità materiale ha ridotto lo spazio con le mappe, i trasporti, il telegrafo, il telefono, la televisione. Come elementi separatori permanevano i fattori materiali (coi relativi costi) ed i fattori linguistici e culturali. I trasporti ed i mezzi di comunicazione richiedono infrastrutture relativamente costose per gli Stati e per i singoli. E comunque fra i soggetti comunicanti restano gli ostacoli della cultura diversa e soprattutto della lingua diversa.

La rivoluzione telematica ha portato vicino allo zero i costi e sta riducendo le distanze culturali e linguistiche, sia mediante un processo di omologazione planetaria (correlata alla globalizzazione) sia grazie ai sistemi di traduzione sumultanea. La società immateriale ha reso facilissimo interagire con individui ai quattro angoli del pianeta, leggere testi in lingua cinese e vendere qualcosa a clienti sudafricani. Il pianeta sta diventando piccolissimo, le distanze si azzerano e gli elementi separatori spariscono. Il soggetto diventa "ubiquo", a costo zero. Possiamo fare una videoconferenza per un gruppo di cinesi, mandare una lettera a un partner brasiliano, rispondere a un messaggio canadese e postare un commento sul blog di un amico rumeno: tutto nello stesso momento, e magari mentre siamo su una spiaggia dei caraibi. Possiamo passeggiare per le strade di HongKong, acquistare una felpa in un negozio di NewYork, leggere un giornale pakistano (in lingua originale o tradotto), comprare la prossima vacanza a Santorini: il tutto dal salotto di casa o dal treno su cui stiamo viaggiando. Dobbiamo insegnare qualcosa a un gruppo di siciliani? Dobbiamo sistemare un guasto telematico su un pc di Bari? Dobbiamo tenere la contabilità giornaliera di un impresa di Belluno? Possiamo farlo dalla nostra spiaggia thailandese preferita.

L'elemento critico dell'ubiquità è l'indistinzione. Uno spazio contratto, un pianeta omologato riducono l'identità. La riduzione dell'identità in senso sociologico, ha anche effetti sull' identità psicologica. Se posso essere ovunque, dove sono e chi sono davvero?

4. L'anonimato e le maschere

Il navigatore normale della Rete gode di un certo anonimato, grazie ai numerosi sistemi di mascheramento del nome, del numero di computer, di steganografia a criptografia, di accesso tipo wi-fi. Il navigatore esperto può puntare all'anonimato totale. Già per i testi cartacei e le musiche è possibile utilizzare "nom de plumes", cioè pseudonimi. Ma lo smascheramento resta possibile attraverso l'editore. Anche le lettere possono essere anonime, coi limiti delle impronte digitali e della grafologia. Invece col web possiamo navigare in incognito, iscriverci a qualsiasi cosa con un nome fittizio; descriverci intelligenti, bellissimi e ricchi; mandare lettere (mails) anonime o riceverle in caselle anonime; mettere online un sito criptato o un documento segretissimo, senza che sia rintracciabile o leggibile. L'evo immateriale mette in scena il teatro globale dell'anonimato e delle maschere. Ciascuno può avere 10 personalità con dieci nomi diversi, dieci caselle mail, dieci siti di appartenenza.

Anche qui c'è un fattore critico dell'evo immateriale. L'anonimato e la maschera rendono liquida la personalità. Se posso essere chiunque e nessuno, chi sono davvero?

5. Individuo e relazione

Tradizionalmente le relazioni (cioè i legami fra le persone) avevano la loro radice nella prossimità. I legami più forti erano quelli coi "vicini": gli affini di sangue, il partner, la famiglia allargata, i coinquilini, i compagni di classe, gli amici del bar, i commilitoni, i colleghi di lavoro, i compaesani. Le relazioni principali erano determinate dallo spazio. La maggior parte dei cittadini del XIX secolo viveva una vita nello spazio di 10 chilometri quadrati. Le relazioni erano poche, di lunga durata e pervasive. Le stesse persone avevano in comune quasi ogni evento della vita: dal battesimo al funerale.

Data la limitatezza e la durata, queste relazioni erano "profonde", nel senso che consentivano l'accesso ai fattori anche pià intimi. Non c'era tradimento, fallimento, carriera, fortuna, malattia che potesse sfuggire alla rete di relazioni. La libertà era modesta, ma la conoscenza di una persona era abbastanza completa e veritiera.

La modernità ha ridotto l'importanza dello spazio attraverso la mobilità fisica: emigrazione, pendolarismo di lavoro o studio, leva militare, gite fuori porta, viaggi di vacanza. Nel XX secolo il diametro dello spazio di vita si allarga fino ai confini nazionali, ed oltre. Gli emigranti attivano legami coi cittadini dei Paesi d'arrivo, senza perdere quelli coi connazionali; i pendolari creano relazioni con compagni di lavoro e di studio di paesi e città a media distanza; nascono forti amicizie fra commilitoni di regioni lontane fra loro; i viaggi e le vacanze danno vita a relazioni stagionali plurime. Le tradizionali relazioni di prossimità riducono la loro importanza a favore delle relazioni di situazione o di interesse, che si moltiplicano con l'aumentare della varietà degli stili di vita. Nascono le amicizie sportive, in palestra; i legami fra iscritti al club del bridge; le relazioni fra allievi della scuola di ballo; gli scambi fra partecipanti alla stessa manifestazione politica; le relazioni sessuali da discoteca. Questi legami sono caratterizzati dal fatto di essere tanti e compartimentati. Nessuno invita il compagno di calcetto o di tifoseria alla propria festa di compleanno. Si estende la rete dei legami dei soggetti, e si contrae la loro dimensione temporale. I legami si attivano e si estinguono per la sola durata della situazione. Magari queste relazioni durano anni, ma sono contenute a 1-2 ore la settimana, ed una estranea all'altra.

Tale episodicità e compartimentazione limita la completezza delle relazioni, nel senso che il soggetto può comunicare una parte di sè diversa in ogni contesto. Agli amici di sport possiamo far conoscere la nostra parte scherzosa, ai partner da discoteca la nostra parte timida, ai familiari la nostra parte autoritaria. La contrazione dei rapporti di prossimità a favore delle relazioni situazionali, rende la conoscenza di una persona parziale e piuttosto ambigua. La liberta è maggiore perchè i legami sono più deboli. Conoscere qualcuno davvero, è più difficile.

L'immaterialesimo, con Internet, sta azzerando lo spazio. Le relazioni di situazione o di interesse si moltiplicano a dismisura: ogni membro di un social network ha decine di "amici". Poi ci sono le conoscenze fra amanti dei giochi di ruolo e giocatori di poker online. I bloggers ed i loro lettori-commentatori. I compagni di video-chat. Gli amici che si scambiano mail da ogni parte del globo. I membri dei teams di sviluppatori di software. I partecipanti alle discussioni sulle bacheche. La quantità di legami aumenta esponenzialmente, e la loro durata è sempre più ristretta. Non solo vivono per la situazione, ma raramente le stesse situazioni si ripetono per più anni.

La libertà è amplissima. Nessun vincolo di tempo e di spazio. Nessun obbligo di verità estetica, economica, sociale. Relazioni occasionali fra ignoti. Le tradizionali relazioni di prossimità subiscono un' ulteriore contrazione, come le relazioni "fisiche" d'occasione della modernità. Scambiamo idee ed anche beni materiali con internauti messicani, ma non sappiamo chi abita sul nostro pianerottolo. Gli amici di Facebook conoscono la nostra "maschera" ma non la nostra faccia; i compagni di video-chat conoscono la nostra faccia ma non il nostro nome; i commentatori del nostro blog conoscono le nostre idee, ma non sanno chi siamo. Nessuno può dire di conoscere nessuno, in Rete, ma di conseguenza anche nella vita reale, cui dedichiamo sempre meno spazio e tempo. Lo sterminatore dei familiari è descritto dai vicini come una brava persona; il terrorista sembrava a tutti un cordiale coinquilino; la madre infanticida non "mostrava nessun segno" di depressione.

6. Infotelematica, occupazione e formazione

La rivoluzione immateriale sta producendo effetti travolgenti nel sistema produttivo e dunque sulla disoccupazione. Macchine che producono macchine e macchine che svolgono il lavoro di cinque o dieci lavoratori non possono che avere un impatto esplosivo sia sul modo di produrre sia sulla quantità e qualità del lavoro.

La ricchezza della prima rivoluzione industriale (1750-1900) è stata prodotta da imprese ad alta intensità di lavoro. le macchine diminuivano l'occupazione, ma i profitti la aumentavano. Alta occupazione e modesta qualificazione.

La ricchezza della seconda rivoluzione industriale (1900-1970) è stata prodotta da imprese ad alta intensità di capitali. L'elevata occupazione è stata mantenuta da uno sviluppo accelerato e da una maggiore qualificazione del lavoro.

La terza rivoluzione industriale è quella immateriale, in grado di produrre ricchezza con modesti capitali e bassa forza lavoro, ma altamente qualificata.

Windows, Apple, Google, Facebook, Youtube sono nate da studenti squattrinati quanto geniali, e altamente qualificati. Una web agency, un'agenzia di brockeraggio, uno studio di produzione di videogames, possono produrre ricchezze cospicue, con bassi investimenti di partenza e pochi addetti, purchè qualificatissimi.

Dieci operai addetti al montaggio di un'automobile sono sostituiti da una macchina assemblante, che non sciopera e non si ammala. Dieci impiegate d'ufficio sono sostituite da un computer, che costa pochissimo e non va mai in maternità. Dieci postini perdono il lavoro perchè la gente si manda e-mails invece che lettere. In una società moribonda i dieci operai, le dieci segretarie e i dieci postini diventano disoccupati arrabbiati. In una società vivace i dieci operai si mettono ad creare macchine assemblanti, le dieci segretarie si dedicano a servizi per i computers, i dieci postini si impegnano in servizi postali telematici. Questo salto richiede però una mutazione di mentalità e competenze. Gli Stati che sono capaci di fare questa mutazione entrano nell'immaterialesimo a vele spiegate. Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica (BRICS) sembrano averlo fatto. L'Europa, e in particolare l'Europa del sud, no.

7. La mappa è il territorio, e l'abito fa il monaco

La distinzione fra modello e realtà ("la mappa non è il territorio) è stata sottolienata da Alfred Korzybski nel suo libro ‘Scienza e sanita’, non a caso scritto nel 1933. In piena modernità materialista, era indispensabile distinguere fra realtà e percezione. "L'abito non fa il monaco" invece è un proverbio italiano, riportato dal Manzoni, come invito ad andare oltre le apparenze. Tutto ciò è messo fortemente in crisi dalla smaterializazione. Il motore dell'evo immateriale è la percezione.

Sembrare diventa più importante che avere ed essere. I mercati venno su o giù, e gli Stati prosperano o falliscono in base a percezioni, sentimenti, intuizioni, voci. Le carriere dei politici non dipendono più da quello che fanno, ma da come appaiono sui mass media. Addirittura le guerre, con migliaia di morti, dipendono dalla visibilità o invisibilità dei problemi che le alimentano. L'agenda dei problemi sociali non dipende dalla loro gravità, ma dalla "messa in onda". La sbandierata libertà della moda si è tradotta nella distribuzione di divise per ceto, clan, banda.

L'immaterialesimo accelera la corsa alla cosmesi, la chirurgia, i consumi ostentativi, l'abbigliamento di moda, le parate, i riconoscimenti pubblici, le commemorazioni. L'importante è "sembrare" belli, ricchi, eleganti, patriottici e riconoscenti.

8. Bellezza è ricchezza

Nella modernità materiale produceva ricchezza quello che era funzionale. In architettura, design, moda, cucina, la funzione dominava sull'apparenza. La smaterializzazione ridefinisce la graduatoria dei valori: la bellezza prevale sulla funzione. La bellezza determina la notorietà: l'attrice e l'attore, il cantante e lo sportivo diventano ricchi e famosi prima per la loro bellezza che per la loro bravura. Le imprese del lusso sono fra le prime colonne del PIL di una nazione. I nuovi edifici devono essere belli prima che funzionali. Torna l'amore per le bellezze storiche, artistiche e naturali, che non si limitano ad una funzione contemplativa, ma si scoprono come giacimenti di ricchezza attraverso il turismo, l'ospitalità, i prodotti artigianali e alimentrari. Si scopre che il Colosseo, Pompei, l'Arena di Verona, le Dolomiti sono un "brand" (una marca) che può avere un valore maggiore delle Generali o dell'IBM.

Ai poveri e timidi (che non riescono nemmeno a "sembrare") è riservata la bruttezza dei quartieri dormitorio, delle spiagge di Milano marittima, degli oggetti funzionali.

9. Non si vendono più oggetti e servizi: solo immagini.

L'Evo materiale vendeva merci. La tarda modernità vendeva merci e confezioni. L'immaterialesimo vende immagini, ologrammi, percezioni, emozioni. Non solo perchè vende Internet e telefonia, che sono in effetti fasci di luce e onde sonore. Ma anche perchè gli oggetti che vende hanno un prezzo che solo al 10% rimanda al costo dei materiali compresi. Una percentuale sempre più grande del valore si basa sulla pubblicità, la fama dell'etichetta, l'immagine mentale sottintesa dall'oggetto. La smaterializzazione mette in cima alla scala dei generatori di valore le idee, le percezioni, le immagini e i sentimenti.

L'economia immateriale ha raggiunto una rarefazione straordinaria, quando le monete sono state sostituite da bit. Ma anche attraverso una catena di vendita basata solo immagini che contengono altre immagini, in una infinita catena di matrioske. Si vendono i dischi per fare concerti. Si fanno concerti per reclamizzare un marchio. Si reclamizza un marchio per aumentare il valore azionario. Si incrementano le azioni per aumentare i guadagni degli operatori di borsa e per velocizzare la carriera dei managers.

10. Leggi veloce e scrivi in breve

L'immaterialesimo sta cambiando il nostro modo di comunicare. Le vecchie lettere d'amore o d'affari sono state sostituite da messaggini telefonici, e-mails, post su bacheche e social networks. I quotidiani stanno morendo, ed i telegiornali non stanno tanto bene, perchè le notizie arrivano prima dalla Rete e gratuitamente. I libri cartacei resistono, ma solo perchè chi leggeva da prima della rivoluzione immateriale, oggi legge più libri, non perchè più persone leggono libri. Morta una generazione, spariranno anche i libri che questa amava.

La lettura e la scrittura dell'evo immateriale hanno come carattere peculiare la brevità. Avendo a disposizione centinaia di fonti informative, siamo spinti a leggere sempre più in fretta. Più che leggere, si "scorre" il testo. Sempre più spesso la lettura è limitata all'autore e al titolo; a volte si estende all'incipit; raramente arriva al testo intero. Per i testi lunghi ci sono d'ausilio i "sommari", che il testo prevede o che possiamo creare con appositi sofware, e la funzione "ricerca nel testo" per parole chiave, disponibile in ogni browser. Le famose Selezioni del Reader's Digest, che presentavano riassunti di testi anche celebri, sono alla portata di tutti, sul web.

Alla lettura veloce corrisponde una scrittura veloce. E' nata una nuova lingua planetaria, fatta di sigle, acronimi, abbreviazioni e geroglifici (i famosi smiles), finalizzati a stringere. Questa lingua si basa lontanamente sull'inglese, ma è costruita con neologismi cibernetici sintetici, comprensibili ad ogni latitudine. Parole come freeware, blog, server, hosting, browser, feed o widget sono inventate ma comprese da qualsisi navigatore, a prescindere dalla lingua d'origine. I siti web ospitano testi interi anche di centinaia di pagine. I primi blogs erano una raccolta di articoli lunghi anche più pagine. I nuovi blogas ed i social networks mettono testi e commenti in una sola pagina. Gli attuali maggiori mini-blogs (come Twitter) sono una raccolta di messaggi di 2/3 righe.

11. La comunicazione è il nuovo Dio, onnipresente

Comunicare ha preso oggi il posto dell'essere, del fare e dell'avere. Tradizionalmente l'uomo si sforzava di essere buono. In epoca industriale i miliardari facevano i buoni con la beneficienza. Nell'evo immateriale i buoni sono quelli che promuovono una campagna di comunicazione per la raccolta di fondi. Il sogno romantico è di fare grandi imprese. Il sogno capitalistico è di avere tanti soldi. Il sogno dell'immaterialesimo è la fama su Facebook, Youtube o la tv.

Tutti vogliono far sapere a tutti qualcosa, non importa cosa. Ci sono social networks in cui ogni 10 minuti ognuno comunica il suo stato d'animo. E ci sono social networks in cui si comunica in tempo reale una rivolta popolare. Il giornalismo diffuso e volontario sta clamorosamente superando il giornalismo professionale dei media su carta e non. Le notizie, prima arrivano tramite web, poi su carta stampata, infine in tv. Naturalmente, anche le notizie false o distorte seguono lo stesso percorso, ma in Rete le smentite e le correzioni arrivano prima.

Il dio danaro ha perso il primo posto, quando si è capito che dipende dal dio comunicazione. Questa divinità presiede a tutto: dal commercio alla politica, dall'arte allo sport alla moda, fino alle questioni letto. Ci si innamora o ci si lascia via mail, chat, social network. L'immaterialesimo ha dato una risposta al vecchio quesito: "Se in una foresta cade un albero, ma nessuno lo sente, l'albero fa rumore?". La riposta è no. Ciò che non viene comunicato (cioè messo in comune) non esiste.

12. Il paradosso del lavoro immateriale

Paradossalmente, in una società in cui prevale il materiale, il lavoro ed i servizi immateriali hanno un certo valore. In una società prevalentemente smaterializzata, dove tutto tende ad essere intangibile, molti lavori e servizi immateriali vedono azzerato il loro valore. I motivi non sono chiari, ma forse una spiegazione risiede nel fatto che se una scarpa è venduta a caro prezzo come se fosse una grande emozione, e con la forza dell'appoggio di tutti i mass media, tutto ciò che non è quella scarpa è senza valore. La qualità è solo la qualità comunicata, e viene associata a beni di scarso valore ma di caro prezzo. Inoltre certe professioni immateriale non hanno il carattere dell'ubiquità e dell'anonimato, il che forse limita il loro ruolo in una società centrata su questi caratteri.

Resta il fatto che in una società immateriale, il lavoro immateriale dovrebbe essere al centro della scala dei valori. Invece no. Il fenomeno si è verificato solo per alcuni lavori immateriali: progettazione e design, telematica altamente qualificata, arte e spettacolo, politica. Le professioni immateriali più legate alla cose o alle immagini, hanno avuto un posto centrale nel mercato dell'intangibile, anzi, stanno collaborando alla sua crescita. Questo non è avvenuto per le professioni immateriali legate alle persone, che non sono socialmente apprezzate nè adeguatamente retribuite. Anzi, da professioni riservate a operatori qualificati sono diventate attività aperte a tutti, e quindi dequalificate.

Psicologi, psicoanalisti e psichiatri; formatori; educatori e animatori; assistenti agli anziani ed ai disabili; badanti; infermieri: tutte professioni del secolo scorso oggi in via di sparizione o affidate solo a immigrati o volontari. Professioni che non sono nè ubique nè anonime, ma al contrario legate ai signoli invidui e gruppi, e del tutto personalizzate. Forse, in una società smaterializzata, anche le persone vere e i loro corpi diventano interessanti solo per essere gestite in modo intangibile, ubiquo ed anonimo.