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Le contraddizioni del pensiero dominante 2 di Ektor Georgiakis | ||
Da come il comune sentire tratta la questione dei bambini e degli adolescenti (cioè dei minorenni), è evidente che il pensiero dominante è un coacervo di contraddizioni. I bambini che lavorano sono considerati schiavi. Il padre che ha un'officina, un campo o un ristorante e ci fa lavorare il figlio dopo la scuola, è considerato un criminale che sfrutta il lavoro minorile. Se invece lo stesso padre trascina la figlioletta o il parogolo a concorsi di bellezza, gare di ballo, tornei sportivi, demenziali spettacoli televisivi, allora va tutto bene. Il lavoro minorile non è più un crimine se si svolge nel mondo della moda, dello sport o dello spettacolo. I pre-adolescenti e gli adolescenti sono considerati incapaci di
distinguere fra il bene e il male e dunque irresponsabili. Non possono
fare sesso, non possono votare, non possono lavorare, e i genitori
devono pagare per i danni da loro commessi. Se commettono un crimine
vengono puniti blandamente o per nulla. Fin qui tutto è ragionevole.
I patetici e colpevoli genitori dei minori venduti alle sfilate di moda, ai concorsi canori, alle competizioni sportive si giustificano asserendo di limitarsi ad assecondare la vocazione dei pargoli. Lo stesso affermano i genitori che autorizzano i figli ad iscriversi a scuole improbabili, a vestirsi come straccioni o prostitute, a impegolarsi nelle droghe dei telefonini o della musica con gli auricolari: "lo facciamo perchè ascoltiamo le loro richieste". E quando i minori chiederanno di poter fumare il crack, di fare l'amore col maestro di tennis, di poter rubare piccoli oggetti nei centri commerciali o di vivere in un campo-barboni di Berlino, dovranno essere assecondati? |