Bambini educati con la storia del crimine (Ektor Georgiakis)

I primi insegnamenti con cui abbiamo educato i bambini delle elementari sono la storia del fratricidio di Romolo e Remo e il ratto delle Sabine. Poi è seguita la mitizzazione di massacratori, serial killers e ladri. Alessandro detto Magno, forse per la moltitudine di uomini massacrati dalla Grecia all'India, compresi i suoi macedoni, che ha trascinato in oltre un decennio di guerre di conquista. Poco dopo, il grande Giulio Cesare, che ha sterminato un paio di popoli. Di seguito il cristianissimo e venerato Costantino, che ha accoppato metà della sua famiglia. Poi un salto fino a Carlo, anche lui Magno, che ha unificato una specie di protoeuropa, dopo aver accoppato a migliaia i Longobardi, i Sassoni, i Bavaresi e gli Avari.
Da lì siamo passati all'epopea di Colombo e dei conquistadores, responsabili del genocidio di intere etnie e della rapine di tutto l'oro e l'argento del sudamerica. Infine siamo arrivati all'imperatore Napoleone, responsabile di oltre un milione di morti, oltre che del furto della metà delle opere d'arte italiane ed egiziane.

Tutti questi miti hanno indottrinato i bambini verso "eroi" presentati nelle loro grandi imprese, senza il minimo accenno alla loro discutibile vocazione etica. Le stragi, i massacri, i genocidi e le razzìe venivano presentati come tappe decisive verso la luminosa modernità dell'Occidente. Che l'impero romano fosse fondato sulla schiavitù è detto, ma solo di passaggio. Che l'industrializzazione e il capitalismo poggiassero sulla razzìa di tutte le materie prime del pianeta, la schiavitù degli africani e la colonizzazione viene accennato, ma come settaglio. Niente doveva turbare l'apprendimento del concetto di una storia ocidentale, progressiva e radiosa. Solo occidentale, appunto. C'è un solo cattivo, nella storia prima di Hitler: Attila, che non era occidentale. Nessuno parlava del Medio Oriente, dell'impero Ottomano, della Cina o del Giappone: per essere certi che i pargoli crescessero nel brodo dell'europocentrismo.

Lo spazio dedicato ai massacratori, i serial killers e i ladri, di cui si dovevano imparare le importanti date di nascita e morte, è stato talmente ampio che non restava tempo per insegnare l'altra storia, quella della vita vera. Sappiamo tutto sulle battaglie, le guerre, i condottieri e i re, ma non abbiamo la più pallida idea su cosa mangiavamo, come ci vestivamo, come lavoravamo nel passato. Impariamo a memoria i dettagli dell'omicidio di Giulio Cesare, ma non sappiamo nulla dell'organizzazione sociale di Atene, di Roma o della Francia napoleonica. Come si educavano e giocavano i bambini? Come si curavano i malati? La storia delle invenzioni, dell'arte, della musica, dello sport e dell'architettura veniva vagamente raccontata nelle scuole superiori, ma la scuola dell'Obbligo preferiva tenerne i bambini all'oscuro. Per loro solo guerre e rapine, e solo Occidente: forse perchè così si preparavano alla post-modernità. Non possiamo stupirci che molti giovani siano violenti, e che molti anziani siano impauriti e xenofobi: l'hanno imprato a scuola.