Le contraddizioni del pensiero dominante di EvaZenith

Fare quello che vuole il popolo è o non è cosa buona? La democrazia è il governo del popolo. La democrazia rappresentativa è il governo dei delegati dal popolo a fare il suo volere. Il marketing dice di essere un sistema di accontentamento del consumatore. Piu' una merce piace ai consumatori, meglio è. Il successo di botteghino di un concerto, di un film, di uno spettacolo teatrale è universalmente considerata cosa buona. La vendita di milioni di copie di un libro è accolta come un segno positivo. I sistemi di valutazione degli ascolti radio-televisivi si basano sulla quantità degli utenti. Una mostra visitata da migliaia di persone è considerata di successo. Il numero di copie vendute da un giornale ne decreta l'importanza.
Anche nelle catastrofi, il numero definisce la qualità. Cinquemila operai di una fabbrica che perdono il lavoro sono una iattura nazionale, fanno scattare sussidi all'impresa, attivano una cassa integrazione ordinaria e speciale sine die. Cinquantamila muratori che vengono espulsi dal lavoro, a 10 per volta, in cinquemila piccole imprese, non interessano a nessuno. Mille morti in cento frane e inondazioni lasciano indifferenti. Trecento morti per un solo terremoto diventano un caso nazionale. Dieci morti sul lavoro in dieci giorni ottengono un trafiletto un terza pagina. Dieci morti sul lavoro in un solo giorno e una sola impresa, hanno l'onore della prima pagina.

Insomma, il pensiero dominante sembra basato su due principi: 1. la quantità è qualità; 2. il volere della gente è sovrano.

Tuttavia questi principi valgono a intermittenza, e le contraddizioni abbondano.
In politica, quelli che non gradiscono la leadership di un gruppo politico, non importa quanti consensi abbia, considerano tutti i membri del gruppo idioti, degenerati o disonesti. Se il mio leader ascolta la gente è democratico; se gli altri leaders ascoltano la gente, sono populisti.
Nello spettacolo, nell'arte, nel giornalismo, nei mass media si registrano contraddizioni continue. Se una cosa piace a me ma solo a pochi altri, si tratta si una delizia per palati fini che il popolino non è in grado di capire. Se una cosa mi piace, il fatto che trovi il consenso di altri milioni di persone diventa una prova inconfutabile che non mi sbaglio e che si tratta di un prodotto geniale.
Solo nel marketing i principi sembrano tenere: se la gente (i consumatori) non vogliono un prodotto o un servizio si possono fare enormi investimenti in pubblicità per manipolare il consenso, ma alla lunga il fallimento arriva. Nel mercato delle merci la gente mantiene un certo grado di sovranità.
Le contraddizioni invece dilagano nei problemi sociali.
Il vecchio vizio del gioco è diventata una malattia. I giocatori sono vittime indifese. I gestori delle sale gioco non sono soddisfattori di richieste popolari ma sfruttatori da eliminare, a meno che garantiscano una congrua tangente allo Stato che li fa diventare contribuenti benemeriti. Per molti pero' la soluzione è tornare al proibizionismo perchè la domanda di gioco non rientra nei diritti di sovranità del popolo.
Il vizio della droga è stato da tempo classificato come malattia. I drogati sono malati, ma solo se poveri e sconosciuti. Se benestanti e famosi, sono viziosi e spudorati. I venditori di droga non sono commercianti che rispondono a richieste di consumatori, ma demoni da arrestare. Drogarsi non è reato, vendere droga lo è. Anche gli alcolisti sono malati, quindi incolpevoli. La contraddizione qui è che l'alcolismo è una piaga, ma senza colpevoli. I fornitori, i distributori, i produttori di alcol (persino lo Stato che ci lucra sopra) non sono trattati come nel caso della droga: qui sono tutti innocenti.
Il fumo non è una malattia, ma solo un vizio deprecato da familiari asfissianti e opinione pubblica puritana. Proibitissimo quasi ovunque e consentito solo in strada (per ora) e su qualche balcone. Qui pero' gli unici puniti sono i consumatori, perchè venditori, distributori, produttori e Stato godono dei profitti da fumo.
La prostituzione è il luogo principe delle contraddizioni. Un vizio è anche la pornografia, ma solo per chi la consuma. Chi la crea e la distribuisce è un sano imprenditore e chi la fa una star.
Prostituirsi è legale, ma organizzare la prostituzione è reato. Andare a prostitute non è ancora reato, ma lo sarà presto perchè per il pensiero dominante il colpevole è il consumatore. Il frequentatore di prostitute non gode dello status di malato, ma è un vizioso puttaniere e basta. Mentre chi fornisce droga o gioco d'azzardo è cattivo e va punito, chi fornisce servizi sessuali è una povera vittima.
Gli immigrati clandestini sono anch'esse povere vittime, ma gli scafisti, senza i quali gli immigrati non troverebbero risposta al loro bisogno di fuga, sono pessimi soggetti da arrestare.

In tutti i casi citati (droga, alcol, gioco, prostituzione, immigrazione) la gente non è sovrana, la quantità perde valore. I bisogni che milioni di persone esprimono vengono classificati dal pensiero dominante che, in base ai suoi interessi, decide quali siano soddisfacibili e quali no. Il pensiero dominante giustifica questa classificazione come fatta per il bene della gente.
Purtroppo questa giustificazione è molto debole per due ragioni. La prima è che sono i regimi totalitari quelli che si arrogano di definire cosa sia bene e cosa no, per la gente. Le democrazie si basano sul principio di autodeterminazione. La seconda ragione è ancora piu' forte. Il pensiero dominate, con migliaia di morti sule strade, non si sogna neppure di fare il bene della gente proibendo la produzione di motori che vadano oltre gli 80 km orari. Il pensiero dominante, tanto interessato al bene della gente, non neppure finta di proibire la produzione, il commercio e l'uso di armi, malgrado le centinaia di morti ammazzati ogni anno. Il pensiero dominante non si pone il problema dei milioni di disoccupati, dei senza casa, dei disabili che ogni giorno sono condannati da barriere architettoniche insormontabili, delle frane e delle inondazioni di un Paese sbriciolato, dell' inquinamento che ammorba ogni centro abitato, di programmi televisivi che avvelenano milioni di spettatori.