Brani scelti da René Lourau "Lo stato incosciente", ed. Antistato, 1980

"Ciascuno di noi porta infatti in sè, interiorizzata come la fede del credente, quella certezza che la società è per lo
Stato
(....)" Pierre Clastres, La società contro lo Stato.

"La grande direttiva della lotta sociale, per chi veramente vuole ch'essa conduca alla libertà, è innanzi tutto la lotta per la distruzione dello Stato, condotta in modo tale che non possa riprodursi in alcuna forma nuova".
Giovanna Berneri, La società senza Stato. (pag. 9)

La missione "pacificatrice" dello Stato in rapporto agli incessanti conflitti inter-comunitari, "feudali", non è nobile e progressista come fingono di credere i nostri moderni giacobini.
La pacificazione statale è la pax romana o la "pacificazione" in Algeria, di sinistra memoria. E' la guerra permanente di una forza tendente all'egemonia contro altre forze che cercano di preservare la propria indipendenza. Più tardi, quando degli Stati si sono costituiti, è la guerra fra svariati progetti egemonici.
Lo Stato pacificatore, è la volontà di imporre la rappresentazione di un centro unico e sacro, contro delle rappresentazioni non statali la cui resistenza persiste, con mezzi diversi, ben dopo la vittoria militare ultima del centro. Folklorizzate dallo Stato vincitore queste rappresentazioni sono al tempo stesso sottovalutate, ossia totalmente ignorate dalla sociologia e dalla scienza politica, emanazioni inconscie dell'egemonia statale. La poesia, la letteratura, l'arte sono allora preposte allo scontro metaforico, scontro che è anche quello delle minoranze, all'opposizione, o emarginate sotto i regimi dittatoriali.
Servendoci di tutte le risorse dell'ideologia per imporre una forma equivalente di tutti i rapporti sociali sottomessi al suo potere, lo Stato dispone d'uno strumento di coercizione che rende inutile la distinzione fra apparato di Stato e apparati ideologici di Stato. La forma comunitaria, con le sue riapparizioni e le sue metamorfosi: ecco la nemica. (pag. 43-44)

Ormai, ..... , è a livello di linguaggio che le cose accadono. Enormi buche vengono rapidamente scavate nella memoria sociale, nel sapere sociale, tramite eventi traumatizzanti: inflazione delirante, disoccupazione enorme, rotta militare, sparizione di una dinastia, scontro titanico fra classi sociali, brutale scaturire della rivoluzione e suo schiacciamento da parte della social-democrazia...... Il crollo dei valori finanziari, dei biglietti di banca, va di pari passo col crollo di tutti i simboli delo scambio.
Le parole si svotano e si riempiono di nuovo, non importa come, non importa di che cosa. Alcune parole più di altre: quelle utilizzate come armi pesanti dai partiti del giuoco politico. E l'esperienza mostra che le banche sono soltanto dei relais e non più delle centrali di energia del sistema. L'energia sta al livello delle parole. (pag. 59-60)

Ora, anche se si fregia dell'epiteto del tutto inutile di rivoluzionario, il sindacalismo non è e non sarà altro che un movimento legalitario e conservatore, avente come fine il solo miglioramento delle condizioni di lavoro. Io non produrrò altra prova che quella che ci è offerta dalle grandi unioni nord-americane. Dopo aver fatto sfoggio d'un rivoluzionarismo radicale al tempo in cui erano ancora deboli, tali unioni sono divenute, man mano che crescevano in forza e ricchezza, delle organizzazioni nettamente conservatrici, preoccupate unicamente di fare dei propri associati dei privilegiati della fabbrica, nell'officina o nella miniera, e molto meno ostili al capitalismo padronale che agli operai non-organizzati, a quel proltariato straccione, coperto di infamia dalla social-democrazia. Ora, questo proletariato in continuo aumento, che il sindaclismo nemmeno considera, o perlomeno considera solo come un ostacolo, noi anarchici non possiamo dimenticarlo, e dobbiamo difenderlo perchè è quello che soffre più di tutti. (....Malatesta, Congresso di Amsterdam, 1907, citato da Jean Maitron, "Ravachol et les anarchistes", Juliard, 1964). (pag. 84-85)

Politicamente, l'istituzionalizzazione è il contenuto del riformismo, opposto sia al rivoluzionarismo dell'istituente che al conservatorismo dell'istituito. Contro le forze istituenti, il riformismo pensa che bisogna trovare ad ogni costo delle forme stabili. Contro l'istituito, reputa che la stabilità si nutra di prestiti, di recuperi del movimento istituente, di ritocchi, di ammodernamento delle forme usate. (pag. 93)

I rapporti sociali, che i periodi di intensi moti sociali fluidificano o di cui rendono evidente la fluidificabilità, sono quotidianamente irrigiditi, istituzionalizzati, bloccati, coagulati nella burocrazia, tetanizzati dallo statalismo onnipresente: è quella la pratica sociale della maggior parte degli individui, sia di sinistra che di destra. Il carattere vergognoso, fatale, autoriproduttivo, dell'istituzionalizzazione così com'è vissuta dalla maggior parte di noi, è legittimato giorno dopo giorno, tanto dal preteso buon senso popolare che dalla scienza e dall'educazione. Tutto ciò che limita. frena, vieta, incanala, tutte le potenze di morte, sono il razionale. ciò che resiste a queste potenze è tacciato di poesia, di irresponsabilità, di follia. Il potere nel senso pieno del termine è ciò che oggettivizza, ciò che istituzionalizza le "buone" rappresentazioni, quindi ciò che resiste all'oggettivizzazione, che rifiuta di essere oggettivato e di oggettivare gli altri, è minacciato di espulsione. (pag. 114)

Nel migliore dei casi una leggenda istituzionale, nel peggiore una menzogna ed una morte accuratamente mascherata come un incidente, tale è il romanzo familiare di qualsiasi istituzione. La vergognosa necessità di nascondere la genesi, di scordare ad ogni costo, è ciò che produce la nevrosi istituzionale della fatalità, della normalità, della naturalezza dell'istituito. Quanto al carattere di continuità, di autoriproduzione, è come la corazza protettrice destinata a sopportare la vergogna e la fatalità, corazza caratteriale presso quelli che si identificano nel modo più completo con l'istituzione. (pag. 115)

L'analisi istituzionale si interessa sempre di più alla storia come insieme di tecniche di rimozione, di occultamento, di mistificazione: condizione per la nascita e la sopravvivenza delle istituzioni. (pag. 123)

L'umanità è protesa verso l'unificazione dei suoi sogni a misura che il super-ego planetario tende a unificarsi nella forma "Stato", i cui medias non sono che uno strumento un po' troppo sgargiante, quali i sacramenti e i riti del tempo dell'alleanza esclusiva fra Stato e religione. (pag. 130)

Ecco perchè la scienza politica utilizza gli stessi metodi dell'astrologia e non consegue risultati molto più seri della scienza delle influenze astrali. (pag. 139)

La lotta contro la politica istituita passa attraverso la lotta contro il concetto di centro e contro ogni centralità.

Il potere è rappresentazione, teatro, simulacro e non vive che di spettatori che "partecipano" all'azione, di fronte al loro televisore, il giorno delle elezioni, e tutti i giorni e tutte le notti nel loro Stato-inconscio.

Siccome la rappresentazione è il terreno ideale della legge del valore (la tal cosa "rappresenta" un valore n), essa condensa tutto il qualitativo di cui il sistema del Calcolo totalitario si è liberato. (pag. 165)

I numeri lustrano docili gli stivali alle ideologie concorrenti e la vittoria arride a chi, come Zorro, è più rapido dell'avversario nel costringerlo ad ammettere che tale parte del suo programma o della sua attività passata non poggia su degli indicatori seri. (pag. 167)