La catena delle responsabilità (Eva Zenith)
Responsabilità individuale, gerarchica, organizzativa, comunitaria

La responsabilità di un gesto o di un comportamento errato, illecito, illegale, o criminale è sempre individuale. E' l'individuo che sceglie di fare un errore ed è giusto che paghi: il che avviene spesso nei casi "privati" e raramente nei casi "pubblici". La punizione può essere legale o morale. La prima si traduce in sanzioni, ammende, o privazioni della libertà. La seconda assume le forme del biasimo sociale, fino all'emarginazione.

Il concetto di responsabilità individuale tuttavia è legato all'idea di una società astratta (forse mai esistita) libera e libertaria, col minimo di regole, basata sulla relazione. Le società moderna e post moderna non sono basate sulla libertà ma sulle regole. In un certo senso si può dire che la modernità è stato il processo storico che ha sostituito le relazioni con le norme.

In una astratta società libera chi costruisce una casa lo fa senza vincoli, e se la casa crolla la responsabilità è del costruttore. Nella nostra società chi costruisce una casa è sottoposto a controlli, regolamenti, vincoli, leggi: se la casa cade, la responsabilità non è più solo del costruttore.

In una astratta società libera il medico è un libero professionista che viene a casa tua e si fa pagare per curarti, con strumenti e farmaci di sua scelta. Se ti fa del male, il medico è il solo ed unico responsabile. Nella nostra società esiste un ordine professionale cui il medico deve appartenere, una Azienda Sanitaria Locale da cui dipende, un Assessorato Regionale cui spetta il controlo della Sanità, un Ministero cui spettano le autorizzazioni sui farmaci e le apparecchiature mediche. Se poi il medico è ospedaliero, deve rispondere al Direttore Sanitario e al Direttore Amministrativo; ti deve accogliere in locali autorizzati da Piani regolatori e Commissioni edilizie comunali. Un incidente, un errore o una cattiva pratica medica hanno sempre come responsabili, oltre al medico, uno o più degli attori sopracitati.

Nella società attuale, che è la meno libera della Storia, la responsabilità è raramente individuale. Il più delle volte si tratta di una catena o di una rete di responsabilità.

Questo è vero qualche volta anche nei crimini individuali. Per esempio, i drammi familiari legati al disagio fisico o mentale, vengono sempre risolti con la individuazione di un singolo responsabile, che viene punito o curato. Mai viene richiamata la responsabilità dell'operatore sanitario che ha sbagliato diagnosi, dell'operatore assistenziale assente, dei Servizi Locali disattenti, dei parenti o del vicinato distratti.

Ma è sempre vero nei casi che si verificano in ambito pubblico o sociale.

Quando viene edificato un palazzo in totale disprezzo di ogni norma pubblica, certamente il proprietario è colpevole, ma non lo sono meno tutti gli operatori edili che hanno costruito, i vigili urbani e la ASL che non hanno controllato, il Comune che ha trascurato il Piano regolatore, il Ministero che non ha controllato la sicurezza del lavoro, i vicini di casa che non hanno denunciato.

Quando qualche imbonitore televisivo viene sorpreso a truffare, il solo a pagare è lui. Invece sono corresponsabili anche tutti gli operatori della sua impresa, l'emittente televisiva che ha mandato in onda la truffa, l'Autorità delle telecomunicazioni che ha lasciato senza sanzioni il programma.

Quando in un ufficio pubblico vengono scoperti assenteisti di lungo corso, non sono questi gli unici responsabili. Lo sono anche i loro capi che non hanno segnalato tempestivamente l'irregolarità, gli organi di controllo interno che non hanno vigilato, i colleghi che non hanno denunziato, i sindacati che hanno coperto.

La responsabilità individuale è una ipocrisia: esistono solo catene di responsasabilità

Responsabilità gerarchica

Quasi ogni operatore ha un capo, che è pagato anche per controllare che il subalterno faccia il suo dovere al meglio. Non esiste la possibilità, dentro un'organizzazione, che il capo e il capo del capo siano esentati dalle responsabilità degli atti dei subalterni. I capi si possono considerare corresponsabili per complicità, per mancanza di controllo, o per inerzia. Si tratta di responsabilità di grado diverso, ma pur sempre tali. La giustificazione più usata è quella del "non sapevo", che è però un'ammissione di colpa, perchè i capi sono pagati per sapere. Semmai è onere del capo dimostrare che non poteva o anche non doveva sapere. Nelle gerarchie a molti livelli è possibile dimostrare che il livello più alto non deve necessariamente sapere se al livello più basso si perpetra un crimine. Ma questo raramente vale per i livelli gererachici più vicini. La responsabilità individuale, in un'organizzazione, è sempre accompagnata da quella dei gradi superiori (1 o 2 a volte di più) della gerarchia.

Responsabilità organizzativa

Chiunque lavori in un'organizzazione opera in una rete di legami che impongono un'inevitabile condivisione della responsabilità.

Chi lavora come lustrascarpe per un mafioso, è spesso considerato corresponsabile di associazione a delinquere. Chi lavora per un truffatore, una impresa edile che innalza palazzi abusivi, un medico che fa aborti illegali, una banca che truffa i clienti, viene sempre considerato una vittima innocente.

Chi lavora per una ditta che fallisce o che funziona malissimo non si sente mai corresponsabile. Le poste, le ferrovie, le autostrade, le linee aere sono al disastro ma non sentiamo mai i lavoratori o i sindacalisti dichiararsi corresponsabili.

Un reparto ospedaliero organizza truffe e addirittura operazioni chirurgiche inutili e si cerca di far intendere che gli unici responsabili sono due medici. Dipendenti, colleghi, direzione sanitaria, amministrazione non sono in grado diverso corresponsabili ? E gli enti superiori che dovevano controllare l'ospedale?

In una scuola due allievi si accoltellano. Genitori, insegnanti, preside, bidelli e compegni non possono essere considerati esenti da responsasibilità.

Responsabilità comunitaria

Il territorio viene sempre esentato da ogni responsabilità. Ma tale esenzione non è altro che la sua negazione. Affermare che il territorio non è responsabile significa dire che è insignificante. Il che non è vero. Il territorio è la tela su cui si disegnano le esistenze individuali e collettive. Se queste stanno male, la tela non è senza responsabilità, per colpe dirette o per omissioni.

Questo paradosso diventa evidente nei casi di grandi calamità (il terremoto in Abruzzo), di vistosi fallimenti politici (Napoli e la Campania), di persistenti disagi sociali (come la tossicodipendenza o la mafia).

In Abruzzo si sono costruiti centinaia di alloggi senza accorgimenti antisismici, in certi forse con materiali scadenti. Significa che sono corresponsabili (per azioni sbagliate, illecite o illegali, o per omissioni): proprietari, costruttori, enti locali, organi di controllo, magistratura, stampa locale, organizzazioni dei cittadini. E non solo gli organismi locali aquilani, sono corresponsabili: lo sono anche i soprasistemi provinciale e regionale. Da questo punto di vista diventa perlomeno avventato affidare la ricostruzione al "territorio".

Napoli e la Campania hanno registrato una delle più vergognose vicende della storia italiana, e certo i loro dirigenti in altra epoca sarebbero stati ghigliottinati. Ma è del tutto evidente che due persone non possono essere le sole responsabili del disatro, cui hanno contribuito centinaia di individui e gruppi di ogni tipo; le istituzioni nazionali; le imprese appaltatrici; la stampa locale. Non ultima, la maggioranza dei cittadini che per diverse legislature ha rieletto lo stesso ceto politico.

La tossicodipendenza è da più di mezzo secolo un'emergenza sociale. Dagli anni sessanta ad oggi, il fenomeno non ha fatto che aumentare le sue dimensioni. Che chi si droga ha la responsabilità della sua scelta., ma è impossibile non chiamare corresponsabile il territorio. Con la glorificazione del consumismo e dei farmaci; con il deserto di servizi e progetti educativi per i giovani; con la demolizione dell'autorità familiare; con l'assenza di politiche di prevenzione del disagio, il territorio, in tutti i suoi aspetti istituzionali, sociali e associativi è l'attere corresponsabile del dilagare della droga.

La mafia è sicuramente un'accolita di assassini la cui responsabilità individuale e collettiva è indiscutibile. Tuttavia è notoria la corresponsabilità dei territori che registrano un fenomeno mafioso. Per le complicità criminali del potere e delle istituzioni, per i silenzi omertosi dei cittadini, per la cultura generale del favore, del pizzo e del "familismo amorale". La mafia come crimine è localizzabile, ma la mafia come cultura è onnipresente. C'è il pizzo che i ristoranti devono pagare per essere inseriti nelle guide gastronomiche. C'è lo scambio di favori che presiede a tutte le carriere pubbliche: dalla università alla sanità, dalla magistratura agli enti locali. C'è la mafia degli ordini professionali, ma anche quella degli accattoni che pagano il pizzo per l'angolo di strada. C'è la mafia delle licenze commerciali ed il familismo della Rai.