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NONVIOLENZA E GESTIONE DEI CONFLITTI (Fonte)


Si possono individuare almeno 5 stili di gestione dei conflitti:
fuga-evitamento / competizione / adeguamento / compromesso / collaborazione
Frequentemente si scopre come la collaborazione sia il metodo più efficace e più capace di dare
soddisfazione ai contendenti; alcune volte possono essere utili delle “fughe strategiche”, oppure delle ricerche di compromessi… è importante rilevare comunque che CIASCUNO PUO’ SCEGLIERE LA MODALITA’ DI APPROCCIARSI AD UN CONFLITTO.

LA VIOLENZA è impedimento, oltre un limite accettabile alla soddisfazione dei bisogni umani essenziali.
La violenza - emerge da una situazione iniziale che di per sé non mostra alcun problema: si tratta di
una situazione in cui sono presenti almeno due punti di partenza diversi che possono essere caratteristiche, comportamenti o punti di vista di due persone o di due gruppi di persone.
Il modo tradizionale o abituale di comportarsi con questi due diversi punti di partenza è quello che si basa sul modello di comportamento Maggiore/minore (modello M/m): ognuno cerca di presentare la propria caratteristica o il proprio comportamento come migliore di quello dell’altro. Ognuno cerca di avere ragione, di dominare, di vincere, di mettere se stesso in una posizione di superiorità e l’altra persona o gruppo in una posizione di inferiorità.
Le conseguenze di questo modello di comportamento sono i tre meccanismi della violenza:
- violenza contro se stessi o rimozione ed interiorizzazione della violenza/aggressività;
- violenza contro l’altro che per primo ci ha messo in una posizione di inferiorità o escalation della violenza;
- violenza contro una terza parte o catena della violenza.

Catena dell’obbedienza
L’esperimento di Milgram sembra mostrare che la violenza deriva principalmente dall’obbedienza,
dall’abdicare alla propria coscienza (che di per sé non vorrebbe la violenza), dal rinunciare alla propria responsabilità.

La questione diventa allora: E’ POSSIBILE UTILIZZARE QUESTA ENERGIA IN MANIERA
NONVIOLENTA? LA NONVIOLENZA non è affatto debolezza, rinuncia, assenza di conflitti.
C’è anzi una bella definizione di Andrea Cozzo: la nonviolenza è l’arte di pensare e condurre un buon conflitto in tutti gli ambiti della vita per la trasformazione sociale e di noi stessi
I grandi protagonisti storici della nonviolenza han condotto conflitti: Gandhi, Luter King, Danilo Dolci, Alberto L’Abate, Don Milani
Anche oggi, nel Movimento altromondista ci sono dei tentativi di lotte nonviolente, portate avanti da
organizzazioni come Pax Christi e dalla rete Lilliput di cui fa parte: Campagna “Ponti e non Muri” / C. “controlarms”/ C. “Sbilanciamoci”/ C. “Banche Armate”/ boicottaggi…
Riprendendo la definizione precedentemente data, possiamo distinguere
NONVIOLENZA ETICA (“tresformazione di noi stessi”)
NONVIOLENZA PRAGMATICA (“arte di condurre…”)

Ci limitiamo qui ad esaminare alcuni princìpi pratici della nonviolenza :

  • Interessi: la regola è il riferimento agli interessi (fondamenti) e non alle posizioni.
  • Persone: distinguere le persone dai problemi.
  • Opzioni: pensare a diverse possibilità di azione prima di decidere cosa fare; riflettere non soltanto sul da farsi, bensì su una serie di possibili azioni e contrazioni.
  • Criteri: badare che il risultato soddisfi criteri vincolanti per tutti.
  • Verità: la regola è che esistono più verità, la tua, la loro e forse un’altra ancora.
  • Mezzi: la regola è rispettare l’unione di mezzi e scopi.
  • Premesse: attenersi a dei principi e costruire su di essi la strategia; perseguire soltanto quegli obiettivi che
    sono validi sia per se stessi che per l’altra parte, anche se quest’ultima non si comporta allo stesso modo.
  • Potere: il potere è la capacità di raggiungere i propri obiettivi e non di punire gli altri.

Laddove pare particolarmente difficile trovare un esito soddisfacente , Lederach ha individuato
TRE TIPI DI ACCORDO PER LA RISOLUZIONE DI UN CONFLITTO
1. Accordo di principio 2. Accordo di procedura 3. Accordo frazionato

N.B.
La strategia di scelta non viene selezionata a priori dal mediatore, ma sulla base dell’andamento delle
trattative.
# Accordo di principio à vari punti concreti à accordo finale
# Problema insolubile à accordo sulla procedura à soluzione finale
# Problema confuso, grande, senza soluzioni à problemi minori, maneggiabili à accordo finale

 

 

 

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