Il mito dello sviluppo infinito e la crisi del capitalismo in Occidente (Ektor Georgiakis)

Dopo 20 anni dalla caduta del muro di Berlino, cioè dal fallimento del comunismo, l'Occidente registra una crisi senza precedenti che è destinata ad essere permanente. Gli ultimi respiri di un modello culturale ed economico chiamato "capitalismo", sono gestiti in prima persona da quegli attori che fino a poco tempo fa si limitavano a finanziare e sostenere il ceto politico. Non possiamo stupirci se il capitalismo sotto shock viene controllato direttamente dai capitalisti: finanzieri, banchieri, imprenditori.

Il capitalismo era fondato su un principio infondato: quello dello sviluppo infinito. Il benessere di uno Stato è determinato da un PIL che "deve" aumentare ogni anno. Tutti gli Stati d'Occidente sono in gara per un incremento annuale del PIL. Il mito dello sviluppo infinito è stupido come il mito della immortalità. Perchè dovrebbe esserci uno sviluppo economico illimitato? L'unico modo di garantire uno sviluppo infinito è quello di basarlo sullo sfruttamento infinito di certi ceti o di altri Paesi, ma questo non è storicamente possibile.

L'impero romano si è sostenuto con i genocidi, la schiavitù e il colonialismo. L'impero capitalista si è sviluppato allo stesso modo all'inizio, poi con tecniche meno visibilmente violente: imperialismo, automazione, immigrazioni, globalizzazione. Per questo si è continuamente sviluppato nel corso di quasi tre secoli. Ora tutte queste strade sono a termine e la crisi strutturale è inevitabile.

Sviluppo del capitalismo
Crisi del capitalismo

Genocidi (vedi)
La scoperta delle Americhe ha dato il via ai primi genocidi di massa del secondo Millennio. L'abitudine è continuata nei secoli coi genocidi dei pellerossa e dei nativi australiani. La Guerra Filippino-Americana (1899-1902) e la seguente campagna di pacificazione (1902-1913), causarono la morte di oltre un milione di filippini. L'ottanta per cento della popolazione totale Herero e il 50 per cento del totale della popolazione Nama, nell'attuale Namibia, sono stati uccisi in una campagna brutale guidata dal generale tedesco Lothar von Trotha, nel periodo1904-1907 . In totale, tra i 24.000 fino a 100.000 Herero morirono insieme con 10.000 Nama. Il più grande genocidio del 19 ° secolo, riguarda l'impero zarista. Circa 1-1.500.000 circassi sono stati uccisi, e su ordine dello zar, la maggior parte della popolazione musulmana è stato deportato. La dinastia Qing ha le sue colpe. Secondo la studiosa Qing Yuan Wei , nel 1750, il 40% delle 600.000 persone Zunghar (etnia mongola) sono stati uccisi da vaiolo , il 20% fuggiti in Russia o cercato rifugio tra i kazaki, e il 30% sono stati uccisi dall'esercito.
Il Novecento ha registrato tanti genocidi che è impossibile darne conto qui. Ricordiamo qui:
Bosnia-Erzegovina: 1992-1995 - 200.000 morti
Ruanda: 1994 - 800.000 morti
Pol Pot in Cambogia: 1975-1979 - 2.000.000 morti
Olocausto nazista: 1938-1945 - 6.000.000 morti
Lo stupro di Nanchino: 1937-1938 - 300.000 morti
Carestia di Stalin: 1932-1933 - 7.000.000 morti
Armeni in Turchia: 1915-1918 - 1.500.000 morti

Ognuno di questi genocidi/massacri ha portato benefici e ricchezze al capitalismo dei Paesi criminali.

Genocidi
I genocidi del XXI secolo non sono più accettabili dal capitalismo occidentale, almeno in forma diretta.

Ce ne sono di locali (Darfur e SriLanka), nei quali il capitalismo continua a guadagnare, ma su grande scala i genocidi sono stati sostituiti dalla 3° guerra mondiale che è inziata coll'attacco all'Iraq da parte di 35 Stati, e continua con l'occupazione dell'Afghanistan da parte di 48 Paesi. Mentre l'impero d'Occidente è impegnato in questa guerra infinita, la Cina colonizza il tibet, la Russia la Cecenia e in ogni parte del mondo qualcuno cerca di colonizzare qualcun altro.

La difficoltà a proseguire con la politica dei genocidi è una delle cause della crisi del capitalismo occidentale.

Colonizzazione (fonte)

La colonizzazione è stata la seconda molla dello sviluppo capitalistico. Una parte del mondo ha trasformato il pianeta in una "colonia" da cui asportare manodopera e risorse e in cui esportare manufatti e armi. Il colonialismo è durato dal 1492 al 1994, ma ancora oggi regge sotto formule addolcite (Commonwealth, Nato, Onu). I paesi colonialisti:
Spagna, Portogallo, Francia, Olanda, Inghilterra, Austria, Belgio, Danimarca, Giappone, Svezia, Turchia, Russia, Stati Uniti, Germania, Italia (cioè il mondo del fulgido capitalismo). Tra il 1800 e il 1878, i territori colonizzati dalle nazioni europee comprendevano un totale di 16.385.000 km²., cioè più del 10% delle terre emerse.


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Per cosa è nato il colonialismo? Per salvare l'anima dei "selvaggi", era la scusa della Chiesa. "Per portare la civiltà" era la scusa della borghesia. Per rapinare ricchezza e far crescere il capitalismo era il vero motivo. Dall'oro del sudamerica, alla gomma del sudamerica, ai diamanti africani, al petrolio del medioriente, le colonie sono state il bancomat del capitalismo.

Non è dato sapere quanto grande sia stato il "business" del colonialismo, ma è lecito supporre che si sia trattato di un trasferimento smisurato di ricchezze.

Imperialismo e decolonizzazione

Cronologia della decolonizzazione


La decolonizzazione è durata tutta la seconda metà del XX secolo, il periodo di massimo splendore del capitalismo occidentale e insieme dell'inizio della sua crisi. Il processo di decolonizzazione è andato in parallelo col processo imperiale. Dalla proprietà delle colonie da parte dei paesi coloniali, l'Occidente è passato all'influenza politica, economica e culturale sui paesi ex-colonia.

L'imperialismo è stato un buon surrogato del colonialismo, sul medio-breve periodo, ma dopo quasi mezzo secolo, sta mostrando molte crepe. Le province dell'impero come l'estremo oriente, il sudamerica, il medio-oriente e l'africa stanno emencipandosi e diventando "competitori" sui mercati.

Schiavitù (fonte) e ondate migratorie

La schiavitù è sempre stata la base dell'economia degli Stati più forti. E continua tutt'oggi. L'Impero romano è cresciuto su di essa. Malgrado la Chiesa si sia sempre dichiarata contraria, tutti gli Stati cattolici o cristiani (soprattutto Francia, Olandesi, Germania ed Inghilterra) hanno costruito una vera industria della schiavitù.

Il capitalismo è cresciuto sulla forza-lavoro, e la schiavitù ha fornito milioni di braccia a costi minimi, fino al 1888, anno in cui la schiavità è stata abolita formalmente.


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Tra il 1451 al 1870, la maggior parte degli storici contemporanei stimano che il numero di schiavi africani trasbordati nel Nuovo Mondo sia tra 9,4 e 12 milioni. La schiavitù non un'invenzione del capitalismo, che l'ha solo resa un'industria. Tra 1 milione e 1250 mila gli europei furono catturati dai pirati barbareschi e venduti come schiavi in Nord Africa e Impero Ottomano tra i secoli 16 e 19. Si registravano circa 8.000.000 o 9.000.000 di schiavi in India nel 1841. Cina e Giappone hanno sempre prosperato sugli schiavi.

Nel Novecento, con la fine formale della schiavitù, il capitalismo ha realizzato una sua forma morbida: le ondate migratorie. Dal 1836 al 1914, oltre 30 milioni di europei sono emigrati negli Stati Uniti. Tra il 1900 e il 1920 furono circa 20 milioni gli europei che partirono alla volta del continente americano. Dal 1946 al 1971 i soli italiani emigrati sono stati 5.737.000. Altri milioni sono stati gli immigrati dall'Oriente e dai Paesi latini. In Europa, le percentiuali di immigrati dopo il 2000 sono: Regno Unito (4,8%), Francia (5,8%), Italia (7,1%) Germania (8,9%), Spagna (11%), Paesi Bassi (4,3%), Svezia (5,3%), Belgio (8,6%) e Svizzera (20,7%). Anche l'emigrazione interna ha avuto il suo ruolo di sostegno allo sviluppo capitalistico. Durante il boom degli anni ‘50 e ‘60, circa 6.000.000 di persone sono emigrate dal sud al nord Italia. Tra il 1990 e il 2005 quasi 2 milioni sono stati costretti ad abbandonare il Sud.
Quello che pochi sanno è che al 2010 il numero di Italiani residenti all'estero ancora in possesso della cittadinanza italiana (cioè neo-immigrati) è stimato in circa 4.000.000.

La schiavitù è una risorsa semi-gratuita per la creazione di ricchezza. L'immigrazione è una risorsa a basso costo per i produttori (anche se ad alto costo per la società). Con queste due armi combinate il capitalismo si è sviluppato e consolidato.

Automazione

Ned Ludd che nel 1779 spezzò un telaio in segno di protesta. Le macchine erano considerate la causa della disoccupazione e dei bassi salari già da fine Settecento e la legge ne puniva duramente la distruzione o il danneggiamento. Ma solo verso il 1811-12 la protesta sfociò in un movimento che vide protagonisti operai e lavoratori a domicilio impoveriti dallo sviluppo industriale decidono di colpire impianti, macchine e prodotti. (fonte)

Questo dimostra che fin dagli albori il capitalismo ha puntato, per la sua crescita, su diversi "cavalli": schiavitù e colonizzazione, ondate migratorie in entrata e in uscita (secondo i cicli economici), e automazione.

L'automazione è sempre stata un fattore dello sviluppo del prodotto interno lordo, ma è sempre stata il nemico della piena occupazione. I livelli di automazione nei primi due secoli del capitalismo hanno avuto una progressione graduale.

Il salto di qualità è avvenuto intorno all fine del XX secolo. La rivoluzione info-telematica ha abbattuto in poco tempo i livelli di occupazione in tutto l'Occidente.

In circa 20 anni la creazione del valore è passata dal piano materiale (maufatturiero) a quello immateriale (ideatario). L'occupazione "normale" (tradizionale) è diminuita fortemente a favore del lavoro nero o grigio degli immigrati, e del lavoro precario per i cittadini.

L'Occidente non ha avuto la capacità di trasformare il suo capitalismo dal materialesimo all'immaterialesimo. Il PIL ha rellentato fino a fermarsi. L'occupazione regolare è crollata. il debito pubblico è esploso.

Il capitalismo non può espandersi all'infinito, se resta amcorato ad una visione del mondo "materiale" in un mercato dove il valore è creato da bisogni e consumi "immateriali".

Protezionismo e Marketing

Il capitalismo ha prosperato per decenni con misure protezionistiche, che facilitavano l'esportazione verso tutto il pianeta ma ostacolavano l'importazione verso l'Occidente. Il fenomeno in parte ancora sussiste, mediante sistemi di sussidi (per es. all'agricoltura europea), dazi e normative di certificazione.

La seconda grande arma del capitalismo "moderno" è il marketing. Attraverso questa l'Occidente ha imposto al pianeta il consumo della propria produzione.

I problemi sono cominciati quando anche altre potenze (Cina, Russia, sudamerica) hanno iniziato a fare protezionismo e ad usare il marketing. In sintesi, quando il capitalismo è passato da una localizzazione in Occidente alla globalizzazione planetaria.

Quando il capitalismo aveva il suo centro in Occidente, i suoi benefici restavano in Occidente.

 

Globalizzazione mercati e delocalizzazione

La globalizzazione è insieme un'occasione di sviluppo del capitalismo occidentale e l'inizio della sua crisi. Il libero scambio di capitali, merci e forza-lavoro ha consentito lo sviluppo delle economie di quello che un tempo veniva definito "Terzo mondo". Il processo ha avuto diversi risvolti:

  1. Le materie prima del "terzo mondo" hanno gradualmente raggiunto prezzi di mercato (mentre prima venivano trasferite all'Occidente a prezzi ridicoli)
  2. Molti capitali dell'Occidente sono stati trasferiti in altri Paesi e impiegati per la delocalizzazione delle unità produttive
  3. Si sono sviluppate andate migratorie di cervelli dall'Occidente e di manodopera dal terzo mondo
  4. I centri di produzione della ricchezza, prima concentrati in Occidente, si sono distribuiti su tutto il pianeta.

Prima della globalizzazione i Paesi occidentali competevano fra loro sul mercato mondiale. Oggi tutto il pianeta compete sul mercato mondiale.

Piena occupazione

Nel periodo dello sviluppo è stata garantita la piena occupazione. Poichè questa non bastava si è fatto ricorso all'immigrazione di massa. Per un lungo periodo l'immigrazione ha costituito un "esercito di riserva" o "d'appoggio" per lo sviluppo industriale. L'immigrazione negli Usa e in sudamerica, o dal sud al nord Italia, non ha sostituito la mano d'opera locale ma l'ha integrata.

Il capitalismo ha basato il suo primo sviluppo anche sulla schiavitù e il suo secondo sviluppo anche sull'immigrazione.

Immigrazione e rimesse

Se in un periodo di sviluppo l'immigrazione è una risorsa, in un'era di crisi diventa un peso. Gli immigrati contribuiscono allo sviluppo e ne condividono i risultati. Se lo sviluppo cessa gli immigrati condividono la povertà e diventano competitori dei residenti per l'occupazione. Questo porta inevitabilmente a forti conflitti sociali fra poveri.

Per esempio, l'Italia ha circa 4.000.000 di immigrati regolari (occupati) e circa 4.000.000 di disoccupati, oltre che più di 4.000.000 di neo-emigrati. Gli immigrati non solo competono coi cittadini per l'occupazione, ma attraverso le rimesse ai Paesi d'origine contribuiscono al depauperamento dell'Italia. In parte spendono qui i loro guadagni e partecipano al prelievo fiscale, ma il loro costo sociale riduce questi benefici. Nel 2010 dall’Italia è uscita una cifra superiore ai 6,3 miliardi di euro, pari allo 0,41% della ricchezza complessivamente prodotta a livello nazionale, mentre nel 2009 l’ammontare superava i 6,7 miliardi di euro. Dal 2000 al 2010 le rimesse sono cresciute di dieci volte (985,2%).(fonte)

Nessuna economia sopravvive trasferendo il 15% della forza lavoro a immigrati che inviano le retribuzioni al Paese d'origine, e lasciando improduttiva una frazione uguale della popolazione. L'immigrazione è una ricchezza solo se se affianca alla piena occupazione locale.

Conclusioni

  1. Il capitalismo occidentale è destinato ad impoverirsi complessivamente. Il PIL planetario che fino alla fine del XX secolo era diviso in un rapporto 70-30 a favore dell'Occidente, sarà sempre più equidistribuito per cui tendenzialmente si attesterà sul rapporto 30-70.
  2. I Paesi occidentali avranno destini diversi fra loro, non in base a fantasie finanziarie o a risparmi e tassazioni progressivi. Nè basteranno privatizzazioni, tagli alle pensioni o vendite di beni pubblici. La loro salvezza, sia pure con PIL inferiori anche del 30% rispetto al passato, sarà nel trovare nuove e originali nicchie di produzione della ricchezza.
  3. I paesi d'Occidente non saranno (come non sono mai stati) collaborativi economicamente, ma competeranno con ogni mezzo per acquistare residui spazi del mercato globale.
  4. La produzione della ricchezza non avverrà più in Occidente attraverso il settore manufatturiero semplice, che sarà dislocato in altre aree del pianeta. Nemmeno potrà avvenire con l'alta tecnologia o il manufatturiero sofisticato, la creatività applicata ai prodotti, il settore alimentare da grande impresa. Queste strade potranno dare sollievo nel breve e medio periodo, ma poi saranno predate dal capitalismo non occidentale che avrà risorse smisurate. (v. nota)
  5. L'Italia ha una sola strada per sopravvivere dignitosamente, imboccare la quale richiederà almeno 20 anni di impoverimento e cambiamento progressivi. Investire la maggior parte delle sue risorse e dei suoi sforzi nella creazione di ricchezza tramite beni e servizi non delocalizzabili e non acquistabili. Il settore trainante sarà il turismo che produrrà ricchezza (difendendo un PIL accettabile, anche se non progressivo) con la nostra unica vera risorsa: arte, paesaggio, natura, ambiente, archeologia, alimentazione di qualità. Questi saranno i settori da sviluppare, seguiti dai settori collegati: trasporti e traffico, agricoltura specializzata, ecologia, bonifica del territorio, e di conseguenza, buona cultura ed alta istruzione.

NOTA
Gucci è stata comprata dalla francese PPR. Valentino è nelle mani della britannica Permira. Bulgari è proprietà di Luis Vuitton Moet Hennessy. Gianfranco Ferrèè stata ceduta a Paris Group di Dubai. Safilo (Società azionaria fabbrica italiana lavorazione occhiali), che confeziona occhiali per Emporio Armani, Valentino, Yves Saint Lauren, Hugo Boss, Dior e Marc Jacobs, è finita nelle mani del gruppo olandese Hal Holding. Nelle mani dei fondo di private equità francese Pai Partners è finita la catena Algida, l'olio d'oliva Bertolli (poi ceduto alla spagnola Sos Cuetara), le confetture Santa Rosa e il riso Flora sono state acquistate da Unilever. Dalla Buitoni alla Motta, dai Baci Perugina all'Antica Gelateria del Corso: tutto è Nestlè. La spagnola Sos Cuetara ha effettuato diverse acquisizioni nel Bel Paese. Tra queste la Minerva Oli (proprietaria del marchio Sasso), la Carapelli e, rilevandole dall'Unilever, la Bertolli. Fiorucci, è in mano a una società giapponese. Faastweb è di Swisscom. (fonte) L’Ar Alimentari, vecchia azienda specializzata nella produzione di pomodori pelati da poco più di 50 anni, è passata a titolo definitivo sotto il controllo della società Princes, controllata quest'ultima a sua volta dall’azienda giapponese Mitsubishi. La Ferretti group, è passata alla società cinese Shandong Heavy Industry Group – Weichai. Brioni, quella degli smoking di James Bond e di tantissime celebrità mondiali, è stata acquisita dalla Pinault Printemps Redoute. La casa vinicola Gancia è finita all’imprenditore tartaro Roustam Tariko, attivo nella vodka e banchiere. Prima di lui la Ruffino era finita agli americani di Constellation Brands. Nel 2011 sono in tutto 108 acquisizioni tra grandi e piccole, per un controvalore totale di 18 miliardi di euro.


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