La quarta rivoluzione industriale: l'immaterialesimo e la nuova gerarchìa dei valori (Guido Contessa) | ||||||||||||||||||||||||||
Il mondo occidentale ha conosciuto almeno tre rivoluzioni industriali. La prima dal 1750 al 1850 circa: caratterizzata dalla macchina a vapore. La seconda dal 1850 al 1950: basata sull'elettricità il petrolio e l'acciaio, il motore a scoppio, la chimica. La terza dal 1950 ad oggi: centrata sulle tecnologie, la comunicazione, il nucleare. Questa temporizzazione è ovviamente artificale ed indica solo tappe astratte di cambiamenti che nella realtà sono stati intrecciati e compresenti per decenni. Ancora oggi sussistono modi di produzione artigianale del tipo precedente alla prima rivoluzione industriale. Queste grandi trasformazioni del modo di produrre ricchezza hanno portato con loro, come cause ed insieme come effetti, vistosi cambiamenti nell'organizzazione sociale, nella politica, nella vita quotisiana e soprattutto nelle scale di valori.
Interessante notare come ogni "rivoluzione" ha le sue radici nella precedente. Alcuni flussi vengono incrementati ed altri sono causa di crisi di un'epoca e produttori del passaggio. Come una serie di onde che crescono, declinano e continuano una dopo e dentro l'altra. Questo intrico è ben visibile nella gerarchìa dei valori. La prima rivoluzione industriale ha tratto grandi benefici dal primato della libertà nella scala dei valori, ma nel contempo questa libertà ha dato forza alla Restaurazione senza la quale la seconda rivoluzione industriale non avrebbe potuto sorgere. La seconda rivoluzione industriale è andata di pari passo col primato del valore del conformismo, senza il quale non avrebbero potuto prevalere l'esplosione del ceto medio, la scolarizzazione e la comunicazione di massa. D'altronde è proprio il conformismo che ha consentito le dittature e ha favorito due sanguinose guerre mondiali. E proprio queste ultime hanno favorito la crisi della seconda e l'avvento della terza rivoluzione industriale. La terza rivoluzione industriale è a metà della sua storia (se manteniamo l'artificiale conteggio di un secolo per ogni era). Già mostra largamente i sintomi della sua crisi, e presenta i fattori che daranno vita alla quarta rivoluzione. La prima metà della nostra era ha visto una produzione industriale basata, oltre che sulla coda delle precedenti, su evidenti novità.
L'opinione corrente è che spetta alla produzione della ricchezza o alla politica guidare la prosecuzione di un'era o il suo cambiamento. Invece, sono convinto che è la gerarchìa dei valori a presiedere i flussi della storia. La terza rivoluzione in Occidente può permanere e declinare, aprendo una nuova era di regressione e povertà, oppure svilupparsi nella quarta rivoluzione industriale che chiamo "immaterialesimo". Questa era sarà connotata dalla prevalenza dell'immateriale, dove il valore di un oggetto dipende meno dal suo supporto materiale e più dalle idee, dai simboli, dalle emozioni che contiene. Se e come il cambiamento possa avvenire dipende da:
L'ultimo di questi fattori è la fonte originaria e causante di tutti gli altri. Nel senso che se non preverranno rischio, creatività e merito non ci sarà politica, impresa e evento finanziario in grado di arrestare il declino dell'Occidente e farlo entrare nell'Evo immateriale.
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