Eterogenesi dei fini (Guido Contessa)


Il concetto dell'eterogenesi dei fini fu ventilata per la prima volta da Giambattista Vico, secondo cui la storia umana contiene in sé potenzialmente la realizzazione di certe finalità. In questo senso dunque ben si comprende che il percorso evolutivo dell'uomo è mirato al raggiungimento, tappa dopo tappa, di un qualche fine. Tale percorso non è però da intendersi come lineare. Può accadere che, mentre ci si propone di raggiungere alti e nobili obiettivi, si ottengono risultati opposti.

L'espressione eterogenesi dei fini, fu coniata dallo psicologo empirico Wilhelm Wundt. Con essa si fa riferimento a un campo di fenomeni i cui contorni e caratteri trovano più chiara descrizione nell'espressione «conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali».

"Il diavolo e il buon Dio" (Sartre, 1951) è un'opera teatrale che descrive bene gli"effetti contrari". Goetz, crudele capitano di ventura nella Germania sconvolta dalle guerre di religione nel primo cinquecento, sfida Dio e cerca di incarnare la figura del diavolo facendo il male assoluto. Ma fare il male per il male non ha nulla d’originale perché tutti compiono il male. La sua opera, poi, difende l’ordine costituito, gli dice il rivoluzionario Nasty.
Goetz, allora, lancia una nuova sfida: scommette con il prete Heinrich che riuscirà a realizzare il bene assoluto. Edifica “La città del Sole”, dove i contadini sono padroni delle terre e vivono in libertà e benessere. I contadini delle terre limitrofe, visto cosa succede nella città del sole, si ribellano ai loro padroni. Gli abitanti della Città del Sole non amano la violenza e non si schierano. Sono massacrati dai ribelli che li considerano traditori. Il bene assoluto conduce al massacro, come il male assoluto.

La società moderna e post-moderna sono piene di situazioni che partono con le migliori intenzioni di fare del bene, ma producono effetti catastrofici non desiderati.

1. Aiutiamo chi soffre nei Paesi africani, asiatici o sudamericani
Bambini denutriti, donne infibulate, malattie epidemiche, profughi che vivono in accampamenti, villaggi assetati, famiglie che vivono in favelas, scuole assenti sono fenomeni di fronte ai quali è difficile restare indifferenti. E' quindi naturale che molti occidentali, benestanti e sensibili, si sentano spinti a portare aiuti alimentari, sanitari, educativi, o di innovazione industriale. In pratica, l'Occidente fornisce una sorta di welfare State a quei Paesi che non sono in grado (o non lo vogliono) di attivare un welfare nazionale.

BRICS è l'acronimo dei Paesi Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica. Questi paesi condividono una situazione economica in via di sviluppo, abbondanti risorse naturali strategiche e, cosa più importante, sono stati caratterizzati da una forte crescita del prodotto interno lordo (PIL) e della quota nel commercio mondiale, soprattutto nella fase iniziale del XXI secolo. Vietnam, Filippine, Malesia e Indonesia, Egitto, Iraq, Etiopia e Panama sono i Paesi avviati al più veloce sviluppo economico del pianeta. Cile e Uruguay sono i Paesi più ricchi del sudamerica.
Aiutare questi Stati con un welfare di beneficienza esonera la loro classe politica dal farsi carico di un welfare nazionale e abitua le popolazione a non chiederlo nemmeno. Sarebbe perlomeno intelligente chiedere cha la somma per gli aiuti impiegata ogni anno dai Paesi occidentali in un welfare "stampella", fosse la metà o un terzo della somma impiegata dagli Stati aiutati, per creare un vero welfare nazionale.

Ecco la classifica dei paesi che hanno acquistato (nel 2018) più armamenti dall’Italia. Per paradosso, la maggior parte di questi sono Paesi islamici.
Kuwait (7711 milioni), Qatar (4597 milioni), Arabia Saudita (736 milioni), Turchia (528 milioni). Singapore (416 milioni), Emirati Arabi Uniti (393 milioni), Pakistan (391 milioni), Oman (226 milioni), Algeria (221 milioni), Bangladesh (166 milioni), Indonesia (113 milioni), Iraq (74 milioni), Malesia (70 milioni), Bahrein (59 milioni), Egitto (52 milioni), Turkmenistan (47 milioni), Giordania (31 milioni), Marocco (30 milioni), Ciad (13 milioni), Albania (12 milioni), Tunisia (10 milioni), Nigeria (9 milioni), Afghanistan (614mila euro), Kazakistan (442mila euro), Brunei (200mila euro), Guinea (97mila euro), Burkina Faso (84mila euro) e Mauritania (5mila euro).
Il volume delle importazioni di Asia e Oceania è aumentato nel 2007-2011 del 24% rispetto al quinquennio 2002-2006; in particolare l’India ha registrato in questo periodo un aumento del 38%, ritagliandosi il ruolo di primo destinatario dei trasferimenti d’armi al mondo. Anche il Pakistan, che è uno dei principali partner della Cina per quanto riguarda questo commercio, si è assicurato un posto di tutto rilievo nell’elenco dei Paesi importatori, detenendo una quota pari al 5% dell’import mondiale. Nel Sud-est asiatico si è registrato un aumento del 185% negli ultimi cinque anni.
Negli ultimi cinque anni il continente africano, ed in particolare gli Stati dell’Africa del Nord, ha registrato un aumento nel volume delle esportazioni di armi pari al 110%. Le due Nazioni più interessate da questo fenomeno sono state il Marocco, e l’Algeria.
Nel Sud America l’importazione di armi è aumentato rispettivamente del 77%. Un aumento vertiginoso ha visto protagonista il Venezuela, le cui importazioni hanno subito un incremento del 555%; allo stesso modo sembra muoversi il Brasile,
Sarebbe perlomeno intelligente chiedere cha la somma per gli aiuti impiegata ogni anno dai Paesi occidentali in un welfare "stampella", fosse la metà o un terzo della somma impiegata dagli Stati aiutati, per creare un vero welfare nazionale. In tal modo diminuirebbe il delirio della corsa agli armamenti di Paesi che preferiscono dotarsi di missili e bombardieri, invece che di una sanità decente.

Purtroppo i "missionari" credono, in buona fede, di aiutare popoli bisognosi, mentre aiutano le industrie occidentali a vendere armi e servizi, e le élites dei Paesi a ingrassare.

2. Aiutiamo chi emigra in cerca di una vita migliore
Per 3 secoli l'Occidente si è arricchito con la schiavitù dei popoli africani e col colonialismo. L'imposizione del Franco Francese ai Paesi del nord-Africa continua ancora oggi. Nel solo XX secolo, 22 leaders politici africani sono stati assassinati e si sono verificati 87 colpi di Stato. La maggior parte di questi ha avuto come promotori, ispiratori, fiancheggiatori gli Stati occidentali. Oggi, l'Africa è una dei maggiori mercati delle armi ed uno dei maggiori produttori di materie prime del pianeta. L'ultima moda dello sfruttamento africano è quello di acquistare (specie da parte della Cina, ma non solo) terre a prezzi di favore: oltre 33 milioni gli ettari di terra d'Africa sono stati già ceduti.

La penultima moda dello sfruttamento africano è la seduzione. Non esportiamo più neri incatenati e frustati, li invitiamo con la lusinga di una vita migliore. Non ci preoccupiamo di rendere migliore la loro vita eliminando il Franco Francese, pagando il giusto prezzo le materie prime, riducendo le interferenze politiche, vendendo meno armi. Diciamo che la loro vita sarà migliore se verranno in Europa. In un primo tempo l'invito è stato organizzato con l'offerta di un lavoro regolare e un tetto. Questo ha consentito un certo livello di integrazione, fra immigrati ed europei autoctoni.
Poi abbiamo scoperto che era meglio che si arrangiassero con i viaggi della morte. Non abbiamo organizzato traghetti regolari dal nord-africa, corridoi umanitari, voli aerei. Abbiamo preferito che agli immigrati regolari si aggiungessero milioni di irregolari, disposti a rischiare la vita in mare e a vivere da clandestini. Perchè questa scelta?
I primi a guadagnare sono stati gli imprenditori del lavoro nero e i caporali. Un milione di lavoratori in nero solo in Italia, disposti ad avere una paga esigua, dormire per terra e mangiare dai bidoni dei rifiuti, sono bell'affare rispetto a un milione di lavoratori con paga e diritti sindacali. Una bella soddsfazione anche per i proprietari di appartamenti fuori mercato, affittati a decine di disperati ammassati in due locali, senza luce, gas o riscaldamento. Non è un caso se fra i primi più entusiasti sostenitori dell'immigrazione selvaggia sono state le organizzazioni imprenditoriali.
I secondi a guadagnare sono stati i burocrati, gli avvocati, i faccendieri e le cooperative di assistenza che hanno fatto dell'immigrazione irregolare il più grande business del secolo. Non è nemmeno un caso se la Chiesa ha chiuso due occhi di fronte alla condizioni di neo-schiavitù dei clandestini, preferendo offrire servizi a pagamento.
La malavita italiana ed europea della droga e del sesso, ha subito fatto festa. Centinaia di migliaia di affamati senza tetto, ricattabili o disposti a sopravvivere in ogni modo, sono una bella armata potenziale di spacciatori, picchiatori, di prostitute e papponi. Non pochi vantaggi ha anche la malavita africana, dal momento che protettori, ladri, spacciatori, uxoricidi e terroristi godono di un lasciapassare per l'Europa che li sottrae alla giustizia locale.
Il quarto convitato al banchetto dell'immigrazione è l'organizzazione degli scafisti e dei mercanti libici ed europei di esseri umani.

Naturalmente, sono nobili ed in buona fede coloro che si sdegnano per i cadaveri nel Mediterraneo; che si sforzano di aiutare gratuitamente i clandestini; che accolgono i clandestini e cercano di integrarli; che accusano le politiche razziste dei governi europei, finanziatori dei lager turchi e libici. Purtroppo, queste buonissime intenzioni non tengono conto degli effetti della seduzione e dell'accoglienza europea.
Milioni di disperati che scappano da Paesi sfruttati dall'Occidente, che lo stesso Occidente costringe a vivere come mendicanti senzatetto, senza lavoro e senza futuro.
Ma non è tutto. L'Africa depredata delle materie prime viene anche depredata delle risorse umane. Circa 17 milioni di nigeriani (su 201 milioni di abitanti) sono emigrati e la tendenza è in aumento, specie nelle classi medie. I migranti africani sono giovani e istruiti, figli della classe media o medio-bassa, che sottraggono le loro risorse al potenziale sviluppo dei Paesi di provenienza.

I sostenitori della solidarietà ai migranti irregolari, credono in buona fede di aiutare l'Africa, ma la condannano alla servitù, sostenendo i neo-schiavisti e le organizzazioni criminali.

3. Sanitari generosi
Oltre 600 morti per Covid fra medici, infermieri e operatori sociosanitari. Una strage paragonabile a quella della 2° Guerra Mondiale. Gli operatori sanitari si sono buttati, con generosità e abnegazione, nelle corsie e nelle abitazioni della morte per aiutare pazienti gravi e gravissimi.
L'hanno fatto a mani nude, senza gli strumenti necessari e senza le protezioni indipensabili. Come pompieri che di gettano nel fuoco senza tuta, elmetto e respiratore. Poche cose assomigliano all'eroismo come questa. Sulle migliori intenzioni dei sanitari non è possibile avere dubbi e il numero delle loro vittime ne è la prova.

Tuttavia non possiamo non domandarci quanti medici, infermieri e portantini infettati, prima di ammalarsi e morire, hanno contagiato o aggravato le condizioni dei pazienti. E' un esempio da manuale di eterogenesi dei fini. Sacrifico la mia vita per guarirti, e non mi rendo conto di stare per ucciderti.

Chi ha spinto i sanitari all'offerta sacrificale di sè, ed al simultaneo ruolo di possibile untore?
In prima istanza i capi-reparto, i primari che sapevano di mandare alla campagna di Russia dei soldati disarmati e non equipaggiati, ma non volevano fare la figura dei disertori. Poi i direttori sanitari degli ospedali, delle ASl e delle Case di Riposo che conoscevano lo stato delle truppe ma non hanno esitato a nasconderlo. Lo stesso vale per gli alti gradi della gerarchia sanitaria: funzionari e Assessori alla Sanità e Presidenti delle Regioni, funzionari e Ministro della Salute, e infine il Governo. Tutti gli ufficiali di alto grado e i generali delle Forze sanitarie si sono vantati dei sacrifici degli operatori della Salute, mentre praparavano oltre 120.000 bare di cittadini -e sanitari- uccisi dal Covid.

Cosa avrebbero potuto fare di diverso i sanitari, vittime e untori, nel 2020? Un pompiere può rifiutare di buttarsi in un incendio se non gli vengno dati tuta, elemetto e respiratore. Un muratore può rifiutarsi di operare al quinto piano di un palazzo senza corda di sucurezza, scarpe adeguate ed elmetto. Un artificiere non disinnesca una bomba a mani nude e senza una protezione. Un paracadutista non si getta dall'aereo senza la certezza di un paracadute funzionante.

Avrebbero potuto far valere i loro diritti sindacali e il diritto alla salute dei pazienti, evitando di entrare in corsia o nelle case senza gli adeguati strumenti di protezione, non solo per proteggere la loro vita ma anche quella dei malati. Ci sarebbero stati dei morti (forse anche di più, in un primo momento) ma sarebbe scattato un allarme nazionale, con una corsa seria all'approvvigionamento di sussidi e dispositivi. Forse si sarebbero subito avviati degli ostelli Covid dove isolare i contagiati, invece di costringerli nelle case a infettare i parenti. Forse sarebbero saltate le teste dei gerarchi responsabili. Non lo sapremo mai.

Quello che sappiamo è che la generosità delle vittime sanitarie del Covid è servita come foglia di fico alla oligarchia di un regime stragista. E' servita a lasciare immutate le cose dalla prima alla seconda ondata; e a darci il primato mondiale dei decessi, in rapporto alla popolazione.