PROGETTOZERO
Torna a Indice
Dea d'acqua - Verso antropologia liquida (MASSIMO CANEVACCI*)
"L'acqua, seme divino, penetrò nel grembo della terra e la generazione seguì il ciclo regolare: due esseri presero torma. Dio li ha creati come dall'acqua. Erano di colore verde in forma di persona e di serpente. Tutto il loro corpo era verde e liscio, scivoloso come la superficie dell’acqua. La coppia possedeva l'essenza di dio, perché era fatta del suo seme che è, a un tempo, il sostegno, la forma e la materia della forza vitale del mondo, sorgente di movimento e di perseveranza nell'essere. E questa forza è l'acqua, quella dei mari, dei confini, dei torrenti, dei temporali,del sorso che si beve al mestolo ".
Così Ogotemmeli - vecchio saggio dogon - racconta negli anni '30 all'antropologo francese Marcel Griaule l'origine epica del suo mondo in uno dei primissimi testi in cui un africano –l’ "altro" - parla in prima persona, nella pienezza della sua soggettività, sulla sua cultura invece di farla interpretare dall'europeo.
Acqua è Nommo. E "se non fosse stato per Nommo - diceva - non si sarebbe nemmeno potuto creare la terra, perché la terra fu impastata ed è attraverso l'acqua (attraverso il Mommo) che essa riceve la vita"...

Lo scorrere dell'acqua ha favorito la metafora più fluida di una filosofia e di una antropologia che mi appassiona in modi crescenti. L'acqua muove e "mi" muove. Sposta la percezione e il pensiero, il sentire e persino il desiderio. Il mutamento del soggetto - le sue molteplicità possibili - si sperimentano attraverso le carezze mobili che scorrono lungo il corpo immerso,La molteplicità È scomposta da flussi d'acqua, non da interrati rizomi.
"Il mare si accarezza continuamente", scrive George Bataille....
Contro ogni staticità dell'essere, contro ogni identità definitiva e coagulata, solidificata e coatta: l'acqua muove. Scorre e corrode.
Sentire l'acqua significa percepirsi - costruirsi: corrodersi - come molteplice. Guardare e guardarsi, attraversare e attraversarsi nella sua trasparenza. Deglutire il suo flusso permette di assaporare il piacere vitale del movimento. Incorporare il movimento. Movimento liquido, Difendere l'acqua, quindi, non è un atteggiamento di conservazione, tanto meno l'ossimoro (infelice) di conservazione progressista. Difendere l'acqua e le sue trasparenze significa godere il fluire molteplice che produce, innova, muta. Godere l'acqua è trasformarsi nel mutamento. Anche in questo l'acqua è polimorfa e polifonica e persino politeista. Proprio come racconta Ogotemmeli….

Una delle più grandi emozioni della mia vita l'ho sperimentata a Iguacù,dove una frattura della terra favorisce una delle più incredibili cascate d'acqua che si possano immaginare. All'incrocio di tre stati - Brasile, Argentina e Paraguay - e possibile attivarsi di fronte, anzi no, dentro,immersi tra i vapori che esalano dall'urto del fiume Paranà con la terra,L'acqua e il suo vapore eXaltalo attraversano il corpo e lo rigenerano: un corpo pieno di menti che pluralizza le sue zone pensanti post-dualiste grazie alle carezze continue di acque impalpabili. Vaporizzate. Se il corpo è denso di zone pensanti, lo si deve alla eccitazioni cognitive dell'acqua,alle sue trasparenze e non agli interramenti di radici immobilizzanti,Iguacu è una di queste zone, in cui si avvertono infiniti incroci possibili tra fratture di terra, salti d'acqua, innalzamenti di vapori, corpo multiplo.Un corpo che non termina. Un corpo sterminato.

Secondo un'altra cosmologia yoruba, che dall'Africa si è estesa al Brasile (ma anche da Cuba alla Louisiana), Yemanja è la dea del mare. In Brasile il suo culto è stato reso possibile da un altro intreccio' quello tra diaspora e sincretismo, Diaspora causata dagli orrori del colonialismo che ha spostato intere generazioni di africani dalle loro terre alle americhe in condizione di schiavitù; sincretismo favorito dal dover camuffare la conversione al cattolicesimo adorando una Madonna che, in profondità, era lei: la sensuale dea delle acque. Il suo cullo è esteso non solo tra i credenti della religione afro- brasiliana del Candomble, ma anche tra cristiani, "incerti" o non credenti, Oltre al due febbraio - giorno a lei dedicato - anche la mezzanotte del 31 dicembre le appartiene per diritto cosmologico e per piacere rigenerativo. Infatti, in quel momento non solo il tempo (nella sua metafora dell'anno) ma anche ognuno di noi un po' muore e subito dopo, anzi nel medesimo istante, rinasce. E proprio in questo momento incerto, in cui passato e futuro oscillano nel presente, altra zona liminale del tempo-corpo, è dolce rendere omaggio a lei, la dea delle acque e dell'amore. Amore d'acqua. Dea d'acqua. Anche io mi vesto di bianco rigeneratore e purificatore e mi reco sulle rive del mare Atlantico - l'oceano della diaspora - con un mazzo policromo di fiori.
Quando il tempo e liminale come il mio corpo, quando tutto oscilla nell'incertezza, lancio sul suo corpo-di-mare i fiori, per essere accolti tra la sua spuma divina, pelle fluida e frizzante che accetta l'omaggio e lo spinge verso il largo. I fiori si dipanano, si sciolgono, si mescolano con altri diversi, per scorrere accompagnati dalle sue correnti che fluiscono verso un cosmo acquatico che non ha centro ne fondamenta. Scorre. Scivola. Rigenera.
L'acqua è Yemanjà e desiderio. II piacere fluidifica il corpo e l'individuo multiplo - multi-viduo - è purificato ed eccitato nello stesso momento.
Il pensare è un pensare liquido. Anche i concetti, stappati dal vocabolario,si fanno liquidi e sfidano ogni sedentaria classificazione.
La difesa ecologica dell'acqua non dovrebbe esprimere come contenuto il risentimento contro chi inquina e distrugge, bensì il desiderio verso una visione liquida - mobile, carezzata, sensuale - della vita di ciascuno.L'acqua non deve essere la metafora della purezza (termine regressivo e denso di concezioni autoritarie): bensì di scorrimenti cognitivi, di fluidità individuali , di liquidità concettuali. Ogni volta che un'istituzione - politica,religiosa o drammaturgica (Grotowskil) - usa la metafora della fonte come purezza originaria si prefigurano pericoli oscuri quanto autoritari. Per questo saper convivere con l’acqua e la sua dea significa accendere/liquefare l'antropologia. E grazie a tale accensione-liquefazione l'antropologia si versa e - versandosi - liquida ogni approccio ossificato disciplinare e favorisce l'attraversamento costruzionista di un corpo interminabile e multi-viduale.

*

"Che specie di vita è nella terra?" domandò il Bianco."La forza vitale della terra è l'acqua. Dio ha impastato la terra con l'acqua. Nello stesso modo, egli ha fatto il sangue con l'acqua. Anche nella pietra vi è questa forza, perché l'umidità è dovunque'' (19-20).
Così rispose il vecchio cacciatore cieco. Ogotemmeli. Dogon. Filosofo del Dio d'Acqua(Marcel Griaule-Ogotemmeli, Dio d'Acqua, Bompiani, 197B)

Nella Cappella di Sansevero a Napoli, accanto al Cristo Velato, ho colto questa scritta: "Gli umori corrodono il marmo"

Un’antropologia che si versa è piena di umori corrosivi verso ogni pietrificazione del dominio: le correrti innestano scambi fluidi tra etnografie visuali, estetiche corporee, architetture mobili.

*Docente di Antropologia Culturale, Facoltà di Scienze della comunicazione, Università "La Sapienza" Roma. Direttore di Avatar