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Dea d'acqua - Verso antropologia liquida (MASSIMO CANEVACCI*) |
"L'acqua, seme divino, penetrò nel grembo della terra e la
generazione seguì il ciclo regolare: due esseri presero torma.
Dio li ha creati come dall'acqua. Erano di colore verde in forma di
persona e di serpente. Tutto il loro corpo era verde e liscio, scivoloso
come la superficie dellacqua. La coppia possedeva l'essenza di
dio, perché era fatta del suo seme che è, a un tempo,
il sostegno, la forma e la materia della forza vitale del mondo, sorgente
di movimento e di perseveranza nell'essere. E questa forza è
l'acqua, quella dei mari, dei confini, dei torrenti, dei temporali,del
sorso che si beve al mestolo ". Così Ogotemmeli - vecchio saggio dogon - racconta negli anni '30 all'antropologo francese Marcel Griaule l'origine epica del suo mondo in uno dei primissimi testi in cui un africano l "altro" - parla in prima persona, nella pienezza della sua soggettività, sulla sua cultura invece di farla interpretare dall'europeo. Acqua è Nommo. E "se non fosse stato per Nommo - diceva - non si sarebbe nemmeno potuto creare la terra, perché la terra fu impastata ed è attraverso l'acqua (attraverso il Mommo) che essa riceve la vita"... Lo scorrere dell'acqua ha favorito la metafora più fluida
di una filosofia e di una antropologia che mi appassiona in modi crescenti.
L'acqua muove e "mi" muove. Sposta la percezione e il pensiero, il
sentire e persino il desiderio. Il mutamento del soggetto - le sue
molteplicità possibili - si sperimentano attraverso le carezze
mobili che scorrono lungo il corpo immerso,La molteplicità
È scomposta da flussi d'acqua, non da interrati rizomi. Una delle più grandi emozioni della mia vita l'ho sperimentata a Iguacù,dove una frattura della terra favorisce una delle più incredibili cascate d'acqua che si possano immaginare. All'incrocio di tre stati - Brasile, Argentina e Paraguay - e possibile attivarsi di fronte, anzi no, dentro,immersi tra i vapori che esalano dall'urto del fiume Paranà con la terra,L'acqua e il suo vapore eXaltalo attraversano il corpo e lo rigenerano: un corpo pieno di menti che pluralizza le sue zone pensanti post-dualiste grazie alle carezze continue di acque impalpabili. Vaporizzate. Se il corpo è denso di zone pensanti, lo si deve alla eccitazioni cognitive dell'acqua,alle sue trasparenze e non agli interramenti di radici immobilizzanti,Iguacu è una di queste zone, in cui si avvertono infiniti incroci possibili tra fratture di terra, salti d'acqua, innalzamenti di vapori, corpo multiplo.Un corpo che non termina. Un corpo sterminato. Secondo un'altra cosmologia yoruba, che dall'Africa si è estesa
al Brasile (ma anche da Cuba alla Louisiana), Yemanja è la
dea del mare. In Brasile il suo culto è stato reso possibile
da un altro intreccio' quello tra diaspora e sincretismo, Diaspora
causata dagli orrori del colonialismo che ha spostato intere generazioni
di africani dalle loro terre alle americhe in condizione di schiavitù;
sincretismo favorito dal dover camuffare la conversione al cattolicesimo
adorando una Madonna che, in profondità, era lei: la sensuale
dea delle acque. Il suo cullo è esteso non solo tra i credenti
della religione afro- brasiliana del Candomble, ma anche tra cristiani,
"incerti" o non credenti, Oltre al due febbraio - giorno a lei dedicato
- anche la mezzanotte del 31 dicembre le appartiene per diritto cosmologico
e per piacere rigenerativo. Infatti, in quel momento non solo il tempo
(nella sua metafora dell'anno) ma anche ognuno di noi un po' muore
e subito dopo, anzi nel medesimo istante, rinasce. E proprio in questo
momento incerto, in cui passato e futuro oscillano nel presente, altra
zona liminale del tempo-corpo, è dolce rendere omaggio a lei,
la dea delle acque e dell'amore. Amore d'acqua. Dea d'acqua. Anche
io mi vesto di bianco rigeneratore e purificatore e mi reco sulle
rive del mare Atlantico - l'oceano della diaspora - con un mazzo policromo
di fiori. * "Che specie di vita è nella terra?" domandò il
Bianco."La forza vitale della terra è l'acqua. Dio ha impastato
la terra con l'acqua. Nello stesso modo, egli ha fatto il sangue con
l'acqua. Anche nella pietra vi è questa forza, perché
l'umidità è dovunque'' (19-20). Nella Cappella di Sansevero a Napoli, accanto al Cristo Velato, ho colto questa scritta: "Gli umori corrodono il marmo" Unantropologia che si versa è piena di umori corrosivi verso ogni pietrificazione del dominio: le correrti innestano scambi fluidi tra etnografie visuali, estetiche corporee, architetture mobili. |
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*Docente
di Antropologia Culturale, Facoltà di Scienze della comunicazione,
Università "La Sapienza" Roma. Direttore di Avatar
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