1. Il Capitale-Terra è il capitale che una volta
superati tutti gli ostacoli alla propria autovalorizzazione previsti
dalla critica classica dell'economia politica, perviene ad estendere
il suo dominio reale sull'intera superficie del pianeta, non solo
su ogni società, e quindi non solo come bio-potere esercitato sul
corpo della specie umana, ma sull'intera biosfera. Ovunque su Terra
predominano le condizioni moderne di produzione, che è come dire:
1) ovunque la ricchezza si presenta come un'immensa accumulazione
di merci;
2) ovunque la vita si presenta come un'immensa accumulazione di
spettacoli;
3) ovunque l'ambiente si presenta come un'immensa accumulazione
di nocività.
Il capitale non è altro ormai che la "realizzazione negativa del
vivente", il capitale si presenta cioè dinnanzi alla biosfera terrestre
allo stesso tempo come una sua propria realizzazione e come un ecosistema
ad essa estranea, come oggettivazione di essa sotto forma di un
potere da essa stessa indipendente e che anzi la domina con la sua
propria azione. Quest'ecosistema si è generato a partire dalla sfera
planetaria dello scambio, da un'esasperazione dell'autonomo essere-per-sè
del valore, quindi dal puro comando di una porzione insignificante
del vivente, l'Internazionale Capitalista e i suoi servitori burocrati
- una sotto-specie criminale dell'Homo Sapiens - tanto sul lavoro
vivo umano quanto sul resto del vivente messo a lavoro in quanto
vivente.
2. Il capitale è divenuto Capitale-Terra da una parte con l'azzeramento
sistematico del suo ostacolo esterno par excellence: lo spazio terrestre.
Dall'altra, all'interno del processo di produzione, approssimando
allo zero il tempo di lavoro necessario, cioè in definitiva portando
il tempo di lavoro supplementare (il lavoro che crea l'autovalorizzazione
del capitale, il lavoro spregiudicatamente comandato dal capitale
- e va aggiunto: per mezzo di un'antica truffa giuridica, la proprietà
privata dei mezzi di produzione, che oggi si rivela sempre di più
come una truffa ai danni di tutto il vivente!) a coincidere con
il lavoro tout-court. Questo è stato ottenuto con un enorme potenziamento
degli agenti macchinici (automazione, informatizzazione, decentramento
della produzione, techno-controllo...) ed apparentemente si è trattato
di una liberazione delle forze produttive dalle forme capitaliste
più inattuali, ma sostanzialmente è stata un'innovazione prodotta
dalla radicalizzazione delle lotte rivoluzionarie, il cui risultato
positivo è rientrato esclusivamente dalla parte dell'Internazionale
Capitalista, sotto forma di nuovi plus-capitali e quindi di una
maggiore pervasività e profondità del domino reale del capitale
sulla società, che è come dire: sotto forma di una vittoria spettacolare
e apparentemente definitiva sulla rivoluzione. Con l'approssimazione
allo zero del lavoro necessario il capitale neutralizza, a questo
livello temporaneo di sviluppo delle forze produttive, il suo ostacolo
interno par excellence: la soggettività del lavoro vivo.
3. L'ostacolo spaziale è stato superato dialetticamente attraverso
la velocità, ovvero attraverso uno sviluppo dei mezzi di trasporto
e di comunicazione tale da permettere una circolazione "in no time"
del capitale, permettendogli quindi il raggiungimento di un livello
altissimo di autovalorizzazione. Va ricordato che il capitale è
valore in processo, e che il valore, creato "positivamente" dal
lavoro vivente, si realizza, "negativamente", solo nella circolazione,
nel suo momento psico-geografico (per esempio, semplificando al
massimo, un prodotto per essere scambiato con denaro dev'essere
prima trasportato, quel prodotto finchè non approda nel mercato
non è considerabile neanche una merce, quindi quanto più alto è
il tempo impiegato nel trasporto, nel divenire-merce del prodotto,
quanto più esso si de-valorizza, ovvero aumenta in esso il lavoro
necessario e diminuisce quello supplementare). In altri termini
la devalorizzazione causata dallo spazio terrestre, in quanto distanza
e in quanto durata, è stata pressochè annullata con l'odierna potenza
d'agenti macchinici accumulata dalle forze produttive (dai TAV alla
telematica, dal Concorde alle comunicazioni satellitari...). Nel
dominio reale il capitale non è più costituito da momenti tra loro
chiaramente distinti e indifferenti, come all'epoca della critica
radicale marxiana, esso ha raggiunto ora una velocità di rotazione
critica tale (aumentata inoltre da mille espedienti finanziari che
smaterializzano il capitale, che lo trasformano in informazione,
rendendo possibile una circolazione artificiale "alla velocità del
pensiero" (Marx); si pensi, ad esempio, al processo progressivo
di "demonetizzazione" del capitale, ecc.) da far apparire i suoi
momenti come un unico solo momento, un unico movimento universale,
caotico e difficilmente analizzabile, un perpetuum mobile che sembra
coincidere ormai con un divenire-pianeta-Terra. Questo uso della
velocità da parte del capitale per autovalorizzarsi al massimo grado
(e quindi per sfruttare il lavoro vivo al massimo grado), per estendere
il suo dominio su tutta la Terra annullandone lo spazio è stato
ampiamente studiato dall'urbanista francese Paul Virilio, che è
arrivato addirittura a fondare una nuova scienza sociale basata
sullo studio della velocità, la dromologia (dal greco antico "dromos"=corsa).
Egli sostiene che la società capitalista sia una "dromocrazia",
ovvero una società in cui la gerarchia di ricchezza fa tutt'uno
con la gerarchia di velocità, quanto più si ha in gestione la velocità
quanto più si ha accesso all'accumulo capitalistico della ricchezza.
Virilio ha scritto: "...il mondo si restringe, lo spazio reale del
mondo intero si restringe e si ridurrà, tra quaranta o cinquanta
anni, a niente. Un giorno, il mondo o niente sarà la stessa cosa.
C'è qui un orizzonte negativo che nessuno analizza, e che è un fenomeno
d'ecologia ed economia politica. Direi che sarebbe necessaria una
dromologia pubblica per cercare di comprendere questa perdita simbolica
dello spazio-tempo del mondo intero". Ma, insomma, senza dover ricorrere
ad un nuovo sapere "separato" come la dromologia, già Marx nel 1858,
nei Grundrisse, scriveva: "Mentre... il capitale deve tendere,
da una parte, ad abbattere ogni ostacolo spaziale al traffico, ossia
allo scambio, e a conquistare tutta la terra come suo mercato, dall'altra
esso tende ad annullare lo spazio attraverso il tempo".
4. L'ostacolo costituito dal lavoro vivente è stato superato dialetticamente
attraverso la fine della sua reclusione nello spazio della fabbrica
(deterritorializzando e flessibilizzando la produzione, espellendo
dalle condizioni di lavoro quantità sempre maggiori di popolazione,
ecc.), con l'automazione e informatizzazione del processo di produzione,
con la divisione internazionale del lavoro, con la produzione di
spettacoli (cioè di nuovi rapporti sociali e di dispositivi adeguati
al loro controllo). Il lavoro vivo, separato giuridicamente dalla
ricchezza che esso stesso produce -una separazione che i movimenti
rivoluzionari degli ultimi trent'anni hanno disvelato come un puro
dispotismo dello Stato democratico, giustificata oltre la sua forma
storicamente determinata esclusivamente per mezzo della violenza
poliziesca e di un continuo regime di emergenze (lo Stato deve continuamente
autonegarsi, finendo ad esercitare appunto un ruolo di mera gestione
dispotica della specie, al servizio del capitale) -, viene riunificato
ad essa spettacolarmente. Il lavoro vivo di fatto espropriato della
ricchezza materiale se la ritrova nella propria miserabile vita
quotidiana come mondo immateriale, l'Internazionale Capitalista,
detta come va detta, cogliona il lavoro vivo facendolo partecipare
ad una rappresentazione della ricchezza da cui esso in realtà è
lontano anni luce; il lavoro vivo si riproduce in quanto comunità
umana completamente mistificato da questa rappresentazione, ovvero
la rete di relazioni, affetti, godimenti, soggettività, culture,
innovazioni, ecc., che esso produce in quanto comunità umana è mediata
da uno spettacolo, la cui produzione da parte del capitale ha come
unico fine quello di distogliere l'attenzione dalla ricchezza reale,
dall'esproprio capitalista. Riprodurre la comunità umana sotto il
dominio reale del capitale planetarizzato, vuol dire produrre gratis
le condizioni necessarie al capitale per implementare e ottimizzare
la propria autovalorizzazione (ad esempio, si pensi al recupero
sistematico delle culture metropolitane marginali nel linguaggio
pubblicitario, nell'industria dell'abbigliamento, della musica,
del cinema, dell'arte, del tempo libero, ecc. o la rilevazione degli
acquisti per mezzo delle carte di credito o di telecamere apposite
per orientare più velocemente l'offerta...), cioè appunto il nostro
coglionamento, vuol dire una cosa sola: vivere in queste condizioni
è già fare un lavoro supplementare, ovvero produrre plusvalore,
probabilmente una forma di plusvalore di tipo nuovo, comunque una
forma di grave sfruttamento contro la quale è necessario combattere.
Noi per ora esigiamo un reddito di cittadinanza universale, ma già
sappiamo che non ci basterà, è necessario che ci sia distribuita
l'intera ricchezza reale di cui siamo i produttori, questo non solo
è giusto, ma è anche l'unico modo per salvare concretamente il pianeta-Terra.
Karl Marx descrivendo la tendenza espansionistica del capitale,
la sua tendenza a superare tutti gli ostacoli, esterni ed interni,
e a produrre un mercato mondiale, arrivò a prevedere che esso al
culmine di questa sua rivoluzione permanente avrebbe posto le basi
per un rapporto tra capitale e lavoro in una nuova forma: "...l'esplorazione
sistematica della natura per scoprire nuove proprietà utili delle
cose; lo scambio universale dei prodotti di tutti i climi e di tutti
i paesi; la nuova (artificiale) preparazione degli oggetti naturali,
mediante la quale si conferiscono loro nuovi valori d'uso; l'esplorazione
completa della terra per scoprire sia oggetti utili nuovi, sia nuove
proprietà utili dei vecchi, oppure le loro proprietà come materie
prime ecc.; lo sviluppo delle scienze naturali fino ai massimi livelli
cui esso può giungere; la scoperta, la creazione e la soddisfazione
di nuovi bisogni derivanti dalla società stessa; la coltivazione
di tutte le qualità dell'uomo sociale e la sua produzione come uomo
per quanto è possibile ricco di bisogni perchè ricco di qualità
e di relazioni; ossia la sua produzione come prodotto per quanto
possibile totale e universale della società (giacchè, per avere
una vasta gamma di godimenti deve esserne capace, ossia essere colto
ad un grado elevato): tutto ciò è anch'esso una condizione di base
della produzione basata sul capitale". E poi di seguito, chiarificante
più che mai: "...è uno sviluppo di un sistema sempre più ampio e
globale di tipi di lavoro, di tipi di produzione, ai quali corrisponde
un sistema sempre più ampliato e ricco di bisogni... La produzione
basata sul capitale dunque, come crea da una parte l'industria universale
- ossia pluslavoro, lavoro che crea valore -, così d'altra parte
crea un sistema di sfruttamento generale delle qualità naturali
e umane, ...il cui supporto è tanto la scienza quanto tutte le attività
fisiche e spirituali, mentre nulla di più elevato in sè, di giustificato
per se stesso, si presenta al di fuori di questo circolo della produzione
e dello scambio sociali". Si tratta proprio di quel livello di sviluppo
delle forze produttive che noi chiamiamo Capitale-Terra, un livello
in cui diviene per la prima volta evidente che in realtà l'ostacolo
par excellence del capitale non è che il capitale stesso.
5. Ovviamente le cose sono molto più articolate, il superamento
dell'ostacolo interno all'autovalorizzazione del capitale, la riduzione
della soggettività del lavoro vivo ad un prodotto del capitale stesso,
andrebbe analizzata più in profondità e da molteplici punti di vista,
poichè già da ciò che abbiamo scritto ne consegue un primo aspetto
importante, difficilmente accettabile dai marxisti ortodossi: la
fine della legge del valore. Come ha scritto Toni Negri: "...una
volta che l'intera esogeneità del valore d'uso della forza-lavoro"
- cioè, quella che noi abbiamo definito soggettività del lavoro
vivo - "è stata ridotta a valore di scambio, come può più esistere
o essere valida la legge del valore?". Ma sia la questione della
fine della legge del valore, sia altre questioni strettamente legate
ad essa (il salario, la disoccupazione, le lotte...) meriterebbero
un articolo a parte, quel che per ora c'interessa far emergere è
che nel dominio reale del Capitale-Terra lo spazio terrestre e il
lavoro vivo, l'ostacolo esterno della circolazione e quello interno
della produzione, una volta superati, si ripresentano in antitesi
al processo di valorizzazione in una forma nuova, ad un livello
superiore, anche dal punto di vista dei rischi; essi si rivelano
per quello che in realtà già erano, due facce dello stesso ostacolo:
la sfera del vivente che si dispiega attraverso l'intero spazio
terrestre, la biosfera.
5.1. L'azzeramento dello spazio terrestre attraverso la velocità
da parte del capitale ha prodotto una quantità immensa di nocività
ed ha alterato l'ecosistema, l'estensione della sfera dello scambio
all'intero pianeta ha finito con il modificarlo in profondità, di
fatto il capitale-terra si presenta esso stesso come un ecosistema
di tipo nuovo, un ecosistema che sembra soppiantare quello vecchio,
se in questo le risorse della natura permettevano l'autogenerazione
della vita, in quello nuovo le risorse della vita permettono l'autogenerazione
di un valore astratto - totalità del lavoro vivente oggettivato,
astratto-, un blob mortifero, una "gelatina" secondo la decrizione
di Marx, del tutto estranea alla vita stessa.
5.2. L'azzeramento della soggettività del lavoro vivo attraverso
la costituzione da parte del capitale della sua "comunità reale",
ovvero di una comunità umana fittizia, processo che Jacques Camatte
ha chiamato suggestivamente "antropomorfosi del capitale", ha prodotto
una quantità immensa di psico-nocività che hanno ricadute terrificanti
sul corpo della specie, sui suoi comportamenti, schizofrenizzati
dal doppio vincolo del puro dominio, e tramite questi su tutto il
pianeta.
5.3. Sia chiaro, il capitale-terra non può fare a meno di produrre
nocività, esso è il movimento di un valore astratto e in quanto
tale è totalmente disinteressato dalle questioni concrete, come
quelle ecologiche e sociali, se non quando esse stesse si presentano
come un ottimo affare, ovvero un'occasione nuova per produrre valore.
In altre parole il capitale-terra mette seriamente a rischio le
condizioni minime necessarie alla riproduzione del vivente, il delicato
equilibrio della biosfera, e giacchè il capitale in realtà non è
altro che un suo prodotto, l'attuale suo divenire entra in una contraddizione
pesantissima, invalicabile, con se stesso. Questa è la situazione
che ci si presenta da un punto di vista eso-planetario:
-Aut. Un divenire autodistruttivo, come movimento di decadenza del
capitale in quanto organizzazione ormai inadeguata all'attuale sviluppo
delle forze produttive, movimento nel quale la potenza delle forze
produttive è bloccata da un intensificazione dell'esercizio astratto
del potere degli stati postmoderni.
-Aut. Un divenire-altro, come movimento di superamento del capitale,
nel quale la potenza delle forze produttive possa finalmente davvero
liberarsi e trovare la sua forma "attuale", movimento che può manifestarsi
con una rivoluzione o con un esodo della cooperazione sociale dal
comando del capitale o con modalità nuove ora completamente imprevedibili
(ad esempio, con un contatto della specie umana con l'alien dissident).
O una decadenza della civiltà umana, e con essa della vita sulla
Terra (in altre parole: la Terra smetterebbe di essere un pianeta
di classe "M"), o una trasformazione radicale dell'esistente, una
nuova forma di civiltà che abbia ridefinito il proprio rapporto
con la natura, che abbia cioè superato l'arcaica concezione del
progresso come "dominio sulla natura".
6. Quelle interpretazioni della biosfera che ne fanno un organismo
vivente sui generis, cioè un sistema autosostentantesi per mezzo
di complessi meccanismi naturali di retroazione, come ad esempio
l'interpretazione "ecolocratica" di James Lovelock che invita a
considerare la Terra come un "pianeta vivente", GAIA, sono mistificazioni
incapaci di spiegarsi "l'anomalia umana". In esse vi è sempre un'armonia
originaria della natura terrestre, un equilibrio perfetto, cibernetico,
del vivente in opposizione a-dialettica all'attività della specie
umana e continuamente minacciato da essa, tanto che nelle loro versioni
più radicali l'Homo Sapiens finisce sempre per essere descritto
come un tumore o un virus, come una specie di origine aliena o comunque
una specie geneticamente portata alla distruzione della Terra. Una
demistificazione di queste interpretazioni è costituita dal patafisico
Gaia Liberation Front che porta la logica di Lovelock fino alle
sue estreme, paradossali conseguenze. Ritenendo che l'essere umano
è geneticamente portato alla produzione tecno-scientifica così come
ci si presenta, cioè sussunta dal capitale, e quindi alla distruzione
della natura, il GLF invita a considerarlo come una forma di vita
ormai estranea al resto del vivente terrestre, alla stessa stregua
degli alieni invasori della fantascienza. Ovviamente a questo punto,
l'unica soluzione per la salvezza di GAIA non può che essere l'autodistruzione
della specie umana (...e il GLF oltre al suicidio, all'autosterilizzazione,
ecc. ritiene che il metodo più sicuro sia di creare appositamente
diversi virus per colpire esclusivamente gli umani). Il paradosso
del GLF in realtà è già presente fin dall'inizio, in latenza, nella
teoria di Lovelock e il motivo è presto detto: in essa vi è un elemento
rimosso, il capitale.
6.1. Ma paradossi simili si possono presentare per altre ragioni
anche nella critica radicale, dove il capitale è tutt'altro che
rimosso. Giorgio Cesarano ad esempio in Critica dell'Utopia Capitale
ha scritto: "I codici istintuali non sono altro che il manifestarsi
oggettivo, relazionale con l'altro da sè, dei codici genetici, e
poichè sono questi che determinano il fondamento della struttura
primaria e le sue eventuali mutazioni, la "resistenza" biologica
a un "progetto di mutazione" meramente virtuale è, in sè e per sè,
nella sua contraddizione dialettica, l'esprimersi tout-court del
destino biologico della specie. Ma la distonia, la palese sfasatura
tra il "progetto" così come lo vediamo sviluppato nella storia della
specie e l'assetto biologico su cui si fonda, purtuttavia restano
anomale, così da far pensare a più d'un sapiente - e all'immaginazione
mitica che mai sa quello che vuole ma sempre ciò che deve - l'ipotesi
d'un origine aliena, la specie come relitto d'una colonizzazione
extraterrestre poco fortunata... Al di là di ogni fantasmagoria
religiosa o metastorica, è certo che gli uomini si sono condotti
verso se medesimi, e verso la biosfera che li ospita, come i più
alieni, i più cinici colonizzatori". E poi più avanti:"...la stupidità
generica che fa apparire la specie come un gene alieno al pianeta,
una comunità di spaesati colonizzatori piombati sulla terra per
caso e senza conoscerla, e dunque privo di quell'istintuale sapienza
della "terrestrità" che al contrario denota il comportamento biologico,
ben altrimenti congruo, delle altre specie viventi; quella stupidità
è la storia non ancora finita di un lungo sconvolgimento, un'opera
di adattamento davvero demoniaca e titanica insieme, una colonizzazione
totale, irreversibile". Cesarano rifiuta la tra natura e cultura
poichè considera la cultura (e quindi il linguaggio) come una dimensione
extra o meta-corporea della specie umana, una caratteristica determinata
geneticamente che ci contraddistinguerebbe dal resto del vivente.
L'evoluzione di questa dimensione extra o meta-corporea avrebbe
delle determinazioni naturali (terrestri), essa infatti sarebbe
una dimensione che nelle altre speci si manifesta ancora ad un livello
corporeo. Ma l'evoluzione della dimensione corporea dell'uomo non
andrebbe di pari passo con quella extra o meta-corporea così da
creare quella nostra sfasatura rispetto alla biosfera sulla quale
oggi molti "sapienti" s'interrogano. Soprattutto, il ritardo delle
mutazioni della dimensione corporea rispetto a quelle della dimensione
meta-corporea ci spiegherebbe l'origine della formazione dell'ecosistema
capitale: il movimento autonomo del valore non sarebbe altro che
la dimensione meta-corporea degli umani sottomessa realmente all'assiomatica
capitalistica, un'assiomatica in principio puramente formale, giuridica.
Esso dunque, dinnanzi alla biosfera (umani compresi), si presenterebbe
come un Essere (nel senso filosofico, ma anche ad litteram) meta-corporeo
estraneo che si nutre della sua energia vitale. Ma stando così le
cose come ci liberiamo di questo mostro, dell'ecosistema capitale?
Cesarano non ha dubbi, prima di tutto evitando di cadere nel tranello
delle emergenze ecologiche lanciate dagli scienziati del "capitale
autocritico" e poi sviluppando quanto di corporeo c'è in noi, ovvero
quanto di estraneo c'è in noi rispetto all'Essere-Capitale. Cesarano
chiama questa assoluta esogeneità del corporeo al capitale terrestrità.
Ma, se è vero che si tratta, e oggi più che mai, di disvelare l'emergenza
ecologica come un territorio avanzato di gestione e valorizzazione
capitalista della specie e della biosfera, questo non vuol dire
che il "qui ed ora" della rivoluzione (il suo momento immediato
e assoluto, la negazione della negazione della vita quotidiana)
debba consistere nella ricerca di un'essenza "naturale" in noi che
sia insussumibile dal capitale. Cesarano, nel desiderio di rendere
assoluta la sua sfida al capitale, sfugge all'analisi dialettica
e approda nella ricerca disperata di un'invarianza esoterica del
vivente, di un'antitesi ontologica (dell'essere) al divenire del
capitale. Questo è l'errore che rende tutta la sua teoria paradossale,
in modo non dissimile dalla teoria di GAIA. Portando alle estreme
conseguenze la teoria di Cesarano, cioè considerando la dimensione
metacorporea umana stessa ormai come L'Essere-Capitale, avremmo
da una parte un capitale che è il risultato di una nostra predisposizione
genetica ad esso e dall'altra la terrestrità, una predisposizione
genetica contro di esso (ed è a causa di questa contraddizione genetica
"dialettica" che prende in considerazione come momento analitico
l'origine aliena della specie). Se stessero davvero così le cose
avremmo l'occasione di utilizzare per la prima volta a buon fine
la manipolazione genetica: "dissequestrando" la sapienza scientifica
potremmo individuare il gene del capitale e modificarlo, avremmo
così un superamento dialettico storico-genetico del capitale come
rivoluzione realizzata della nostra "saggezza organica naturale",
la terrestrità! Il nostro sospetto è che questa dialettica portata
fin dentro il DNA (una "dialettica radicale", una dialettica tra
esseri irriducibili, l'essere-capitale e l'essere-terrestrità, dalla
quale è difficile immaginare un esito sintetico) non sia che una
trasmutazione psichedelica della concezione prometeica della rivoluzione
come destino storico della specie, che fa della rivoluzione, in
modo ancor più stringente, un destino biologico. Il risultato malgrado
tutto è tanto meta-storico quanto quello dell'origine aliena della
specie. Noi crediamo che la lotta al capitale somatizzata in questo
modo non può che risolversi in un'automutilazione, così come proponeva
il GLF, giacchè una parte di me (la dimensione metacorporea, l'alieno
che è in me) dev'essere estirpata in qualche modo... Il rimosso
di questa teoria è che il capitale non è un Essere storico, ma un
Divenire storico e quindi la dimensione meta-corporea umana così
come è divenuta progressivamente il capitale stesso, una volta sottoposta
alla sua assiomatica giuridica, così può divenire-altro. L'Essere-Capitale
di Cesarano è sempre contemporaneamente un Divenire-Altro.
6.2. Per l'Ufologia Radicale non c'è più un fuori, non c'è più un'esogeneità
al capitale su questo pianeta. Esogeneità al capitale vi è solo
a partire dall'esosfera. Questa esogeneità concreta può essere però
raggiunta dal pensiero, ed è un punto di vista sui fatti del mondo
capitalistico radicalmente esteriore ad essi, un'attitudine al creare
"esteriorità", un giocare agli alieni per le strade dell'impero.
Noi chiamiamo questo pensiero esosferico, il negativo del controllo
poliziesco satellitare, eso-planetarismo. Tutto sommato è una cosa
seria: è una critica radicale del capitale planetarizzato. Quando
è cominciato tutto ciò? Nel '69 il situazionista Eduardo Rothe in
La conquista dello spazio nel tempo del potere scriveva:
"Asessuati, neutri, superburocratizzati, i primi uomini che sfuggono
all'atmosfera sono le vedette di uno spettacolo che galleggia giorno
e notte sulle nostre teste, che può vincere le temperature e le
distanze e che ci opprime da lassù come il pulviscolo cosmico di
Dio. ...gli astronauti, senza volerlo, fanno la critica della terra
...fluttuano nello spazio o saltellano sulla luna per far camminare
gli uomini al tempo del lavoro".
Il capitale-terra è il capitale giunto al culmine del suo sviluppo
universale ed è proprio a partire da qui che diviene finalmente
pensabile e quindi possibile una rivoluzione internazionalista,
una rivoluzione planetaria.
7. Le Associazioni degli Astronauti Autonomi sostengono, plagiarizzando
Rothe, che il capitale "una volta saturato di merci fino all'inverosimile
il pianeta-terra e giunto al culmine delle sue contraddizioni eiaculerà
nello spazio". Il grande spettacolo del progresso scientifico negli
anni '60 lasciava supporre l'esistenza di uno sviluppo incredibile
delle forze produttive che di fatto ancora non c'era e che in parte
ancor'oggi non c'è. Le forze produttive avevano raggiunto un livello
di potenza effettivamente nuovo che già cozzava con l'arretratezza
culturale in cui versavano sia le società capitaliste che quelle
burocratiche, al capitale occorreva quindi una rapida soluzione,
probabilmente si credeva che sarebbe bastato accumulare spettacoli,
ovvero nascondere le vere possibilità della specie attraverso un'Esposizione
Universale irreale e totale. Ma non andò così, è storia: nelle società
capitaliste ci sono volute le rivolte e la loro sconfitta perchè
il capitale riuscisse a liberare quelle forze produttive senza autonegarsi.
Quanto alle società burocratiche, esse hanno finito proprio per
autonegarsi. Quello spettacolo della scienza, che era alla base
tanto dei deliri iperfuturisti dell'Internazionale Situazionista
quanto di quelli dei ciber-teorici, rendeva facilmente immaginabile,
specialmente dopo lo sbarco sulla luna (un iperspettacolo a prescindere
dal fatto che sia veramente avvenuto o meno), un capitale impegnato
a risolvere le proprie contraddizioni investendo nella conquista
dello spazio. Ma oggi le cose emergono sotto una luce molto diversa,
e non solo perchè siamo passati attraverso il punk-rock. Quello
spettacolo servì letteralmente a "sorvolare" sulle contraddizioni
del capitale e a creare un mito unificante per la specie, un mito
che annunciava il capitale globalizzato più che la conquista dello
spazio. Camatte sostiene che il capitale per dominare realmente
la specie abbia bisogno di produrre una grande rappresentazione
mediatrice, una specie di equivalente generale di tutte le sue diverse
e possibili rappresentazioni, ovvero "la rappresentazione del movimento
indefinito e smisurato del capitale che pone, come direbbe Hegel,
il cattivo infinito, questo accrescimento quantitativo che esso
tenta di prolungare su altri pianeti evadendo dalla terra" (A
proposito del capitale). Il mito della conquista dello spazio
non è stato che questo: la produzione di una rappresentazione mediatrice
che unificasse la specie sotto il dominio reale del capitale, sotto
il segno della sua eternità. Di fatto oggi il capitale-terra al
culmine delle sue contraddizioni non evade affatto dalla terra,
se non sul piano delle rappresentazioni, delle estetiche interplanetarie
ed ufomorfiche, ma nei processi reali esso si è gettato in ciò che
ancora sfuggiva al suo movimento di globalizzazione: l'infinitamente
piccolo dello spazio terrestre così come l'infinitamente piccolo
del vivente. Il silicio e il DNA. Il microchip e il mais transgenico.
La conquista dello spazio invece ricade a pioggia sulla Terra sotto
forma di una rete di tele-comunicazioni totale e di un controllo
poliziesco satellitare assoluto sulla biosfera, e tramite questi
sotto forma di un nuovo equivalente generale delle rappresentazioni
capitaliste che sembra risolvere la crisi della legge del valore,
il "capitale interplanetario", il capitale-terra visto dallo spazio
in una pubblicità di telefonini cellulari, la simulazione di una
comunità umana planetaria, tanto più verosimile quanto più interconnessa.
Ma è una simulazione tanto potente estensivamente quanto fragile
in intensità come stanno a dimostrarci i bombardamenti della Nato
in Serbia e in Kosovo. Da una parte dunque il capitale, realizzando
lo spettacolo di se stesso, diviene "capitale interplanetario",
un meta-spettacolo, rendendo obsoleto il vecchio spettacolo della
conquista dello spazio, occultando la sua conquista intensiva del
pianeta-Terra. Dall'altra, in quanto capitale-terra, indisturbato,
smaterializza il suo processo di valorizzazione, divenendo informazione
e accumulandosi in supporti sempre più miniaturizzati, penetrando
fin dentro il DNA, creando nuove forme di vita, trasformando concretamente
in vivente la sua astrazione, facendo perdere in definitiva le tracce
della sua truffa giuridica ai danni dell'umanità e della biosfera
tutta.
8. E' chiaro che dal punto di vista esoplanetario ormai l' Astronautica
Autonoma si rivela del tutto obsoleta: oggi competere dal basso
con la conquista capitalista dello spazio non ha più senso. Gli
astronauti autonomi invece, non solo sono convinti di produrre una
critica radicale d'avanguardia del mondo contemporaneo, ma hanno
anche un'idea di sè piuttosto gonfiata (anche perchè è il modo più
facile per combattere la gravità!): "La AAA non è il più importante
gruppo rivoluzionario esistente al mondo, ma dell'universo!". Noi
siamo assolutamente convinti che la AAA sia davvero il gruppo rivoluzionario
più importante del mondo, ora che il mondo è stato sussunto dal
capitale, ridotto al nulla. Ma nell'universo provocherebbe solo
l'ilarità degli alieni. Gli astronauti autonomi credono che "l'universo
sia il terreno dell'ultima rivolta, quella contro i limiti imposti
dalla natura" e pensano bene quindi di attrezzarsi per "depredarlo".
Questo atteggiamento da saccheggiatori dell'universo, questo loro
approccio "micro-fascista" al sapere tecno-scientifico come dominio
sulla natura non li fa all'altezza di un'attività rivoluzionaria
al di fuori del capitale-terra. Essi esporterebbero nello spazio
la cattiva coscienza delle società capitaliste e burocratiche e
sarebbero inoltre impreparati a gestire rapporti politici con gli
alieni, i quali attualmente nelle loro teorie figurano ancora come
il "terzo escluso" . E questo è davvero un cattivo uso della trialettica!
Le teorie sconclusionate della AAA sono proprio il risultato di
una mancanza di familiarità con il metodo trialettico, la cui invenzione
essi peraltro continuano ad attribuire erroneamente ad Asger Jorn.
La trialettica invece è stata inventata da Marx nei suoi ultimi
studi, una dialettica a tre termini estremamente articolata definita,
nella parte incompiuta de "Il Capitale", come la "formula trinitaria":
capitale-terra-lavoro. Marx arrivò alla trialettica considerando
che il capitale globalizzandosi avrebbe esteso la proprietà privata
della terra all'intero pianeta, sancendo di fatto la proprietà del
pianeta-Terra da parte di pochi umani, una situazione rischiosissima.
Già allora era chiaro che:"nella proprietà terriera è compreso il
diritto del proprietario di sfruttare il terreno, le viscere della
terra, l'aria e perciò la conservazione e lo sviluppo della vita."
Ad un alto grado di sviluppo delle forze produttive la dialettica
capitale-lavoro non può più spiegare l'alta complessità della situazione,
è necessario allora aggiungere un terzo termine, la terra: "Riguardata
sulla base di una più sviluppata struttura economica della società,
la proprietà privata della superficie terrestre da parte di singole
persone sembrerà così assurda come la proprietà privata di un uomo
da parte di un altro uomo. Anche tutta una società, una nazione,
e anche tutte le società di una stessa epoca prese insieme, non
possono essere proprietarie della terra". (Il Capitale, III,
VI). Henri Lefebvre svilupperà la trialettica marxiana negli anni
'40 e '50, chiamandola "spazio-analisi", e tramite lui arriverà
al gruppo COBRA, il gruppo di artisti di cui faceva parte Jorn prima
del Bauhaus Immaginista. Capitale-Terra-Lavoro! Fu utilizzata anche
da Deleuze e Guattari per l'analisi degli apparati di cattura! Ma
se gli Astronauti Autonomi non sono proprio dei trialettici eccellenti,
malgrado certe pose, sembrano comunque corrispondere alla perfezione,
con le loro navicelle autocostruite, alla figura dell'"artigiano
cosmico", una soggettività esoplanetaria descritta da Deleuze e
Guattari in Sul Ritornello:"La figura moderna non è quella
del fanciullo nè del folle, ancor meno quella dell'artista, è quella
dell'artigiano cosmico: una bomba atomica artigianale, è davvero
molto semplice, è stato provato, è stato fatto. Essere artigiano,
e non un artista, un creatore o un fondatore, è questo il solo modo
di divenire cosmico, di uscire dagli ambienti, di uscire dalla terra".
L'Ufologia Radicale comunque, pur apprezzandolo, non è interessata
all'artigianato, ma piuttosto a sottrarre la produzione sociale
alla gestione capitalista, al conflitto reale (un impianto della
NASA sarà sempre più avanzato del migliore dei synth-a-modelli-fisici!).
Sempre Deleuze e Guattari in proposito sono stati molto chiari:
"La terra è, ora, la più deterritorializzata: non soltanto un punto
in una galassia, ma una galassia fra le altre... La battaglia, se
c'è n'è una, ormai si combatte altrove. I poteri costituiti hanno
occupato la terra e hanno formato organizzazioni di popolo. I mass-media,
le grandi organizzazioni del popolo, del tipo partito o sindacato,
sono macchine per riprodurre, macchine per fare il vago, che effettivamene
disorientano tutte le forze terrestri popolari. I poteri costituiti
ci hanno posto nella condizione di un combattimento ad un tempo
atomico e cosmico, galattico. (1837-Sul Ritornello, Mille Piani).
Solo combattendo contro il "capitale interplanetario" disveleremo
la nuova forma di spettacolo del capitale-terra.