Dov’è la verità zingara? (RENZO COMIN*)
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Nel Campo Nomadi Sinti di fiera vivono 79 persone, italiane e di origine veneta, molti residenti nel Comune di Treviso: 32 di loro sono minori, 10 hanno un’età inferiore ai 6 anni e 16 frequentano regolarmente la scuola dell’obbligo. Gli altri 6 in parte sono apprendisti in aziende del trevigiano: fra loro nessuno è mai stato colto con cacciaviti ad effettuare furti.
Tra gli adulti, 27 lavorano stabilmente o sono pensionati, altri svolgono impieghi saltuari legati per lo più alla professione di giostrai o sono anziani che non godono di nessuna pensione e vivono del sostegno degli altri abitanti del campo e della Caritas.

Incombe su questa comunità la spada di Damocle dello sgombero senza alternative? E la dignità delle persone?


E il bene? Il bene comune?

E’ giusto?

Il 5 aprile il sindaco Gentilini e l’assessore ai Servizi Sociali Zanoni convocano una conferenza stampa in cui annunciano una operazione di "pulizia" della città e "purificazione dell’area": lo sgombero del campo Sinti.
Il 9 aprile giunge ai residenti e non residenti del campo un avviso di "avvio" di procedimento di revoca del permesso a sostare in Via F. da Milano 11. (Prot. N. 25269).
Le motivazioni sono state le seguenti:

  • la temporaneità della concessione
  • mancanza di idoneità
  • nuova destinazione urbanistica

La nostra risposta:

  • alle motivazioni corrispondono esattamente le inadempienze dell’amministrazione
  • mancato reperimento di una area idonea come da ord. 1995
  • mancata realizzazione campo regolarmente attrezzato come previsto dalla ordinanza e dalla 54/89
  • mancato rispetto dei diritti al nomadismo legge 54/89

Quali le conseguenze di un eventuale sgombero selvaggio?

  1. aggravamento delle condizioni sociali
  • dispersione scolastica
  • precarietà dei rapporti di lavoro
  • verrebbero a mancare i vincoli di solidarietà
  • difficoltà familiari

  1. aggravamento dei rischi sociali
  • rischio fisico
  • rischio di devianza
  • isolamento e distanza sociale

  1. la sopravvivenza stessa della comunità:

L’accoglienza: i bambini e gli anziani ci ricordano che ogni comunità si fonda sull’accoglienza e sul rispetto dell’altro. La comunità è il luogo dove le relazioni assumono significato sociale.

La scuola

Il numero complessivo dei Rom e Sinti in Italia è valutabile intorno alle 110-115.000 persone. Vi sono 30.000 bambini Sinti e Rom in età di obbligo scolastico: dai dati del Ministero della Istruzione risulta che la dispersione scolastica è del 73.2% per la scuola elementare e del 84.6% per la scuola media. In provincia di Treviso pochissimi sono i Rom o i Sinti che concludono il ciclo dell’obbligo e salvo qualche rara eccezione, nessun ragazzo Rom o Sinti frequenta o conclude la scuola superiore, nonostante che dal 1995 la popolazione compresa tra i 10 ed i 29 anni sia raddoppiata. La presenza dei nomadi nelle scuole di Treviso è inferiore all’1%.
La frequenza dei nomadi in età di scuola dell’obbligo è pari al 65% per la scuola elementare e 46% per la scuola media. Il dato è talmente allarmante da parlare da solo.

Molti bambini mancano ancora di libri, trasporti e mensa e vivono difficili problemi di inserimento; non sono mai attuati, salvo pochissime eccezioni, percorsi personalizzati di apprendimento e socializzazione come previsto dalle Circolari Ministeriali (CM 202 26/7/86); Legge 216/91 relativa agli interventi in favore dei minori a rischio nell’ambito delle strutture scolastiche; DM 22 aprile 99.

Il razzismo

Secondo E. Balibar il nazionalismo se non la causa scatenante sarebbe una condizione determinante del prodursi del razzismo.
Le spiegazioni economiche o psicologiche (ambivalenza dei sentimenti di identità e di appartenenza) si possono ridurre ai presupposti o agli effetti di ritorno del nazionalismo.
Il razzismo non ha nulla a che fare con l’esistenza di razze biologiche. Il razzismo è un prodotto storico culturale.

  1. Nessuna nazione possiede una base etnica.
  2. Esiste un sistema storico "di esclusioni e di dominazioni complementari" legati tra loro (razze inferiori, donne, devianti…), sistema in connessione con le pratiche di normalizzazione ed esclusione sociale, legato ad una rete di fantasmi, discorsi, comportamenti (non è lo zingaro in quanto tale ma lo zingaro deviante, non il nero ma il nero spaccone).
  3. Il razzismo ha un rapporto necessario con il nazionalismo, di natura istituente, produce le etnicità inferiori, come ciò intorno a cui ci si riconosce.
  4. Il nazionalismo e il razzismo possiedono un rapporto di reciprocità storica. Il razzismo deriva costantemente dal nazionalismo e il nazionalismo dal razzismo.

 

Il campo è rappresentato secondo le regole di una perfetta astrazione. L’orientamento della mappa coincide con la forma del foglio, rispetto al quale è perfettamente contenuta. La carta, così priva di origine, conferma il capovolgimento del "rapporto di comando, dello spazio del luogo rappresentato" sullo spazio esterno che viene tenuto perciò fuori, tanto che margine della mappa coincide con il profilo del foglio stesso.
Il quartiere, il territorio come tessuto di rappresentazioni e legittimazione delegittimazione, identità e appartenenza, è annullato.
I rimandi numerici e le corrispondenze biunivoche sono tutte infatti interne.
Lo spazio è cioè del tutto estraneo alla rappresentazione.
La assoluzione del punto di vista astratto ed esterno, verticale rispetto al piano proiettivo. L’osservatore non c’è. Lo spazio tra le fila di roulotte è ridotto a spazio separatore: è, si badi bene, la piazza del campo, lo spazio del gioco e della festa.
La metrica del rettangolo si riproduce negli spazi chiusi del campione, un ordine esterno sull’interno ricorsivamente. Lo stesso spazio metrico naturale è assicurato dal punto di vista esterno in modo non meno vincolante alla sua meta funzionale.
Non è quindi l’obiettività che la mappa restituisce, ma nella sua approssimazione schematica, il punto di vista esterno, simbolicamente rappresentato qui da ciò che fisicamente-graficamente risulta esprimibile.
Ciò che è sottratto, è ridotto, proiettato artificialmente entro l’apparato classificatore della tabella, del I rettangolo, disumanizzato.
È la sua Verità.

 

Romani Istina
Romani istina ka si?
Otkad ganad andar ma
Tsahrensa po them pirav
Rodav liubav te zagrljaj
Cacipe tai sreka
Purilem em dromentsa
Ljubav ni maraklem caco
Caco aliav ni asundem.

Romani istina kaj si?

"PRESENTATRICE:

Massimizzazione dell’utile o del profitto, questo è il capitalismo per Adam Smith, il padre del liberismo moderno. L’utile, la ricchezza, è l’unico valore del sistema capitalistico. Il suo fine è un fine puramente economico, non uno scopo morale, la vita buona o il bene pubblico.
Secondo Smuth una mano invisibile trasforma l’egoismo individuale nel bene collettivo, distribuendo la ricchezza. Grazie a questa mano invisibile, i vizi privati generano pubbliche virtù"

"La civiltà occidentale non ha nessun criterio per stabilire ciò che è il bene e ciò che è il male"

"E’ giusto che noi tamponiamo la pressione dei paesi poveri, che ora tentano di venire a godere una fetta di benessere che noi attualmente godiamo? È giusto? Cosa vuol dire è giusto? All’interno della cultura occidentale? Fin tanto che noi possediamo la forza di tamponare, in un modo o nell’altro questa pressione, chiameremo giusto la nostra maggior potenza….Se quelli saranno capaci di travolgere le barriere che noi ancora cerchiamo di innalzare la ragione sarà loro"

Il rapporto dell’European Roma Right Center: "La maggior parte dei Rom in Italia vive in una condizione di isolamento dal resto della società. Per oltre la metà dei Rom la separazione è fisica: in certe zone sono segregati, vivono in condizioni di estrema povertà e degrado, privi delle minime infrastrutture. Questi Rom occupano edifici abbandonati o sono installati in campi lungo le strade o in spazi non recintati. Possono essere soggetti a sgombero in qualsiasi momento e questa possibilità si realizza frequentemente. Una società razzista spinge questi Rom ai margini ed impedisce la loro integrazione…"

Rapporto ECRI: Commissione Europea contro il razzismo e l’intolleranza; Secondo rapporto sull’Italia, 2002: "Nel seguente rapporto l’ECRI raccomanda alle autorità italiane di prendere delle misure di un certo numero di settori. Tali raccomandazioni riguardano tra l’altro la necessità di……opporsi allo sfruttamento del razzismo e della xenofobia ai fini politici, la necessità di adeguare la legislazione alla lotta al razzismo e alla discriminazione e di garantirne una applicazione più efficace"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La circolare ministeriale del ministero della pubblica istruzione 16 luglio 1986 recita: "Tutti coloro che risiedono sul suolo italiano hanno diritto innanzitutto ad accedere alle nostre scuole, anche se privi di cittadinanza: è bene ribadire che ogni ostilità o diffidenza nei loro confronti costituisce una palese violazione dei principi costituzionali e civili".

 

 

 

 

 

 

"Gli zingari non sono una razza e quindi non sono razzista" grazie a studi linguistici e antropologici sappiamo che gli zingari vivevano 2000 anni fa (e vivono ancora) nella parte nord-occidentale dell’India. Con molta probabilità appartenevano ad una casta molto bassa dedita alla lavorazione dei metalli e quindi maledetta e rifiutata da tutti. Carestie, guerre, espulsioni li hanno dispersi in tutto il mondo.
In Italia vivono circa centomila Rom. Parlano il romanés, escluso un gruppo di Rom di nazionalità polacca stanziati a Novara.
Sono immigrati in Italia attraverso successive ondate migratorie: alla fine della prima guerra mondiale; tra gli anni 60 e 70; e tra gli anni 87 e 90 dalla Bosnia.
I gruppi più significativi sono:

  • i Rom Khorakhané shiftarjia provenienti dalla regione albanese, macedone e dal Montenegro
  • Rom Khorakhané Crna Gora dal Montenegro
  • I Rom Khorakhané Cergarjia dalla Bosnia (Vlalsenica)
  • Rom Kanjarja dalla Serbia e Macedonia
  • Rom Rudari che parlano il rumeno
  • Rom Lovara e Kaloperja provengono dai centri rurali dei territori dell’Ex Jugoslavia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


"E’ nella metafisica di Cartesio che per la prima volta l’ente è determinato come oggettività del rappresentare e la verità come certezza del rappresentare stesso"

 

"Da riflesso alla realtà, da prodotto mimetico la carta sottrae al mondo il primato ontologico, il disegno geometrico aggira e cioè precede materialmente la cosa stessa"

 

"La necessità dell’interpretazione è ciò che i linguaggi vorrebbero evitare, rendere superfluo e cancellare, escludendo pragmaticamente il momento simbolico nel nostro senso e comunque in ogni senso"

 

" La dove si manifesta il risultato proprio nello stesso luogo c’è origine, dove il gesto è convertito è anche sorto, il Sé è origine e nello stesso tempo l’oggetto della voce"

 

 

La verità zingara


Dov’è la verità zingara?
Da quando mi ricordo
Giro con la tenda il mondo
Cerco amore e affetto
Giustizia e fortuna
Sono invecchiato sulla strada
Non ho trovato vero amore
Non ho sentito la parola giusta
La verità zingara dov’è?

 

* Insegnante e presidente dell’Opera Nomadi della provincia di Treviso