di Elena Marconi
Indice
Identita', genere e sviluppo: ORIGINE E ORDINE

INTRODUZIONE
Identificazione e caos
Stereotipi, pregiudizi e genere
Gender Studies

I - VIOLENZA E POVERTA’
La “scomparsa” delle donne
Violenze subite dalle donne
Il corpo e la violenza
Violenza in Occidente
Studi ONU
Donne musulmane
Mutilazione genitale
Talebani
I Decreti dei Talebani
I decreti dei Talebani nel campo della salute
Opposizione alle tradizioni culturali
Collegamenti e Reticolati

II - L’ORIGINE COME RICERCA DELLA COSTRUZIONE SOCIALE DI GENERE
Ricerche archeologiche: la Dea
Caratteristiche della Dea
Creta
Madre e Kōsmos
L’avvento del Dio
La societā patriarcale
L’ambivalenza della morale
Partenogenesi maschile
L’uomo genera l’uomo

III - IDENTITA’ DI STRUTTURA E IDENTITA’ DI FLUSSO
Differenziazione, purificazione, ordine

Assimilazione
Gli stranieri

IV - L’ORDINE
Quale “Ordine”?
Donna e disordine
Conoscenza come empatia e riconoscimento dell’ordine
L’ordine e il nostro secolo
Gehelen e Luhmann
Contaminazione e differenzazione

V - LA RAGIONE E LA SCIENZA
La nascita della scienza
Donne e scienza
Sessualizzazione dei processi mentali
Disgiunzione e potere
Sesso e violenza
Domination Mascoline

VI - COSTRUZIONE DEGLI STEREOTIPI DI GENERE
La costruzione storica dell’identitā di genere
L’identita’ maschile, come identitā oppositiva
Femminile nel maschile
I riti sociali di iniziazione all’identitā maschile
Dal figlio materno all’uomo
Separazione dei sessi
Adler: compensazione, autoaffermazione
Istinto dell’io, istinto dell’es
L’istinto di potenza
Lo sviluppo come costruzione sociale della credenza
La disperazione dell’impotenza
Padri e madri

VII - FUTURO E POSSIBILITA’. SVILUPPO IDENTITARIO
Il ricongiungimento con la propria parte femminile: “la presa in cura”
L’identitā androgina
Identitā e scelta
Jung: lo sviluppo di individuazione
Memoria e futuro
Scuola e Sviluppo


VIII - MODI DI SVILUPPO IDENTITARIO E SOSTENIBILE
Sviluppo al femminile
Opposizione al funzionamento del sistema attuale.
Jung: economia e politica
Pianificazione di genere
Reti Islamiche

FENOMENOLOGIA E SVILUPPO
Cambiamento e intenzionalitā
L'ordine fenomenologico: la trama
Il simbolo: dėa-bāllein, sun-bāllein
Esperienze pedagogiche dello Spazio
Esperienza pedagogica dello spazio-corpo
Viaggio: esperienza pedagogica del flusso

FINE E INIZIO...

INTRODUZIONE

Nella prima parte di questo lavoro, riporto alcuni dati sulla povertà e sulla violenza subita dalle donne, ricavati da ricerche ufficiali compiute dall' organizzazione mondiale ONU, UNICEF, INSTRAW..., e non ufficiali proposte dalle organizzazioni non governative Panos e Amnesty International, e dalla ricerca del sociologo economista Amartya Sen. Questi rapporti rivelano la persistente ‘tradizione’ della violenza di genere e l’accettazione di questo problema endemico da parte della società e in parte dalle sue vittime.

A. Sen, in conclusione del suo saggio, ci dice:

”Se si vuole correggere questa situazione con l’intervento politico e l’iniziativa pubblica, occorre prima comprendere meglio i motivi per cui sono tante le donne ‘sparite’”.

Sfida che si pone anche l’ONG Panos, che riferisce: “Capire perché le società sono violente può aiutare a fare alcune previsioni specialmente in quelle aree in cui le donne sono maggiormente a rischio”.

Un documento collettivo di donne attiviste, alla fine del decennio ONU per la donna, denuncia:

“La quasi uniforme conclusione delle ricerche condotte nel corso di questi dieci anni è che i livelli relativi di accesso da parte delle donne alle risorse economiche, ai redditi e all’occupazione sono peggiorate; il loro carico di lavoro è aumentato e la loro situazione sanitaria, nutrizionale ed educativa ha subito una involuzione in senso sia struttura, nell’irrigidimento?” (Vandana Shiva '89 p. 5)

E' da questi interrogativi che parte la mia ricerca: perché la misoginia e la violenza nei confronti delle donne è così drammaticamente diffusa?

Nella seconda parte di questo lavoro ho cercato di comprendere se fin dalle 'origini' fosse presente questo problema. Ho illustrato alcuni dei piu' autorevoli studi di archeologia e paleoantropologia portati avanti da equipe di studiosi. Con molta sorpresa mi sono trovata di fronte ad un periodo molto distante (sia dal punto di vista temporale che culturale) dal nostro. In tale periodo storico compreso tra il 25000a. C. e il 2000 a. C. sembra si sia data particolare importanza alle tecnologie che miglioravano la qualità della vita delle persone; e dove il valore della vita, della generazione, della trasformazione ciclica, era proclamato in ogni aspetto della vita. La donna e il culto della Dea Madre rappresentata nel suo ciclo trasformativo e generativo ne hanno rappresentato il fondamento simbolico.

Non avendo motivi per dubitare della qualità scientifica dei lavori, la violenza sulle donne appare sempre piu' un dato storico-sociale, che non devianza individuale o invariante psichica. Il problema diviene allora quello della costruzione sociale dei generi e soprattutto, data l'ampiezza del fenomeno della violenza sulle donne, quello della formidabile capacità di persistenza di tali costruzioni.

Nella terza parte pertanto si è posto una nuovo interrogativo, ripreso dall'antropologo Francesco Remotti: “Perchè le società e le identità hanno la tendenza alla costruzione, alla strutturazione e all’irrigidimento?” “E al contrario perchè altre società si defluidificano e si decostruiscono?” Ma ancora; è possibile coniugare fluidità e identità?

Queste domande sono tanto piu' significative quanto piu' sono avvalorate dalla ricerca antropologica. Il caso dei Tonga, società matrilineare precaria e transeunte, che nel flusso hanno trovato proprio un motivo di identificazione (a differenza dei Kuba o dei Lele che hanno posto come obiettivo la sfida, la strutturazione e la chiusura verso tutto ciò che può ricordare il corso di un fiume, o degli Swazi che costituiscono un esempio di un Noi che attraverso una struttura di potere, si dà una identità solida, un'identità ripetibile) costituiscono un'esempio rilevante circa la possibilità di 'non strutturazione' delle identità sociali. .

Da questo confronto di identità, sembra trasparire come quanto piu' una identità viene concepita come solida, coesa e irripetibile, tanto piu' essa sviluppa tendenze improntate all'esclusività e all'ostilità verso l'esterno; ovvero sia portata a sviluppare tendenze oppositive o al contrario assimilative al fine di costruirsi un'identità. Il riconoscimento dell'incompletezza e della mutevolezza viene completamente rimosso (o represso) dalle società e dagli individui che hanno affermato la propria identità in senso rigido e strutturato. Una 'strategia' utilizzata al fine di mantenere la 'finzione' della propria 'unicità' e rigida coerenza, è la purificazione, la Kàtharsis che ripristina l'ordine, l'integrità, la purezza. Purificare, spesso significa separare, distinguere e distinguersi o significa eliminare le altre infinite alternative; purificare, a volte, può significare l'eliminazione di intere etnie. Assimilare, o indurre al conformismo significa allo stesso modo eliminare delle differenti possibilità. Agli 'stranieri', ai 'diversi', le identità o le società ben strutturate finiscono per imporre l'adattamento coercitivo pena l'eliminazione.

Nella quarta parte si inizierà a percepire la pertinenza dell'associazione di identità strutturate e costruzione rigidamente classificatoria e 'ordinata' del mondo grazie agli studi di stampo antropologico e sociologico condotti da Francesco Remotti, il sociologo Zygmunt Bauman, e l'antropologa Mary Douglas,. Ma piu' in generale si esporranno due interpretazioni del concetto di ordine: una 'femminile', l'altra maschile.

Il concetto di ordine 'maschile' che abbiamo analizzato rimanda al comando, all’imposizione di un ordine, alla determinazione di un posto, di una funzione, una forma. Il processo mentale del ‘fare ordine’ e della conoscenza rimanda ad un ordine che si impone al mondo lo definisce e lo maschera, costringendolo in categorie e strutture. Questo concetto di ordine, prevedendo una costruzione di coerenza, di semplificazione, classificazione, differenziazione e consequenzialità logica, presuppone una rielaborazione della realtà secondo letture pregiudiziali individuali. Gli atti della comprensione e della classificazione sono pensati a priori e realizzati a posteriori come autoconferma della propria visione del mondo. L’ordine femminile nasce con la penetrazione del mondo nel soggetto che nella sua mutevolezza trascina e riconduce tutto al suo fluire. E’ un ordine caratterizzato dal ‘sentire’, dal rapporto fusionale, dalla trasformazione

Nella quinta parte ho analizzato la nascita della scienza. La scienza è nata in un periodo alquanto particolare; tempo di sconvolgimenti sociali, in cui la misoginia ha fatto riaffiorare i fantasmi delle streghe rappresentazione inequivocabile del disordine, degli istinti, delle pulsioni sataniche, della libido. La ragione (oltre alla depurazione fisica) ha risolto felicemente la questione dell’ordine e della ‘verità’[1]: l'intento della Royal Society, iniziatrice della disciplina scientifica era quello di "allevare una filosofia maschia, grazie alla quale l'intelletto dell'uomo possa nobilitarsi con la conoscenza di solide verità".

Le pretese cognitive della scienza, secondo la Fox Keller, lungi dall’essere oggettive, crescono sul terreno di una sottostruttura emozionale che correla il concetto di autonomia come indipendenza radicale dagli altri, separazione che diventa facilmente dominio.

Quello che si è compreso da questo capitolo è che il sogno di una scienza completamente obiettiva, oltre ad essere irrealizzabile in linea di principio, contiene proprio ciò che vorrebbe escludere : "le vivide tracce di un autoimmagine riflessa”. L’illusione obiettivista, allora, rimanda all’immagine di un io autonomo e oggettivizzato, e di individui staccati dal mondo esterno e al tempo stesso, dalla loro stessa soggettività.

La premessa di questa sezione è dunque, quella che i generi, ma anche la costruzione cognitiva che li ha creati, sono categorie costruite nel sociale. Non solo dunque 'maschili' e 'femminile' sono categorie definite da una data cultura e non da una necessità bilogica; ma anche il processo cognitivo che ha classificato e differenziato così radicalmente le due categorie è fortemente influenzato da cause psico-sociali e da una costruzione socio-culturale che continua a rispecchiare una asimetria nei ruoli.

Nella sesta si è posto il problema dell’analisi della costruzione sociale dei generi e il tentativo di comprendere quanto questa sia causa o conseguenza del problema della violenza e della discriminazione che abbiamo analizzato inizialmente. In questa parte vengono comparate una serie di dati e di ricerche antropologiche, psicologiche e sociologiche. Si è cercato di ‘svestire’, di togliere l’abitus ai processi che hanno permesso di inculcare nell’ordine della società, nei comportamenti, nella gestualità, nel modo di atteggiarsi del corpo, luogo dove la sessualità non è solo data, ma continuamente riscritta. L’alienazione del ‘principio femminile’ e del flusso vitale nell’uomo-maschio, ma soprattutto la sua opposizione, influenzata - secondo quanto riportano studi psicanalitici, psicologici e confermati da dati antropologici - da sentimenti di inferiorità vissuti nei confronti delle donne e di fragilità identitaria causati da una esperienza di doppia disidentificazione, è stata accompagnata da una dicotomizzazione dei diversi aspetti della vita. Razionale/istintivo; pubblico/privato; produzione/riproduzione; ma soprattutto dall’opposizione di istinto dell’Io, di potenza, di autosopravvivenza e dall’altro di istinto di sopravvivenza della specie, di cura; l’assoggettamento al primo istinto ha significato mettere la libido al servizio dell’ossesione identitaria, della potenza, della forza e della chiusura. Il prevalere dell’istinto di sopravvivenza della specie ha comportato l’identificazione con i ruoli materni di generazione e cura, a scapito della propria identificazione.

La separazione dei ruoli legittimata e naturalizzata dalla religione monoteista occidentale e dalla scienza ha provocato una serie di conseguenze individuali e sociali a causa della lunga permanenza dei figli in famiglia e della prolungata relazione con la madre. Queste conseguenze sono state individuate come: costruzione di stereotipi, complessi materni, nevrosi, integralismo, sviluppo identitario e socio-economico squilibrato, incapacità di pensare alle conseguenze ambientali e sociali durante la pianificazione dello ‘sviluppo’, società del rischio, depressione...

Studi recenti pedagogici, sociologici, psicologici, psicanalitici stanno proponendo il concetto di un ‘nuovo’ modello di androginato, una ricerca della sintesi.

Nella settima e ottava parte ho cercato degli esempi di gruppi e individui che sostengono delle strategie capaci di trascendere tali dicotomizzazioni. Che hanno scelto consapevolmente uno sviluppo identitario equilibrato, uno sviluppo economico sostenibile, una condivisione dei lavori di cura.

Nel nostro mondo colonizzato da una visione-del-mondo quasi totalmente maschile, la visione femminile dovrà essere integrata per superarne i limiti. Il paradigma fenomenologico, che secondo il punto di vista qui sostenuto, sta sviluppando una sensibilità decisamente femminile, e la pedagogia fenomenologica, attraverso l'‘intenzionalità cosciente’, l’epoché e l’entropatia - che sottraggono ambiti di significato del mondo al loro carattere di “scontatezze” e li riformula attraverso una nuova significazione intenzionata - potrebbero essere individuate come strumenti capaci di denuncia alle aporie presenti nella razionalità del nostro tempo, ma specialmente, come strumento di integrazione delle ‘visioni del mondo’ elaborate dal femminile.

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