Regime, retorica e dialettica (Mircea Meti, 2012)

In Italia, nè centro-destra nè centro-sinistra sanno governare: sono bravi solo nel saccheggio. Ci sono tuttavia due cose nelle quali i politici di sinistra e centro-sinistra sono molto più bravi: la retorica e la dialettica. Sarà anche per questo che molti pensano che la sinistra abbia una "vocazione" all'opposizione. Il fenomeno è del tutto evidente se pensiamo ai politici della sinistra o del centro-sinistra figli del partito comunista e della democrazia cristiana, addestrati da mezzo secolo di conflitto politico.

Nei talk shows, anche quando il conduttore è palesemente a favore della maggioranza di governo, l'opposizione (e in particolare gli ex democristiani e gli ex comunisti) fa fare ai rappresentanti del governo la figura di studenti impreparati di fronte a professori severi. In genere, il tempo occupato dagli oppositori è il doppio di quello usato dai governativi. Doppio è anche il numero di interruzioni dei secondi ad opera dei primi.

Ma il dislivello fra le due parti è soprattutto evidente negli atteggiamenti. L'opposizione è sempre all'attacco e la maggioranza sempre in difesa. Dal punto di vista dialettico, chi attacca ha un evidente vantaggio su chi si difende. Difendersi è già un'ammissione di inferiorità. Questo vale in ogni competizione: nel calcio come nella boxe, nelle trattative d'affari come in politica. Nessuno ha mai costruito un impero limitandosi a difendere i castelli. Chi si difende ha minore aggressività, meno fiducia in se stesso, obiettivi minimali. La vittoria di chi si difende consiste nel lasciare lo status quo; la vittoria di chi attacca è nella distruzione del nemico e nel saccheggio. Se va bene a chi attacca, il premio è la conquista. Se va bene a chi si difende, il premio è il pareggio. L'impressione di chi osserva è che chi attacca sia più coraggioso, più forte, più audace: e forse anche più vicino alla volontà divina. La Storia ricorda i conquistatori, raramente i difensori.

I politici della sinistra e del centro-sinistra sono anche più bravi nella retorica. L'Italia è un Paese culturalmente cattolico, conservatore e familistico. "Dio, patria e famiglia" è lo slogan fascista che ancora ispira gli italiani, anche se come pura retorica. Pochi italiani (e nessuno dei politici) vivono secondo questo slogan , ma quasi tutti fanno finta di crederci sul serio. I mass media adorano richiamarlo, come base di tutte le retoriche. Questo è chiarissimo ai politici dell'opposizione che sanno sfoderare religiosità, patriottismo e familismo con impareggiabile acutezza e verosimiglianza. I politici della maggioranza non sono affatto bravi nell'uso della retorica e quando vi ricorrono, faticano ad essere credibili. Questa differenza è evidente nelle manifestazioni pubbliche (funerali, feste, cortei, commemorazioni). I politici dell'opposizione danno molta importanza a queste occasioni e sfoderano qui un repertorio retorico degno di Cicerone. I politici della maggioranza, quando non sono assenti, vanno alle manifestazioni pubbliche con l'aria di essere mandati dal capufficio.
I discorsi dei politici dell'opposizione sono grondanti di etica, che fanno presa su un popolo dominato dai sensi di colpa. I discorsi dei politici di maggioranza tendono invece al realismo, al cinismo, alla concretezza che sono dimensioni estranee alla retorica italiana.