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L'IMPORTANZA DELL'ASSERTIVITA'
Parlare di assertività in azienda può sembrare paradossale, soprattutto nell'ambito delle imprese italiane, spesso impregnate di una cultura favorevole alla sudditanza ed alla obbedienza acritica. L'assertività, intesa non come aggressività fine a se stessa bensì come capacità di autoaffermazione, il più possibile in sintonia con le esigenze altrui e con il contesto in cui si vive ed opera, poco si concilia con una cultura aziendale paternalistica, autoritaria e basata su rapporti di comunicazione di tipo asimmetrico. Con questo non si vuol certo dire che l'assertività richieda un clima aziendale idilliaco, il che sarebbe utopico; anzi, nelle arie aziende vive e dinamiche, dove l'assertività è considerata un valore, è facile trovare persone che discutono, competono e si criticano tra di loro, mantenendo però una accettazione reciproca ed un grado di collaborazione e di efficacia incomprensibili ad un osservatore esterno. Viceversa, nelle aziende statiche, burocratizzate e solo apparentemente sane, tutto può sembrare scorrere ordinatamente, ma il più delle volte il fuoco cova sotto la cenere, divampando speso in futili conflitti interni ed in forme di aggressività indiretta, che in ultima analisi non giovano certamente al benessere del singolo e dell'azienda. Quale contributo può apportare uno psicologo del lavoro, in qualità di consulente interno ed esterno, al fine di facilitare lo sviluppo dell'assertività sia dei singoli che dei gruppi di lavoro dell'azienda nel suo complesso? Premesso che la situazione ottimale è quella in cui si può lavorare a più livelli (managers, quadri, personale operativo) e nell'ambito di un progetto ben definito di sviluppo organizzativo, il contributo può basarsi sostanzialmente sui seguenti punti:
  1. facilitazione della riflessione sui comportamenti e sulle dinamiche in atto, al fine di indurre una maggiore consapevolezza nel singolo e nel gruppo di lavoro;
  2. dimostrazione pratica, tramite il proprio comportamento, che è possibile manifestare il dissenso, la critica, l'"aggressività" , pur mantenendo una profonda accettazione dell'altro come persona ne nel pieno rispetto degli obiettivi e delle regole aziendali, purché queste non siano apertamente in contrasto con la dignità dell'individuo e del gruppo e che ci sia una disponibilità di fondo, da parte della Direzione, a farle evolvere nel senso di un maggiore e ragionevole benessere per tutti;
  3. effettuare la formazione all'assertività in modo graduale e attento con una verifica periodica del rapporto costi-benefici , sia a livello di singola persona che di gruppo di lavoro che di azienda nel suo complesso;
  4. proporre delle modifiche organizzative, in modo che la struttura sia adatta a meglio recepire le esigenze e le potenzialità professionali delle risorse umane (o viceversa, nel caso più frequente, che la mentalità e i comportamenti delle persone umane siano obsoleti rispetto alla struttura in rapido sviluppo);
  5. utilizzare tutti i momenti di addestramento-formazione per fare apprendere le sinergie esistenti fra assertività, responsabilità, professionalità e autorevolezza.
Angelo Filoramo