Parlare di assertività in azienda può sembrare
paradossale, soprattutto nell'ambito delle imprese italiane, spesso impregnate
di una cultura favorevole alla sudditanza ed alla obbedienza acritica. L'assertività,
intesa non come aggressività fine a se stessa bensì come capacità
di autoaffermazione, il più possibile in sintonia con le esigenze
altrui e con il contesto in cui si vive ed opera, poco si concilia con una
cultura aziendale paternalistica, autoritaria e basata su rapporti di comunicazione
di tipo asimmetrico. Con questo non si vuol certo dire che l'assertività
richieda un clima aziendale idilliaco, il che sarebbe utopico; anzi, nelle
arie aziende vive e dinamiche, dove l'assertività è considerata
un valore, è facile trovare persone che discutono, competono e si
criticano tra di loro, mantenendo però una accettazione reciproca
ed un grado di collaborazione e di efficacia incomprensibili ad un osservatore
esterno. Viceversa, nelle aziende statiche, burocratizzate e solo apparentemente
sane, tutto può sembrare scorrere ordinatamente, ma il più
delle volte il fuoco cova sotto la cenere, divampando speso in futili conflitti
interni ed in forme di aggressività indiretta, che in ultima analisi
non giovano certamente al benessere del singolo e dell'azienda. Quale contributo
può apportare uno psicologo del lavoro, in qualità di consulente
interno ed esterno, al fine di facilitare lo sviluppo dell'assertività
sia dei singoli che dei gruppi di lavoro dell'azienda nel suo complesso?
Premesso che la situazione ottimale è quella in cui si può
lavorare a più livelli (managers, quadri, personale operativo) e
nell'ambito di un progetto ben definito di sviluppo organizzativo, il contributo
può basarsi sostanzialmente sui seguenti punti:
- facilitazione della riflessione sui comportamenti e sulle dinamiche
in atto, al fine di indurre una maggiore consapevolezza nel singolo
e nel gruppo di lavoro;
- dimostrazione pratica, tramite il proprio comportamento, che è
possibile manifestare il dissenso, la critica, l'"aggressività"
, pur mantenendo una profonda accettazione dell'altro come persona ne
nel pieno rispetto degli obiettivi e delle regole aziendali, purché
queste non siano apertamente in contrasto con la dignità dell'individuo
e del gruppo e che ci sia una disponibilità di fondo, da parte
della Direzione, a farle evolvere nel senso di un maggiore e ragionevole
benessere per tutti;
- effettuare la formazione all'assertività in modo graduale e
attento con una verifica periodica del rapporto costi-benefici , sia
a livello di singola persona che di gruppo di lavoro che di azienda
nel suo complesso;
- proporre delle modifiche organizzative, in modo che la struttura sia
adatta a meglio recepire le esigenze e le potenzialità professionali
delle risorse umane (o viceversa, nel caso più frequente, che
la mentalità e i comportamenti delle persone umane siano obsoleti
rispetto alla struttura in rapido sviluppo);
- utilizzare tutti i momenti di addestramento-formazione per fare apprendere
le sinergie esistenti fra assertività, responsabilità,
professionalità e autorevolezza.