indice generale


QUALE PSICOTERAPIA?

Un libro molto interessante che tutti gli studenti del corso di laurea dovrebbero leggere. È un libro che riempie di soddisfazione perché va nella direzione che NOI PSICOLOGIA aveva indicato nel 1986 con l'edizione dell'ANNUARIO delle SCUOLE di PSICOLOGIA. Intendiamoci, il nostro era un modesto strumento, molto schematico e di semplice consultazione. Il libro di Marhaba e Armezzani è invece un testo teorico molto serio e molto utile, più che per la consultazione, per un dibattito mai veramente aperto in Italia. Il centro del libro è l'idea che i modelli di psicoterapia sono tanti e tutti con pari dignità o almeno pari diritto di attenzione. Ai non addetti ai lavori la cosa può sembrare banale, ma non lo è se si considera che in Italia le psicoterapie sono ancora più nell'alveo della fede che nella pratica professionale. Malgrado il lavoro di sensibilizzazione di questi anni, propiziato anche dal nostro giornale, non sono pochi gli psicoterapeuti che accettano l'idea di praticare un solo tipo di psicoterapia possibile: la maggioranza è convinta di rappresentare l'unica vera psicoterapia. Il libro ha il gran pregio di sottoporre alle stesse domande 25 "capiscuola", riuscendo così' ad ottenere dichiarazioni che hanno almeno il pregio di poter essere considerate autentiche e qualificate, nonché "ortodosse". Fra gli intervistati basta citare: De Marchi, Granone, Carlone, Contri, Carotenuto, Parenti, Festa, Selvivi, Pasini, vale a dire il gotha della psicoterapia italiana. Un piccolo neo riguarda le omissioni, che d'altronde erano prevedibili dal momento che Henrik nel 1980 indicava in 250 il numero dei differenti approcci psicoterapeuti. È assente la psicoterapia di gruppo sia di marca bioniana sia di orientamento foulkesiano, le quali, pur apparendo qua e là nel testo, meritavano forse un apposito spazio. In compenso ci sono alcune omissioni piuttosto discutibili, come "psichiatria" e "psicoterapia nei servizi pubblici" che difficilmente possono considerarsi "modelli" al pari degli altri. Ma questi sono dettagli. Il libro presenta piuttosto un grande limite, che desidero segnalare agli autori, magari per sfidarli ad una nuova impresa. L'indagine sui modelli avviene mediante il modello più semplice che è quello delle auto-dichiarazioni dei capiscuola. Si chiede cioè agli intervistati di presentare le coordinate del proprio modello, ottenendo così una descrizione delle "teorie sposate" senza però aver dati sulle "teorie in azioni". È vero che una indagine sulla prassi avrebbe parecchi problemi non solo tecnici ma anche epistemologici, visto che ogni intervento nel processo terapeutico lo altererebbe inevitabilmente. Ma è anche vero che un dibattito sui modelli in astratto è poco differente da quello sul sesso degli angeli o sulla società perfetta. Ciò che sarebbe utile conoscere è la diversità fra i modelli in azione, o meglio la maggiore o minore efficacia e praticabilità di un modello rispetto all'altro. Circa il controllo di efficacia gli autori si mostrano piuttosto scettici, perciò resta la possibilità di una ricerca che controllasse almeno quanto i modelli vengano realmente rispettati ed applicati dagli psicoterapeuti. L'impressione che abbiamo è che certi dettami che la teoria considera rigorosi e indiscutibili, vengano in pratica quotidianamente smentiti o contraddetti dagli operatori. Se scoprissimo che certi modelli, in teoria perfetti, sono inapplicabili, potremmo concludere che sono inapplicabili e dunque imperfetti in pratica. Allo stesso modo avremmo un'idea assai lontana dalla realtà se cercassimo di descrivere l'impero sovietico secondo l'utopia marxiana, o se per descrivere il regime americano ci rifacessimo a Tocquiville. Il problema ancora irrisolto nel dibattito sulle pratiche psicologiche è appunto quello della pratica e questo non può essere risolto col semplice approfondimento della teoria. Ma la parte più importante del libro è l'introduzione, che da sola vale la spesa dell'acquisto. In una quarantina di pagine Marhaba affronta una serie di riflessioni con un rigore logico ed una chiarezza raramente riscontrabili nella fumosa letteratura nostrana. Un rigore logico che forse non piacerà a molti psicoterapeuti per la sua radicale irriverenza e trasgressività. La prima trasgressione riguarda l'affermazione del diritto anche per un non-psicoterapeuta ad interessarsi teoricamente di psicoterapia. Al contrario, per chi la considera una semplice pratica sociale, l'audacia di Marhaba rappresenta una boccata d'aria fresca. La seconda e più grave trasgressione riguarda l'affermazione che segue (pag. 32) "…non solo un buon psicoterapeuta è dotato di tensione etica…ma addirittura qualsiasi persona dotata di tensione etica in grado molto elevato è necessariamente un buon psicoterapeuta". Questa posizione farà sobbalzare sulla sedia molti operatori, ed in effetti demolisce da sola gran parte delle sicumere che hanno fondato la psicoterapia, specie italiana, negli ultimi decenni. Tuttavia, prima di demonizzare Marhaba, leggete bene le sue argomentazioni e provate a smontarle. Ironizzare su questa provocazione sarà facile, ma controbattere con fredda logica lo sarà assai meno.

Guido Contessa (S. Marhaba e M. Armezzani / Liviana Editrice - Padova 1988- 330 pagg. - £. 33.000)