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A PROPOSITO DI ETICA PROFESSIONALE….

Su Repubblica dello scorso 15/1 viene riportata la notizia di un "esperimento…fatto a così alto livello nello sport professionistico italiano" per la prima volta: si tratta di una rivelazione, attraverso un test psicologico, delle capacità di concentrazione di ogni giocatore. Pare infatti che il famoso Commissario Tecnico del calcio italiano, Sacchi, d'abitudine richieda informazioni di questo genere. Fin qui la procedura rientra nella forma e la finalità dichiarata dell'uso delle informazioni ricavate dal test è quella di adeguare l'allenamento alle necessità e ai problemi di ciascun giocatore. Ma poi le cose si fanno per lo meno stupefacenti: i due psicologi (per la cronaca Buonamano e Cei - il cui nome non si trova sul "Primo repertorio degli Psicologi Italiani" edito da OS e che riporta i nomi degli psicologi iscritti all'Albo di recente costituzione in base all'art. 32) valuteranno test anonimi, cioè senza sapere a chi corrisponde ciascun protocollo. Anche questo potrebbe rientrare nella norma, anche se è noto che esiste un'etica  professionale che comunque impedirebbe di rendere pubblici i risultati. Ma ciò che è più "curioso" è che la "chiave" per leggere le relazioni degli psicologi è in mano soltanto a Sacchi. Dando per vero quanto è detto nell'articolo, pare che neppure i giocatori, che hanno accettato di sottoporsi al test, sapranno mai, né discuteranno individualmente o collettivamente, gli esiti della prova.

La domanda di fondo è: ma è eticamente corretta questa procedura?