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PRONTO GIOVANI: PARLARE CON
QUALCUNO CHE TI ASCOLTA
un'iniziativa sperimentale per l'aiuto psicologico degli adolescenti

Puntogiovani è un centralino di aiuto psicologico per gli adolescenti, nato nell'ambito di una ricerca più vasta che il Centralino Aliapsicoterapia e  formazione sta realizzando su incarico del Comune di Milano. Nella prima parte della ricerca condotta lo scorso anno,  è stata realizzata un'indagine su servizi di consultazione per adolescenti per analizzare con quali modalità e orientamenti i ragazzi vengono aiutati e quali sono le  opportunità che la città offre per trattare il disagio ordinario. I risultati di questa indagine sono stati presentati in un Convegno rivolto agli operatori svoltosi a Milano il 20 aprile 1991 e sono stati pubblicati nel volume "I luoghi dell'ascolto. Adolescenti e centri di consultazione" Guerini editore. In seguito è stato realizzato per un periodo sperimentale, ed è tutt'ora in corso, il Prontogiovani, con l'obiettivo principale di collaudare un nuovo modello di servizio. Si tratta di un'esperienza, la prima fatta in Italia, che non vuole costituire un'alternativa ai servizi esistenti, ma affiancarsi ad essi e rappresenta un'ulteriore possibilità di incontro per i giovani che per varie ragioni mostrano reticenza a rivolgersi personalmente ai Centri specializzati. La condizione di anonimato, la possibilità di interrompere la comunicazione in ogni momento, la disponibilità aperta senza passare per attese e appuntamenti, favoriscono l'espressione dei ragazzi in difficoltà che spesso, per assenza di informazione o per reticenze personali, non si rivolgerebbero agli adulti. Le conversazioni, condotte da psicologi formati al counseling telefonico, sono mirate ad aiutare i ragazzi nell'elaborazione dei problemi che portano. Dove necessario, vengono fornite informazioni sui servizi  pubblici esistenti, sui consultori e sulle modalità per accedervi. Senza voler anticipare il bilancio dell'esperienza, possiamo sin d'ora fare alcune considerazioni. La reazione all'iniziativa è stata molto positiva ed hanno fatto un ampio uso del centro i ragazzi fra i 13 e i 25 anni. I problemi posti dai ragazzi sono molto vari: dai rapporti coi coetanei alla solitudine, dai problemi scolastici ai problemi sessuali. È più ricorrente la dichiarazione di un disagio diffuso, un malessere esistenziale a cui è difficile dare una fisionomia precisa. I ragazzi si interrogano sul senso della vita, parlano di ansia e di tensione e la tristezza sembra un sentimento condiviso da molti. Si tratta di un malessere che rimane astratto e fluttuante e, proprio per questo, molto più difficile da tollerare e da affrontare. In questi casi il colloquio telefonico è utilizzato proprio per dare concretezza alla domanda e per renderla quindi più trattabile. Viene espressa anche la difficoltà di fare amicizia, di inserirsi in un gruppo di pari, il bisogno di avere qualcuno con cui parlare, la sensazione di isolamento e di incomprensione. Accanto a questi problemi abbiamo riscontrato anche la presenza di un sentimento di solidarietà che si manifesta nella preoccupazione per amici depressi o in difficoltà molto gravi. Alcuni ragazzi telefonano per conto di altri, a  volte, muti vicino al telefono, non trovano il coraggio di rompere il ghiaccio. Numerose sono le telefonate in cui i ragazzi parlano dei problemi con l'altro sesso: problemi di fiducia, di tradimenti, difficoltà a dichiarare i propri sentimenti, agitazione per il primo innamoramento o dolore per un amore non corrisposto. Infine sono soprattutto i giovanissimi (13-16 anni) a telefonare per questioni che riguardano la scuola, insuccessi, difficoltà di studio e di concentrazione. Contrariamente a quanto accade nei servizi che hanno un'utenza prevalentemente femminile, il Prontogiovani è stato ampiamente utilizzato dai ragazzi. Siamo propensi a ritenere che sia dovuto alle caratteristiche del contatto telefonico: meno coinvolgente emotivamente di un contatto e di un rapporto faccia a faccia con la prerogativa di poter essere interrotto, dunque più facilmente controllabile. Anche un  primo bilancio provvisorio conferma dunque la necessità lper i ragazzi di avere uno spazio di ascolto con queste caratteristiche; uno strumento duttile e familiare come il telefono può permettere agli adolescenti di affrontare il proprio malessere e di soddisfare il bisogno di attenzione, di contatto, il bisogno di pensare insieme a qualcuno. La presenza di adulti capaci di questo ascolto consente di dare voce ai propri dubbi, di essere riconosciuti ed accolti e di stabilire relazioni significative anche nel breve spazio di una telefonata.

Marta Peduzzi - Psicologa

Operatrice di Pronto Giovani