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SCIPPANDO LA LUNA
Attualmente
si evidenzia sempre di più il "disagio della civiltà" che coinvolge
gradualmente ma inesorabilmente la popolazione, soprattutto riguardo la
salute. Quello che risulta curioso è il gap quasi programmatico tra istituzioni
e operatori, ricercatori deputati a studiare e ad operare nell'ambito della
sanità. Questo scollamento tra "mente" e "corpo" di
cui è permeata la società, la cultura e la scienza contemporanea, diventa
ancor più pericoloso in campo epidemiologico. Secondo alcuni esperti l'epidemiologia
avrebbe i seguenti obiettivi:
1) descrivere lo
stato di salute della gente qualificandone la patologia, studiandone la
frequenza e gli andamenti;
2) spiegare
l'eziologia delle malattie, identificandone le cause e le modalità di trasmissione;
3) predirre l'occorrenza
e la distribuzione delle malattie in gruppi definiti in popolazione;
4) suggerire interventi
preventivi, curativi, riabilitativi atti a controllare la diffusione delle
malattie e dei loro esiti nella popolazione;
5) valutare correttamente
l'efficacia pratica degli interventi proposti e messi in atto.
In realtà, mentre per quanto riguarda i primi 3 punti gli epidemiologi
si attivano con un certo rigore ed una discreta attendibilità, riguardo
agli interventi preventivi sembrerebbe esserci la classica cattedrale nel
deserto. D'altro canto anche i principi di classificazione nosologica approfondiscono
più i criteri fenomenologici che quelli eziologici e quali, invece, sono
necessari per una progettazione di seri interventi preventivi. Purtroppo
spesso succede che nella valutazione dei determinanti del benessere o della
patologia siano compresi i fattori biologici, ambientali, sociali, informativi,
educativi, diagnostici, terapeutici e riabilitativi, ma vengono completamente
ignorati i fattori psicologici. Alcuni Osservatori Epidemiologici agiscono
come se volessero ignorare ad ogni costo il fattore emotivo, motivazionale
e comportamentale che determina l'insorgere delle malattie. Molti disturbi
e molti disagi non rientrano nei criteri d'indagine specificatamente fenomenici
e/o etiologici, ma vanno considerati legati a motivazioni auto-distruttive
non facilmente evidenziabili.
L'unità psicosomatica è ancora analizzata in modo schizofrenico dai medici
e dai ricercatori contemporanei, anche se W. Reich ha ipotizzato, già negli
anni trenta, che l'origine di un tumore può essere determinata da un disturbo
psicoemotivo (biopatia del cancro). Bisogna anche considerare però che in
l'Italia, nonostante l'ottima organizzazione dei sistemi informativi socio-sanitari,
i rapporti ed i collegamenti dei vari Osservatori con l'Istituto Superiore
della Sanità, come se mancassero alla fine di una visione d'insieme, quella
che P.A..Maccaccaro chiama "palude informativa". Del resto la
medicina clinica e la psicologia clinica, avendo un ruolo dominante, hanno
di fatto indebolito la medicina e la psicologia di comunità (preventiva).
Cioè il potere e la filosofia del clinico hanno centrato tutto sull'intervento
curativo e riabilitativo, annientando ogni filosofia e intervento sulla
qualità della vita. Quindi anche l'interpretazione fenomenologica ed etiologica
non può essere affidata solo allo strumento epidemiologico, ma essere correlata
anche con l'insieme delle statistiche generali che riguardano la Comunità.
Valorizzare la prevenzione presuppone effettivamente una concezione unitaria
dell'intervento sanitario, recuperare quindi l'unità individuale del rapporto
nel complesso dei suoi aspetti psichici e fisici, considerandolo nel sistema
delle relazioni in cui vive (famiglia, scuola, lavoro, comunità). Ma il
sistema sociale, così pieno di contraddizioni e di scissioni, si rivela
spesso "un letto per procuste" che viene usato dai "governatori"
della cosa pubblica per conformare la situazione alle proprie esigenze che,
in genere, non sono programmate con continuità e poiché è continuamente
scippato da altri governatori scippatori che, domani, a loro volta saranno
scippati da altri. Lo scippo della cosa pubblica e la demolizione di quello
che in psicologia sociale chiamiamo "noit" come il gruppo di appartenenza
che quando è controllabile ha delle interazioni fruttuose per tutti (solidarietà,
potere, acculturazione, senso di appartenenza, ecc.) mentre quando diventa
troppo grande, cioè incontrollabile, diventa cosa pubblica da scippare "tanto
non è mia, è di tutti". I medici e gli psicologi per esempio si stanno
da sempre aggregando per avere i primi l'esclusiva sulla psicoterapia e
i secondi per difendere il loro spazio professionale. Sul bollettino dell'Ordine
de Medici del luglio '94 si legge: "AMPSI e SIMPSI: abolire i corsi
di specializzazione in Psicologia Clinica aperti ai non laureati in Medicina".
Già nel gennaio '85 su Noi Psicologia ho pubblicato sull'argomento un lungo
articolo intitolato: "Onnipotenza medica e psicoterapia laica"
in cui ribadisco che la questione nata con la crescita della psicoanalisi
fu affrontata da Freud stesso che si era pronunciato positivamente riguardo
l'analisi esercitata dai non medici, arrivando ad affermare anzi il condizionamento
organicista del medico talvolta lo condiziona negativamente per una analisi
psicologica. Ma c'è ogni giorno qualche scippo che qualcuno esercita su
qualcun altro
. Sto pensando che è arrivato il momento di temere che
qualcuno scippi la luna
.
Una goccia di rugiada
Diventa perla
Nel desiderio che sfiora i sogni
E la perla alla fine
S'ingrandisce come la luna
E la guerra va dal cielo alla terra
E dalla terra al cielo senza fine
C'è chi cerca la perla
Chi la goccia, chi la luna
C'è chi cerca se stesso
Camminando sugli altri
Sulla terra la rugiada
Ogni volta crea perle
Che diventano luna.
Ho trovato per caso questa poesia. Non riesco a ricordare chi l'ha scritta e nemmeno il titolo, però forse "scippando la luna" potrebbe essere un titolo probabile
Antonio Lo Iacono