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Quando la tv disinforma di Cristine Collins |
La prima cosa discutibile di questa trasmissione è che i pazienti devono fare ogni mese un viaggio biblico per pesarsi nella clinica del dottore, quando sembrerebbe ovvio suggerire una pesatura quotidiana a casa o nel quartiere del paziente. Ma forse questo è un trucco da regìa televisiva. Una seconda stranezza riguarda le sedute cosiddette di "psicoterapia". Ogni ora di trasmissione sintetizza circa un anno di cura, nel corso del quale viene presentato un solo colloquio psicoterapeutico. Quello che si sente e si vede nel colloquio con lo psicologo, sembra una mistura del lavoro del prete e di un educatore comportamentale. Anche qui, può darsi che sia una decisione registica. Il problema principale della trasmissione è più generale. L'obesità grave è una dipendenza, come quella verso l'alcol o le droghe. Ci sarà un motivo se da oltre un secolo queste due dipendenze vengono trattate in comunità o in gruppi. E ci sarà un motivo se all'inizio di ogni puntata viene dichiarato che le "guarigioni" dei soggetti iper-obesi, nel lungo periodo, non superano il 5% dei casi. Il fatto è che dal trattamento presentato in questa trasmissione è assente quasi del tutto la relazione. La dipendenza patologica da alcol, droghe o alimenti può essere
superata solo con la fisiologica dipendenza dalle relazioni con persone.
Le relazioni sane e la capacità del soggetto di crearle e mantenerle
sono la base della salute psicologica di ogni essere umano. Tuttavia questo distacco non può essere attenuato da mezzi di comunicazione, che mantengano i legami distruttivi; nè aggravato da una completa solitudine. Il distacco da relazioni disturbanti deve essere compensato con la fruizione di rapporti perturbanti e conturbanti. La trasmissione presenta pazienti che mantengono le precedenti relazioni distruttive, oppure passano giornate in totale solitudine, con la possibilità di ordinare pasti pantagruelici a pizzerie e fast food. E' come collocare un tossicodipendente in un quartiere di spaccio, o un alcolista in un monolocale sopra un bar. Non vengono nemmeno menzionati incontri di gruppo fra obesi ed ex-obesi,
cioè fra persone con esperienze simili, che permettano rispecchiamento,
identificazione, sostegno fra pari. Incontri che sono alla base di
tutti i trattamenti terapeutici della dipendenza da droghe o alcol.
Infine, in questa trasmissione è assente quasi del tutto l'attività.
La trasmissione presenta pazienti che passano ore sul letto, con la
sola visita saltuaria di un fisioterapista, e tutto il tempo dedicato
a ingozzarsi, lamentarsi e trovare giustificazioni alle proprie trasgressioni
alimentari. Soli, in attesa della pesatura mensile, come una spada
di Damocle incombente. Forse, se il dottor Nowzaradan uscisse dalla sua monocultura medico-chirurgica, scoprirebbe che il 5% di guarigioni sul lungo perioso potrebbe aumentare, e i telespettatori sarebbero meglio informati sulle strategìe di cura delle dipendenze.
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