Permesso d'autore - Percorsi per la creazione di cultura libera 1 - 2 - 3 +note

Antonella Beccaria



 

Per la gestione del sito, avete realizzato un vostro software, PhPeace. Come nasce l'idea di scrivere un sistema ad hoc? Quanto tempo ci è voluto perché fosse utilizzabile e perché entrasse in produzione? Con che tipo di licenza viene rilasciato? Avete informazioni circa l'utilizzo del software per progetti diversi dal vostro?

L'idea è nata dalle esigenze emerse nel corso degli anni man mano che il nostro volontariato dell'informazione è diventato sempre più elaborato: avevamo bisogno di un motore automatico per la gestione di appelli, di avere sul sito gallerie di immagini, database di volontari suddivisi per province, che possono incontrarsi per azioni dirette nonviolente sul territorio, gestione automatica dei link a "siti amici" (che ora possono essere inseriti direttamente dall'esterno e vengono pubblicati dopo approvazione), gestione automatica del calendario delle iniziative, aggiornato a mano per vari anni e poi diventato insostenibile per il lavoro di una sola persona, possibilità di far pubblicare materiali anche a "non esperti", pubblicazione automatica e trasparente del bilancio associativo, gestione degli aspetti redazionali e messaggistica interna. Oggi tutte queste esigenze sono diventate delle funzioni di Phpeace, che è cresciuto e si è sviluppato attorno all'attività di PeaceLink e che oggi si avvia ad essere un software maturo e adatto a tutte le realtà di volontariato e di informazione sociale, un software che abbiamo definito come "Content Management System for Non-profit Organisations". Lo sviluppo di Phpeace è iniziato nel 2003 e all'epoca il software era solo una collezione di script in PHP per automatizzare la pubblicazione di alcune sezioni del sito (in particolare la sezione Disarmo, curata da Francesco Iannuzzelli). Quindi possiamo dire che è stato utilizzato sin da subito, proprio perché lo ha scritto la stessa persona che lo ha adoperato per pubblicare informazioni sul sito. Attualmente Phpeace è ancora in via di maturazione definitiva, ma nel giro di prossimi mesi verrà rilasciato alla comunità del free software con licenza GPL. Per quanto riguarda i progetti esterni all'associazione PeaceLink, Phpeace è utilizzato per diversi siti tra cui Carta (www.carta.org), Ostinati per la Pace (www.ostinatiperlapace.org), Antenne di Pace (www.antennedipace.org), Pax Christi Italia (www.paxchristi.it), News From Africa (www.newsfromafrica.org), Shalom House Kenya (www.shalomhousekenya.org), Reti Invisibili (www.reti-invisibili.net), Controllarmi - Rete Italiana per il Disarmo (www.disarmo.org), Vegetarianet (www.vegetarianet.com), Circoscrizione Italia Montegranaro (www.italiamontegranaro.it) e diverse altre. Altri siti che usano Phpeace sono Terre di Mezzo (www.terre.it), Coalizione Italiana contro la Povertà (www.nientescuse.it) e Antitratta (www.antitratta.it).

F1rst : Finanziamenti per l'Innovazione, la Ricerca e lo Sviluppo Tecnologico

Indirizzo: http://first.aster.it / Licenza: Creative Commons Attribution-NoDerivs 2.0

Una decina di notizie al giorno, decurtati i festivi, fanno duemilacinquecento aggiornamenti all'anno. Di questi, quasi l'80 per cento finisce in una newsletter che, con periodicità settimanale, viene recapitata a oltre seimilacinquecento utenti tra ricercatori e docenti universitari (quasi la metà) e, in percentuali via via decrescenti, dottorandi, manager di servizi ed enti pubblici, liberi professionisti e imprenditori. Sono questi alcuni dei numeri di F1rst, acronimo di Finanziamenti per l'Innovazione, la Ricerca e lo Sviluppo Tecnologico, bollettino targato Aster, società consortile a partecipazione pubblica con sede a Bologna. E scopo del servizio è la redazione di uno strumento informativo sui finanziamenti comunitari, nazionali e regionali per quanto concerne l'Emilia Romagna.

Coordinato da Stefano Durì, responsabile del dipartimento servizi informativi di Aster, e curato da Alessandra Borgatti con il supporto di uno staff redazionale interno, è uno dei casi più particolari di servizio che ha optato per il rilascio dei propri contenuti con una licenza Creative Commons perché si pone all'interno di un contesto estremamente specialistico : quello della finanza agevolata : e, pur essendo prodotto da una società, ha per sua genesi e scopo il cittadino, inteso come naturale destinatario di un servizio pubblico.

Gli argomenti di cui si occupa F1rst possono essere riassunti in tre principali categorie: ricerca e sviluppo, innovazione e trasferimento tecnologico, formazione e risorse umane e cooperazione tecnologica internazionale. E i destinatari naturali dell'informazione prodotta all'interno di un'ala dell'edificio che nel capoluogo emiliano accoglie anche le strutture del CNR, sono principalmente le singole imprese e le associazioni che le comprendono e le rappresentano, le università, i centri di ricerca, i parchi scientifici e tecnologici, le amministrazioni locali e gli istituti di credito.

Quattro le modalità per l'erogazione del servizio. In primo luogo, il sito web che, attraverso una grafica leggera e percorsi di navigazione chiari, pubblica contenuti, condizioni di partecipazione a bandi e appalti, documentazione di riferimento che comprende anche il fronte legislativo e, all'interno di dossier tematici e approfondimenti, mette a disposizione quadri più esaustivi di specifici argomenti. Collegato è il servizio fornito attraverso la newsletter, inviata gratuitamente a metà di ogni settimana, che viene composta dinamicamente in base agli interessi e alle aree di competenza dei singoli utenti. In essa vengono raccolti sinteticamente i principali aggiornamenti del sito composti da titolo, estratto dell'articolo di riferimento, link per la visualizzazione della notizia completa e collegamenti a siti esterni che completano il panorama informativo.

Il servizio "myF1rst", invece, può essere omologato al desktop dell'utente che si iscrive al servizio, una scrivania elettronica attraverso cui i navigatori registrati possono avere la gestione del proprio profilo, accedere all'archivio delle newsletter, memorizzare notizie in base a parametri impostati dall'utente stesso e richiamarli alla sessione successiva. Infine presentarsi come potenziale partner per progetti di ricerca sostenuti da finanziamenti pubblici. In ultimo F1rst offre anche un ulteriore servizio, quello di assistenza e orientamento, con l'ausilio del proprio personale interno per l'analisi dei fabbisogni di finanziamento, per fissare incontri durante i quali approfondire le esigenze di una realtà che si orienta ai fondi pubblici per sostenere le proprie attività di ricerca e per avviare una eventuale fase di tutoraggio e affiancamento durante il periodo dedicato alla redazione delle richieste di finanziamento. A questo si aggiunge la possibilità di organizzare seminari e giornate informative su specifici argomenti che rivestono una particolare importanza.

Un'attività dunque estremamente particolare, settoriale, che va a coprire una nicchia di certo non così contenuta e al contempo così nevralgica per la qualificazione tecnologica e innovativa dell'Emilia Romagna. Ma i riferenti del servizio non sono solo emiliani, a giudicare dai dati relativi agli utenti registrati la cui residenza investe un po' tutta Italia e in qualche caso arriva pure dall'estero e in particolare dai paesi francofoni che ospitano i centri di decisione e finanziamento afferenti all'Unione Europea.

A parlare di F1rst, dalla sua origine alla sua riorganizzazione a fine 2004 fino alle prospettive di crescita è il suo coordinatore, Stefano Durì, e il braccio operativo del servizio, Alessandra Borgatti. «Non siamo una realtà antagonista, non facciamo contro informazione né siamo degli artisti,» esordisce Durì sottolineando le evidenti differenze tra F1rst e molte altre realtà che rilasciano liberamente i propri contenuti. Ma probabilmente la sua forza sta proprio qui: nell'essere una realtà sui generis all'interno di un mosaico eterogeneo e proprio per questo così interessante.

Come nasce F1rst, qual è l'idea alla sua origine e qual è il suo rapporto con la realtà a cui il bollettino fa capo, Aster?

Aster è una società consortile a partecipazione pubblica che vede quote detenute dall'università, dalla Regione Emilia Romagna e dal CNR. Dunque, come risulta chiaro dal parco soci, si prefigura un taglio non privatistico delle attività che si rivolgono principalmente alla ricerca pubblica e alla rete regionale di ricerca. Per quanto riguarda l'informazione che produciamo a favore delle imprese, il focus adottato è incentrato sul trasferimento tecnologico. Il servizio F1rst nasce in questo contesto prestando particolare attenzione alla finanza agevolata per l'innovazione tecnologica e la sinergia nel settore della ricerca. Le nostre fonti ufficiali comprendono l'Unione Europea, i finanziamenti nazionali e poi quelli regionali. Il bollettino è partito nel 1999 con strumenti che definirei "artigianali" mentre dal 2002 abbiamo "modernizzato" il lavoro ricorrendo a un software per la gestione dei contenuti e l'archiviazione dei record su database. Se volessimo identificare poi le caratteristiche dell'attività, potremmo riassumerle in questi punti: definizione delle fonti e della tipologia delle informazioni, target ampio senza selezione al momento dell'iscrizione, gratuità del servizio. Un mix che sembra aver pagato perché al momento abbiamo utenti da tutta Italia, non solo residenti in regione.

Perché scegliere una licenza Creative Commons? Come avete affrontato internamente il discorso dell'accesso alle vostre informazioni e come lo avete risolto?

Il nostro dovere, dettato anche dagli obiettivi di natura pubblica che ci caratterizzano, è quello di diffondere il più possibile le informazioni che raccogliamo e che elaboriamo. Poi è un fatto che in Italia non c'è l'attitudine a pagare le informazioni: questo perché i costi relativi alla produzione delle informazioni non sempre sono documentabili, come invece accadeva negli Anni Ottanta con i collegamenti a Palo Alto e le spese che si sostengono ancora oggi per le ricerche brevettuali e quelle scientifiche. Ora, dunque, la via è quella della gratuità dell'informazione e, per usufruire del nostro servizio, è sufficiente una registrazione non onerosa e l'accesso a una pagina attraverso la quale personalizzare il servizio. Con il tempo abbiamo visto che queste informazioni sono state usate principalmente nell'ambito della ricerca universitaria, meno dalle imprese private che sembrano non digerire questo tipo di informazione o non sanno come usarla. Invece, parlando sempre di settore privato, i nostri contenuti risultano fruibili da quei consulenti e liberi professionisti che magari già lavorano nell'ambito della progettazione per la finanza agevolata e che ne fanno dunque un utilizzo business. Certo, ci siamo posti la fatica domanda «farsi pagare o non farsi pagare?», ma poi ci siamo rifatti al nostro scopo pubblico. Per onestà dobbiamo dire che ci siamo trovati di fronte a qualche episodio poco simpatico come l'utilizzo pedissequo dei nostri contenuti da parte di fornitori di servizi analoghi ai nostri. In un caso, si trattava di un ente pubblico che aveva commissionato all'esterno un servizio simile a quello che curiamo noi e che si è visto consegnare il nostro bollettino. In un altro caso, un privato ha preso un nostro file PDF e ne ha rimosso l'intestazione. È stato sufficiente prendere contatti con chi veicolava i nostri contenuti ed è stata ristabilire una situazione di legalità. E poi abbiamo provveduto a rendere non mobificabili i nostri PDF.

Come si svolge il vostro lavoro? Quali sono le fasi che portano al bollettino inviato una volta la settimana?

In primo luogo consultiamo le fonti ufficiali. Per la consultazione abbiamo provveduto ad automatizzare alcuni passaggi e con una serie di script ad hoc ci vengono riportate le informazioni che possono rientrare all'interno dei nostri scopi informativi. Di seguito si passa alla fase di selezione per individuare quelle più attinenti (quelle che parlano di ricerca e innovazione, per essere precisi) e per scartare il resto. Quindi redigiamo gli abstract per ogni contenuto selezionato, lo indicizziamo e inseriamo i link alle fonti ufficiali e alle informazioni correlate. Gli indirizzi che inseriamo più frequentemente riguardano la Gazzetta Ufficiale europea, quella italiana e il bollettino regionale. Poi passiamo alle fonti accessorie come, per esempio, la ricerca dei partner, i bandi di gara e di appalto presso le istituzioni europee e, per finire, i servizi online messi a disposizione dai ministeri, dalle camere di commercio e da altri enti. Insomma, il nostro scopo non è quello che si prefiggono i grandi portali, cioè quello di tenersi internamente gli utenti e non lasciarli uscire: non vogliamo porre controlli sulle informazioni e sul loro reperimento, ma permettere ai navigatori di accedere anche a documentazione esterna alla nostra. Quello a cui lavoriamo, per dirla in altri termini, è l'edificazione di un quadro informativo che comprenda poi anche eventi, seminari e convegni. E il nostro è comunque un lavoro accurato, non automatizzabile in toto e riteniamo che, al momento, non ci siano a livello nazionale servizi paragonabili a quello che produciamo. Gli script di cui ci avvaliamo servono semplicemente a ridurre i tempi di consultazione delle fonti mentre l'elaborazione delle informazioni è un processo umano, non elettronico.

Dal punto di vista tecnico, quali sono gli strumenti che utilizzate per la gestione dei contenuti e per la generazione della newsletter?

Il sistema operativo su cui gira il server è al momento ancora proprietario mentre dal punto di vista dei linguaggi utilizziamo Perl dentro procedure ASP e tutto viene archiviato in un database. Gli script sono stati prodotti "in casa" e sono quelli che vanno a selezionare i contenuti su cui andremo a lavorare attraverso un software che riduce i tempi di formattazione per la quale sono stati definite a monte dei template. Gli utenti, quando si iscrivono al nostro servizio, possono poi avvalersi di una serie di caratteristiche offerte dal nostro sistema: hanno a disposizione gli RSS Feed, possono filtrare le news in base agli ambiti di interesse. In altre parole, possono plasmarsi i nostri contenuti in base ai loro ambiti e alle loro necessità. Detto questo, al momento non prevediamo particolari evoluzioni del servizio, che è stato rifatto nell'autunno-inverno 2004: è stata modificata la logica della newsletter, la profilazione degli utenti e la personalizzazione del servizio. L'elemento davvero differenziante rispetto al passato è legato alla ricerca, che si avvale di una maschera multicriterio, con salvataggio dei criteri e restituzione dei risultati aggiornati ogni volta che viene ripetuta la ricerca. Ad oggi le pagine statiche presenti sul sito sono pochissime, quasi tutto ormai è gestito dinamicamente e, per il prossimo futuro, prevediamo semmai la sostituzione del software di gestione mantenendo comunque l'impostazione attuale: niente pacchetti preconfezionati, ma modellazione in base alle peculiarità del nostro servizio. E l'indirizzo verso il software libero è comunque tracciato. Basti vedere il sito di Aster, i cui contenuti sono sotto Creative Commons come quelli di F1rst, e che è stato realizzato su piattaforma GNU/Linux avvalendoci di PostNuke per la gestione dei contenuti e di MySql come database.

La vostra è informazione altamente specializzata eppure la rilasciate con una licenza Creative Commons. Perché? Non avrebbe potuto fruttarvi di più chiuderla e venderla?

Forse sì, ma forse no per i discorsi di cui sopra. Abbiamo degli utenti che ci commissionano lavoro di costruzione sartoriale dell'informazione tra cui quattro pubbliche amministrazioni e alcune associazioni di categoria e che pagano per un servizio così specifico. Riteniamo tuttavia che il ricorso a una licenza Creative Commons abbia il valore di un segnale: produciamo informazioni utilizzabili anche in ambito commerciale, ma che richiedono comunque pur sempre un'attribuzione. Per cui facciamo circolare l'informazione nel modo più duttile possibile e ne riceviamo un'attestazione come tributo a un'attività intellettuale che chiediamo sia rispettata. Aster è un servizio che fornisce attività utili al pubblico e la licenza ci permette di mantenere un passo con gli utenti: non ci sono problemi se gli utenti rielaborano ciò che gli forniamo, ma chiediamo come unico ritorno la citazione al contesto originario, che è quello di Aster. Probabilmente siamo una realtà differente rispetto a molte altre che adottano la nostra stessa licenza o una simile alle nostre: non rientriamo tra attività di militanza o produzione artistica che hanno imboccato lo stesso percorso per quanto riguarda il rilascio dei contenuti, ma pensiamo che le Creative Commons ci consenta di impostare e mantenere un rapporto con la nostra utenza finale. Per quanto riguarda il pericolo plagio, non lo temiamo perché attribuiamo maggiore valore al segnale che stiamo lanciando che all'effettiva tutela. E poi, come ho già avuto modo di spiegare, laddove abbiamo riscontrato casi di poca correttezza, siamo riusciti a ottenere un ritorno alla legalità dal punto di vista del diritto d'autore.

IlariaAlpi.it : Osservatorio sull'informazione
Indirizzo: http://www.ilariaalpi.it/ Licenza: il sito è in regime di Copyleft. La riproduzione dei materiali presenti in questo sito è libera e incoraggiata purché citando la fonte per esteso [nome del sito e dell'autore dell'articolo citato].

Era il 20 marzo 1994 quando a Modagiscio, capitale della Somalia, un commando assaltò il mezzo su cui viaggiavano una giornalista del Tg3, Ilaria Alpi, e il suo operatore di ripresa, Miran Hrovatin. Ne seguì una raffica di colpi d'arma da fuoco che risparmiò solo l'autista. Le prime convulse notizie che giunsero in Italia includevano le ipotesi di una rapina o di un tentativo di sequestro conclusisi drammaticamente. Del resto era la vigilia del ritiro del contingente internazionale giunto tempo prima nel paese africano per cercare di riportarlo alla stabilità politica dopo l'ascesa dei signori della guerra alla morte del dittatore Siad Barre. L'intervento dei Caschi Blu, tuttavia, non era servito a nulla se non a esacerbare gli animi dei somali anche a causa di episodi vergognosi come le violenze sulla popolazione civile accertate qualche anno dopo. E che la violenza avesse finito per ripercuotersi su operatori dell'informazione non era una tesi così bizzarra. Ma l'assassinio di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin : si sarebbe scoperto di lì a poco : era una vicenda molto più oscura di quanto inizialmente ipotizzato. Tanto che, a oltre dieci anni di distanza e malgrado recenti tentativi di confutare le poche certezze acquisite, ancora oggi mancano importanti elementi alla ricostruzione degli eventi che portarono all'agguato.

La fine dei due giornalisti italiani venne definita una "piccola Ustica" da Italo Moretti, ex direttore del telegiornale di RaiTre, per la quantità di elementi che non tornavano. E una delle iniziative con cui non dimenticarli è stata l'istituzione nel 1995 del premio giornalistico Ilaria Alpi. I primi a muoversi in questo senso sono stati i responsabili dell'associazione Comunità Aperta di Riccione per riunire nel corso del tempo la Regione Emilia Romagna, la Provincia di Rimini e il Comune di Riccione contando anche sulla collaborazione di Rai, ordine dei giornalisti dell'Emilia Romagna, Federazione nazionale della stampa, UsigRai, Rai news 24, Vita, Il Ponte, Radio Icaro, Icaro TV, Newsrimini.it. Nel 1996 è nato poi l'Osservatorio Ilaria Alpi, incentrato sulla libertà di stampa e della raccolta di materiale videogiornalistico realizzato in Italia. L'accesso all'informazione è diventato la formula attorno cui ruota l'Osservatorio perché venga preservata, da un lato, la libertà dell'informazione e, dall'altro, quella stessa informazione sia condivisa e condivisibile. Dunque dal 2001 il sito, oltre a fornire continui aggiornamenti sul caso di Ilaria Alpi, è riuscito a creare un network di realtà che comprendono, tra le altre, l'Osservatorio su Vita, Reporters sans frontières, Informazione senza frontiere, Peace Reporter, Reporter Associati, l'Osservatorio Crisi Dimenticate e Mediawatch.

In questi anni, è stato consegnato oltre un centinaio di riconoscimenti a giornalisti affermati ed esordienti. Diverse le categorie di premi (giovani, Europa, produzione, critica) che ogni anno vengono affiancate da menzioni particolari per specifici reportage che hanno saputo distinguersi. E l'assegnazione, che ha luogo generalmente in giugno a Riccione, è anche il momento in cui un fine settimana viene dedicato a dibattiti, tavole rotonde e mostre sullo stato dell'informazione in Italia e all'estero. Inoltre, oltre all'inviata del Tg3 e al suo operatore, viene costantemente prestata memoria ad altri professionisti caduti nel corso del proprio lavoro come Enzo Baldoni, Maria Grazia Cutuli, Mario Francese, Guido Puletti, Giancarlo Siani, Walter Tobagi, Carlo Casalegno, Giuseppe Fava, Beppe Alfano, Antonio Russo, Mauro De Mauro, Giovanni Amendola o Piero Gobetti.

Articoli, inchieste, approfondimenti e informazioni, alla luce di quanto detto, non avrebbe potuto dunque rispecchiarsi in un tradizionale "tutti i diritti riservati". La via del copyleft è stata la modalità di rilascio che più sembra adattarsi agli scopi per cui nasce e lavora l'Osservatorio Ilaria Alpi. E il compito di spiegare storia, scelte e futuro di questa esperienza è di Barbara Bastianelli, direttore responsabile di IlariaAlpi.it, e Michele Marziani, responsabile editoriale del sito.

Il giornalismo, per la sua stessa esistenza, si basa sullo scambio di informazioni a diversi livelli (fonte ufficiale e ufficiosa-reporter, reporter-repoter, eccetera). Tuttavia non sono molti gli esempi di pubblicazioni giornalistiche che mettono a disposizione i propri contenuti. Quando e perché il progetto nato intorno al caso di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin ha scelto la via del copyleft? Che intendete esattamente per copyleft e come lo applicate?

Risponde Michele Marziani. Il copyleft è un concetto molto diffuso nel mondo del software e permette la circolazione delle idee evitando che qualcuno le usi a scopo commerciale appropriandosene e mettendoci sopra un proprio copyright. La libera circolazione delle informazioni e delle idee aumenta il valore delle informazioni stesse. Più si parla dei problemi di cui tratta il sito Ilaria Alpi più le idee e le informazioni che vi sono contenute acquistano visibilità e importanza e quindi "valore" in senso lato. Però sono anche il frutto del nostro lavoro e quindi non ci piacerebbe che qualcuno le vedesse, le copiasse e le proponesse come proprie. Quindi tutto il materiale giornalistico contenuto nel sito è liberamente riproducibile a condizione, imprescindibile, che si dica da dove viene e chi l'ha scritto. È sciocco pensare che per proteggere il proprio lavoro sia necessario impedirne la divulgazione attraverso il copyright. Sarebbe ancora più sciocco nel caso del nostro sito per il quale divulgare notizie su Ilaria Alpi e sulla libertà d'informazione è fondamentale. È uno degli scopi per cui esistono l'associazione, il premio giornalistico e il sito.

Il caso Alpi-Hrovatin è stato definito una "piccola Ustica" e non si può che essere d'accordo se si cerca di ricostruire i fatti che portarono al duplice delitto e quelli che lo seguirono. Quando condividere le informazioni è stato concretamente d'aiuto all'inchiesta giornalistica? Da chi sono arrivate proposte di collaborazione e in che forma? Come effettuate una verifica sui contenuti che ricevete e attraverso quale impostazione decidere ciò che è pubblicabile?

Risponde Barbara Bastianelli. Il sito è nato fin dall'inizio per raccogliere e archiviare tutti gli articoli sul caso Alpi. In particolare la stretta collaborazione nata con Famiglia Cristiana, una delle poche testate che ha seguito il caso Alpi, ci ha portato a scambiarci notizie e informazioni. Un testimone importante per il caso Alpi ha infatti scritto al nostro sito per dare informazioni inedite. Abbiamo girato la mail a Luciano Scalettari di Famiglia Cristiana che ha incontrato questo importante testimone. Essere quindi fonte d'informazione per i giornalisti che si occupano del caso è per noi di grande soddisfazione. Ovviamente noi pubblichiamo sul sito articoli sul caso firmati e spesso prima di pubblicarli chiediamo il permesso agli stessi autori. Come per esempio l'ultima inchiesta uscita sull'Espresso che non era on line. Abbiamo chiesto direttamente all'autore, Riccardo Bocca, il permesso di rilanciarla sul sito. Abbiamo inoltre sempre cercato di aggregare i più importanti giornalisti che si sono occupati del caso Ilaria Alpi.

Sul sito compaiono i collegamenti a progetti sempre legati al mondo dell'informazione e del giornalismo d'inchiesta. Alcuni di essi seguono un'impostazione analoga alla vostra nel rilascio dei contenuti? Come si è arrivati a costruire questo network? E quali sono i vantaggi principali della libera diffusione dei contenuti? Un semplice scambio di articoli o i benefici vanno oltre?

MM. Come accennato nella risposta precedente i vantaggi sono quelli di ampliare il numero e la diffusione delle informazioni e quindi aumentare il loro valore nel mondo dell'informazione dove ormai c'è di tutto, di più e ancora di più. La nascita di una rete che leghi, annodi tra loro, realtà che concepiscono l'utilizzo dell'informazione allo stesso modo è uno sbocco naturale. In rete, più che altrove, che ha scopi comuni si incontra e fa rete a sua volta.

Quanti collaboratori annovera il vostro progetto? L'apertura a favore della diffusione trova o ha trovato perplessità o esplicite contrarietà da parte di chi contribuisce? Come sono state superate, attraverso quali argomentazioni? E il vostro esempio ha contribuito a spingere nella stessa direzione altri siti di informazione? Con quale frequenza arrivano nuove disponibilità a collaborare? Come avviene il processo di valutazione di un nuovo collaboratore?

BB. Al sito collaborano tutte le persone che lavorano all'organizzazione del Premio Ilaria Alpi. Inoltre chiunque voglia contribuire al weblog è ben accetto. In tutto saranno circa 20 gli autori fissi.

Aggiunge Marziani. La diffusione delle informazioni con i nomi dell'autore aumenta anche il "valore" dell'autore nel mondo dell'informazione e, di conseguenza, nel mercato dell'informazione. Quindi più facilmente potrà trovare sbocchi, anche di tipo professionale. Probabilmente con guadagni, se di questo vogliamo parlare, superiori a quelli che potrebbe ottenere tutelando il suo articolo con il copyright o "vendendolo" al sito Ilaria Alpi che, come è ovvio, non ha grandi disponibilità finanziarie. Far circolare idee e informazioni ne aumenta il valore, ma aumenta anche il valore di chi le ha prodotte, raccolte, scritte.

Che tipo di feedback ricevete dai lettori? Quanto hanno a che fare con il rilascio dei contenuti? Avete idea della portata del volano innescato a favore della diffusione del vostro materiale? Quante volte è stato ripreso e da chi? Avete mai avuto problemi con violazioni del diritto d'autore? Quanto pensate che il copyleft abbia contribuito all'eco del progetto?

BB. Ci scrivono. E in tanti. Ovviamente molti per ringraziare per tenere viva la memoria dei due giornalisti. I contenuti vengono ripresi da molti laureandi che poi ci inviano le loro tesi citandoci come fonte. In un anno abbiamo già raccolto una decina di tesi di laurea che citano il sito tra le fonti. Non abbiamo mai avuto problemi con gli autori bensì per ben due volte siamo stati "invitati" da due studi legali a togliere gli articoli dal sito. Motivo: avevamo riportato articoli di due giornali i cui autori erano stati querelati.

Dal punto di vista tecnico, come è stato realizzato il vostro sito? Anche nella scelta degli strumenti si è mantenuta l'attenzione verso l'apertura e la veicolazione dei contenuti? Quali sono stati i vantaggi delle scelte tecnologiche che avete fatto e quali invece le limitazioni?

Noi abbiamo un sito e un weblog. Entrambi sono stati sviluppati da programmi in copyleft.

Libera cultura, Libera conoscenza
Indirizzo: http://www.liberacultura.it/ Licenza: Interventi e opinioni pubblicati su questo sito sono responsabilità e copyright dei rispettivi autori, e sono coperti dalla licenza Creative Commons Attribuzione-NonCommerciale-NoOpereDerivate 2.0.

«Promuovere la libera circola delle idee e della cultura». È questo lo scopo, scandito a fianco del nome dell'iniziativa editoriale recentemente adottata da Stampa Alternativa, di Libera Cultura, progetto nato per idea del giornalista Bernardo Parrella e che raccoglie una quindicina di libri liberamente scaricabili. L'idea di fondo è tanto semplice quanto intelligente: riunire testi dedicati ad argomenti differenti tra loro individuandoli in base alle scelte di copyright effettuate dagli autori, dedicare a ciascuno una scheda in cui si presentano i relativi contenuti, indicare esplicitamente la licenza di rilascio dell'opera e inserire un link al file per lo scaricamento, generalmente un PDF, ma in alcuni casi anche formati scrivibili come quelli di testo piano e ipertestuali.

Ecco così che gli scaffali della libreria virtuale di Libera Cultura sono popolati di titoli che, in qualche modo, sono particolari, rappresentativi per ragioni storiche, artistiche, culturali o tecnologiche di un ambito. Alcuni di questi titoli sono celebri. Si pensi a Svastica di Charles Bukowski, pubblicato nel 1994 da Stampa Alternativa nella collana Millelire e attualmente fuori catalogo. Oppure, sempre nella stessa collana, Beat City Blues di Kerouac & Co o Vicolo del Tornado di William Burroughs. Ma si trovano testi le cui versioni cartacee sono tutt'altro che esaurite. È il caso dei due volumi di Software Libero. Pensiero Libero di Richard Stallman, il fondatore della Free Software Foundation, editi sempre da Stampa Alternativa, e di Cultura Libera di Lawrence Lessig (Apogeo, 2005), il giurista della Stanford Law School che nel 2001 ha dato i natali al progetto Creative Commons. E per restare in argomento si può leggere NoSCOpyright (2004), una ricostruzione curata dal NMI-Club della vicenda che, vedendo contrapposte per ragioni contrattuali due aziende, SCO e IBM, rappresenta invece un attacco al mondo del software libero. Ma, come detto più sopra, gli argomenti sono anche altri. Come Il Maratoneta di Luca Coscioni sulla libertà di terapia e di coscienza. O anche come Che cosa è la mafia di Gaetano Mosca, il sociologo che, con quest'opera, ha contribuito alla definizione della politologia contemporanea. Ilya Kuriakhin ha invece firmato Il Compagno Veltroni - Dossier sul più abile agente della CIA, lavoro che partendo dal dossier Mitrokhin e dalle azioni del Kgb in Occidente, mostra come la controparte spionistica atlantica, la Cia, abbia lavorato per infiltrare propri uomini nei partiti della sinistra italiana.

Le opere pubblicate su Libera Cultura, i cui ipertesti sono rilasciati con licenza Creative Commons Attribuzione-Non Commerciale-Non Opere Derivate 2.0, non sono ancora molte, ma : in attesa di progetti futuri che porteranno a una rivoluzione del sito e del suo catalogo : rappresenta già uno spaccato da tenere presente di come l'attività editoriale elettronica possa essere complementare a quella cartacea. E lo può essere andando a recuperare testi non più stampati perché il loro ciclo librario esaurito ma che, nonostante questo, non meritano l'oblio spesso imposto dai contratti di edizione. Oppure dando risalto a opere che in rete ci sono già, ma che non trovano ancora un punto di aggregazione e il loro reperimento diventa complesso e, talvolta, casuale.

Bernardo Parrella, che vive negli Stati Uniti da una quindicina d'anni e che dunque gode di un osservatorio a volte diverso circa le dinamiche culturali in rete, racconta l'origine e l'evoluzione del suo progetto al quale, per il momento, lavora da solo.

Quali sono le mosse che portano alla nascita di Libera Cultura? E quali i percorsi che ancor prima hanno avvicinato il team che cura il sito alle tematiche legate alla libertà di circolazione della conoscenza?

Un primo tassello importante è stata l'uscita italiana del libro "Cultura Libera" di Lessig, la primavera 2005, e ancor meglio le attese di parecchia gente al riguardo. Anticipando stralci della traduzione e discutendo su quei temi, è presto nata l'idea di creare qualcosa di concreto per dare corpo a quei contenuti anche in Italia. Più che di un sito dove poter "scaricare a sbafo" dei libri, si trattava di elaborare in qualche modo le dinamiche legate alla libera circolazione delle idee, e tirare questo aspetto. Prima di tutto, c'è stata la spinta di persone coinvolte da tempo nelle attività editoriali di Stampa Alternativa, centrate sulla massima diffusione di materiali di base e presso cui erano già usciti dei volumi sul software libero e Linux. Poi sono arrivati gli stimoli di altri soggetti, dell'Associazione Luca Coscioni, ad esempio, per la libertà di conoscenza e di ricerca, e di alcuni attivisti-programmatori coinvolti in progetti di software libero e open source. Fondamentale anche l'intreccio con la nascente sezione italiana di Creative Commons, con la cui comunità ci sono stati e continuano ad esserci proficui scambi. Il tutto ha generato uno spazio dal taglio misto, a metà tra il giornalistico e il militante, sotto il cappello comune e condiviso della promozione delle idee.

Come avviene la pubblicazione di un testo? Sono gli utenti che vi propongono un'opera? In che modo e attraverso quali criteri avviene la valutazione?

Ricerche online, segnalazioni di amici, proposte di utenti: sono i molteplici canali tramite cui arriviamo all'individuazione di un testo, che poi viene valutato innanzitutto sulla base della licenza di distribuzione : privilegiando ovviamente quelle "libere", appunto, meglio ancora se Creative Commons. Attualmente l'altro criterio preferenziale, ma non vincolante, riguarda tematiche relativa a Internet, tecnologia o software libero : pur se nel prossimo futuro contiamo di ampliare ulteriormente i soggetti dei testi prescelti puntando alla creazione di una sorta di memoria storica, sulla scia di alcuni titoli già presenti, vecchi "Millelire" di Stampa Alternativa ormai fuori catalogo.

Quali sono i progetti per l'evoluzione del sito? Avete già o siete intenzionati a allacciare partnership con altre realtà analoghe alla vostra?

Proprio a partire dalla ulteriore riproposizione dei vecchi "Millelire", prevediamo di ampliare e rilanciare il sito con un "catalogo" più ampio e diversificato, inserendo testi di varia provenienza purché rilasciati sempre sotto licenze "libere" e intensificando al contempo l'inserimento di notizie sulla libertà di cultura nel mondo. In tal senso stiamo avendo contatti con vari soggetti, tra cui Liber Liber, Radio Radicale, l'Arci e altri, per condividere questo sito con materiali e interventi specifici ma sempre finalizzati alle medesime tematiche, pur se poi ogni realtà continuerà a coltivarsi i propri spazi. L'idea è creare un'area comune in cui soggetti diversi tra loro possano riconoscersi e contribuire alla libera circolazione delle idee, rispettando l'autonomia reciproca.

Da parte degli utenti arrivano feedback? Se sì, di che genere? È possibile avere qualche numero relativo alle statistiche del sito (quantità di libri scaricati, i titoli più ricercati, le categorie più visitate)?

Finora arriva qualche messaggio di apprezzamento e richieste di ampliamento dei libri scaricabili, ma non molto di più. Tutto considerato, i dati generali sono incoraggiati: le visite complessive sono state circa 90 mila da quando siamo partiti, nel febbraio 2005, con medie giornaliere sui trecento utenti unici e punte massime a giugno (13.825 visite e 106.286 hit). Parecchi utenti arrivano da siti diversi, in primis direttamente da vari motori di ricerca. Rispetto ai libri scaricati, i conteggi approssimati danno al primo posto (non casualmente) "Libera Cultura" di Lawrence Lessig: 3.828 download, tra formato testo e HTML, da maggio a novembre; seguono "Il Maratoneta" (2.408), Software Libero 1" (2.118), "Software Libero 2" (1.428) e "NoSCOpyright" (1.102).

Dal punto di vista tecnico, come siete organizzati? Che strumenti di web publishing utilizzate e il software libero quanto è importante nell'individuazione dei mezzi telematici?

Per ora abbiamo privilegiato la massima semplicità operativa, per cui usiamo un tipico blog (WordPress), con annessa possibilità di fare l'upload dei testi. Dal punto di vista tecnico, il sito viene ospitato sul server di Stampa Alternativa dopo essere "vissuto" nei suoi primi mesi di vita su un server virtuale installato con sistema operativo Gnu/Linux, dabatase MySql e moduli Php. La macchina precedente era gestita da Carlo Beccaria, che già ospita altre attività telematiche come Annozero.org dedicate sempre a tematiche come il software libero e la cultura informatica. Ora invece gli strumenti sono analoghi, è solo cambiata l'ubicazione. In futuro, con la prevista espansione del progetto, occorrerà gioco forza rifinire gli strumenti tecnici e sicuramente il software libero avrà una sua predominanza.

PoliticaOnline.it : Blog sulle culture politiche digitali
Indirizzo: http://www.politicaonline.it/ Licenza: Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.0

«La cultura politica odierna è affetta da un virus malevolo: mancanza di dibattito e partecipazione. Il processo democratico si è (meglio: è stato) sostanzialmente ridotto a dare deleghe in bianco, a tapparsi il naso nell'urna elettorale o ancor peggio a far finta di nulla. In maniera indipendente da strutture o entità di qualsiasi tipo, questo spazio vuole sfruttare l'interazione del blog per avviare un esperimento di comunicazione a più voci. Una sorta di finestra aperta sulle potenzialità odierne insite nella riappropriazione del discorso culturale politico, dentro e fuori Internet : onde impedire l'ulteriore propagazione di un virus che ci ha già strappato buona parte del processo democratico». Per presentare PoliticaOnline.it, lo strumento più utile è riprendere il testo riportato sulla colonna di destra del sito. Partecipazione, dibattito, analisi delle dinamiche attuali sono dunque tra gli scopi del gruppo che, nato all'interno dell'università di Napoli, raccoglie oggi come membri permanenti Bernardo Parrella, Rosanna De Rosa, Annalisa Buffardi, Andrea Alicandro, Tommaso Ederoclite e Claudio Simeone, oltre a poter contare su una dozzina di collaboratori fissi.

Dal febbraio 2004, periodo in cui il progetto è partito, sono stati pubblicati più di duecento articoli e interventi, sette sono le sezioni all'interno delle quali sono archiviati e, oltre a "Osservatorio", "Epistemologia della Rete" e a "Culture Digitali", sono stati creati ambiti di interazione interessanti come il laboratorio di scrittura in cui si discute di politologia, pluralismo dell'informazione, monopoli dei media o ancora libertà di informazione e strumenti elettronici al suo servizio senza tralasciare populismo della comunicazione politica esercitata da alcune formazioni parlamentari e mancanza di reali spazi di confronto.

Al contrario di iniziative orientate verso argomenti analoghi, un peccato che non commette PoliticaOnline.it è quello di essere autoreferenziale. Oltre a una propria produzione editoriale, infatti, è ricco il panorama di risorse esterne messe a disposizione del navigatore. Tra questi osservatori internazionali, collegamenti a blog personali di autorevoli giornalisti e intellettuali, contenitori telematici dedicati alla cultura in rete e risorse scientifiche nella comunicazione politica. E lo spazio dedicato a forum nella sezione "Discutiamone" permette agli utenti di poter interagire tra loro e con gli autori anche al di fuori del sistema di commento agli articoli pubblicati. Terrorismo, linea legalitaria dell'amministrazione comunale di Bologna, posizioni espresse dal Vaticano e approccio dei talk show alla politica sono solo alcuni degli argomenti affrontati più recentemente.

A rispondere all'intervista che segue sono due degli artefici del progetto, Rosanna De Rosa, sociologa specializzata nei processi innovativi e autrice di articoli e saggi come "Fare politica in Internet" (Apogeo, 2000), e Bernardo Parrella, il giornalista già incontrato in queste pagine perché creatore di Libera Cultura. Attraverso le loro parole, dunque, si ricostruisce un progetto che è anche uno degli esempi in lingua italiana più vivaci nell'ambito della comunicazione politica perché «a diversi anni dall'affermazione del digitale, si rende ormai necessaria una riflessione scientifica sulle culture politiche del ciberspazio. Una riflessione che tenga conto delle concrete esperienze di allargamento della sfera pubblica oltre che degli aspetti ideologici della partecipazione politica in rete anche nelle forme non convenzionali. Un tema dunque dai confini incerti con ampie zone di sovrapposizione fra reale e virtuale».

Come viene concepito il progetto che porta a Politicaonline.it? Qual è il tipo di politica a cui si vuole dare risalto e quali sono le linee guida, se esistono, a cui si attengono i collaboratori del sito?

PoliticaOnline.it nasce a inizio 2004 come estensione, da un parte, delle voci e attività legate al corso di laurea in culture digitali e della comunicazione della facoltà di sociologia dell'Università Federico II di Napoli e in particolare alla cattedra di comunicazione politica, nell'ambito del rapporto tra politica e new media in particolare, e dall'altra come esigenza generale di ampliare all'ambito giornalistico e internazionale delle dinamiche in atto rispetto ai nuovi tentativi partecipativi di intendere e vivere la cultura politica nel senso più ampio. Due aspetti (canalizzati, rispettivamente, da Rosanna De Rosa e Bernardo Parrella) che convergono nell'obiettivo complessivo dell'iniziativa, quello di fare cultura "sul mondo della cultura e della politica digitale", oggetto troppo spesso di riflessione estemporanea e di eccessiva retorica. Con serietà e pragmatismo, per sfuggire alla chimera della velocità che sta stritolando e comprimendo la capacità di pensiero. E tenendo i piedi per terra, con segnalazioni a tutto campo e dialoghi aperti negli spazi commenti/forum, sulle potenzialità dello scenario "glocale" sulla scia delle nuove tecnologie di cooperazione. In tal senso, le linee guida generali di chi collabora riflettono le differenze anche vaste di veduta sul complesso panorama cultural-politico attivato dalle nuove tecnologie, mantenendo tuttavia il rigore informativo e suggerendo riflessioni non scontate o almeno provandoci.

Attraverso quali riflessioni siete arrivati a decidere che la licenza Creative Commons Attribuzione : Non commerciale : Non opere derivate 2.0 era la soluzione più adatta per i vostri contenuti?

Ci è parsa immediatamente la soluzione migliore, sia per garantire la massima circolazione dei materiali sia per affermare il principio di trasparenza e partecipazione che dovrebbe essere alla base della cultura politica odierna. E un po' tutti i collaboratori erano già attivi su queste tematiche connesse alla libera diffusione della conoscenza.

La vostra politica di rilascio dei contenuti come viene percepita da chi si avvicina al sito per proporre una collaborazione? C'è già sensibilità verso questo genere di impostazione? Da parte degli utenti invece vengono formulate considerazioni al riguardo?

Certamente l'apertura dei contenuti attira proposte sulla stessa linea e persone che la pensano analogamente, non ci sono stati problemi con questo tipo di licenza per i nuovi collaboratori. Anche i commenti pubblici : e il feedback degli utenti : rivelano piena sensibilità (e accordo) su tale scelta. Anzi, in tal senso, continuiamo regolarmente a scambiare articoli con altri siti di "amici" e/o di testate internazionali, proprio sulla base delle licenze Creative Commons.

Sul vostro sito compaiono i siti amici e poi dedicate un box al blog-rolling. Siete legati a circuiti di pubblicazioni elettroniche analoghe alla vostra? Che interazioni esiste con attività editoriali esterne alla vostra? È mai accaduto che vedeste plagiati o utilizzati in altre modalità non corrette i vostri contenuti?

Appunto, spesso gli articoli del sito vengono liberamente riutilizzati o scambiati e finora non ci risultano utilizzi al di fuori delle modalità della licenza Creative Commons prescelta. Abbiamo rapporti continui con i vari siti segnalati, anche non italiani, i quali non di rado ci segnalano direttamente loro interventi interessanti che poi decidiamo o meno di riprendere su Politicaonline.it

In merito invece all'aspetto tecnico, il software libero è per voi una strada privilegiata? Che tipo di strumenti utilizzate?

Grazie all'attività volontaria di un webmaster-programmatore specializzato in software libero, ci orientiamo decisamente su questa strada ogni volta che è possibile. Sulla tipica piattaforma WordPress girano infatti diversi moduli "aperti" e sicuramente proseguiremo in tale direzione.

Vita : Non profit online
Indirizzo: http://www.vita.it/it Licenza: In taluni casi esplicitamente descritti e solo ed esclusivamente in questi casi e solo ed esclusivamente per il contenuto o materiale della pagina in senso restrittivo, si è ricorso al copyleft, per il quale non è obbligatoria (ma è gradita) alcuna comunicazione. In questo caso la copia e la distribuzione del suddetto materiale è da considerarsi libera, salvo il fatto - come specificato dalla nota del copyleft stesso - che deve obbligatoriamente essere seguita dalla clausola copyleft su ogni tipo di riproduzione e/o diffusione.

«Un'informazione indipendente e aggiornata sul Terzo settore». Sono le parole di Riccardo Bonacina, direttore editoriale di Vita, che aprono la presentazione di un network di realtà che, partendo da una rivista nata nel 1994 per iniziativa di ex giornalisti Rai, oggi si configura come un punto di riferimento per il non-profit. Un network, si diceva, che con gli anni si è andato nutrendo di iniziative fino a comporre un mosaico complesso. Innanzitutto il settimanale, a oggi ancora l'unica pubblicazione periodica che, oltre a comprendere articoli dedicati all'attualità, approfondimenti e guide ragionate, contempla inserti mensili come E&F, sulla finanza e sull'economia socialmente responsabile, ed Ecomondo, tagliato sulle questioni ambientali ed energetiche. Su RaiUtile32, inoltre, va in onda ogni giorno tra le 9 e le 11 del mattino una rubrica incentrata sulle realtà solidali che operano in Italia mentre il ClubVita è un laboratorio all'interno del quale si articolano dibattiti e confronti sullo sviluppo sociale, economico e civile. Si aggiungono poi Vita Consulting, nata nel 1996 per avvicinare associazioni non-profit e imprese, Vita Altra Idea, cooperativa per la produzione di contenuti, e Giano Comunicazione, ultima nata : è stata fondata nel 2005 : per la consulenza e la formazione nell'ambito della comunicazione sempre a carattere sociale. E naturalmente Vita.it, non profit online, portale sul non-profit italiano che annovera più di 70 mila iscritti alle sue newsletter, due milioni di pagine web visitate ogni mese e accessi unici quotidiani che si aggirano intorno ai due milioni.

Una sorta di impero, insomma, che partendo dalle istanze civili, ha deciso di vivere e lavorare aggregando informazione e informazioni di chi, spesso, fa fatica a ritagliarsi uno spazio altrove. A oggi si può dire che la scommessa dei primi Anni Novanta è vinta, vista la solidità e la prolificità del gruppo. Il foglio informativo con cui il gruppo di giornalisti che partì con Vita girava per raccogliere fondi si apriva con una serie di domande. «Può un giornale nascere non per l'iniziativa di gruppi forti in cerca di consenso e di voti? Può oggi uno strumento di comunicazione, uno spazio informativo e di dibattito nascere dal basso, da un'esigenza diffusa nella società civile?». Nel 2000 fu possibile avere la risposta, forte e incontrovertibile, ed era affermativa. Il settimanale, che al debutto contava duemila lettori, è cresciuto fino ai 25 mila di oggi e l'azionariato attualmente è costituito da un pool di realtà del terzo settore. In anni di storia, sono state numerose le battaglie che la rivista e le realtà a essa collegata hanno combattuto. Modifica della legge sulle adozioni, sostegno alle popolazioni alluvionate del Settentrione durante gli Anni Novanta, riproduzione assistita, campagne anti-censura, riforma fiscale per il non-profit, indagini tra la popolazione delle carceri italiane, monitoraggio dei percorsi delle nuove forme di schiavitù, centri di permanenza temporanea per immigrati clandestini e accoglienza. Queste sono solo alcune delle cause che il gruppo e i suoi giornalisti hanno portato avanti.

Fino all'incontro con nuove forme di copyright. Prima attraverso l'avvicinamento al software libero e ai principi perorati da Richard Stallman della Free Software Foundation. Che, per quanto possano essere articolati su realtà differenti, comprese quelle che fanno business spinto, fin troppo bene si adattano a chi, invece, lavora in ambiti che con i profitti aziendali non hanno poi tanto a che fare. E di lì è partita una nuova strada, per certi versi appena iniziata, ancora lunga, battuta tra la voglia di innovare rispetto al "tutti i diritti riservati" e il rispetto per la presa di coscienza degli autori, non tutti ancora preparati al passaggio. Ma, premesso questo, la meta della condivisione delle informazioni, tra rispetto di autori e utenti, appare anche in questo caso un aspetto dei tanti che caratterizzano Vita da cui, in futuro, sempre meno potrà prescindere.

A spiegare questo passaggio e le sue implicazioni è Riccardo Bagnato, direttore responsabile del sito Vita.it.

Vita è una rivista che ormai si è ritagliata un proprio ruolo e una propria posizione all'interno del panorama editoriale italiano. Qual è la sua storia e quali le tappe principali di questa storia? Quanti sono i lettori dell'edizione cartacea e quanti invece quelli della versione elettronica? Quanti sono gli iscritti alla newsletter?

Vita va in edicola per la prima volta il 27 ottobre 1994. L'idea nasce da Riccardo Bonacina, allora giornalista Rai, assieme a un gruppo di giornalisti della stessa redazione. Durante le trasmissioni de "Il coraggio di vivere" (Rai 2) ci si rende conto che qualcosa sta nascendo: è il Terzo settore. Sin dal primo giorno, Vita nasce accompagnata da un Comitato editoriale in cui oggi siedono 50 fra le più importanti associazioni non-profit italiane (http://www.vita.it/inlineaconvita/ce.php). Compie un vero e proprio lavoro di lobbying, anche grazie al quale il non-profit italiano cresce e acquisisce un proprio quadro legislativo: non ultima la nuova legge sulle donazioni, la famosa + DAI - VERSI (http://web.vita.it/ap/dedux.htm). Il Gruppo Vita consta di una società editoriale Spa (Vita Spa), una cooperativa sociale (Vita Consulting Scarl), una Srl (Giano Comunicazione) e una Fondazione. Nel 2001 la società editoriale ha aumentato la sua gamma di prodotti editoriali promuovendo il portale del non profit Vita.it.

Per una parte dei vostri contenuti, avete optato per il copyleft attraverso la nota "Verbatim copying" e la licenza GNU/FDL. Quando avete iniziato a prendere in considerazione questa opzione? E attraverso quali dibattiti interni siete arrivati a individuare questo genere di strumenti per rilasciare alcuni articoli? Da parte della redazione ci sono state resistenze oppure questo orientamento è stato accolto senza registrare opposizioni?

Abbiamo adottato la licenza open in diverse occasioni: quando abbiamo collaborato per nostra iniziativa con altri siti d'informazione e rilasciato l'informazione che grazie a questa collaborazione veniva prodotta (http://www.vita.it/sotto/index.php3?SOTTOCATID=390); quando abbiamo raccolto interviste e/o testimonianze del mondo free software come nel caso dell'intervista a Stefano Maffulli (Free Software Foundation Europe : Sezione Italia); in alcuni casi per promuovere determinati argomenti, quasi sempre legati al mondo del free software, ma non solo. Sin dalla nascita del portale Vita.it abbiamo promosso una maggiore informazione di quello che viene chiamato mondo open source. Abbiamo infatti riscontrato una profonda affinità tra il non-profit e il mondo open source, laddove in entrambi i casi il profitto non è la priorità, ma non solo: lo spirito collaborativo, l'idea del bene pubblico, la capacità di innovazione, lo spirito antimonopolistico sono tratti comuni fra il non-profit e il movimento open source. In quest'ottica non ci sono state particolari resistenze da parte della redazione, al contrario, un'adesione. Va sottolineato che in percentuale il numero di informazioni rilasciate sotto licenza open sono però nettamente minoritarie: indicativamente il 5 per cento.

Avete informazioni in merito alla ripresa di vostri articoli rilasciati liberamente altrove? Da ciò che sapete, vengono rispettati i termini della licenza o avete riscontrato violazioni? In questo caso che provvedimenti pensate di adottare? Inoltre dopo questo passo verso il copyleft, sono state instaurate collaborazioni con altre realtà (associazioni, gruppi per le libertà digitali, altre testate giornalistiche) che si muovono in ambiti analoghi ai vostri?

In alcuni casi gli articoli rilasciati con licenza open sono stati riutilizzati, sempre in modo corretto. Nel caso di una ripresa scorretta dei nostri contenuti, abbiamo mandato una email chiedendo di rimuovere o specificare. Cosa che è sempre avvenuta senza ulteriori procedimenti. La spiegazione della nostra rights policy è specificata nel disclaimer online, dove è presente anche una spiegazione sul copyleft: http://www.vita.it/home/disclaimer.htm.

Per il futuro della rivista, quali sono le vostre idee in termini di diritto d'autore? Procedere sul doppio binario a seconda del tipo di contenuto pubblicato oppure pensate che il copyleft possa trasformarsi in uno strumento di maggiore utilizzo? Se ne esistono, quali sono i principali timori verso una più ampia estensione nella possibilità di riutilizzo dei vostri contenuti?

Credo che i timori siano quelli di vedersi clonare i propri contenuti dall'oggi al domani. Anche se questa mi pare un'ipotesi irragionevole e comunque controproducente per chi la facesse. Più verosimile il problema è quello della vendita di contenuti. Non tanto da un punto di vista legale, ma di fatto, una licenza open richiede una cultura e un'abitudine che in alcuni casi si trasforma in turbativa, nel momento in cui si intendono vendere contenuti. Altra perplessità: per la mole di contenuti presenti online, altri potrebbero confezionare prodotti di studio e/o servizio per il non profit come libri, guide o quant'altro. Diritto di cui intendiamo avvalerci noi soltanto. Per il futuro si tratta di fare prima di tutto informazione: abbiamo ad esempio seguito in prima persona la campagna contro i brevetti nella legislazione europea e sosteniamo come linea editoriale la possibilità di una riforma del diritto d'autore così come concepito. Lo riteniamo una rendita di posizione che in molti casi frena l'innovazione e concentra i capitali da investire in poche mani, favorendo monopoli.

Dal punto di vista tecnico, il vostro sito come è stato realizzato e come viene gestito? Utilizzate software libero per il sistema di gestione dei contenuti oppure per altri strumenti come database o server web?

Il portale di VITA utilizza esclusivamente software libero: server web Apache, sistema operativo GNU/Linux Debian, linguaggio PHP e database MySql.

Aniarti.it : Associazione Nazionale Infermieri di Area Critica
Indirizzo: http://www.aniarti.it/ Licenza: Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.0 Italia

Se non fosse per trasmissioni come Pronto Soccorso H24 prodotta dalla Rai in collaborazione con la Fox International Channels Italia, il lavoro di una determinata categoria di professionisti sarebbe conosciuta solo attraverso la lente dell'emergenza vissuta personalmente o tramite la focale della fiction di ER. Eppure gli infermieri di area critica : quelli che operano al pronto soccorso, sulle ambulanza del 118, nei reparti di rianimazione e nei centri intensivi ospedalieri o extraospedalieri che trattando pazienti le cui condizioni sono caratterizzate da una grave instabilità vitale : sono ben più di uno sceneggiato. E i loro compiti vanno al di là delle prestazioni sanitarie che ogni giorno sono chiamati a erogare ai loro pazienti.

Aniarti, acronimo di Associazione Nazionale Infermieri di Anestesia, Rianimazione e Terapia Intensiva che successivamente prende il nome di Associazione Nazionale Infermieri di Area Critica, nasce oltre un quarto di secolo fa per recepire inizialmente le teorie paramediche che in Italia ancora non erano state recepite efficacemente e per intensificare un'opera di aggiornamento permanente che subentrasse a una preparazione professionale circoscritta unicamente agli anni di corso. A dare vita all'associazione sono all'inizio centocinquanta infermieri provenienti da quasi tutte le regioni italiane e per loro è fondamentale il discorso legato ai corsi di specializzazione che, se negli Anni Settanta erano stati timidamente avviati, erano poi caduti sotto un decreto del 1979 che non riconosceva la figura dell'infermiere specializzato.

Sostegno allo scopo fondamentale di Aniarti, l'aggiornamento, trova sostegno tra le organizzazioni dei medici anestesisti che, per primi, sentono l'esigenza di lavorare con operatori tecnicamente più preparati. Al congresso del 1982 i soci sono cresciuti già di una cinquantina di unità e si vanno definendo obiettivi e attività coordinate, oltre a partecipare al primo congresso internazionale di Londra. Nel corso degli anni successivi gli aderenti continuano a crescere, ci si specializza sull'intervento propriamente infermieristico. Le tematiche di anestesia, rianimazione e terapia intensiva si rivelano troppo limitate e subentra il concetto di nursing, cioè l'assistenza ai pazienti, alle famiglie e al loro contesto nello stabilizzare le condizioni del malato fino alla ripresa. Da qui il lavoro di Aniarti inizia ad articolarsi, a differenziarsi, si organizzano gruppi che portano avanti argomenti specifici e si stendono ponti verso le organizzazioni di cittadini, in primis il Tribunale del Malato.

Nel giro di pochi anni, i partecipanti ai congressi crescono fino a sfiorare il migliaio e la massiccia adesione diventa un nuovo nodo da gestire. L'infermiere si configura sempre di più come un operatore che deve attendere al management nell'area intensiva e iniziano le collaborazioni con le strutture universitarie a partire dalla Bocconi di Milano, prendono il via le pubblicazioni della rivista "Scenario", organo ufficiale dell'associazione e nel 1999 viene fondata la European Federation of Critical Care Nursing Associations (Efccn) di cui Aniarti è una delle realtà promotrici.

Oggi l'associazione riunisce operatori in tutta Italia e buona parte del suo lavoro viene destinato all'organizzazione di congressi nazionali e regionali e alla produzione e raccolta di documentazione che valgono crediti ECM (Educazione Continua in Medicina) a chi usufruisce delle attività di aggiornamento di Aniarti. Inoltre altro obiettivo perseguito nel tempo e oggi ormai consolidato è stato quello di creare una comunità di infermieri di area critica in modo che possano interagire a diversi livelli e mantenere dunque una rete di utenti che, anche tramite rapporti interpersonali, possa estendere il lavoro di documentazione che l'associazione si prefigge. Il passaggio verso la possibilità di diffondere il materiale prodotto, per quanto specialistico, appare come naturale nella storia del gruppo. Sensibile da lungo tempo alle possibilità offerte dal software libero nella gestione del proprio sito e della propria base dati, recentemente Aniarti ha avviato un dibattito nazionale ed europeo con l'obiettivo di "liberare" la propria documentazione. Un dibattito che ha compreso i contenuti elettronici e quelli cartacei, che ha approfondito le perplessità di chi temeva un uso improprio dei documenti e che, pur volendo preservare la qualità scientifica del lavoro di documentazione, si è risolto infine con l'adozione di una licenza Creative Commons. È Andrea Mezzettti, webmaster del sito Aniarti.it ed esponente molto attivo dell'associazione, a descrivere la storia e il percorso intrapreso dal gruppo in questa direzione.

Come nasce l'associazione Aniarti e qual è stato il passaggio che vi ha portato dalla carta al web? Che tipo di informazione fornite e quanti utenti stimate di avere che attingono ai vostri contenuti?

L'associazione nasce nel 1981 e presto trova successo nella comunità infermieristica italiana ed in seguito in quella europea. Fin da subito l'associazione ha sentito la necessità di far "rete" con gli associati e gli infermieri in generale per questo si è dotata di una rivista cartacea e di indirizzari sempre più "informatizzati". Nel 1997 si inizia l'esperienza del primo sito internet proprio nell'idea di pubblicare alcuni contenuti relativi alle tematiche di infermieristica in area critica e diffondere la conoscenza dell'associazione. I primi feedback che si ottengono sono tiepidi, ma man mano che anche l'associazione inizia a pubblicare con costanza alcune notizie e contenuti, i colleghi iniziano a rispondere. Si decide per una prima revisione del sito e con l'implementazione anche di un forum. Si passa alla versione ultima del 2005 con un sito dinamico e con una parte di community. Dal 1998 si iniziano a pubblicare gli atti dei nostri congressi anche online e si ottengono subito positivi riscontri, dal 2001 si pubblicano anche i contenuti audio del congresso con una breve differita e si archiviano sul server. Soprattutto quest'ultimo aspetto ha fatto porre attenzione alla pubblicazione dei contenuti all'intera associazione ed ai nostri relatori. L'effetto "audio" ha scatenato una sorta di "ripensamento" alla pubblicazione in termini non negativi, ma di riflessione. Fino ad adesso vigeva la pubblicazione sotto un generico copyright in prima pagina, si sceglie, ora, di passare ad una codifica permissiva e regolamentata dell'accesso ai contenuti attraverso una licenza: la Creative Commons. Da circa due anni abbiamo implementato un servizio di statistiche sul server che mostra dati in crescita. Mediamente abbiamo circa 650 visite al giorno (utenti che visitano il sito per almeno 20 minuti) con una provenienza diretta sul sito non superiore al 30 per cento, mentre le altre visite giungono attraverso motori di ricerca. Abbiamo un consumo medio di circa 6 gigabyte di traffico al mese, con una occupazione di spazio sul server di oltre 500 megabyte.

Quando è iniziato l'ulteriore percorso che vi ha portato a prendere in considerazione nuove modalità di rilascio dei contenuti? Come si è articolato il dibattito interno all'associazione?

Come esponevo sopra il dibattito inizia a farsi sentire nel 2001 con l'introduzione della pubblicazione dell'audio. Questo non in quanto l'audio di per sé avesse problematiche diverse, ma probabilmente perché in quanto elemento innovativo nella pubblicazione induceva a una riflessione. Nel corso di questi anni non ci sono state però problematiche di sorta, ma piuttosto una soddisfazione per il continuo accrescere dell'archivio documentale. Ci sono stati momenti di discussione circa la pubblicazione "on"-line della nostra rivista, ma a tutt'oggi l'ostacolo alla pubblicazione riguarda aspetti tecnico-organizzativi interni e tipografici mentre risulta superata la fase di convinzione della possibilità di offrire fruizione ai contenuti. Ci siamo resi conto che in generale il panorama delle principali riviste scientifiche mondiali offre accesso ai loro archivi. Per noi nasce oggi invece la duplice esigenza di dare certificazione ai contenuti che pubblichiamo (che ricordo esser sempre validati dall'associazione) e al tempo stesso di indicare con chiarezza l'utenza alla quale sono rivolti. Visti i particolari argomenti trattati, si vuol esplicitare che questi sono indirizzati a professionisti del settore e non a una utenza generica o addirittura con coinvolgimento diretto come i familiari di pazienti ricoverati in condizioni critiche. Per noi diviene un aspetto etico fondamentale e al tempo stesso sentiamo l'esigenza di non chiudere il sito ai soli soci.

Qual è il rapporto che Aniarti ha costruito nel tempo con altre realtà analoghe o complementari alla vostra? Da questi ambiti, che tipo di reazione avete registrato sul cambio di politica di rilascio dei contenuti?

Aniarti per adesso ha sempre cercato di mantenersi sull'idea di un sito importante, ricco di contenuti, ma dedicato a uno specifico settore, ponendo estrema cautela nella scelta dei materiali da pubblicare e soprattutto inserendo solo materiale proveniente dalla stessa associazione e con validazione da parte di questa. Si notano purtroppo nel nostro panorama professionale diversi siti che collezionano link o addirittura testi senza nessuna indicazione di fonte o bontà di questa. Nel mondo scientifico i testi e i documenti hanno bisogno di avere riconoscimento della validità di quanto espresso e non solo esser disponibili al "download". Un interessante sbocco si sta aprendo invece a livello europeo. Il recente congresso della federazione europea delle associazioni infermieristiche di area critica33 tenutosi ad Amsterdam ha candidato l'Italia e quindi Aniarti per il prossimo congresso nel 2008. In questa prospettiva i rapporti con i colleghi si sono intensificati e stiamo studiando alcuni metodi di collaborazione più stretta con i Feed RSS, siti collaborativi e altre forme. Durante questi contatti anche altre associazioni europee hanno espresso il loro favore alla licenza Creative Commons e pensano di adottarla. Pubblicheremo nei prossimi anni anche contributi in lingue diverse dall'italiano e sarà utile una licenza internazionalmente accettata per la pubblicazioni di questi materiali.

Oltre al web e alla rivista Scenario, quali attività vi portano a produrre documentazione? Tra addetti ai lavori che partecipano ai vostri congressi, pensate di trovare diffidenza o apertura verso il cambio di rotta intrapreso?

Oltre al web ed alla rivista la principale pubblicazione è quella degli atti. Fino ad adesso li abbiamo sempre pubblicati (oltre che sul web appunto) in forma cartacea e una volta su cd-rom. I prossimi passi li prevediamo ancora sul doppio binario (carta e cd) ma con la modifica di pubblicare su cd-rom in formati aperti, multipiattaforma e con specifica della licenza

Dal punto di vista degli strumenti tecnici, siete orientati anche verso il software libero? La licenza dei programmi che utilizzate per informare via web quanto è importante nella scelta di uno strumento piuttosto di un altro?

Nel rifacimento del sito web e nella scelta dell'hosting è stato privilegiato l'uso di licenze e software libero. Infatti abbiamo un sito prodotto da un'azienda che lo ha reso con licenza GPL e usiamo un hosting GNU/Linux. Stiamo anche testando alcuni applicativi in linguaggio PHP per sistemi e-learning e per groupware e stiamo provando materiale con licenze e codice libero. Il più possibile cerchiamo di usare questa politica anche se vediamo che la maggior parte dell'utenza web proviene da piattaforma Microsoft Windows e utilizza il browser Internet Explorer. Usiamo il formato .wma (Windows Media Audio) per l'audio che seppur non aperto è molto diffuso e oltre a garantirci l'ottimo livello di compressione, può esser prodotto con software proprietario, ma gratuito. Complessivamente lo sforzo che facciamo è in direzione del software libero anche se siamo consapevoli di non esser al 100 per cento. La direzione è intrapresa e con convinzione la perseguiamo migliorando pian piano.

Continua >>>>