Durante la II guerra mondiale, gli studiosi del Dipartimento
di Stato e del Consiglio per i Rapporti con l'Estero progettarono il mondo
del dopoguerra nei termini di ciò che essi chiamavano la "Grande
Area", la quale doveva essere subordinata alle necessità dell'economia
americana. [5]
La Grande Area avrebbe dovuto comprendere l'emisfero occidentale, l'Europa
Occidentale, l'Estremo Oriente, l'ex impero britannico (in fase di smantellamento),
le straordinarie risorse energetiche del Medioriente (che in quel periodo,
ormai estromesse le rivali Francia e Gran Bretagna, stavano passando in
mano agli americani), il resto del Terzo Mondo e, se possibile, l'intero
pianeta. Questi piani furono messi in pratica ogni qualvolta che se presentava
l'opportunità.
A ciascuna parte del nuovo ordine mondiale fu assegnata una funzione specifica.
I paesi industrializzati avrebbero dovuto essere guidati dalle "grandi
officine", Giappone e Germania, che avevano dimostrato la loro superiorità
durante la guerra (e che ora avrebbero lavorato sotto la supervisione degli
Stati Uniti).
Il Terzo Mondo doveva "adempiere alla sua funzione principale
come fonte di materie prime e mercato" per le società industrializzate
capitaliste, come spiega un memorandum del Dipartimento di Stato del 1949.
Esso doveva essere "sfruttato" (nelle parole di Kennan) per la
ricostruzione dell'Europa e del Giappone. (Si fa qui riferimento al Sudest
Asiatico e all'Africa, ma il discorso è valido anche in generale.)
Kennan suggerisce persino che l'Europa potrebbe trarre un beneficio psicologico
dal progetto di "sfruttare" l'Africa. Naturalmente, nessuno suggerì
mai che l'Africa avrebbe potuto sfruttare l'Europa per la proprio ricostruzione,
magari migliorando nel contempo il proprio stato d'animo. Questi documenti
un tempo riservati, oggi vengono letti solo dagli studiosi che, sembra,
non vi trovino niente di strano o di stonato.
La guerra del Vietnam è un risultato della necessità di garantirsi
quel ruolo di servizio, ruolo che i nazionalisti vietnamiti si rifiutavano
di accettare: bisognava quindi dar loro una lezione. La minaccia non proveniva
dal rischio che il Vietnam conquistasse altri stati, ma dal pericoloso esempio
di indipendenza nazionale che rappresentava, e che avrebbe potuto ispirare
gli stati limitrofi.
Il governo statunitense doveva svolgere due ruoli essenziali.
Il primo era quello di mantenere il controllo sugli immensi domini della
Grande Area. Ciò richiedeva un atteggiamento intimidatorio, per evitare
che qualcuno interferisse con il loro obiettivo - e questa è una
delle ragioni per cui abbiamo assisitito ad una pazzesca corsa agli armamenti
nucleari.
Il secondo ruolo del governo era quello di assicurare un finanziamento pubblico
pubblico per l'industria ad alta tecnologia. Per svariati motivi, il sistema
scelto fu, in gran parte, quello della spesa militare.
Il libero mercato va benissimo per gli specialisti dell'economia e per gli
editoriali dei quotidiani, ma è una dottrina che non viene presa
sul serio da nessuno nel mondo dell'alta finanza o del governo. I settori
dell'economia americana in grado di competere sul mercato internazionale
sono soprattutto quelli a finanziamento statale: agricoltura a capitale
intensivo (lo chiamano agrobusiness), industria high-tech, farmaceutica,
biotecnologie, eccetera.
Lo stesso vale per le altre società industrializzate. Il governo
degli Stati Uniti fa pagare al contribuente la ricerca e lo sviluppo, e
provvede, soprattutto attraverso le spese militari, all'esistenza di un
mercato garantito dallo stato per la produzione di massa. Se qualche cosa
è commerciabile, se ne occupa il settore privato. Questo sistema
di finanziamento pubblico e profitto privato è quello che viene chiamato
"sistema di libera impresa".
5. Chomsky, Turning the Tide, cap. 2, 4, e Deterring Democracy,
cap. 1, 11 e fonti citate.
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