Educazione al militarismo (Guido Contessa, 2022)
Perchè la pace non verrà mai


1. La scuola, primo educatore alla guerra
L'educazione al militarismo e alla guerra accompagna tutto il curriculum scolastico, dalle elementari al liceo. La storia, per la scuola, è la storia dei condottieri, degli imperatori, dei re e delle guerre. Gli allievi imparano le gesta e la date di Alessandro Magno, Giulio Cesare, gli imperatori romani, il re Sole, gli imperi spagnoli, inglesi e francesi, Napoleone. Nell'incensare questi modelli, la scuola sorvola sugli omicidi familiari, la vendita di figli e figlie, le stragi e le rapine che hanno perpetrato. La storia a scuola non è la storia dell'arte, delle invenzioni, dei costumi, delle scienze ma la storia delle lotte di potere, dei serial killers, dei massacri, delle rapine, degli eserciti. Fra cento anni, di questo passo, gli studenti saranno invitati a studiare e ammirare Bush e Zelensky, invece che Bill Gates o Fellini.
Gli allievi sono costretti a imparare che la lealtà, l'etica, l'umanità sono secondari rispetto alla gloria del potere e delle armi, a qualsiasi costo. Passerai alla storia condividendo un massacro, ma non inventando una cura per l'Alzheimer. Gli eroi dei bambini indossano sempre una divisa, mai un camice.

2. Lo Stato, secondo educatore alla guerra
Cantare "il canto degli italiani" (l'inno nazionale) è diventato un dovere civico. Si canta anche al campionato mondiale di biglie da spiaggia. Pochi fanno caso al suo ritornello-tormentone: "Stringiamci a coorte /siam pronti alla morte / l'Italia chiamò". Dove coorte sta per esercito.

Ogni anno è scandito da decine di Giornate commemorative che vedono la presenza delle massime cariche dello Stato e l'entusiasmo di tutti i mass media. Ci sono le Giornate per l'anniversario della fondazione del Corpo degli Alpini, dei Bersaglieri, della Marina, ecc.; le Giornate delle Forze Armate e del Milite Ignoto. Un tripudio di bandierine, comparse minorenni, oligarchi di Stato. Il messaggio educativo è che "militare è bello" e la guerra è uno spettacolo.
Esiste una sola Giornata Nazionale per gli insegnanti, ma nessuna Giornata per commemorare Montessori o la Scuola di Barbiana. Non esiste una Giornata nazionale per Salvo d'Acquisto, uno dei poche veri eroi-martiri italiani; nè per i sanitari o i ricercatori scientifici; nè per i registi cinematografici che hanno davvero reso l'Italia importante; nè per imprenditori come Olivetti o Mattei, o stlisti come Capucci e Versace. Ogni tanto queste figure non militari vengono ricordate, ma sempre in tono minore, senza la roboante prosopopea riservata ai "guerrieri". Militari e armi vengono prima della cultura, dell'arte, della bellezza.

Lo Stato educatoe al militarismo raggiunge il picco della comicità con le sfilate di fronte ai Capi di Stato. Per rappresentare l'Italia si schierano militari di ogni arma, stivali, bandiere. gagliardetti e armi, non modelle, cuochi, stilisti, operatori sanitari, insegnanti, artigiani o restauratori.

Ma il meglio dell'educazione ai giovani lo Stato lo offre proibendo la coltivazione e la distribuzione della marijuana, mentre sostiene la produzione e vendita di armi leggere e pesanti. Per lo Stato, vendere droghe è vendere morte, mentre vendere armi è un bel business legalissimo.

3. Il terzo educatore alla guerra: i mass media
Tv e giornali dedicano alle vicende della casa reale inglese uno spazio enorme. Quante volte sentiamo parlare del Costa Rica? Il fatto è che la monarchia inglese ha creato un impero mondiale, ha rapinato e massacrato ad ogni latitudine coi cannoni, si è arricchita con le baionette e ancora oggi sfila in divisa militare. Il Costa Rica invece è un Paese che ha abolito l'esercito da oltre mezzo secolo. Non va bene come educatore al militarismo.

I films di guerra sono in tv ogni sera. I resoconti sulla 1° e 2° guerra mondiale e persino sulle guerre coloniali affollano i canali televisivi, e quasi sempre con toni epici, aneddori edificanti, grande rispetto per le vittime italiane che si sono immolate "per la patria". I films di sesso invece sono clandestini, rarissimi e censurati in tv, che mentre non esita a mostrare montagne di cadaveri si guarda bene dal mostrare un seno. Il messaggio educativo è evidente. Sparare, uccidere e morire in divisa è più nobile, eroico e memorabile che fare sesso.

I media piangono per i mercenari italiani uccisi dai terroristi, elogiano i giovani che vanno a combattere per l'Ucraina, spingono i giovani e le giovani a indossare la divisa. Evitano però accuratamente di ricordare gli obiettori di coscienza che sono andati in galera per aver rifiutato la coscrizione obbligatoria (che qualcuno verrebbe anche ripristinare).

4. In tono minore, anche la Chiesa è militarista
Non esistono cappellani nelle fabbriche e nemmeno nelle scuole. Chi lavora e studia non ha bisogno di conforto religioso, mentre chi uccide sì. Allora, via coi cappellani militari insigniti di gradi militari e prebende invidiabili. Per non parlare della Storia, che per quasi 1400 anni ha visto la Chiesa diffondere la fede in Dio con gli eserciti e le armi, massacrando i fedeli di altre religioni ma anche cristiani poco allineati ( senza mai chiedere perdono).