Mirco Marchetti il 4/1/2003, alle ore 19 ha scritto:
Del dilemma
Forse sarebbe utile un periodo autarchico breve che accomunando
nel ruolo coloro che operano, e si ad-operano per il sociale e nel
sociale, consenta l'emersione di una nuova coscienza collettiva
che permetta loro di rivendicare un certo grado di autonomia. In
fin dei conti le scienze psico-sociali sono relativamente giovani,
e non hanno ancora raggiunto una maturità che gli consenta
una pertinente rivendicazione egoica. Sono insicure del loro agire,
eppure c'è chi se ne serve seppur in maniera poco pertinente.
Credo che un periodo quasi solipsistico, di estrema chiusura, possa
contribuire ad una migliore visione affinchè le scienza sociali
possano riflettere su loro stesse e su una società che cambia
tanto repentinamente quanto drasticamente. Personalmente, per lo
meno in questo momento di anarchia settoriale in cui i comandi sono
posti al di fuori della nostra cerchia, l'aver coscienza di una
eterodirezione asimmetrica credo sia il primo passo per evolverci
verso una chiarezza identitaria. Quindi, per lo meno credo, si debba
agire secondo regole proprie in tempo reale, ma solo per questo
momento finché non si avrà chiara la strada che ci
condurrà ad essere un gruppo che non potrà non avere
il compito di lasciare una traccia storica. Mi pare dunque doveroso
muoverci verso una sorta di metacomunicazione sofferta, non priva
di contraddizioni, ma gioiosa nel suo fine, perchè tra i
tanti dubbi che coltivo di una cosa sono certo, il lavoro sociale
sarà sempre più importante ma anche, ed in quest'ottica
soprattutto, molto più incisivo e dunque per alcuni, infastidente.
mirco
fiore il 4/1/2003, alle ore 1 ha scritto:
dilemma
Mi considero un operatore sociale in senso lato e sono affascinato
dal tema di qs forum soprattutto per i riflessi che esso ha sulla
quotiodianità della mia professione. In particolare ora mi
interessa riflettere su due punti: la risonanza delle azioni e "l'autarchia".
E' più importante fare qualcosa di cui tutti parlino in "tempo
reale" o qualcosa che "lasci il segno" nel tempo?
Non è comunque una buona cosa verificare il proprio lavoro
sulla base del fatto che ciascuno sia onesto con se stesso e trovi
soddisfazione nel fare bene il proprio lavoro? Forse è poco
per salvare il mondo! Ma è pur vero che la goccia riesce
a scavare la roccia e dunque il nostro lavoro può non essere
inutile.
Mirco Marchetti il 2/1/2003, alle ore 22 ha scritto:
E allora cominciamo!!
Certo vi apparirò un tantino logorroico, fors'anche impaziente,
ma un po' per l'influenza che mi son preso dopo aver strimpellato
a capodanno la mia chitarra sotto l'acqua e che mi costringe a casa,
un po per arrivare a costruire qualcosa, comincio a buttare due
sommarie proposte. Se come dice Marzullo si faccia una domanda e
si dia una risposta, allora mi chiedo, :" Che rapporto può
esserci tra un operatore sociale e il politico?". Ebbene io
credo che, essendo il politico vincolato ad un mandato popolare,
esso deve avere come unico scopo la razionalizzazione dei mezzi
per il raggiungimento dei fini desiderati. Compito invece dell'operatore
sociale sarà quello di offrire una alternativa di interventi
per il raggiungimento di quei fini. Non credo che competa all'operatore
la scelta ultima, mentre credo competa all'operatore offrire al
politico una gamma di interventi da operare sul sociale. Il politico,
razionalmente in base ai mezzi di cui dispone, opterà per
una scelta anzichè per l'altra. L'analisi dei problemi sociali,
politici, economici e culturali competerà dunque agli operatori,
i quali saranno pure competenti nell'analizzare le conseguenze di
una scelta su un'altra anche aprioristicamente. L'operatore sociale
è dunque un libero professionista a cui compete tra l'altro
la verifica di certi interventi verificanti soprattutto la qualità
del servizio stesso in base agli scopi, misurabili qualitativamente,
che ci si è prefissati di raggiungere preventivamente. Adesso
però si potrebbe obiettare, che significa misurabili qualitativamente?
Infatti se vengo pagato per redigere un progetto che si prefigge
certi scopi, poi se mi permetto pure di constatarne la bontà
e aggiungiamo pure dal punto di vista qualitativo, che è
di quanto meno oggettivabile esista, piombo in un macroscopico "conflitto
di interessi". Il soggetto che diviene oggetto delle sue verifiche
è fallace in partenza. Occorrono quindi degli indicatori
settoriali di misura qualitativa oggettivabili e riproducibili che
garantiscano in linea di massima un riscontro visibile. Uno tra
gli scopi e funzioni degli akkademici potrebbe essere quindi uno
studio di siffatta natura (chi si offre?). Occorre in oltre una
sorta di autogoverno dell'operatore sociale, un po' come chiede
la magistratura, che garantisca la massima autonomia di intervento
senza condizionamenti politici che portino gli intenti dell'operatore
lontani dalla sua natura professionale. In pratica non è
più ammissibile pensare ad un operatore inserito in decisioni
già prese e che deve assolvere il compito di giustificatore
di quelle decisioni. Le soluzioni le trova l'operatore sociale,
non il politico, il quale invece ha semmai il compito di porre il
quesito e scegliere tra differenti alternative di risoluzione, come
si dice da noi, "ad ognun el su mestier". mirco
Mirco Marchetti il 2/1/2003, alle ore 14 ha scritto:
In risposta a Bellizzi
Forse il termine suffisso non è dei più felici, ma
se si parlava di far conoscere questa comunità (che invero
pare più una triade al momento), allora pensavo di partecipare
ai lavori di Agenda non come cittadino di Urbino, bensi come cittadino
appartenente alla comunità "psicopolis". D'altra
parte sarebbe un ottima occasione, visto che partecipano pure cariche
istituzionali, sindacati, Università di Urbino, per portare
pure su altri ambiti i nostri discorsi sull'immateriale, e sulla
"qualità" dei servizi, e sul futuro del lavoro
sociale. Tra l'altro, come ho avuto modo di sottolineare in precedenza,
un minimo di scetticismo verso questa iniziativa lo nutro anche
io, ma voglio rendermi conto dal di dentro se vi è l'effettiva
intenzione di fare un discorso reale ed intellettualmente onesto
sulla qualità. Ho pensato pure di organizzare il convegno
sul futuro del lavoro sociale proprio qui in Urbino, convegno che
mi piacerebbe fosse organizzato proprio da noi di psicopolis e nella
fattispecie da akkademia. Devo comunque prendere atto che non possiamo
arrivare ad un convegno che vuol essere di levatura nazionale senza
prima aver creato quella "coscienza di ceto" di cui tu
Franco parlavi e che ci consentirebbe la necessaria autonomia per
dis-affrancarci da una subalternità politica. Dobbiamo in
pratica arrivare ad uno status che ci consenta, nell'affermazione
di una fierezza identitaria, di poter porre delle condizioni etiche
e normo-politiche. Come partecipante ai lavori di agenda ho già
avuto modo di accennare a queste problematiche, e ho voluto affermare
che se Urbino davvero aspira a divenire, alcuni credono lo sia già,
capitale del progressismo e della cultura, deve osare di più.
Gli amministratori per ora si sono detti concordi, vedremo se i
fatti faranno seguito alle intenzioni tra l'altro manifestate su
di un forum locale in cui alcuni di noi si consideravano clandestini
del pensiero tanto eravamo emarginati. Per quanto concerne il contatore
io l'ho chiesto agli artificieri, che mi paiono i più competenti,
io non saprei come fare....mirco
Mirco Marchetti il 29/12/2002, alle ore 12 ha scritto:
Poetando senza pretese
Oh!..argonauti del pensiero... che donaste linfa a terre inaridite,
or che il virtual ha smarrito ciò che "vero", perchè
mai, dunque, temete e più non dite? Che sia Musa a ridestarvi
la passione? che sia un'arpa a condurvi allo straniero? Io non so,
ma ciò che temo e ho l'impressione, è che l'homo sia
dimentico d'Omero. Era scritto già d'allor e in loghi vari,
era intrinseco nel cor e nella mente, che sarian arrivati qui "gli
ideatari", gente apolide, conscia ormai del tutto e il niente.
Che il maligno, abitasse indi intra le genti, che bontà non
dimorò in persona prima, lo si sa, ma ne sian consci pure
i dormienti, argonauti remi in barca e sguardo fisso in su la cima.
Ricordatevi Odisseo giacché menzionò li bruti, non
fu l'hom di complemento, ebbe il volto del bambino, osò mondi
sconosciuti, li racchiuse in scrigni arguti, lo "Stupor"
sfidò il Potere e lo vinse a tavolino. Dov'è l'Homo
adunque oh prodi, io m'appello al Shiddarta, al risvegliato, che
vorria cantarne gesta, e pur le lodi, ma il timore di rifletter
pare l'abbia addormentato. Nel mio viaggio mi dirigo, mi distacco
ormai dal mare, il mio corpo pesa meno e...leggiadro prendo il volo,
tutto è un gioco di rimandi, il reale ha in sé il
virtuale, ma una cosa, questo è certo, giammai partirò
da solo!! mirco. (Ps. Dedico questa canzonetta da me improvvisata
stamattina soleggiata a tutti gli akkademici ed in special modo
a Bellizzi e Wildwest, canzonetta in quartine ABAB, ma credo che
quando sarà inviata, per come è strutturato la bacheca,
le quartine non saranno visibili, nel senso che non avranno gli
stacchi che ogni quartina dovrebbe avere. Le quartine sono sette,
e...per amor e cortesia, sono solo canzonette, altra cosa è
far poesia...). Auguri laici e sinceri da un umanauta....mirco.
F.Bellizzi il 24/12/2002, alle ore 17 ha scritto:
Merry Xmas
Auguri a tutti e a Mirco specialmente....grande stakanovista. Non
ho capito la quesione del suffisso, ma concordo sul contatore: mettilo
o chiedi ai tecnici di Psicopolis di metterlo.
Mirco Marchetti il 19/12/2002, alle ore 15 ha scritto:
Dimenticavo....
Un augurio a tutti gli akkademici di...Buone Natale, anzi tenendo
conto della varietà culturale di cui oramai, pure il nostro
paese è caratterizzato, diciamo Buone Feste, anzi diciamo
Buone occasioni di svago, cosi non si fa torto a nessuno o comunque
a meno gente possibile. Auguri quindi e..un abbraccio. mirco ps.
io lavorerò di più invece!
Mirco Marchetti il 19/12/2002, alle ore 15 ha scritto:
Rispondendo
"Lurkaggio".Lurkers dall'inglese lurk (stare in guardia).
Tutti nel servirci di internet siamo un po lurkers, ma ve ne sono
alcuni che lo sono sempre. Chiedevo il contatore perchè,
se vedo che oggi vi sono stati 50 navigatori che hanno aperto la
bacheca di akkademia ma solo 2 hanno risposto, presumo che i 48
abbiano letto senza poi intervenire. Nei giorni quindi si avrebbe
grosso modo visibile il dato quantitativo dei lurkers che amano
leggere ma non intervengono mai. A quel punto sarebbe interessante
interrogarsi sul perchè molti non partecipano al dibattito,
pur frequentando abitualmente la bacheca di akkademia, questo sarebbe
utile anche per dirigere il dibattito pure su fronti differenti.
Un contatore mi da l'immediata misura delle frequenze. Infatti sappiamo
che akkademia è pure dotata di un osservatorio, ed anche
molto ben fatto, ma l'immediatezza del contatore sarebbe utile per
un ulteriore rapporto del dato statistico. Per quanto concerne Agenda
invece devo dire che pure io, essendo al secondo appuntamento, mi
barcameno tra la speranza di avere una possibilità in più
e lo scetticismo. Comunque visto che gli incontri hanno più
o meno una cadenza mensile, e ad ogni incontro si dedicano all'incirca
due ore e mezza tre ore, credo valga la pena di provare e vedere
se si da l'effettiva opportunità di incidere sulle scelte
politiche future. Comunque una sana diffidenza non guasta mai, e
fate bene ad averne. Io, visto che il prossimo incontro di gruppo
dovrebbe essere il 14 di gennaio vi terrò informati sugli
sviluppi. Se comunque avete ulteriori problematiche sul sociale
da sviluppare, avrò il piacere di sottoporle agli altri attori
del mio gruppo. In futuro vi saranno incontri intergruppali, dove
i progetti verranno comparati a quelli degli altri gruppi monotematici.
A giugno si dovrà quindi dare corso ai progetti che verranno
ritenuti prioritari sempre sentito il parere dell'amministrazione
del comune di Urbino. Ovviamente noi non ci possiamo sostituire
né alla Giunta né al Consiglio Comunale. I gruppi
non hanno in oltre il potere di bloccare le decisioni o gli atti
cogenti per legge. Queste ultime considerazioni hanno lasciato perplessi
alcuni miei amici che hanno ritenuto di abbandonare l'iniziativa
prima che essa avesse preso l'avvio. Voi cosa ne pensate? Comunque
ripeto io, anzichè in veste di cittadino cambierei lo status
in "akkademico di psicopolis" anche per dar modo di far
conoscere, come dicevi tu wildwest, l'akkademia a personaggi che
ancora non la conoscono. Partecipano comunque, ma non sono tutti
nel mio gruppo, Megas, l'Aspes, Comune di Ancona ed Ascoli Piceno,
Legambiente, Ass. i commedianti, Comunità montana, Geenpeace,
Cisl, Coop. varie, Università di Urbino, Confesercenti...etc,
e noi quindi!? Potete pure indicare un suffisso che ci caratterizzi
come comunità se volete. Con affetto, mirco
wildwest il 18/12/2002, alle ore 12 ha scritto:
Cosa e'? ...Mi associo
Cosa è 'sto lurkaggio? Comunque mi associo: ho piena fiducia
in Mirko. E sono interessato a sapere come va avanti l'idea Agenda.
F.Bellizzi il 18/12/2002, alle ore 12 ha scritto:
Approvo (ma senza ottimismo)
Per quanto mi riguarda hai il mio pieno appoggio e la mia fiducia
totale....anche se non sono molto ottimista verso queste iniziative
(spero di sbagliarmi)
Mirco Marchetti il 16/12/2002, alle ore 21 ha scritto:
Proposta
Prima di tutto mi piacerebbe che nel forum vi fosse un contatore,
in modo da poter visualizzare le visite ogni giorno. Infatti non
mi rendo conto di quanti visitatori "sorvolino", ma non
stiamo navigando!?!?, la bacheca di akkademia. Sono convinto che
i più siano dediti al lurkaggio, ma ritengo interessante
il rendersi conto del dato quantitativo. In oltre gradirei un parere.
Ho aderito ad un progetto che si chiama "Agenda 21", sottoscritto
da 180 paesi durante la Conferenza ONU -"Ambiente e sviluppo"
tenutasi a Rio nel 1992. Non so se sapete di cosa si tratta ma,
Agenda 21 è un processo multisettoriale e partecipativo per
realizzare obiettivi a livello locale atteraverso la definizione
di un piano strategico di lungo termine che affronta le problematiche
prioritarie di sviluppo sostenibile. Si parla di "Agenda"
in quanto si annotano le cose da fare. Al momento siamo al secondo
incontro, nel quale si sono definite differenti problematiche. Personalmente
ho scelto tra le varie, Economia e attività produttive -
Gestione e risorse territoriali - Coesione e qualità sociale
- Cultura, informazione e partecipazione, le ultime due. Sono state
chiamate a patecipare, assiciazioni, imprese, cittadini che si incontrano
per confrontarsi. Si individuano nelle modalità dei gruppi
tematici. Si definisce un quadro conoscitivo su ambiente naturale,
sociale ed economico. Si definiscono le azioni prioritarie. Il piano
d'Azione quindi diventa operativo: chi fa cosa, come, con quali
risorse e in che tempi. Si effettua un continuo monitoraggio attraverso
indicatori specifici. Io partecipo in qualità di "cittadino".
Vi sono invece molte associazioni, cooperative, wwf, ordine degli
architetti, Ass.tumori, comunità montane, enti locali, etc.
Io sono inserito in un gruppo sensibile a problematiche "sociali"
con un conduttore. Il gruppo sembra simile ad un T-Group, e si inizia
con la fase conoscitiva, nome cognome ente di appartenenza e rispondendo
definendosi a "io sono...". Ecco avrei intenzione invece
di partecipare come akkademico e membro di psicopolis, servendomi
cosi pure dei vostri consigli a mano a mano che il forum procede.
Si palerà pure di formazione, quindi potrete darmi una mano
ed incidere assieme a me nelle scelte che verranno effettuate. Che
ne dite? mirco
wildwest il 16/12/2002, alle ore 12 ha scritto:
inviti
Che ne dite se invitiamo personalmente ,ciascuno di noi, amici,
colleghi e conoscenti a partecipare al Forum?
Mirco Marchetti il 14/12/2002, alle ore 18 ha scritto:
Ti ringrazio per l'apprezzamento :-)
Fa sempre piacere, soprattutto per chi si dedica ad immettere la
qualità in ambienti disagiati, sentire una calda mano sulla
spalla, è cosi raro..!! Il tuo apprezzamento mi ha fatto
piacere. Però con un movimento involutivo siamo passati dagli
eroi ai miti. Eracle ci insegnò che il destino dell'uomo
è scritto sul cammino della forza e dell'impegno. Innumerevoli
sono i macigni che ci opprimono e che noi siamo chiamati a sostenere,
ma come te sono convinto che l'unione fa la forza, ma non so come
fare per svegliare l'orgoglio dei più che sonnecchiano. Pare
che su internet le parole più cliccate siano "sex"
e "mp3", ma allora che facciamo? Come affollare la bacheca?
Mettiamo l'immagine di due operatrici biondazze e supine che "amorevolmente"
assistono qualche vegliardo? Ciao e...scusa l'ironia. Devo scappare
a preparare il camion, domani ho un mercatino natalizio e...gli
affari ultimamente non vanno proprio a gonfie vele. mirco
F.Bellizzi il 14/12/2002, alle ore 14 ha scritto:
Sei troppo forte!
Caro Mirco, questa cosa della bancarella ti rende un mito ai miei
occhi....davvero! Non volevo sminuire la ricerca personale nel sostenere
la coscienza di ceto. Volevo dire che se tu fai le cose migliori,
il mondo resta sempre come era. E cambia solo se tanti insieme a
te (o in parallelo) altri operatori fanno le cose migliori. Il fatto
che tu debba avere due lavori è un segno che la qualità
(ove e' ancora lasciata sopravvivere) è comunque marginale.
Non ho in mente grandi strategie, credo che possimao partire col
rendere questa bacheca piu' affollata.
Mirco Marchetti il 13/12/2002, alle ore 15 ha scritto:
Si però..!!
Ti scongiuro non tirarmi fuori gli Eroi che, fortunatamente sono
morti. L'olimpo s'è svuotato, l'uomo è rimasto solo
con le sue proprie responsabilità, ma è giunta finalmente
l'ora di rivendicare i suoi meriti. L'uomo è rimasto solo
con se stesso. Coscienza di ceto dici, va bene ma fino a quando
continueremo a dirlo? Quando inizieremo a mettere in atto una strategia?
Personalmente mi occuperei prima dell'individuo, anche perchè
se si pone all'evidenza che manca una coscienza di ceto, non con
la stessa fermezza si rimarca una presa di coscienza dell'operatore
tout court, che non sa qual'è il suo ruolo ancora. Io ho
quasi 40 anni e, se non mi è successo nulla fino ad adesso
è perchè sono tutto sommato posto sotto tutela dagli
utenti che, solleticati nei bisogni avvertirebbero in me una mancanza,
cosi pure potrei dire dei famigliari che mi hanno sempre difeso.
Presuntuoso? forse!! ma è soprattutto dall'aver coscienza
di rispondere ad un reale bisogno che mi fa essere determinato.
I familiari spesso, vuoi per un senso di colpa, vuoi per una presa
di coscienza del fatto in sé, tirano fuori i problemi, spesso
i più inutili, io li ho spesso coinvolti nell'analisi delle
problematiche e coinvolti a dar risoluzione, quando si rendevano
conto che spesso le soluzioni a quei problemi comportavano un investimento
in termini anche affettivi, oneroso, smettevano di lagnarsi e partecipavano
in maniera consapevole e costruttiva. Siccome molti anziani sono
afasici e non parlano, sono io la loro voce. Io, come vedi sono
molto interattivo, so usare i mezzi di comunicazione, e comunicare
all'esterno certi fatti è come lanciare una bomba, e molti
l'hanno capito. Ho denunciato fatti, citando nomi e cognomi spesso
spinto dalla curiosità di vedere fino a che punto mi si permetteva
di osare. Sono vivo ma lavoro poco, questo è un fatto, ma
ho una partita IVA, cosi mi sono rimboccato le maniche e mi sono
comprato una bancarella al mercato dove vendo abbigliamento (devo
pure mantenere me e la mia famiglia), ma con orgoglio dico sempre
quel che penso, ho idee da proporre e non ho idoli da adorare. Non
sono un eroe, sono solo un piccolo uomo ferito, risentito, ma non
è proprio il risentimento che crea la cultura?. Sono entrato
in questa comunità e mi sento parte di questa comunità,
ed è con essa che voglio portare avanti il discorso ma non
aspetto certo che si muovano gli altri per poterlo fare io. Visto
comunque che questa "coscienza di ceto" è cosi
acclamata, cominciamo a darci da fare per mettere in atto strategie
aggreganti, promuoviamo il cambiamento, ma non rispondetemi sempre
ci vuole una coscienza di ceto, oppure l'operatore non serve a nulla,
questo è stato, in un certo senso appurato, adesso.... tirem
inanz! Che ne pensate dell'ordine delle idee e della competenza
sulle forme? Ps. cosa sono le Nike? mirco
F.Bellizzi il 12/12/2002, alle ore 11 ha scritto:
Coscienza di ceto
Caro Mirco, quello che fai e' eroico ma...non durerà. Il
Cavaliere bianco perde e Cristo è stato (non a caso) crocifisso.
Quello che intravvedo attualmente necessario è un lavoro
per la creazione di una coscienza di ceto degli Operatori dell'Immateriale,
non dissimile da quello che gli intellettuali dovettere offrontare
alla fine dell'Ottocento per stimolare l'acquisizione di una coscienza
di classe fra gli operai. Solo se tu diventerai parte di un movimento
collettivo, potrai avere successo e sopravvivere. Circa i figli
credo che un comportamento onesto e coraggioso sia molto piu' educativo
che un paio di Nike nuove.
Mirco Marchetti il 11/12/2002, alle ore 20 ha scritto:
Dopo le lagnanze mie ....
Dopo le lagnanze, dopo aver assodato che, personalmente ho preso
atto di un disagio che non è solo mio, passo a ragionare
in termini di costruzione. Qualcuno ha definito coloro che lavorano
nel campo dell'immeteriale con una parola, "ideatari".
Bellizzi ha introdotto l'argomento ed io vorrei, con audacia, approfondirlo.
Le idee non hanno padroni. Le idee non possono essere possedute
da nessuno, quindi, le idee non possono fare schiavi proprio in
base all'accezione da noi connaturata. Le idee sono "del"
mondo perchè esse appartengono al mondo. Le idee però
non sono pre-ordinate, seguono una certa casualità. "L'ordine
delle idee" invece, appartiene ad un sottosistema che le caratterizza,
che le indirizza in base a criteri che dall'oggettivo passano al
soggettivo. L'ordine delle idee ha quindi una appartenenza che può
essere anche rivendicata. Le idee quindi sono del mondo perchè
sono nel mondo, ma non hanno un ordine, abitano la dimora del diabolon,
del signore delle mosche, ed attendono che le si ordini in concetti
che ne connaturino la forma e ne dirigano l'intenzionalità.
Il sottosistema burocorporativistico, quello lobbistico, aspira
al raggiungimento della totalità, nel possesso delle idee
del sistema mondo, cedendo spesso alla tentazione di incarnare in
un "Unicum", in un idolo, il legittimo possessore delle
idee del mondo. Le spinte centrifughe dei sottosistemi adiacenti,
ma caratterizzati inversamente dal sottosistema che mira all'unicum,
dal desiderio di un piano orizzontale, sistemico ed interdisciplinare,
mirano alla frammentazione ideale basata su di un approccio cooperativistico
ma che prende atto delle diverse competenze nel "dar forma"
ai differenti ordinamenti idealistici lungo una direttrice intenzionale.
Ora, per quanto concerne il discorso da noi portato avanti, mi pare
di poter asserire, sempre che il mio ragionamento non sia fallace
(aspetto le confutazioni alla mia tesi esposta), credo che gli operatori
non possano vendere le idee, ma abbiano diritto al riconoscimento
nelle competenze che diano forma caratterizzante le idee stesse.
Essi quindi venderanno la competenza nel saper dar forma intenzionale
immergendosi consapevolmente in un mondo amorfo di idee casuali
che attendono un sottosistema che le combini per il raggiungimento
di un fine precedentemente palesato. Attendo sviluppi.... mirco
Mirco Marchetti il 10/12/2002, alle ore 16 ha scritto:
aggiungo che....
....quando iniziai questo lavoro con gli anziani, non avevo chiaro
in mente cosa dovessi fare. Usai quindi le modalità proprie
dell'osservazione partecipante, e dall'osservazione decisi come
svolgere il mio lavoro. Tra gli assertori della teoria del disimpegno
e quelli dell'attività, mi resi conto che l'utente in questione
andava trattato principalmente come individuo, e che perciò
non esisteva una teoria unica ed oggettivabile. Mi adoperai con
passione in questo senso. Da subito, cercando una collaborazione
interdisciplinare tra le varie competenze che si adoperavano in
struttura, ebbi chiaro che ciò che veniva ingannevolmente
chiamato Casa di Riposo, altro non era che un freddo istituto in
quanto per essere Casa dovrebbero entrarvi gli affetti. Mi impegnai
affinchè gli altri operatori, gli assistenti, seguissero
l'intento affettivo. Dopo due mesi litigai furiosamente con una
AdB, che asseriva che certi anziani dispotici e "capricciosi"
andavano sgridati. Urlando che gli anziani non erano bambini né
tantomeno numeri, feci quindi per tornarmene a casa dicendo che
sarei tornato nel momento in cui vi potevano essere le condizioni
per operare l'aspetto qualitativo per cui io ero stato chiamato.
Qualche familiare che intanto aveva assistito alla scena, prendendo
le mie ragioni si era diretto dal responsabile del comune per quanto
concerne la gestione della struttura, il quale mi fermò e
mi disse che dovevo continuare su quella strada. Chiesi allora che
per operare al meglio avevo bisogno di autorevolezza. In un certo
senso mi venne accordata, mi chiesero di formare il personale ad
un corretto approccio qualitativo. Feci serate di formazione, ma
mi dovetti rendere conto che quasi tutte, tranne uno, recepivano
correttamente il mio messaggio. Capii allora che non bastava la
formazione, occorreva in primis predisposizione e motivazione. Dissi,
"secondo me voi non potreste occuparvi di anziani", magari
forse di bambini, ma per gli anziani siete inadeguati. Il comune
recepi il messaggio, ma siccome i giochi erano fatti ed il personale
AdB non abbonda, per il momento si mantiene ciò che si ha,
ma alla prossima assegnazione si cercherà di venirti incontro.
Sempre da solo, ma siccome faccio chiasso, venni contattato dal
sindacato confederato (aspetto risposte), dalla ASL dove però.....(fine
prima parte) gli anziani mi attendono. Se faccio questo casino in
solitaria, pensa con una intera comunità che grida forte
i suoi NO!!
Mirco Marchetti il 10/12/2002, alle ore 15 ha scritto:
Revolution!! la Ziggurt rovesciata
Come saprai, molte civiltà hanno avuto un diluvio, dopo il
quale....la rinascita. E' certo che occorre rompere lo status quo,
ma come? Allora se scorri i post vedrai che io, pur continuando
a fare ciò che faccio nelle Case di Riposo, denuncio comunque
ciò che avviene, faccio partecipe la collettività,
creo disagi. Credo che il sindaco del comune in cui opero sia un
tantino preoccupato perchè dei concittadini (l'ho saputo
da un interno del comune) hanno inviato delle e-mail dopo aver letto
quel che scrivo su un forum locale. Purtroppo sono solo qui, e se
continuo cosi avrò vita corta, ovviamente nel senso lavorativo.
Io credo si possa fare di meglio, qualcosa di meglio assieme. Pure
io tengo famiglia, ho due figli....ma non mi adeguo e...politicamente
metto in opera un cambiamento in ambito locale. Tu cosa proponi?
wildwest il 10/12/2002, alle ore 11 ha scritto:
Ohibo'
Mirco, hai avuto una folgorazione? Prima usi un tono costruttivita
e assertivo, ed ora arrivi con un linguaggio da Rivoluzione d'Ottobre.....Boh,
comunque andare avanti sul tuo discorso non si puo' perche' c'e'
un burrone (canyon). O gli operatori dicono: tengo famiglia, infondo
qualche bene lo faccio agli utenti, tutti si adeguano perche' io
no? E allora basta continuare come ora. Oppure gli operatori si
accorgono della contraddizione di un lavoro scelto per la liberta'
e il cambiamento e assrvito alla servitu' ed alla conservazione.
E allora e' un altro discorso. Ma come fare a fare "accorgere"
gli operaori della contraddizione? (Forse con licenziamenti in massa
come alla Fiat?)
Mirco Marchetti il 9/12/2002, alle ore 15 ha scritto:
Va bene! famolo qui ma......famolo strano!!
Prendendo atto che, su tre vengo messo in minoranza, accogliamo
le vie maggioritarie e diamo inizio in questa pubblica piazza al
cambiamento auspicato nella forma da voi prospettata. Dai vari interventi
postati sulle differenti istanze psicopolitiane emerge con tutta
la drammaticità il disagio in cui sono immersi i vari operatori
sociali, tanto che, se ogni istanza dovrebbe caratterizzarsi per
specifiche competenze, ognuna comunque manifesta lo stesso disagio
volto alla inadeguatezza delle sovrastrutture oggi esistenti al
supportare la professionalità di colui che conosce profondamente
i bisogni dell'utenza verso cui il suo operare si dirige. Sovente,
anzi direi nella totalità dei casi, la prassi consolidata
è quella di piegare l'utenza alle esigenze strutturali. In
questa politica semplicistica ed ipocrita, l'operatore deve essere
contiguo alla struttura, deve assucurare il consenso, deve de-colpevolizzare
i congiunti o la società, all'utenza se restano soldi o tempo
va l'ultimo fugace sguardo. Non vi è dubbio quindi che l'operatore
è principalmente una afficace pedina che opera una conservazione
di un modus vivendi, quando invece dovrebbe essere principalmente
messo nelle condizioni di operare un cambiamento soprattutto sotto
il profilo qualitativo. Già...la qualità!! questa
strana parola che ci conduce verso cose non immediatamente misurabili,
non appetibile sotto il profilo politico, infastidente per una società
che basa ogni valutazione dal punto di vista del profitto, ma che
al solo avocarla riesce a strappare ingenti contributi che, haimé!
arrivano all'utenza ridotta fino ai minimi termini. Lo Stato burocratico
chiede soldi per offrire la qualità dei servizi, burocrati
contigui con il sistema ma incompetenti metteranno in essere un
progetto per aver accesso ai fondi, architetti ed ingegneri senza
le consulenze competenti degli operatori disegneranno le strutture,
consulenti statali dietro catalogo ordineranno i materiali, sono
quasi finiti i soldi? ci rimane qualcosina per gli amici degli amici
che "devono" formare gli operatori, le cooperative sociali
fanno il resto. Ti serve l'operatore? ne ho uno che costa poco,
farà disegnare (e...se non vogliono disegnare?) vabbe' disegnerà
lui perchè urge poi una mostra di opere da mostrare all'elettorato,
il deficiente dipinge, salta, alza ed abbassa la testa quando lo
mostri e soprattutto non reclama il fatto che quei soldi possano
aver riempito le saccoccie di coloro i quali, con tanta umanità,
li hanno chiesti in loro vece. L'operatore invece, anche lui alza
ed abbassa la testa, è stato formato con le stesse logiche
clientelari che hanno partorito i finanziamenti. Ovviamente le opposizioni
perfettamente inserite nel sistema, con le stesse logiche consensuali
cercheranno di aggredire l'operatore nel caso in cui dovesse far
aumentare i consensi alla controparte. L'utente intanto vede insoddisfatti
i suoi reali bisogni.......e qui per il momento mi fermo.....proseguite
voi :-) mirco
wildwest il 7/12/2002, alle ore 16 ha scritto:
Dai facciamolo qui!
Sono meno d'accordo con Mirco che con Bellizzi. Quello che vogliamo
fare, facciamolo insieme qui in pubblico, magari solo in 3 per cominciare....
Mirco Marchetti il 6/12/2002, alle ore 20 ha scritto:
Ci mancherebbe!!
Non era certo mia intenzione proporti un tete a tete sentimentale
:-) L'intenzione semmai era quella di elaborare un documento comune
che riuscisse a produrre un input nella comunità. Intendevo
quindi non muovermi su di un terreno privato, ma semmai, arrivare
al pubblico con un movimento che vedesse semmai un minimo di congiunzioni.
Siccome mi pare di aver capito che, gli obiettivi che ci muovono
sono simili in massima parte, siccome entrambi abbiamo grosso modo
lo stesso fulcro ideologico entro cui far oscillare i differenti
intendimenti, bene si poteva pensare di condividere una bozza comune
da sottoporre alla comunità degli akkademici, per poi raggiungerli
anche via e-mail se vi fossero alcuni distratti o altri dormienti.
Il progetto poi deve essere comune, e donarlo alla comunità
significa intrinsecamente rimarcare un segno di appartenenza ad
essa. Se volere è potere, allora io sono potente in potenza.
Il sogno è il mio carburante, il gioco il mio lavoro, le
mie battaglie sono combattute sul filo dell'osare, e il saper riconoscere
le mie sconfitte è il mio vincere di tutti i giorni. Ciò
che non comprendo negli altri è la paura, la paura di osare,
la reticenza a rompere gli indugi, il sentirsi inadeguati, non all'altezza,
questo non comprendo, questo muro credo vada abbattuto. Io vi voglio
bene, vogliatevene quindi pure voi, a voi stessi, soprattutto adesso.....
nell'era internettiana. Tutto si puote ciò che si vuole.......
con affetto, mirco
F.Bellizzi il 6/12/2002, alle ore 16 ha scritto:
Preferisco usare la Bacheca
Caro Mirco, non ti scrivo alla tua mail non perche' tu non mi sia
simpatico ma perche' credo che occorra insistere nei rapporti pubblici,
invece che "di coppia".Il punto nodale che anche tu mi
sembra abbia capito è la creazione di una "coscienza
di ceto" degli operatori immateriali. L'ipotesi da cui e' nata
PSICOPOLIS (v."Ideatari" in Ergopolis)è che la
nostra categoria è potenzialmente l'unica in grado di fare
modifiche "politiche" alla nostra società, a patto
che prima riconosca se stessa come comunità.
Mirco Marchetti il 6/12/2002, alle ore 12 ha scritto:
Collaboriamo dunque!!
In verità, caro Belizzi, non so neppure io da cosa mi venga
questo entusiasmo. Ti dirò che questo non è l'unico
Forum che frequento, che un analogo intendimento si è cercato
di portare avanti pure in ambito locale inframezzando i confronti
virtuali con quelli vis a vis, cercando di cooperare al di la degli
stereotipi ideologici che caratterizzano ogni singolo, ma fino ad
ora abbiamo ottenuto ben poco dal punto di vista fattivo, e la partecipazione
è stata scarsa. Ciò non ostante, io non mi do per
vinto, anche perchè penso che buona parte delle responsabilità
debbano essere attribuite a me stesso. Forse bisogna dotarsi di
una comunicazione più efficace, forse gli operatori non hanno
il coraggio di uscire allo scoperto, forse molti si sentono cosi
realizzati, forse manca il coraggio di esporre delle idee per paure
di subire critiche esponendosi eccessivamente, forse...i forse sono
tanti. Il nostro discorso inizio con la tua affermazione di inadeguatezza
di un certo tipo di operatori in certe strutture. Come avrai ben
capito, io condivido le tue affermazioni, ma non mi do per vinto.
La struttura in cui opero va cambiata in funzione delle esigenze
dell'utenza, e chi se non l'operatore che conosce bene i bisogni
dell'utenza può apportare un cambiamento in tal senso? Non
credo un politico, che in vece può e deve avvalersi delle
competenze dell'operatore, sia in fase progettuale che in fase di
verifica. Occorre dunque dotare certi operatori di una autorevolezza
che, al momento non hanno. Però mi si consenta, per avere
una autor-evolezza occorrono autori. Occorre quindi un preciso progetto
politico che dis-affranchi dal politico l'operatore, e che restituisca
le competenze a ciascuna parte. Occorre che l'operatore possa essere
messo nelle condizioni di poter dire qualche no, occorrono tutele
perchè se si vuole che i bisogni dell'utenza vengano tutelati
occorre che l'operatore venga messo nelle condizioni di poter subire
il numero minore di "ricatti" nel rispetto delle proprie
competenze. Occorre dunque, sotto questo punto di vista, un preciso
e dettagliato progetto politico che prenda le movenze da un obiettivo
condiviso e che dovrà per forza di cose essere sottoposto
all'esame del governo, che nel Parlamento, e per ciò che
ci si propone, deve avere i suoi interlocutori privilegiati. Quindi
penso alle parti sociali e conseguentemente alle autonomie locali.
I tempi sono lunghi, mi rendo conto, ma sono sicuro che nell'evoluzione
del cammino che si è pensato di intraprendere, avremo altre
persone, altre idee che ci affiancheranno, magari contrapposte alle
mie, ma è da un confronto propositivo che nascono le idee
più efficaci. Se vuoi puoi mandarmi una mail all'indirizzo
m.marchet@tiscalinet.it in modo che si possa collaborare assieme
con proposte, al recupero degli akkademici "distratti"
:-) Ciao...mirco
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