ENZO
SPALTRO - da STORIE DI UN ARCIPELAGO
Tara,
Limbo e Cotuno concessa ed abbandonata
Cùrcuma e Papillone sono i nomi perduti delle isole di un arcipelago.
La provenienza è inutile come tutti i perchè che guastano la vita.
La discendenza è muta, ma non è solo il ricordo che dà valore ai
viaggi:
il futuro di un arcipelago non è un concetto chiaro come su terraferma
insorabile e muto.
Perchè in un arcipelago tutto il domani nasce da giochi di fantasia.
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- LA VITA SULL'ARCIPELAGO
Se
mi volete bene e mi svegliate di notte non donàtemi calcoli o cuori
da far sbattere. Regalàtemi isole storie chiuse dal mare storie
dal vento breve dalla distanza infelice.
Non piangete per me le rinunce diabòliche fatte per poco mare o
per la vela incompleta.
Non prorogate il tempo questo non l'ho mai chiesto e solo l'ostinazione
può regalarvi un viaggio. Perciò se avete fede e mi volete bene
portàtemi per mano nel vento dell'arcipelago.
Dove mi piace pensare di essere nato bambino cresciuto poco e vissuto
cercando un'isola sola.
Da tanti viaggi ti resta sempre una voglia lunga di un passato non
tuo non così grigio e tranquillo. Di tante cose lasciate e ritrovate
diverse ti torna a notte il profumo il suono e il probabile odore.
Da tanto mare sofferto e treni, e voli e strade e puzza della benzina
è fatto il tuo stesso respiro. E sei drogato di loro bisognoso di
nuvole come un adoloscente che non conosce il mare.
53.
ADOLESCENZA
Dopo dimmi dopo ricorda la speditezza del vento
ed il ricamo del mare.
Dopo lega dopo collima quello che hai già fatto e quello che vuoi
fare.
Ma non adesso: dopo perché chi crede nei sogni oggi si può divertire
e chi sperò il sortilegio oggi se lo può aspettare.
Così tanto, così distante è l'isola del giorno dopo che ci possiamo
permettere persino la delusione. Così grande - così completo è il
viaggio che non faremo che assiduamente lo immagino per poi poterlo
scordare .
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OCEANO
Un bimbo chiamato oceano si mise di colpo a piangere
lungo le ondate di mare e le speranze di vento.
Allora per consolarlo venne una madre nubile e disse che aveva il
cuore di farlo venire al mondo. Venne un psicoanalista e disse che
quel piangere gli provocava un tondo sentimento oceànico. Venne
per mare Arìstide sentiero di Magna Grecia gli regalò una colonna
per cominciare una casa. E venne poi per ultima la mano del mendicante
che al nuovo pieno di vita bimbo chiedeva denaro.
Così per lui, per noi per la nottambulata per il giardino visto
e non mai visitato, si sono aggiunte parole a tutti questi messaggi
al bimbo chiamato ocèano.
Così che l'onda trabocca, la fantasia la rincorre, ed il bambino
cresce così veloce che presto l'acqua scomparirà.
Il nome dell'oceano sarà una carta geografica da appendere alle
pareti di una casa di affitto.
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RITORNO
Si torna per mille mari con cento navi e cento aeroplani
di vento quando si vuol tornare.
Si torna su zattere gialle su calpestate lagune e su sperate vittorie
adoloscenza del mare.
Si torna sopra i delfini e sulla nave azzurra, si sbarca dove si
sente che l'acqua scorre più calda.
La sudditanza infedele di un guerrigliero infelice mi portò al passo
rischioso dove si accendono i fuochi.
Lì conoscendo e bevendo i limiti del nostro tempo condussi la fantasticheria
agli occhi di acqua di lago.
Quando ho sentito il fresco e l'onda e l'aria di vento e l'incatesimo
lungo che combatteva col fuoco, mi sono detto: aspetta che arriva
la primavera.
Quando ho rialzato il passo perché si era fatto corto ed il contratto
firmato ci produceva partenza mi sono chiesto : quando ci ripotremo
incontrare?
Così tra il dirsi e il chièdersi quello che già sapevamo abbiamo
teso sul sonno la nostra rete di grida.
Da un altro lato il suono si è abituato ad uscire e non mi basta
credere che durerà anche domani.
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6 MARZO 1979
Traversare l'arcipèlago è come vestirsi di rosso
il giorno della Quaresima.
Aspettare senza combattere che l'ala della notte si sciolga sino
a quando perda dolentemente l'incanto dei cento mari .
Passare l'arcipelago è come un grido lungo che pochi sanno capire:
una provincia impossibile . Vieni fiato di vento e fa che il gioco
si drizzi e perda il senso e si combaci col fiato recalcitrante
colore.
Perché questo è un viaggio che nonostante le antenne e il gomito
di lungomare avremmo dovuto fare contro tutte le invidie e le maledizioni
in due.
Questo che avevamo chiesto e mai avuto in regalo , questo che avevamo
visto e sempre desiderato e lungamente tradito viaggio nell'arcipelago
oggi diventa possibile tutto per mare, per isole dove non stiamo
mai, immaginando tutti amici di case chiare che caldamente sognano
di riabitare domani.
Tutto per cieli, per nuvol, per sguardi puntati in alto per occhi
lunghi incollàti alla direzione del vento, sospesi dentro alla rete
delle occasioni perdute.
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Gloria - Lo
specchio
Cammini
Ti fermi
Ti esponi
Ti nascondi
Da cosa? Per cosa?
I sentimenti
Le gioie, i timori
La paura, ti emozioni
E perché?
Tu, gli altri, la vita
E poi?
Solitudine o solidarietà? Evolvi, migliori cresci, ma perché?
Preferisci essere un camaleonte o?
I dubbi, le perplessità il noto, l'ignoto.
Le tue risposte
Ma come rispondi
E perché rispondi?
L'unicità o la complessità
Tu, uomo
Tu che sei un uomo
Tu che hai la possibilità di vivere il domani perché ogni giorno
sia il primo giorno di tanti giorni
Con la tua forza e il tuo coraggio
Si tu che non ti abbandoni ma ma dal mondo
da questo mondo cogli, trasformi
lasci
ciò che
è l'uomo,
l'uomo per cui il mondo cresce,
cresce insieme
e per l'uomo
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Valentina
Pomizzi - Il Lago
Il
Lago. Superfice acquosa, specchio di Narciso,
mare fanciullo dai pallidi lineamenti.
Scorri continuamente in una tonda circolarità,
baciando ormai da anni le stesse sponde,
così sinuose prima di inoltrarsi nelle tue profondità.
Dolce, torbido,apatico. Sei lì immobile,
sempre pronto a farti specchio del sole e della luna,
dei colori, delle luci, delle tenebre.
Lì sciolgo i miei ricordi, lì annego i miei pensieri.
Ti raccogli timidamente con delicato pudore,
inconsapevole di far apparire la nuda intimità della terra,
la tua interiorità nascosta e imperscrutabile.
Straripi con arroganza dilatandoti e impadronendoti
di territori vergini, sconosciuti, manifestando la tua voracità
illimitata.
Coppa di lacrime: testimonianza visibile del secolare pianto celeste.
Plumbeo, argenteo, misterioso nelle gelide ore invernali. Molle,
afoso, sonnecchiante nell'accecante frammento estivo.
Sul tuo umido corpo scorrono, solcandoti, minuscole barche di pescatori.
Sprofondano i loro fili nella tua anima, nel tentativo inutile di
carpire il tuo segreto.
Pigro nei movimenti, a volte t'increspi ma poi ti riadagi
mollemente nella tua vellutata piattezza.
Il tuo sguardo si rivolge verso il mare:
l'infinito, l'assoluta libertà, il mondo senza confini, il regno
del possibile.
Tentato dal gesto audace di uscire dallla mediocrità della tua esistenza,
tremi, abbozzi timorosamente qualche delicata onda, ma poi vigliaccamente
desisti.
E, ancora una volta, anneghi in te stessso.
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Elena - La
danza
Sospesi funanbolicamente
ad un filo
Respiro
il vuoto
Il piede vacilla
in una presa impossibile
La danza è interminabile
incerta
E improvvisamente
precipito.
Nell'aria rimbomba
una fragorosa risata .
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