La desertificazione di ogni riservatezza
Come è possibile in un paese progredito,
dove a democrazia sta giustizia, dove a società sta solidarietà,
che un fatto di cronaca, sebbene assordante per disumanità,
ammutolente per indicibilità, possa diventare uno spazio
ove fare convergere le attenzioni più morbose, a tal punto
da relegare di lato quelle doverose garanzie di tutela appartenenti
a ogni cittadino?
I mostri pedofili di Rignano Flaminio sono stati tutti scarcerati,
inspiegabilmente sono ritornati in
seno alle proprie famiglie, vicino ai propri figli.
Donne e uomini liberati dalle catene, e soprattutto, dalla infamia
più grande, quella di avere abusato di bambini inermi.
Processi di piazza così ben elaborati da divenire programmi
da prima serata, format così ben
confezionati da dirottare opinioni e giudizi.
Articoli su carta stampata disegnati senza la fatica dellindagine
svolta sul campo, verifica necessaria per poi formulare eventuali
convinzioni o dubbi, non per narrare trame romanzate infettate
dalla dietrologia più spicciola.
Cè un paese che rimane preso dentro, non dalla sofferenza
di una vita malamente al macero, bensì
dallemozione scatenata dalleventuale ipotesi da affiancare
e supportare ideologicamente, per
crocifiggere o assolvere repentinamente.
Il risultato in ogni caso è di alterare le condizioni di
equità, di pari dignità tra accusa e difesa, soprattutto
di mettere al bando, fuori dalle coordinate sociali, persone innocenti
fino a prova contraria, quella prova contraria di pertinenza esclusivamente
del giudizio di un tribunale, moltiplicato per tre volte, non
certamente abortito dalle urla di strada.
La spettacolarizzazione di un evento tragico non consente di esprimere
sentimenti di compassione,
bensì di vendetta a priori, il che è anche peggio.
V.Andraous