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Chi dice che gli insegnanti
dovrebbero "imparare a insegnare"
perché non basta la loro conoscenza della materia? |
Lo straordinario di questa opinione non è che ci abbia messo
100 anni ad affermarsi, malgrado la sua evidenza in molti campi.
Nessuno infatti si farebbe operare da un medico in possesso dei
soli 5 anni di frequenza universitaria;
nessuno farebbe riparare l'auto a un ingegnere meccanico
appena uscito dal Politecnico. In molte professioni è da sempre
chiaro che conoscere una disciplina in teoria non è sufficiente
per metterla in pratica, né tantomeno per insegnarla. Neppure
la sola esperienza è considerata sufficiente. Ogni madre ha un'esperienza
di parto, ma questo non la abilita né a fare la levatrice, né
tantomeno a insegnare ai futuri ginecologi. Non basta saper guidare
un'auto per fare l'istruttore di guida. Lo straordinario di questa convinzione risiede nel fatto
che, nel mondo post-moderno, non si applica a nessuna delle nuove
professioni. Questa, che sono ormai la maggioranza, crescono in
modo selvaggio e, cosa strana, si nutrono di una cieca fiducia
da parte dei più. Gli stessi genitori che si lamentano per l'inadeguata
preparazione dei docenti dei loro figli, poi non si fanno alcun
problema a consegnare gli stessi pargoli: d'estate ad animatori
ed educatori per lo più improvvisati; nel doposcuola, a persone che si sono auto-nominate
maestri di musica o di karate; all'oratorio,
da educatori volontari che sono armati di sola buona volontà.
A loro volta i genitori, come cittadini adulti, non si pongono
alcun dubbio sulle competenze dei formatori dei corsi di lingua,
di computer, di ballo, di teatro, di cucina o di ikebana che frequentano.
Il fenomeno non riguarda solo le nuove professioni tecnologiche o commerciali: sedicenti esperti
di web, di pubbliche relazioni, di
turismo o di telefonini riempiono i giornali con le loro
auto-promozioni. Preoccupa osservare che l'incompetenza specifica
riguarda tutte le professioni che hanno come centro altri esseri
umani: formatori, addestratori, istruttori, guaritori, dirigenti,
managers, coordinatori, progettisti,
valutatori. Ovunque la regola è che
chi è in possesso di una qualsiasi conoscenza - cioè sapere teorico-
o esperienza - non importa se felice o meno -, non solo è autorizzato
ad usare quella conoscenza in astratto o quella esperienza in
pratica, ma anche ad insegnarle e a "comandare" altri
che ne fanno uso. Anni fa questa situazione fu segnalata da un autore che
la rese famosa come "il principio di incompetenza di Peters". Il principio afferma che in ogni organizzazione,
al momento dato, tutte le posizione della scala gerarchica sono
occupate dalla persona meno competente. L'operaio che eccelle,
diventa caposquadra. Se in questo ruolo si rivela mediocre, resta
lì. Se è brillante, viene promosso capo-stabilimento. Dove rimane
se è mediocre, mentre se dà buoni risultati diventa direttore
di divisione. La situazione è causata dal mancato riconoscimento che ogni passaggio
di ruolo implica un cambiamento di competenze, che dovrebbe essere
supportato da adeguati sistemi di formazione e supervisione. Il modello di Peters
oggi sembra dilagare dal chiuso delle organizzazioni alla prateria
della società intera. E' raro che un buon attore diventi docente
o direttore di teatro. Se succede è verso la fine della carriera.
La maggioranza dei docenti e direttori di teatro è fatto di attori
mancati o mediocri. Un bravo musicista avrebbe tempo e voglia
di insegnare musica? Perché un bravo medico in carriera dovrebbe
fare il direttore sanitario? E perché un insegnante felice e motivato
dovrebbe fare il preside? E un ingegnere l'insegnante? Certo è possibile che qualcuno, anche di valore, desideri
cambiare ruolo. Tuttavia dovrebbe essere implicito che ciò richiede
l'apprendimento delle competenze specifiche che il nuovo ruolo
richiede. Quanti maestri di musica, di lingue, di computer,
di teatro, di animazione, magari anche bravi nel loro lavoro,
si sono davvero attrezzati per insegnare la loro disciplina o
dirigere persone che la praticano? Quanti dirigenti di organizzazioni
pubbliche o private, magari capaci nel loro mestiere di inizio
carriera, si sono preparati per diventare guida di altri uomini? Una società tanto indifferente alle competenze ed alle qualifiche,
non può chiedere ai soli insegnanti una preparazione diversa da
quella già ottenuta nella disciplina di insegnamento! La situazione è particolarmente comica oggi, nell'area delle
nuove tecnologie. Il web è in stato di perenne instabilità, con
siti miliardari che falliscono e successi veloci come la luce:
il che testimonia di una tuttora perdurante fase esplorativa e
sperimentale del settore. Ciononostante è un pullulare di persone
che spiegano "come si fa un sito", "le dieci regole
da seguire per attirare i navigatori", "il sistema infallibile
per l'e-commerce". Questi imbonitori
si comportano come quelli che vendono il sistema infallibile per
vincere al lotto, alla roulette o al totocalcio. Non si vergognano,
e lo strano è che nessuno pone loro la domanda decisiva, della
evidenza che se conoscessero davvero questa "sistema magico"
potrebbero permettersi di smettere di venderlo. Nell'area informatica poi è un pullulare di sedicenti "formatori"
che promettono di insegnare di tutto. Bisogna vederli e sentirli.
I più mettono in scena la macchietta del "mago incompetente",
quella per cui dopo gesti rituali e frasi misteriose
oplà
..il
coniglietto che doveva sparire saltella qua e là sul palco, rincorso
dalla formosa assistente che a sua volta doveva sparire col coniglietto.
Prendete il file .gif, trascinatelo
nella cartella pippo, poi nominatelo
batman e aggiungete un asterisco, tenendo premuto il tasto
destro dell mouse,
e voilà
..Bèh, come mai non funziona? Poi ci sono i supertecnologici, che non parlano nemmeno
inglese o americano, parlano Siliconese
(gergo inventato nella Silicon Valley dai 100 amici d'infanzia di Bill Gates), indifferenti
ad una platea che ha già difficoltà con l'italiano. Evidentemente,
l'ipotesi che qualcuno capisca qualcosa, terrorizza i formatori
supertecnologici perché fa intravvedere un apprendimento emancipatorio
del discente e dunque un ritorno del docente ad un improbabile
lavoro vero. Ci sono i formatori "riflessivi". Ad una recente
demo di un nuovo prodotto di sicuro successo, metà platea dormiva
durante le lunghe pause retoriche dello speaker. Non mancano i "formatori" superveloci: come vedete,
è facilissimo, dicono! Dopo avere passato mesi a imparare a loro
volta un certo programma, cercano di insegnarvelo in una mattinata,
però aggiungendovi anche: la storia delle 8 versioni del software
in oggetto, le radiose prospettive della casa produttrice, ed
altri 3 o 4 "piccoli programmini" integrativi (senza i quali niente funziona,
naturalmente). Proliferano ovunque i formatori "generosi", la
cui bandiera è la parola gratis, o meglio "free".
Il corso è gratuito, se comprate il programma da 8 milioni. Il
programma è free, se comprate il manuale d'istallazione che costa 3 milioni.
Vi diamo gratis il software, il manuale ed anche l'assistenza!
Per avere il tutto dovete solamente: compilare un formulario che
sembra un'anamnesi - dall'infanzia ad oggi, passando per ogni
episodio intimo -, scaricare da Ottawa uno zippato da 126 MB (12
ore di connessioni varie, che cadono e ricadono), leggere il manuale
di 400 pagine per ora scritto in urdu (il geniale programmatore era indiano), mettere in conto
almeno 8 ore di riparazioni, integrazioni, sistemazioni del Vostro
PC. D'accordo sarà faticoso ma vi facciamo risparmiare le 113.000 lire del costo di mercato (quale
mercato?) del software ! Il formatore informatico sarebbe definito da ogni psicologo
un "maniaco-depressico" ,
perché passa nel giro di pochi minuti dal "ma è facilissimo
.non
c'è problema", al "non c'è niente da fare
..bisogna
azzerare tutto il lavoro fatto, il disco rigido, e forse la tua
agenda". La frase "quello che chiedi non si può fare
."
viene sempre detta dopo il versamento di un anticipo o una caparra;
prima del versamento, la frase tipica è "non c'è niente che
non facciamo per i nostri clienti". Infine, ci sono quelli che ti fanno un sito di mille pagine
e ti insegnano ad usare Linux (non chiedetemi
cos'è, ma ogni formatore lo cita) per
300.000 lire, poi quando gli chiedi "come cambiare
il colore di una cella" ti chiedono una riunione preliminare
per "discutere fra le rispettive èquipe i suoi problemi di
riprogettazione". Insomma, cosa trasforma un pessimo comunicatore, un modesto
operatore informatico e un confuso operatore commerciale, in "formatore
nell'area dell'IT" ? Al confronto di questi rampanti formatori
della new-economy i vecchi docenti di
scuola, "impreparati" a insegnare, sembrano pozzi di
competenza ! |