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Ricordando Maria Montessori di don Luigi Sturzo (1) 1907: ero da due anni sindaco di Caltagirone. La scuola mi interessava più di ogni altro ramo dellamministrazione: non invano avevo insegnato per dodici anni al seminario vescovile, ed avevo già fatto le prime battaglie per la libertà della scuola. Le mie gite a Roma erano frequenti allora, sia per lassociazione nazionale dei comuni, della quale ero consigliere; sia per gli affari del mio comune: così mi capitò di incontrare presso amici la dottoressa Montessori che mi invitò a visitare la sua casa nel quartiere San Lorenzo. Sapevo che sospetti di naturalismo ne avevano ostacolato liniziativa; dopo un lungo colloquio decisi di visitare le scuole e rendermi conto del tipo di scuola e delle ragioni del metodo. Andai più volte a San Lorenzo: il mio interessamento si accrebbe di volta in volta; e Maria Montessori non dimenticò mai il piccolo prete che per il primo aveva preso diretto interesse alla sua iniziativa, laveva incoraggiata, ed aveva affermato che nessuna pregiudiziale anticristiana fosse alIa base di quellinsegnamento; cosa che poteva essere introdotta in questo ed altri metodi da maestri non credenti. Da quel periodo iniziale non ebbi occasione di rivedere la Montessori che più tardi, in qualche sua sosta a Roma, dopo la fine della prima guerra mondiale, con rapidi incontri per conoscere i progressi delle sue molteplici iniziative. Poscia a Londra, il giorno di San Luigi 21 giugno del 1925, in una casa religiosa di Fulham Road, mi vedo portare nella mia stanzetta un bel mazzo di garofani bianchi: erano della Montessori ed io ignoravo chella fosse nella stessa città. Mi si fece viva in un giorno a me caro; in unora di forte nostalgia, quando lontano dalla sorella e dagli amici, mi venivano in mente le care feste dellonomastico, in un paese dove lonomastico non si ricorda e di amici a Londra non ne segnavo che pochi, anzi pochissimi. Così ci rivedemmo; e si parlò dellItalia, soprattutto dellItalia, e delle vicende nostre e dello sviluppo del metodo Montessori nel mondo, e dei piani del futuro e ricordammo la visita del prete caltagironese alla scoletta di S. Lorenzo. Lalotìe di simpatia e di fiducia che circondarono allestero le varie iniziative della Montessori e la diffusione del suo metodo, il premio Nobel (2), tutto servì a far mettere in prima linea nel mondo la figura di questa italiana. La confrontavo con unaltra italiana, maestrina, fondatrice di ordine religioso, allora beata e poscia santa, Francesca Saverio Cabrini, che lAmerica del nord stima sua concittadina e che ha fama anche presso il mondo protestante. Lavevo conosciuta anchessa personalmente, dieci anni prima di aver conosciuto la Montessori, proprio per il mio interessamento alla scuole infantili ed elementari, nel desiderio di avere a Caltagirone una casa delle figlie missionarie del Sacro Cuore da lei fondate: così come avevo desiderato aprirvi una scuola Montessori. Le mie iniziative fallirono allora, luna e laltra per mancanza di soggetti. Mi sono più volte domandato perché da quarantacinque anni ad oggi, il metodo Montessori non sia stato diffuso nelle scuole italiane. Allora come oggi, debbo dare la stessa risposta: si tratta di vizio organico del nostro insegnamento: manca la libertà; si vuole luniformità; quella imposta da burocrati e sanzionata da politici. Manca anche linteressamento pubblico ai problemi scolastici; alla loro tecnica, alladeguamento dei metodi alle moderne esigenze. Forse cè di più: una diffidenza verso lo spirito di libertà e di autonomia della persona umana che è alla base del metodo Montessori. Si parla tanto di libertà e di difesa della libertà, ma si è addirittura soffocati dallo spirito vincolistico di ogni attività associata dove mette la mano lo Stato; dalla economia che precipita nel dirigismo, alla politica, che marcia verso la partitocrazia, alla scuola che è monopolizzata dallo Stato e di conseguenza burocratizzata(3). 1.. Il brano qui presentato è tratto da Diario Romano, Bompiani, Milano 1984, pp. 93- 2. In realtà fu solo candidata e per tre anni consecutivi dal 49 al 51. 3. Questo testo, reperibile in Luigi Sturzo, Opera Omnia, voi. XII, pp. 243-245, venne da lui scritto il 17 giugno 1952 per la rivista "La Via", una decina di giorni dopo la morte della Montessori.
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