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Pensieri sparsi, nel rumore dell’eco di Novi Ligure (Guido Contessa)

  1. La responsabilità delle scienze sociali è stata quella di consentire, a volte favorire, lo slittamento dalla spiegazione alla giustificazione. Spiegare i motivi di un comportamento, trovarne il filo logico apparentemente invisibile, rintracciarne le condizioni favorenti o gli eventi scatenanti è il compito delle scienze sociali. Esse sono nate per spiegare perché gli uomini e le aggregazioni umane si comportano in un modo invece che in un altro. Spiegare le condizioni che favorirono la crescita di Hitler, come capo accettato da quasi tutti i tedeschi, non significa affatto giustificare il nazismo ed i forni crematori. Spiegare le motivazioni psicologiche di un serial killer non implica anche giusticarne i delitti. Spiegare i motivi culturali di organizzazioni anti-statali come la mafia o di gruppi para-militari come le Brigate Rosse, non comprende il guardare con simpatia Riina o i killers di Aldo Moro.
  2. Ogni azione criminale e delittuosa, per quanto mostruosa ed inspiegabile dall’esterno, trova nella psico-logica del soggetto che la commette un insieme di motivazioni, concomitanze, connessioni, relazioni. Compito della scienza è spiegarle e, ove possibile, cambiarle. Compito della società intesa come opinione pubblica è darne una valutazione morale o politica, comunque arbitraria e discrezionale ma basata su valori condivisi. E’ sorprendente ascoltare alcuni scienziati o operatori sociali (psichiatri, psicologi, educatori, ecc.) quando affermano che i minori assassini non devono essere chiamati tali, né giudicati dalla società, ma devono essere capiti e perdonati. La questione della pena viene sorvolata come sgradevole, e comunque vista come tema di cui la pubblica opinione non deve parlare, ma subito si invita il pubblico a parlare di perdono e riabilitazione. Tutto ciò è sorprendente, per diversi motivi. Il primo è che in genere questo richiamo si associa a quello per cui a giudicare e condannare devono essere i tecnici: giudici, psichiatri, sociologi, assistenti sociali. Il che implica una sottrazione al popolo della sua sovranità politica ed etica. Il secondo è che la insistenza sul perdono, prima della punizione, è una tipica istanza paternalistica, fondata in parte sulla deresponsabilizzazione –quindi soggezione- del perdonato ed in parte sul senso di superiorità (contrastato da un conflittuale senso di colpa) del perdonante. Il terzo motivo di sorpresa è la disequa distribuzione di questi slittamenti semantici dalla comprensione alla giustificazione: vengono usati per i minori che ammazzano genitori e fratelli, ma mai per minori che stuprano; si applicano a scippatori tossici, ma non a scippatori di colore o slavi o zingari; vengono adottati per chi ruba per il Partito, ma non per chi fa rapine per mantenere l’amante; per chi fa il o la pornostar, ma non per chi si accompagna a prostitute; per chi uccide un minore, ma non per chi ne fa oggetto di pedofilìa; per chi uccide sulla strada perché ubriaco, ma non per chi fuma in un ufficio.

  3. Freud ha definito tre cose come impossibili da fare: guarire, educare, comandare.
  4. Il Diavolo esiste. Non è questione di età, di razza, di ceto. Il male si annida dentro di noi incollato al nostro bene più prezioso che è il libero arbitrio. Senza l’uno non avremmo l’altro. Quanti anni aveva Amleto quando massacrava la famiglia, e i ragazzi Montecchi e Capuleti ? A che età Edipo diede vita al suo mito? E Caino e Abele non erano giovani?
  5. Che ne è stato dei Comandamenti ONORA IL PADRE E LA MADRE e NON UCCIDERE ? Quando la saggezza popolare ha deciso di metterli in secondo piano?
  6. La calante natalità è correlata alla calante voglia di genitorialità. Che voglia avranno di essere genitori quei figli cui si dà oggi ragione facendo loro intravvedere l’insostenibilità del ruolo paterno e materno?
  7. La giustificazione ha oggi preso il posto della libertà. Viviamo in universo concentrazionario, in cui l’unica differenza non omologata è il crimine futilmente motivato. Il quale peraltro è subito fatto oggetto di perdono. Il giustificazionismo si ammanta di nobiltà ma resta la maschera della deresponsabilizzazione e dell’insignificanza.
  8. L’analfabetismo emozionale è il risultato di una civiltà che mette al primo posto le cose, poi i corpi, ed infine la psiche.
    Gli omicidi di oggi – fatti da giovani o da adulti- sono caratterizzati dalla futilità dei motivi e dalla totale assenza di valore assegnato alla vita. Un minore accoltella la ragazza che lo lascia. Un laureando uccide e poi brucia il padre che si "aspettava troppo" da lui. Maso e compagni ammazzano due genitori, per fare spesette. Per un bottino di 100.000 lire si spara su un tabaccaio. Ogni domenica scoppia la guerra fra bande per un rigore mancato. L’anestesia emotiva nella quotidianità, che caratterizza l’Occidente, rende tutti –e in specie gli adolescenti- incapaci di governare e sublimare le emozioni che a volte irrompono e travolgono il soggetto. Ogni tanto si massacra un coetaneo per rubargli il giubbotto. Questi sono sintomi di emozioni ingovernate, che i più sedano mediante emozioni artificiali controllate come il salto con l’elastico, la droga, le gare in auto agli incroci. Alcuni le reprimono semplicemente fino a quando esplodono in forme distruttive.
  9. Nessuno educa nessuno. I genitori non sono altro che i soggetti delegati dalla società all’educazione dei loro figli. Essi non possono rispondere al mandato se la società non li guida, sostiene e difende. La patria (o matria) potestà viene richiamata con propositi meramente colpevolizzanti: spesso si parla addirittura di far pagare ai genitori per danni o reati commessi dai figli, capovolgendo una vecchia (e peraltro orribile) tradizione. In realtà i genitori da tempo sono stati esautorati, relativamente all’educazione dei figli. Essi non possono, per legge:

Ma non è solo la legge:

10. I bambini sono stati definiti soggetti "perversi polimorfi", nel senso che cercano di trarre piacere da ogni senso e situazione e relazione. Gli adolescenti sono bambini con in più i sensi di colpa socialmente indotti. Qual è il "potere educativo" dei genitori?:

12. Qualcuno indica come mezzo educativo l’ascolto. Purtroppo il fatto è che gli adolescenti da tutti vogliono farsi ascoltare – soprattutto coetanei e tv-, fuorchè dai genitori, alle cui indagini rispondono a monosillabi. E poi vanno ascoltati i figli anche quando: non vogliono studiare, vogliono una honda per Natale, desiderano strangolare la fidanzatina che li ha lasciati?

CONCLUSIONE PARADOSSALE A:
gli unici genitori amati e rispettati sono quelli morti o spariti durante l’infanzia dei figli

CONCLUSIONE PARADOSSALE B:
è meglio non fare figli e se si fanno è meglio abbandonarli presto, in modo che poi (da grandi) ti invitino a qualche programma televisivo per riattivare il rapporto.

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