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GIOCARE IN RETE: scuola- famiglia- territorio (G.Contessa)
Le scuole che spesso si lamentano della incompetenza o latitanza dei genitori circa leducazione dei figli, non devono dimenticare che i genitori di oggi non sono altro che gli allievi di ieri. Se tutte le accuse mosse dalla scuola alla famiglia sono vere, la scuola deve riconoscere la sua pesante corresponsabilità.
Le famiglie che spesso si lamentano dellincompetenza, svogliatezza o faziosità dei docenti, non devono dimenticare che linsegnamento è un lavoro. E non cè alcun motivo perché gli insegnanti svolgano il loro lavoro meglio di come i genitori lo fanno nelle fabbriche, negli uffici e nei negozi.
Il mitico territorio (entità virtuale più che reale) che sovente accusa scuole e famiglie di non essere allaltezza dei tempi, non deve dimenticare che le une e le altre vivono la quotidiana realtà concreta laddove esso appare a intermittenza con progetti effimeri e con interventi buro-normativi.
1. Cosa è una Rete?
Una rete sociale e civica è un sogno, uno slogan, un progetto elaborato da una cultura che vive quotidianamente la frammentazione, la lacerazione, la minaccia di buchi neri nei quali interi gruppi sociali si sono smarriti. Il sogno descritto dai pensatori reticolari ha concepito la rete come insieme diverso dalla semplice somma delle parti, come unità sostenuta da legami, come struttura di sostegno ai percorsi esistenziali nella polis. La rete dovrebbe essere una unità di cui i nodi sono insieme la causa e leffetto, i costruttori ed i beneficiari. Ogni nodo della rete scuola, famiglia, ente locale, associazione, cooperativa, servizi- è partecipe dellinsieme, nel senso che collabora a tenerla insieme e nel contempo gode dei vantaggi derivanti dalla sua consistenza. La rete porta benefici a tutte le sue parti, ed ogni parte contribuisce a mantenere ricca la rete. Il discorso regge in teoria. In pratica, non va dimenticato che la rete è, nel migliore dei casi un progetto, mai un punto di partenza. Il punto di partenza sono i detriti, le rovine urbane, le costruzioni civili diroccate che costituiscono il carattere dellEvo Immateriale. La disarticolazione sociale è talmente avanzata da essere penetrata nelle coscienze individuali, fino alla evanescenza della rete intrapsichica. La stessa frantumazione che registriamo a livello sociale, ogni mattina, è quella che sentiamo ogni sera a livello di consapevolezza individuale. Lo smarrimento dellunità sociale è correlato a quello dellunità psichica.
Uno degli assiomi delle teorizzazioni sulle reti è che la loro efficacia è pari al quadrato del numero dei nodi. Una rete con due soggetti ha volte quattro. Una rete con sei soggetti ha volare trentasei. Lassioma vale solo se tutto funziona in modo ottimale. Altrimenti il moltiplicatore di efficacia diventa moltiplicatore di difficoltà. La complessità di una rete è insieme la sua forza e la sua debolezza, esattamente per come è avvenuto nel passaggio dallera agricola e artigianale a quella industriale. Lorganizzazione scientifica del lavoro (Taylor e Ford) ha consentito una impennata della produttività, aumentando la ricchezza dellintero Occidente. Ma mentre lorganizzazione produttiva agricola e artigianale poteva sopportare catastrofi locali, senza risentirne nel complesso, lorganizzazione industriale ha aumentato le interazioni ed ha dovuto affrontare catastrofi propagate dal locale al generale. Se nella bottega artigianale, dove ognuno costruiva un intero manufatto, veniva interrotto un punto del processo, il danno veniva relegato a quel punto. Un operaio su dieci sbagliava o rallentava ? Lorganizzazione perdeva il 10% della sua produzione. Nellindustria ad alta interazione (catena di montaggio, funzioni differenziate e integrate, globalizzazione informatica) ogni errore o guasto in un punto ferma o danneggia lintero processo. Laumento di complessità aumenta la fragilità, linsicurezza, il rischio, quindi impone un incremento di competenze a tutti i livelli, dentro e fuori dallorganizzazione. Pensiamo al danno di unimpresa che producesse quantità enormi di prodotti deteriorabili, senza avere un affidabile partner per i trasporti. Allo stesso modo pensiamo ad una scuola che producesse ottimi umanisti, in un territorio totalmente agricolo.
Una rete è dunque un sistema sociale altamente produttivo, a precise condizioni. E fra queste condizioni la prima è una sofisticazione delle competenze di ogni nodo della rete.; la seconda è unelevata capacità di comunicare fra i nodi.
2. Le rete è una necessità
La rete è un sogno, ma insieme una necessità. La perdita del centro, la frantumazione della piramide sociale, la disarticolazione di tutti i macro-sisemi non ha solo reso inefficace il contesto. Ha anche indebolito le funzioni specializzate. Nessun nodo può pensare di isolarsi e salvare solidariamente la sua identità e la sua funzione. In uno scenario sbriciolato la famiglia non può illudersi di riprendere la sua autonoma funzione educativa; la scuola non può svolgere separatamente la sua funzione istruzionale; lente locale non può semplicemente cercare di governare la complessità. Ogni nodo della ipotetica rete mostra gli stessi segni disaggregativi dellinsieme. NellEvo industriale esisteva un contenitore/vertice che riusciva a integrare i sub-sistemi sociali, affidando a ciascuno compiti specializzati: era la cultura integrata della Modernità, tradotta in organizzazioni sociali e distribuita in soggetti omologati da valori condivisi. NellEvo Immateriale la post-Modernità- contenitore e vertice sono svaniti, insieme allintegrazione culturale, ed i nodi della rete hanno perso sia il centro di riferimento sia la loro funzione specialistica.
Oggi educazione, istruzione, assistenza, lavoro, salute, tempo libero e civismo sono processi che possono svilupparsi solo se i nodi cooperano, perché si verificano trasversalmente. La vita moderna era una strada a tappe ciascuna delle quali aveva la competenza su un obiettivo sociale: leducazione in famiglia, listruzione a scuola, il lavoro in una realtà produttiva, il tempo libero nelle agenzie specifiche, il civismo nel partito, la salute dal medico. La vita post-moderna è un labirinto a confini labili: listruzione avviene con Internet e i mass media, leducazione passa al tempo libero, questultimo diventa per molti un luogo di lavoro, lavoro e assistenza si mescolano, la salute riguarda lalimentazione familiare, le relazioni studentesche, il traffico urbano, i modelli dei mass media. Nessuna agenzia sociale è autosufficiente. Ognuna è come una tappa di un percorso ricorsivo, in cui può gestire solo frammenti di tempo e di spazio esistenziale. Da qui la necessità della rete. Che diventa una griglia su cui ogni individuo disegna il suo percorso di crescita, acculturazione e integrazione, salubre sa la rete è integrata, disfunzionale se la rete è troppo lacerata.
In realtà, limmagine della rete rimanda allossatura, allo scheletro di un corpo, alla griglia grafica nel quali il pieno è dato dal contenuto: la carne se pensiamo al corpo, gli appartamenti se pensiamo ad un palazzo, i treni e i viaggiatori se pensiamo alle ferrovie. La rete è una struttura potenziale, la cui attualità può essere definita come tela della vita. E la tela il punto darrivo. Un nuovo affresco macro-sociale, cioè una nuova cultura, di cui la rete è visibile solo in radiografia. Costruire la rete, svilupparla e farne unadeguata manutenzione è la precondizione perché la tela visibile sia unopera etica, estetica ed economica. Z.Bauman ha offerto il paradigma della società liquida per descrivere lEvo Immateriale. Unimmagine di flusso e inafferrabilità, di inconsistenza ma anche di forza. In questo scenario di liquidità turbinosa, fra detriti che galleggiano, olmi sradicati, ponti interrotti e case abbattute, una rete è indispensabile se si vogliono pescare i mille frutti che, sotto la superficie, chiedono di essere colti.
3. Cosa serve?
Se la rete è un progetto occorrono risorse per realizzarlo. Se lorizzonte della centralità integrata è smarrito, e se il nemico è la frantumazione, due sono le risorse basiche cui ogni entità individuale e collettiva- deve far ricorso.
La prima è lautonomia identitaria, che comprende la capacità di autoregolarsi, la consapevolezza di sé e il controllo sulle proprie carenze e disfunzioni. Un soggetto (individuo, gruppo, organizzazione, istituzione, comunità) è tale quando ha una sua identità distinta dalle altre, ma capace di coscienza, crescita e critica. Avere una identità incerta, o peggio fusa con quella di altri, non essere consapevole, non saper crescere cioè cambiare sono le disfunzioni oggi più frequenti sia a livello individuale che macrosociale. Molte organizzazioni, famiglie, comunità come molti individui- non sanno chi sono e cosa vogliono, non sono in contatto col proprio mondo interno, non sanno come evolversi. E vivono fra paralisi (non fare niente), fuga (fare altro) o imitazione (fare quello che fanno tutti).
La seconda è linterdipendenza, che implica la capacità di accettare lincompletezza ma anche il valore, propri ed altrui. Linterdipendenza è il legame far due o più soggetti che si sentono portatori di una mancanza e di una ricchezza. Lindipendenza è la rottura del legame e va nel senso della frammentazione e della solitudine. Lindipendenza è generata dalla svalutazione di sé e/o degli altri. Nel turbine creato dalla liquidità oceanica che ha invaso la cultura occidentale, nessuno si salva da solo, nessuno può perfezionare il suo progetto singolarmente. Linterdipendenza è il risultato di un processo costante di comunicazione, conflitto, negoziazione. Purtroppo le attuali strategie dominanti sono lesatto contrario: evitamento, negazione, controllo/assoggettamento. Le organizzazioni (come i singoli individui) affrontano la nostra crisi epocale limitando le relazioni e negando i problemi, se non quando possono essere controllati o diventano travolgenti.
Cio che serve alla rete sono soggetti (singolari o plurali) autonomi e interdipendenti. In termini di skills operative possiamo elencare le competenze:
q Decisionali (saper scegliere, accettare confini, prendere responsabilità)
q Comunicative (ascolto attivo, invio, feedback)
q Negoziali (conflitto, trattativa, mediazione, creatività)
q Cooperative (affiancamento, supporto, integrazione)
Post-scriptum
Nel Medio Evo, lOccidente ha attraversato una lunga crisi economica e sociale. La società e lindividuo erano in crisi, per cui, come oggi, nessuno dei due poli poteva contare sullaltro per migliorare.
Allora piccoli gruppi e singoli visionari si sono dedicati a progetti irrazionali e titanici, ma coinvolgenti lintera comunità, come la costruzione di Cattedrali. Queste opere erano di tale complessità da richiedere sempre più di mezzo secolo, a volte anche più secoli. Chiunque si impegnasse nellavvìo dei lavori per una Cattedrale era certo di non poterne vedere la conclusione. Mecenati, prelati, architetti, artisti, artigiani, manovali, apprendisti: una intera comunità, aiutata da qualche straniero si impegnava per secoli, in parte dietro pagamento, in parte con corvées volontarie in progetto collettivo. La costruzione di un simbolo della comunità divenne il collante della stessa, per cui il processo di edificazione, sebbene smarrito nei meandri della storia, fu altrettanto o più importante del prodotto edificato.
Oggi non serve niente di meno. Un élite capace di sognare e di coinvolgere lintera comunità in unimpresa collettiva, capace di durare decenni, come la creazione di una rete e poi di una tela, in grado di produrre qualcosa di tangibile, ma splendenti nel processo di produzione. Tutti gli interventi, i progetti, i servizi parziali, verticali, settoriali sono destinati allinutilità, perché un disagio pervasivo e dellinsieme non può essere affrontato con farmaci locali. E giunto il momento di avere il coraggio di abbandonare i progettini di varia denominazione (per i giovani, di prevenzione, educazione alla salute, per il lavoro, ecc.) per far convergere le risorse in un unitario intervento pluriennale di sviluppo comunitario.
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