La legittimità del diritto d'autore si fonda sull'ipotesi
che esista una fonte proprietaria del prodotto immateriale (artistico,
letterario, musicale, giornalistico, ecc.). L'autore sarebbe il
proprietario del contenuto e della forma del proprio prodotto. Il
concetto di proprietà è già abbastanza discutibile
per gli oggetti materiali, ma si può accettare in quanto
ogni proprietà legittima è sempre legata ad un acquisto,
cioè ad una spesa dimostrabile. Una cosa è proprietà
di qualcuno in quanto questi o un suo parente, ha pagato per averla.
Solo all'origine la proprietà nasce come furto. Se entriamo
nel campo delle idee, dei simboli, delle immagini il furto è
continuativo. Un autore non paga per il suo prodotto e lo crea attingendo
alla tradizione culturale passata, o al mercato attuale dell'immateriale.
Nessun autore crea. Ogni produzione immateriale è un assemblaggio,
una rivisitazione, una traduzione di flussi immateriali planetari.
Come è possibile assegnare il diritto di proprietà
a chi assembla sette note o 20-25 lettere dell'alfabeto? O a chi
riproduce con una macchina un istante della realtà? Si afferma
che l'assemblaggio di elementi esistenti è un processo creativo
originale: ma questa è una mera convenzione burocratica.
Il primo che brevetta o deposita presso l'apposita burocrazia un
assemblaggio, è per convenzione considerato l'autore. Come
è possibile controllare l'influenza che sull'opera depositata
hanno avuto le decine di autori, di decine di paesi e di diverse
epoche? o le persone che circondano il depositante: maestri, familiari,
vicini di casa ?
Il pittore può forse essere considerato l'autore
della sua opera, malgrado si tratti di un assemblaggio di materie
non sue(colore, tela, materiali vari): ma non delle copie che vengono
fatte della sua opera. Uno scrittore racconta la vita di un altro:
a chi deve andare il diritto d'autore e perchè? Un fotografo
fissa un gesto sportivo: il copyright dovrebbe essere riconosciuto
al fotografo o allo sportivo? C'è chi parla del diritto d'autore
anche per le opere collettive come un film o una messa in scena
teatrale o un concerto. Opere che sono il frutto di decine di contributi
verrebbero attribuite al regista (film e teatro), o al direttore
d'orchestra, che cercano di vantarne i diritti.
Gli stessi argomenti che vengono addotti per obiettare
al brevetto degli OGM, possono valere per i prodotti immateriali.
Come mai non esiste un diritto d'autore per chi
inventa un piatto culinario o un cocktail o un vestito? La questione
del diritto d'autore ha a che fare con il potere delle corporazioni.
Una corporazione forte impone alla società una "tangente"
per i suoi prodotti, e la chiama "copyright". E la forza
di una corporazione non è mai legata alla sua indispensabilità
sociale, bensì alla sua prossimità coi ceti dominanti.
La questione del diritto d'autore si incrocia anche
con il fenomeno dell'industria culturale, che merita altre riflessioni
da fare in un altro contributo.