Prima Pagina Servizi di Ergopolis Strumenti per la Cittadinanza Pagine & Siti
Pubblichiamo questo rapporto per il suo intereresse metodologico, ma anche per i risultati che, pur riguardando gli anni 1996-1998, sono ancora attuali. Anzi, le imprese giovanili neonate e sopravvissute, nonchè l'orientamento all'imprenditorialità giovanile, offrono dati molto peggiori (a Mantova e in Italia).
GIOPRISE -
Ricerca sull'orientamento all'imprenditorialità giovanile nella provincia di Mantova.
RELAZIONE CONCLUSIVA  
a cura di M.Boccola e G.Contessa / EGEONetwork / Sett.1998

Sommario

1.    Presentazione della ricerca……………………………….pag.3

  • 1.1.Lo scenario socio-economico
  • 1.2.Le risposte alla disoccupazione giovanile
  • 1.3.Orientamento professionale e orientamento all'imprenditorialità
  • 1.4.Orientamento all'imprenditorialità giovanile
  • 1.5.Le ipotesi della ricerca GIOPRISE

2.    Il panorama nazionale………………………………….pag.9

  • 2.1.Il questionario via fax

4.    Considerazioni sulla situazione nazionale……………pag.10

5.    Il panorama locale………………………………….......pag.11

  • 4.1.L'intervista strutturata

6.    Considerazioni sulla situazione mantovana…………pag.15

7.    Conclusioni e prospettive……………………………..pag.17

8.    Bibliografia………………………………………………pag.18

9.    Allegati…………………………………………………..pag.19

  • All.A-Elenco enti nazionali contattati
  • All.B-Questionario fax inviato a enti nazionali
  • All.C-Elenco enti contattati in Provincia di Mantova
  • All.D-Intervista strutturata

1.     PRESENTAZIONE DELLA RICERCA.

La presente ricerca è inserita nel Progetto GIOPRISE - Giovani Imprenditori Organizzati -, iniziativa locale per l'Orientamento e la Creazione d'Impresa nel settore dell'Animazione Socio-Culturale. Il Progetto è a tipologia regionale e afferisce all Asse B, misure 2 e 3, nell'ambito dell'iniziativa comunitaria "OCCUPAZIONE-YOUTHSTART". Gli obiettivi dichiarati dal progetto sono:

  • Attivare azioni di informazione, sensibilizzazione ed orientamento all'autoimprenditorialità a favore dei giovani;
  • Costituire un'impresa giovanile con 15 giovani dai 14 ai 19 anni, nel settore dell'Animazione Socio-Culturale;
  • Creare una rete locale per garantire informazione, sensibilizzazione, sviluppo della cultura imprenditoriale nel mondo giovanile;
  • Sperimentare metodologie formative innovative in relazione al gruppo target ed agli operatori coinvolti.

 Il Progetto si articola in quattro diverse azioni fra loro intrecciate:

  • Una ricerca sullo stato dell'Orientamento all'Imprenditorialità Giovanile nella Provincia di Mantova, e per la creazione di un modello di orientamento all'imprenditorialità innovativo;
  • Un Corso di formazione per 25 operatori dell'Orientamento all'Imprenditorialità della durata di 150 ore
  • Un Corso di formazione per operatori dei servizi ricreativi e culturali della durata di 1100 ore (15 giovani dai 14 ai 19 anni)
  • L'avvio di una o più imprese giovanili, fondate dai partecipanti al corso di lunga durata, con una consulenza di supporto della durata di circa 3 mesi.

Va sottolineata la particolarità del campo specifico di GIOPRISE, che non é l'orientamento scolastico o lavorativo, bensì l'orientamento all'imprenditorialità.

     In Italia, esistono ormai numerose iniziative per l'orientamento scolastico e lavorativo, mentre per l'imprenditorialità le esperienze sono relativamente scarse.

D'altronde è ormai accettato da tutti che la soluzione del problema della disoccupazione non risiede solo nella redistribuzione del lavoro esistente, ma nella creazione di nuovi spazi lavorativi.

1.1. Lo scenario socio-economico.

     Il sistema occupazionale italiano è ancora modellato su un contesto basato sull' industrialesimo: penuria, fatica, produzione materiale, taylorismo, lavoro dipendente garantito. La cultura industriale poggia sul concetto di bisogno, di mancanza, di penuria materiale. Gli individui necessitano di beni di prima necessità (alimenti, vestiti, case), cui l'industria risponde con oggetti materiali.  La penuria giustifica la filosofia della fatica come destino, e dunque il lavoro come diritto e come dovere. La produzione materiale è sempre più organizzata scientificamente sul principio "l'uomo giusto al posto giusto". E i lavoratori guadagnano progressivamente le 40 ore settimanali, la garanzia della retribuzione e delle assicurazioni, fino alla garanzia della occupazione, se non del posto di lavoro. Obiettivo centrale di tutte le economie industriali, capitalistiche o sovietiche, diventa quello del pieno impiego della forza lavoro.

      La società post-moderna si costruisce a partire dagli Anni Ottanta, quando il prodotto lordo delle economie industriali supera la soglia della penuria ed entra nell'Era del benessere. Permangono vistosi fenomeni di diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza, ma  nell'ultimo decennio di questo millennio, diventa per la prima volta possibile in Occidente, in astratto, un reddito pro capite al di sopra della soglia della povertà. Il passaggio dalla penuria al benessere è il solo che può spiegare due fenomeni intrecciati fra loro e tipici degli Anni Novanta: le ondate immigratorie verso l'Italia e la selettività da parte dei giovani dei lavori disponibili. Un Paese che per quasi un secolo è stato caratterizzato dall'emigrazione di massa, tanto da registrare oggi una "seconda Italia" residente all'estero (circa 60 milioni in 3 generazioni), diventa meta di immigrazione. Un Paese dove il lavoro era considerata un obiettivo ad ogni costo (circa 4 milioni di immigrati dal Sud al Nord dal dopoguerra fino agli Anni Sessanta), oggi registra curiose novità. Industrie del Nord-Est in difficoltà per mancanza di manodopera; offerte di formazione professionale per le qualifiche più basse, ma non meno richieste, chiuse per mancanza di iscrizioni; pensionamenti anticipati a raffica; Uffici di Collocamento che devono scalare di decine di posizioni nelle graduatorie, prima di trovare il disoccupato disposto a farsi assumere per certe mansioni.

     La sostituzione del benessere alla penuria è andata anche in parallelo con l'emersione di bisogni secondari o immateriali, resa possibile dalla soddisfazione di quelli primari. Le garanzie e il benessere ottenuto dai padri garantiti dal lavoro, consente ai figli una dilazione ed una selezione del lavoro, un ascolto ai bisogni immateriali, una liberazione dei desideri. I giovani disoccupati prolungano gli studi, accettano con difficoltà i cambiamenti di residenza, rifiutano i lavori a bassa immagine sociale.

L'organizzazione specializzata nella creazione di ricchezza (l'impresa), dalla  produzione di beni materiali si orienta sempre più alla trasformazione di informazioni, alla fornitura di servizi, alla invenzione e costruzione di prodotti immateriali. Il lavoro da stabile diventa mobile; da rigido, flessibile; da dipendente, autonomo.  Mobilità, flessibilità ed autonomia non sono solo caratteri che segnano il passaggio da dentro a fuori l'impresa. Anche all'interno delle organizzazioni produttive il valore del lavoro è definito dalla mobilità invece che dalla fedeltà; dall'adattabilità piuttosto che dalla stabilità delle competenze; dalla capacità decisionale più che da quella esecutiva. Il taylorismo era adatto alla produzione materiale e ad una manodopera sotto-qualificata. Nelle economia avanzate o del benessere, esso è sostituito da forme di organizzazione del lavoro, che diminuiscono le gerarchie e la parcellizzazione delle mansioni. Il prezzo di tutto ciò è la progressiva riduzione delle garanzie sul posto di lavoro e delle occasioni di lavoro dipendente.

1.2.          Le risposte alla disoccupazione giovanile.

      Le risposte a questo problema, che colpisce tutte le economie avanzate, sono ancora da trovare, ma non mancano le proposte: salario minimo garantito, 35 ore di lavoro, grandi opere pubbliche, lavori  socialmente utili, lavori assistiti, controllo dell'immigrazione, che sottrae posti di lavoro ai residenti.

      Un'altra delle risposte individuate e praticate da tempo è la stimolazione e lo sviluppo della piccola imprenditorialità: cooperative, botteghe artigianali, società di servizi. Questa soluzione offre diversi vantaggi: un  basso investimento di capitale, il ricorso a qualifiche più alte coerenti con gli standard di studio delle nuove generazioni, una maggiore rispondenza ai bisogni secondari (cioè non materiali) di autonomia e creatività. Naturalmente anche queste nuove imprese devono fare i conti col mercato e dunque soffrono di un elevato tasso di mortalità. Tuttavia la loro natalità è un indicatore della vivacità di un territorio, sia nella prevenzione che nella cura della disoccupazione giovanile.

      Mentre molte risposte alla disoccupazione sono a carico delle istituzioni sovra-territoriali, come lo Stato o le Regioni, le strategie di promozione dell'imprenditorialità giovanile possono costituire una risposta locale. Esse infatti non richiedono normative speciali, né grandi capitali, ma possono seguire da vicino gli anfratti del mercato dei bisogni e del lavoro, nelle diverse specificità periferiche. Una zona a vocazione turistica può stimolare piccole imprese in quel comparto; una zona molto urbanizzata può puntare su imprese giovanili di servizi alla persona; una zona a carattere agricolo può realizzare servizi avanzati (tecnologici o commerciali) alle piccole imprese del settore.

      Qui si pone, fra le altre, la questione dell'orientamento all'imprenditorialità. Esistono infatti le esigenze di una nuova organizzazione commerciale (licenze, Camere di Commercio, settori merceologici, ecc.); della designazione di spazi riservati e protetti (come gli incubatori); dell'attribuzione di  finanziamenti, anche se modesti; della fornitura di sussidi ed assistenza all'avvio ed all'insediamento dell'impresa. Ma prima di tutto ciò esiste il problema dell'orientamento dei giovani verso l'imprenditorialità.

1.3.  Orientamento professionale e orientamento all'imprenditorialità.

      La creazione di un tessuto di imprese giovanili è prima di tutto un problema culturale, dei giovani e del mondo adulto. La descrizione fin qui fatta, circa la trasformazione dalla società moderna e industriale alla società post-moderna e immateriale, non è ancora un fatto acquisito nella mentalità dei cittadini e delle istituzioni. La scuola, i mass media, la cultura delle famiglie sono ancora intrise di "modernismo" e considerano il lavoro stabile, garantito, dipendente come un mito. Al punto che, quando questo non viene trovato, ogni alternativa viene vissuta come fallimento, invece che come opportunità. Creatività, autonomia, rischio, insicurezza non sono valori diffusi ed accettati. L'orientamento scolastico   viene realizzato come se il lavoro dipendesse dal tipo di diploma; l'orientamento al lavoro viene fatto come se fossimo ancora nella situazione taylorista dell'uomo giusto al posto giusto. L'orientamento all'imprenditorialità viene fatto pochissimo. Cosa intendiamo per orientamento ?

      La letteratura ormai converge nell'attribuzione a questa pratica di diverse funzioni:

In sostanza, l'orientamento tradizionale è inteso come l'insieme delle pratiche che facilitano la domanda e l'offerta di lavoro. Da sottolineare che esso in concreto connette o allaccia due entità esistenti: chi cerca un tipo di scuola o un lavoro dipendente e chi li offre. Una strada, peraltro poco battuta, che avvicina le pratiche abituali all'orientamento all'imprenditorialità è quella che riguarda l'assesstment, o la valutazione del potenziale. Qui si tratta di far scoprire al soggetto le sue potenzialità meno consapevoli, in modo che, le decisioni che prende, siano basate su uno spettro più ampio di opzioni.

Un orientamento all'imprenditorialità deve percorrere infatti questa strada diversa: rendere attuali due potenziali, allacciare due virtualità, far diventare reali due ipotesi. Con l'orientamento tradizionale, Bill Gates non avrebbe fondato la Microsoft, perché il mercato di 15 anni or sono non esprimeva una richiesta di personal computer. Il telegrafo, il telefono, la televisione, il fax, il telefonino portatile sono stati inventati e prodotti senza che per essi esistesse un mercato, né un bisogno espresso; al contrario essi hanno creato ex novo un  mercato, soddisfacendo un desiderio non ancora realizzato. L'orientamento tradizionale aiuta il soggetto a rispondere alle seguenti domande: che lavoro dipendente voglio fare veramente? Che lavoro dipendente sono in grado di fare? Quali lavori, fra quelli che voglio e so fare, sono offerti e da chi? Come faccio per ottenere il lavoro che voglio da chi lo offre? L'orientamento all'imprenditorialità deve invece iniziare da domande a monte: voglio fare un lavoro dipendente o autonomo? Esiste o posso inventare un lavoro autonomo che risponde ai miei bisogni immateriali o ai miei desideri? Cosa posso fare e imparare per ottenerlo? Il territorio, la gente, i possibili compratori del mio lavoro, saranno disposti a pagarmi per ciò che voglio fare? Non credo che Bill Gates, Benetton, o il vecchio "drago" Ferrari abbiano prima fatto una diagnosi delle loro personalità per sapere se erano adatti a intraprendere, ed un'analisi del mercato esistente per conoscere la sua ricettività. Essi hanno semplicemente risposto ad un loro desiderio, realizzando qualcosa che speravano rispondesse ai desideri altrui. E non si tratta di eccezioni geniali: la stessa cosa  hanno fatto le migliaia di artigiani, piccoli imprenditori, cooperatori che contribuiscono al miracolo italiano. Tutti costoro hanno puntato sul fatto che il loro desiderio poteva incontrare i desideri, inconsapevoli o inespressi, di milioni di persone.

      L'orientamento tradizionale è lo sforzo di far incontrare due bisogni. Esso guarda soprattutto al presente o al passato, a ciò che esiste, e dichiara di  offrire garanzie e sicurezza. Dichiara di offrire, perché il turbolento sviluppo dell'odierna economia globale non consente promesse, se non in mala fede. Tutte le ricerche su Internet dicono che le professioni correlate sono in grande sviluppo, ma ogni giorno si registra che il Web italiano ha un tasso di sviluppo lentissimo.   

L'orientamento all'imprenditorialità è lo sforzo di far incontrare desideri e potenzialità. Guarda soprattutto al futuro, a ciò che oggi non si vede, e punta sul rischio e l'incertezza.

L'orientamento professionale si fonda su dati macroscopici, a scala nazionale, e trascura i dati locali. Le professioni infermieristiche  possono essere in sviluppo a livello nazionale, ma ciò non vale in quelle aree dove esiste un solo ospedale. Le professioni d'aiuto alla persona sono segnalate come  in crescita su scala aggregata, ma il dato cambia se disaggregato nelle realtà territoriali dove la solidarietà e la famiglia non sono ancora indebolite dallo stile urbano. Invece l'orientamento all'imprenditorialità si basa su dati microscopici e punta a cercare strade legate ai bisogni reali, siano essi espressi o latenti.

1.4.          Orientamento all'imprenditorialità.

Da quanto detto circa l'orientamento all'imprenditorialità discendono facilmente alcune conseguenze operative:

La trasformazione di una cultura fondata sulla penuria e la sicurezza in una cultura fondata sul benessere e il rischio, è prima di tutto un processo di sensibilizzazione psicologica. Fare orientamento all'imprenditorialità richiede come prima cosa far considerare il mondo come spazio da costruire invece che come spazio dato in cui inserirsi. Offrire ai giovani una prospettiva di protagonismo invece che di gregarismo. Stimolare in loro la creatività e l'autonomia più dell'omologazione e della dipendenza; la capacità di rischio più del bisogni di sicurezza. Mettere in dubbio lo stereotipo del "posto sicuro a vita" che ormai sta scomparendo persino nei ranghi dello Stato. Sottolineare la legittimità delle scelte che privilegiano il senso  del lavoro, rispetto a quelle che mettono al primo posto la retribuzione e le garanzie. Facilitare la scoperta dei desideri reali, dei progetti invece che delle mancanze. Si tratta dunque di un lavoro educativo e formativo sulle competenze psicologiche e culturali, cioè sui modi di sentire e pensare, dei giovani.

     La seconda area cruciale per l'orientamento all'imprenditorialità riguarda la conoscenza dei desideri del territorio, dei bisogni potenziali e inespressi, cioè del mercato futuro. Qui l'orientamento consiste in una disamina delle nicchie, dei micro-spazi, delle insenature dell'arcipelago territoriale. Si tratta di aiutare i giovani e familiarizzare col contesto, ad entrare in contatto coi potenziali clienti, a interrogarli ed interpretare i loro desideri. Spingere i giovani a fare ricerca sul campo, a parlare con altri giovani e col mondo adulto, superando il muro che separa ed isola le nuove generazioni. 

1.5.    Le ipotesi della ricerca.

     Sulla base delle riflessioni fin qui esposte,  la ricerca di GIOPRISE si proponeva di verificare:

Sulla base dei risultati, la ricerca doveva mettere a punto indicazioni per la realizzazione dell'azione formativa per orientatori (150 ore) e un "modello" di orientamento all'imprenditorialità giovanile che i partecipanti, alla conclusione del Corso, potessero applicare al maggior numero di giovani della Provincia.

2. IL PANORAMA NAZIONALE.

Gli Enti contattati a livello nazionale, sono poco più di cinquanta dislocati prevalentemente a Roma, in  Emilia Romagna, in Lombardia e nel Veneto, dove si sono mostrate attive soprattutto Venezia, Verona e Padova. Le Regioni dell’Italia meridionale sono scarsamente rappresentate (vedi All.A).

Nell’individuazione su scala nazionale dei nominativi dei possibili Enti diretti a compiere azioni di orientamento all’imprenditorialità giovanile, l’èquipe ha proceduto:

Il materiale raccolto consiste prevalentemente in supporti cartacei (fascicoli, fax di presentazione di giochi di simulazione con relativi preventivi, opuscoli informativi pubblicitari,…) e, più raramente,  multimediali. Tranne qualche caso il materiale di quest’ultimo tipo, è stato prodotto con finanziamenti del Fondo Sociale Europeo nell’ambito di Progetti degli anni scorsi.

E’ stata registrata una sufficiente disponibilità degli Enti tanto che il 60% degli Enti contattati ha mandato del materiale e un altro 10% si è scusato per il fatto di non poter inviare il il tipo di supporto che gli veniva richiesto.

2.1. I questionario postale.

Dopo un primo contatto per la richiesta di materiali,  a tutti i 50 enti che si sono mostrati disponibili è stato inviato un questionario via fax (vedi All.B).  In esso si chiedeva di contrassegnare con una crocetta le azioni di orientamento all’Imprenditorialità giovanile intraprese, sottolineando il fatto che non si era interessati all’orientamento scolastico o all’orientamento al lavoro in generale.

S’intendeva, in tal modo, integrare i dati piuttosto contraddittori raccolti sia dai materiali inviati, sia attraverso le interviste strutturate somministrate agli Enti  operanti nella  Provincia di Mantova.

Le azioni orientative indicate nel questionario postale si suddividono in sei gruppi :

All’interno di essi si riuniscono diversi sottogruppi tesi a mostrare le modalità con cui si esplica concretamente l’azione. I questionari restituiti compilati via fax sono stati 11, provenienti dai maggiori operatori dell'orientamento.

3. CONSIDERAZIONI SULLA SITUAZIONE NAZIONALE.

Le considerazioni che si possono fare riguardo il materiale ed i questionari fax raccolti, sono le seguenti :

La  “informazione” è senz’altro il tipo d’azione che ricorre maggiormente e, riguardo ai nove sotto-gruppi indicati, si traduce essenzialmente in:

Ciò significa che l’orientamento attuato punta soprattutto agli elementi informativi e cognitivi.

La scarsità delle azioni di valutazione dei risultati dell’orientamento non consente di affermare nulla, in via diretta, sulla efficacia dell’azione informativa.

Per quel che riguarda la “Formazione” le spetta il secondo posto nell’ambito delle azioni attuate dai diversi Enti rispondenti. Si concretizza, però, principalmente nell’”Organizzazione o gestione di seminari brevi (fino a 20 ore)” anche se la seconda voce è data dall’”Organizzazione di corsi di media o lunga durata” seguita dall’”Organizzazione o gestione di stages in impresa, in altra città, all’estero”

Per quanto riguarda la quantità di utenti, il numero più alto si riscontra nell’ambito della partecipazione a seminari brevi. Va anche sottolineato che l’azione formativa non è quasi mai, salvo che nei Centri di Formazione Professionale, finalizzata all’orientamento vero e proprio. Essa infatti consiste perlopiù nel preparare i partecipanti, che già hanno deciso di avviare un’impresa, alle diverse fasi dello start-up e della gestione.

Ciò che permette alla “Sensibilizzazione” di venire prima della “Consulenza” è, probabilmente, un errore di valutazione della voce “Partecipazione attiva a Fiere o Convegni” il che non voleva significare  visitare saloni dell’orientamento ed essere semplicemente presenti. Ciò che si intendeva indagare, in questo caso, era se i diversi Enti contattati organizzano fiere o mostre, o allestiscono stands in occasione di fiere dal contenuto specifico o intervengono in modo attivo a convegni sul tema. Tuttavia la seconda voce è “Organizzazione di Fiere, Convegni” e, in questo caso, non si possono presumere equivoci.

Come si anticipava, segue la voce “Consulenza” nell’ambito della quale i “Colloqui individuali di sostegno alle decisioni” e i “Colloqui in piccolo gruppo di sostegno alle decisioni” hanno la stessa percentuale di risposte mentre gli utenti raggiunti tramite colloqui individuali sono in numero lievemente superiore.

E’ la “Diagnostica/Ricerca” a costituire il fanalino di coda delle azioni dirette ad orientare alla creazione d’impresa. Gli unici dati che si differenziano dagli altri, pur rimanendo scarsamente rilevanti, riguardano, in ordine decrescente, la ”Somministrazione di test psicologici”  , i “Colloqui motivazionali, attitudinali, ecc” e “La somministrazione di strumenti diagnostici” (cartacei, video, informatici,…) creati da altri Enti.

Questo dato suggerisce l’ipotesi che l’orientamento sia interpretato essenzialmente come azione di influenzamento cognitivo, anziché come aiuto a comprendersi e decidere, che vedrebbe al primo posto a diagnostica).

4. IL PANORAMA LOCALE.

La ricerca ha permesso di contattare più di trenta Enti presenti sul territorio mantovano che si presumeva svolgessero un qualsiasi ruolo, anche indiretto, nell’ ambito dell’Orientamento all’auto-imprenditorialità (vedi All.C). Ciò che si chiedeva al momento del contatto telefonico era la disponibilità a mettere a disposizione della ricerca il materiale utilizzato per attuare la propria azione orientativa, ed a sottoporsi ad un'intervista strutturata della durata di circa 20 minuti.

Le persone di riferimento hanno mostrato, nella quasi totalità un certo interesse  per il Progetto tanto da offrire, in alcuni casi, la propria collaborazione nella messa a punto delle fasi successive del progetto (Associazione Industriali; Consorzio Universitario Mantovano; CGIL). Naturalmente, come ci si attendeva, alcuni Enti  che hanno assunto una posizione di spicco in seno all’orientamento all’imprenditorialità (soprattutto Punto Nuova Impresa e Unione del Commercio, Turismo e Servizi) nell'area mantovana, hanno avuto un ruolo più attivo nel fornire sia informazioni che materiali.

I rappresentanti degli Enti coi quali è stato difficile stabilire un contatto a causa dei numerosi impegni lavorativi e del concludersi della ricerca, hanno ricevuto il questionario via fax.

Per quel che riguarda il materiale in uso per l'orientamento, è sempre prevalente quello cartaceo che consiste in manuali oppure opuscoli relativi a conferenze, seminari o corsi brevi. Spesso l’azione orientativa si limita alla messa a disposizione dell’utente dei testi delle leggi relative ai finanziamenti  per la creazione di imprese giovanili o femminili. Quasi del tutto assente il materiale multimediale tranne 1 CD rom (contenente tabelle di rilevazioni statistiche) e 2 siti WEB attivati dai diversi Enti.

4.1. L'intervista strutturata.     

Il questionario-intervista è stato somministrato in via diretta a 20 soggetti, mentre altri 8 (per motivi di indisponibilità) sono stati somministrati via fax (vedi All.D). Non tutte le domande hanno avuto una risposta. Va sottolineato che sono stati invitati a partecipare all'intervista tutti coloro che sono, a qualsiasi titolo, coinvolti nell'orientamento in generale. Non sono stati selezionati a priori gli operatori impegnati nell'orientamento all'imprenditorialità giovanile, per evitare un filtro che poteva essere arbitrario.

Tav.1 - DATI SOCIOLOGICI DELL’INTERVISTATO.

Titolo di studio

Laureati N.15

Diplomati N.10

Professione

Docenti N.6

Dirigenti N. 4

Impiegati/Funzionari/ Operatori N.16

Ente

Pubblici N.19

Privati N.6

Ruolo

Organizzativo N.12

Operativo N.14

Anzianità

5-20-1-1-6-5-5-2-3-6-1-8-5-20-30-1-3-?-3-3-5-1-2-1-1

Formazione specifica

SI N.3

NO N.14

NR N.11

La Tav.1 offre un quadro sintetico della tipologia degli operatori impegnati nell'orientamento in Provincia di Mantova.

Il dato più significativo per la nostra ricerca è proprio quest'ultimo. Come accade in Italia in quasi tutti i comparti, una pratica per anni viene portata avanti da piccole èlites. Quando la domanda sociale esplode, non esiste un'offerta formativa quantitativamente adeguata, e dunque la maggioranza dei neofiti si trova ad operare senza strumenti specifici. 

Tav.2 – TIPOLOGIA  DI AZIONE ORIENTATIVA.

Categoria

Scelte

N.appross.
Fruitori '97

A

INFORMAZIONE (conferenze, filmati, stampati, Web...)

26

8580

B

DIAGNOSTICA (test, colloqui, questionari.....)

7

3988

C

CONSULENZA (colloqui individuali e di gruppo, suggerimenti, manuali.....)

18

6580

D

SENSIBILIZZAZIONE (fiere, convegni, giochi, simulazioni....)

12

400

E

FORMAZIONE (seminari, corsi, stages....)

18

1723

F

ALTRO (specificare....)

2

G

SISTEMI DI CONTROLLO RISULTATI (immediati, postea, individualizzati, aggregati......)

Qimm 6 / Qpost 5

Questa Tavola indica in modo più analitico le tipologie di orientamento diffuse nella Provincia di Mantova e la quantità approssimativa di soggetti fruitori nel 1997. Da essa traiamo le seguenti considerazioni.

Tav.3 - PROBLEMI RISCONTRATI nel CONTESTO

3.1.    Contatti  inter-istituzionali

9

3.2.    Reclutamento utenti        

8

3.3.    Motivazione/disponibilità utenti

9

3.4.    Collaborazione famiglie

1

3.5.    Carenza di spazi e strumenti

8

3.6.    Scarsa disponibilità mondo del lavoro 

7

3.7.    Altri (specificare)

0

3.7.    Nessun problema o nessuna risposta

5

Questa Tavola non offre informazioni particolarmente significative, vista la equa distribuzione delle voci. L'impressione è che il contesto non sia un nodo particolarmente critico. Interessante è la voce "collaborazione delle famiglie" che è la meno segnalata come problematica. Probabilmente questa assenza di criticità è correlata allo scarso coinvolgimento delle famiglie nell'orientamento, il che è un problema diffuso in Italia. Le decisioni sul futuro di un giovane italiano sono raramente slegate dai vincoli e dalle risorse della famiglia. Anche questo ci spinge ad interrogarci sulla efficacia delle pratiche di orientamento in vigore.

Tav.4 - PROBLEMI DELL’OPERATORE

4.1.  Tempo messo a disposizione

14

4.2.  Conoscenze teoriche (specificare)

10

4.3.  Abilità tecniche (specificare)

6

4.4.  Competenze relazionali (specificare)

0

4.5.  Riconoscimento del Ruolo di Orientatore

7

4.6.  Nessun problema o nessuna risposta

9

La Tavola 4 riassume i dati relativi alle criticità dell'operatore. La metà lamenta una carenza di tempo disponibile per l'orientamento. Il dato è spiegabile col fatto che tale pratica è una funzione integrativa o residuale di altri ruoli professionali codificati. La mancanza di adeguate conoscenze è segnalata come problema dalla maggior numero di intervistati (n.10): dato coerente con la centratura dell'orientamento mantovano sull'informazione. E' praticamente impossibile che un'attività di informazione così a vasto raggio come quella richiesta dall'orientamento non dia agli operatori un vissuto di "mancanza di conoscenze". Le carenze circa le abilità tecniche sono segnalate da solo 6 intervistati; le carenze relazionali sono del tutto assenti. Questi due dati, se messi in relazione coi precedenti. sono spiegabili solo in un modo. La consapevolezza di proprie carenze è direttamente correlata con la conoscenza delle competenze necessarie, la quale dipende dal grado di formazione specifica. Poiché nella maggioranza degli intervistati questa è carente, ne risulta molto limitata la coscienza delle lacune e delle criticità personali.

Tav.5 – FORMAZIONE

L’INTERVISTATO E’ INTERESSATO A PARTECIPARE AD AZIONE FORMATIVA ?

SI N.17

NO N.8

Il dato emergente da questa Tavola è interessante. Esso evidenzia la consapevolezza dei due terzi degli intervistati circa la necessità di una formazione specifica per l'orientamento. La quasi totalità di coloro che hanno risposto negativamente, attribuiscono la scelta alla mancanza di tempo.

5. CONSIDERAZIONI SULLA SITUAZIONE MANTOVANA.

Per  arrivare a qualche utile considerazione sulla situazione dell'orientamento all'imprenditorialità nella Provincia di Mantova, ci sembra utile il ricorso alle  due tabelle seguenti. La Tavola 7 è stata creata utilizzando una tavola pubblicata dalla Gazzetta di Mantova (fonte Unioncamere). La Provincia di Mantova è la settima nella graduatoria per numero di abitanti, ed è la settima in quella per saldo delle imprese iscritte alla Camera di Commercio. Il dato sembra confortante. Tuttavia, il saldo fra imprese nate e morte non è un indicatore della vitalità nella creazione di imprese giovanili. Perché il saldo può essere elevato da una minore mortalità delle imprese consolidate.

      L'ipotesi da cui partiamo è che uno degli antidoti alla disoccupazione giovanile sia la creazione di lavoro autonomo, cioè nuove piccole imprese professionali, artigianali o commerciali. E che l'orientamento all'imprenditorialità, se efficace, sia una delle leve per la creazione di questo tipo di lavoro. Il dato interessante, ai fini della valutazione dell'efficacia dell'orientamento all'imprenditorialità, non è dunque il saldo imprese nate/morte, ma il numero di nuove imprese. Su questo ci possiamo affidare alla Tavola 7, tratta dall'Annuario Statistico Provinciale delle CCIAA della Provincia Mantova. Purtroppo la rilevazione arriva fino al 1996 e sarà interessante vedere i dati del 1997.   

Tav.6- SALDO IMPRESE NATE/MORTE IN LOMBARDIA  NEL 1997.

PROVINCIE

N.Abitanti

Graduatoria Abitanti

Saldo Imprese 97
(Fonte Gazzetta MN)

Graduatoria Saldo Imprese

Bergamo

931.902

3

626

3

Brescia

1.059.462

2

996

2

Como

477.425

6

336

4

Cremona

291.254

9

43

11

Lecco

300.444

8

87

9

Lodi

194.653

10

101

8

Mantova

401.364

7

270

7

Milano

2.347.950

1

1.086

1

Pavia

485.884

5

317

5

Sondrio

176.945

11

81

10

Varese

887.585

4

278

6

Dalla Tavola 7 evinciamo che, detratte le imprese agricole che dal 1996 hanno avuto l'obbligo di registrazione, la Provincia di mantova presenta un tasso di incremento delle nuove imprese più basso in ogni anno e nella media triennale del tasso lombardo e nazionale. Nel 1996 mantova ha avuto una percentuale di nuove imprese sulle esistenti pari al 7,55%, mentre la Lombardia ha registrato l'8,76% e l'italia il 9,54%. Se consideriamo che il dato nazionale comprende anche le aree sottosviluppate, i due punti di differenza non sono insignificanti.

       La Tavola 7 indica che la vivacità della Provincia di Mantova nel ricorrere allo strumento dell'orientamento all'imprenditorialità giovanile ed alla creazione di impresa, è molto contenuta.

  Tav. 7-  TASSI DI INCREMENTO IMPRESE. (da Annuario Statistico Provinciale-CCIAA/MN)

TOTALE IMPRESE
IMPRESE AGRICOLE 96
Nuove registrazioni
Nuove imprese
Incremento

MANTOVA

1994

25.559

1.865

7,29

1995

25.677

2.057

8,01

1996

25.933

121

2.081

1.960

7,55

LOMBARDIA

1994

645.351

84.662

13.11

1995

642.540

55.387

8,62

1996

661.067

9.877

67.814

57.937

8,76

ITALIA

1994

3.560.189

403.941

11,34

1995

3.578.931

409.030

11,42

1996

3.806.838

173.774

536.979

363.205

9,54

6.   CONCLUSIONI E PROSPETTIVE.

La ricerca svolta porta a conclusioni che meritano un approfondimento, ma consentono alcune affermazioni indicative.

Le prospettive a breve termine assegnano una certa importanza al progetto GIOPRISE, specie per le azioni di formazione degli operatori dell'orientamento e di sperimentazione di nuovi modelli di orientamento all'imprenditorialità giovanile.

A medio termine sembra auspicabile che le istituzioni della Provincia di Mantova, interessate all'orientamento, trovino risposte:

7.           BIBLIOGRAFIA.

Castelli C. "PSICOLOGIA DELL'ORIENTAMENTO SCOLASTICO E PROFESSIONALE", F.Angeli, Milano, 1996

Contessa G. (a cura di) "FRATTALI E OLOGRAMMI DELLA DISOCCUPAZIONE", Clup, Milano, 1987

Méda D. "SOCIETA' SENZA LAVORO", Feltrinelli, Milano, 1995

Melandri V. "PARADOSSI AZIENDALI", Ed.Monti, Varese, 1997

Montanari F.  (a cura di) "I CILO, CENTRI DI INIZIATIVA LOCALE  PER L'OCCUPAZIONE", F.Angeli, Milano, 1990

Rifkin J. "LA FINE DEL LAVORO", Baldini & Castoldi, Milano, 1995

Sangiorgi E.G."RISORSA UMANA E VALUTAZIONE PSICOSOCIALE",  F.Angeli, Milano, 1995

Sangiorgi E.G. "L'ORIENTAMENTO AL LAVORO. PROPOSTE PER UN  MANIFESTO" su Psicologia Italiana, anno XV, N.2 mag.- ag. 1997.

Spaltro E. "L'INTERVENTO PSICOSOCIALE", Isedi, Torino, 1995