1.2. LO  SVILUPPO  PSICOLOGICO DEL BAMBINO SECONDO  FREUD : L’ASPETTO GENETICO

L’aspetto genetico, nel corpus concettuale psicoanalitico, si occupa della teoria dello sviluppo della personalità. Le varie tappe verranno esaminate sia secondo lo sviluppo psico-sessuale, inteso come modello attraverso il quale le varie fasi dello sviluppo della personalità sono più facilmente osservabili e comprensibili, sia secondo le relazioni affettive che il soggetto intrattiene con la persona per lui affettivamente importante.

1.2.1. STADIO  ORALE

Lo esaminiamo sotto due aspetti.

1.2.1.1. SVILUPPO PSICOSESSUALE

Lo stadio orale dura dalla nascita allo svezzamento, dunque verso i 12 mesi di età, e viene così chiamato perché la zona più importante del nostro corpo (zona erogena), quella che determina il compito principale in questa fase dello sviluppo, ciò che è più importante fare ed imparare, riguarda la bocca e l’apparato digestivo, ma anche tutti gli organi di senso e la pelle. Particolarmente importante in questa fase è sapere che tutto provoca degli stimoli che devono essere immagazzinati e rielaborati dal bambino.

L’oggetto relazionale più importante in questa fase è il seno materno, che il bambino succhia. La suzione non è solo alimentazione ma anche un grosso piacere. Gradualmente si instaura una relazione simbiotica madre-bambino basata inizialmente sulla nutrizione ma da cui il piacere della suzione si separa assai presto; diventa così importante anche il piacere di essere accudito. Secondo alcuni autori esiste anche un piacere orale primario, come dimostra il fatto che il bambino si succhia il pollice in utero.

Lo scopo del desiderio orale è duplice.

  1. Da una parte vi è il desiderio di succhiare, autoerotico e non legato ad una relazione affettiva (desiderio anoggettuale) perché nel bambino non vi è ancora una differenziazione tra l’Io e ciò-che-non-è-io (in senso generale: l’altro).
  2. Dall’altra il desiderio di incorporare dentro di sé gli oggetti che vengono visti come un prolungamento del bambino stesso: per il bambino “avere” il seno della madre è come “essere” strettamente unito alla madre.
  3. Da notare che secondo alcuni autori è presente in questa fase anche la paura di essere divorato, esattamente come il bambino fa con il cibo.

Karl Abraham,uno dei primi grandi autori della scuola psicanalitica, divide a sua volta lo stadio orale in due sottofasi, da lui chiamate Stadio orale primitivo e Stadio orale tardivo.

a. Stadio orale primitivo (o stadio pre-ambivalente). Freud lo definì anche Stadio narci-  sistico primario e fu definito anche  Stadio  anaclitico.  Si estende  dalla  nascita  ai  sei mesi  ed  è  caratterizzato  dalla  suzione  in  quanto  assorbimento  ed   incorporazione dall’esterno di oggetti buoni; dalla indifferenziazione tra  l’Io  e  l’oggetto  d’amore  (il seno materno); dall’assenza di ambivalenza tra l’amore e l’odio. Si tenga presenta  che Melanie Klein non condivide assolutamente l’assenza di ambivalenza affettiva in questo  stadio.  In  questa  fase  si  struttura  un’identificazione  primaria,  legata  all’incorporazione del cibo, che assicura il senso di identità di base, la fiducia basale di sé.

b. Stadio orale tardivo ( o stadio sadico orale). Si estende dai 6 ai 12 mesi ed è caratterizzato da pulsioni cannibaliche legate allo spuntare dei denti. Mordere significa mettere in atto una pulsione aggressiva ma anche una rivincita contro le frustrazioni. L’incorporazione dentro di sé diventa quindi sadica, si esercita su un oggetto, il cibo,  il seno materno, distrutto e poi sputato perché cattivo.

1.2.1.2.  SVILUPPO DELLA RELAZIONE OGGETTUALE

La relazione tra il bambino ed il suo oggetto d’amore è dialettica, reciprocamente influenzata. La madre è il primo oggetto d’amore, ma è un oggetto parziale, un frammento d’oggetto: il seno materno, che il bambino non distingue da se stesso.

La relazione con la persona affettivamente significativa (o relazione d’oggetto) dei primissimi tempi è quindi caratterizzata da un autoerotismo primario segno dell’integrale narcisismo del bambino molto piccolo e da un rapporto anaclitico, cioè di dipendenza assoluta dalla madre, all’interno di una relazione fusionale che è tipica di tutte le relazioni precedenti le fasi genitali dello sviluppo (che inizieranno con l’adolescenza). La scoperta dell’oggetto d’amore esterno a sé è graduale e si compie sia attraverso la nostalgia per l’assenza dell’oggetto anaclitico, sia attraverso la differenziazione tra l’amore per le persone conosciute ed amate e la paura per le persone estranee e sconosciute.

Il bambino stabilisce un rapporto con la madre attraverso la mimica ed il contatto corporeo. Si struttura anche l’ambivalenza dello stadio orale, oscillante tra il desiderio di incorporare la madre come oggetto buono e quello di distruggerla per le collere provate a causa della sua assenza. L’odio, il sentimento che si ha per ciò che è cattivo, viene proiettato all’esterno, sulla madre, e questo fa sì che lo stesso oggetto d’amore diventi intriso d’odio. La tolleranza dell’aggressività del bambino da parte  della madre è importante perché dà al bambino la possibilità di imparare a tollerare le sue parti negative.

Lo svezzamento porta alla soluzione dello stadio orale, è quindi importante che non venga vissuto dal bambino come una punizione dell’aggressività.

1.2.2. STADIO  ANALE

Il controllo sfinteriale e motorio, che si sviluppa da 1 a 3 anni porta ad una relativa indipendenza. Anch’esso come il precedente verrà esaminato secondo due aspetti.

1.2.2.1. SVILUPPO PSICOSESSUALE

L’apprendimento del controllo sfinteriale è il compito più importante di questa fase. La zona erogena è quindi la mucosa ano-rettale.

L’oggetto relazionale è invece molto complesso, in quanto comprende: la madre, ormai percepita come una persona intera ed esterna al soggetto, ma che il bambino desidera manipolare come un oggetto parziale in funzione dei propri desideri. Comprende anche il bolo fecale con cui il bambino stabilisce un’importante relazione in quanto parte di sé, da conservare, parte cattiva di sé da rifiutare e da espellere, moneta di scambio da usare nei confronti della madre. In questa fase la percezione che il bambino ha di se stesso e della madre è quella di due oggetti interi ed autonomi.

Lo scopo della pulsione anale è quello di espellere o ritenere e l’angoscia anale è quella di perdere il proprio contenuto, di essere svuotato.

Karl Abraham anche qui distingue due sottofasi:

a. Stadio anale espulsivo. Caratterizzato dal piacere autoerotico e narcisistico  dell’escrezione e dal piacere di spingere il bolo fecale, questo aspetto è variamente influenzato dall’educazione. Nello stadio anale espulsivo si costituisce un aspetto sadico, legato all’espulsione di oggetti distrutti e rifiutati ed alla sfida che il bambino rivolge ai genitori per poter essere lui a controllare l’evacuazione.

b.  Stadio anale ritentivo. Si ha la scoperta del piacere della ritenzione che viene attivamente ricercata. Le feci sono un oggetto prezioso, una importante parte di sé, da ritenere, cioè da conservare. Ma la ritenzione è anche una sfida ostile verso i genitori. Vi è quindi la contemporanea presenza di aspetti sadici e masochistici.

1.2.2.2. SVILUPPO  DELLA  RELAZIONE  OGGETTUALE

La relazione oggettuale dipende dal rapporto che si instaura con le feci e dai conflitti per l’apprendimento della pulizia, con alcune caratteristiche specifiche che esporremo.

La relazione è caratterizzata da notevole ambivalenza: come le feci, gli oggetti d’amore possono venire eliminati e distrutti come una cosa cattiva oppure conservati come una cosa buona.

Si sviluppa in questa fase il narcisismo: attraverso il controllo sfinteriale il bambino scopre il suo potere su di sé e sugli altri, il controllo, il dominio, il possesso. Il controllo sfinteriale dà un senso di onnipotenza e di sopravvalutazione narcisistica. La sessualità in questa fase è autoerotica e piena del senso di sé e del proprio potere.

Hanno origine in questa fase anche alcuni comportamenti che condizioneranno tutto il mondo relazionale dell’adulto, come il sadismo ed il masochismo.

Il sadismo consiste in un’aggressione piacevole contro l’oggetto per distruggerlo ed è legato all’aggressività propria di questa fase. Il controllo sfinteriale dà un grande senso di potere e di onnipotenza narcisistica, ed il piacere di controllare e di possedere. Questi processi iniziano nei confronti delle feci ma si trasferiscono ad ogni altro oggetto relazionale.

Il masochismo invece consiste nel subire un’aggressione dolorosa che si sente come piacevole. Può manifestarsi attraverso dei comportamenti aggressivi tesi a stimolare una punizione vissuta in modo piacevole.

1.2.3.  STADIO  FALLICO.

Dura per un breve periodo intorno ai 3-4 anni. L’acquisizione del controllo della minzione provoca una fierezza narcisistica. Il fallo non viene percepito come organo sessuale ma come simbolo di potenza e di completezza.  Per questa ragione viene esibito come simbolo del proprio valore, ma questo bisogno di esibizione può colpevolizzarsi diventando un sentimento di vergogna.

In questa fase il bambino si pone molte domande sulla vita sessuale e sulla nascita dei bambini. La mancanza di risposte soddisfacenti gli fa elaborare varie teorie sessuali infantili legate al suo sviluppo psicologico.

1.2.4.  STADIO  EDIPICO

Lo stadio edipico è, almeno nelle civiltà occidentali, l’organizzatore centrale della personalità sul piano sessuale, familiare, sociale. Dura nel periodo dai 3 ai 5 anni d’età. La fase edipica è fondamentale per trasmettere il tabù dell’incesto che struttura la personalità verso una scelta definitiva dell’oggetto d’amore, verso la genitalità, verso la costruzione del super-Io e quindi delle norme morali. E’ la condizione indispensabile per la creazione di  una  società  e  di  una

cultura. Sostanzialmente si tratta di una relazione triangolare tra il bambino, la madre ed il padre inteso come portatore della norma.

1.2.4.1. SVILUPPO  DELLA  RELAZIONE  OGGETTUALE

Si sviluppa in modo diverso nel bambino e nella bambina.

a) Bambino. Il bambino capisce che oggetto del desiderio della madre non è lui ma il padre. Vi è allora un mantenimento dell’amore verso la madre, unito a sensi di colpa verso il padre ed al timore di essere punito  da questo. Contemporaneamente vi è un attaccamento al padre che diventa un modello da imitare. Il bambino capisce che dovrà rinunciare alla madre e che, come il padre, dovràattrezzarsi per poter avere una famiglia sua. Dovrà quindi percorrere la strada del padre: imparare a vivere, a lavorare per poter provvedere alla sua famiglia.

b) Bambina. L’evoluzione della bambina è molto più complessa. La bambina ha un senso didelusione verso la madre per le frustrazioni che questa le ha inflitto preceden-temente ma soprattutto per la mancanza del pene. La supera desiderando pren-dere il suo posto presso il padre, ma teme in tal modo di perdere l’amore della madre. La fase edipica viene superata molto gradualmente mentre la ferita narcisistica per l’assenza del pene viene rimossa e diventerà, nella donna adul-ta, il desiderio di avere un bambino come ha fatto la madre, da accudire come èstata accudita lei stessa.

1.2.4.2. LO SVILUPPO DELLE ISTANZE SUPER-EGOICHE

La costruzione della coscienza morale, del senso etico, del senso del bene e del male, di ciò che è legittimo e di ciò che è vietato va di pari passo con la strutturazione del Super-Io E’ dovuta ad un processo di identificazione del bambino con le figure parentali ed è l’erede del complesso di Edipo. Consiste nell’interiorizzazione delle proibizioni e dei divieti posti al bambino soprattutto dal padre, primario portatore delle istanze morali (mentre la madre è soprattutto portatrice di istanze affettive). La violazione di queste norme provocherà nella persona dei sensi di colpa. La strutturazione del Super-Io farà sì che l’autostima del bambino non sia più legata a giudizi esterni ma diventi il sentimento interiore di aver fatto bene o male.

Esiste anche un’identificazione primaria, legata all’incorporazione della fase orale che assicura il senso di identità di base, la fiducia basale di sé. L’identificazione della fine della fase edipica permette anche l’identificazione sessuale.

Vi sono anche istanze superegoiche più primitive del Super-Io.

L’Ideale dell’Io è legato ad una fase nella quale il bambino attribuisce ai genitori dei poteri magici ed onnipotenti. Si manifesta come senso di insufficienza ed inferiorità di fronte a ciò che si vorrebbe essere.

L’Io ideale è un’istanza ideale di onnipotenza narcisistica ed eroica molto arcaico e deriva da un’identificazione primaria con la madre vissuta come onnipotente.

1.2.5.  PERIODO  DI  LATENZA

Il periodo di latenza dura dai 5-6 anni fino alla pubertà. In questa fase le pulsioni sono sopite, il comportamento è caratterizzato da sublimazioni parziali delle pulsioni che vengono in tal modo investite su settori più neutri come l’apprendimento, la socializzazione, le acquisizioni intellettuali e culturali. 

1.2.5.1. SVILUPPO PSICOSESSUALE

L’impossibilità di un soddisfacimento legato al sesso spinge le pulsioni verso altri oggetti meno carichi di simbolismi sessuali. Questa apparente desessualizzazione si esprime con sentimenti teneri e cerca soddisfazioni sostitutive.

1.2.5.2. RELAZIONE  OGGETTUALE

Il forte investimento affettivo che prima era legato alle persone, in particolar modo alle figure parentali,  si trasforma in identificazione nei confronti dei genitori ed in espressioni sublimate di affetto come la tenerezza, la devozione, il rispetto. Il maggiore investimento pulsionale si sposta verso altri oggetti meno coinvolgenti sul piano affettivo come il gioco, il sapere, le attività sociali. Si sviluppa un grande interesse verso le attività concrete perché più staccate dalle pulsioni affettive. Inoltre diminuisce la fede nell’onnipotenza dei genitori, legata anche ad una migliore conoscenza degli altri. Infine prendono il sopravvento metodi di funzionamento intellettuale più razionali.

Rimane sullo sfondo una certa ambivalenza verso i genitori, che si manifesta con l’alternarsi di atteggiamenti di ubbidienza e di ribellione, che però tende ad affievolirsi. Questo rende più facile la possibilità di instaurare delle relazioni con gli altri.

1.2.6. PUBERTA’  E  VITA  ADULTA

La pubertà mette fine alla latenza e permette alla persona di adattarsi alle nuove trasformazioni fisiche: si tratta quindi del processo di riassestamento di un equilibrio turbato.

1.2.6.1. SVILUPPO  PSICOSESSUALE

Vi è un riemergere molto violento delle pulsioni sia lipidiche sia aggressive. In una prima fase (da taluni chiamata di preadolescenza) le pulsioni, tra le quali anche quelle edipiche, travolgono in parte le difese.  Emergono anche dubbi sulla propria identità ed autenticità, comportamenti strani e bizzarri. In questo periodo vi è l’ultima possibilità di cambiamenti della struttura psichiatrica.

Nella pubertà propriamente detta vi è l’accesso alla maturità sessuale fisica. Le pulsioni pregenitali passano in secondo piano ed emergono invece pulsioni specificamente sessuali dirette verso l’altro sesso.

1.2.6.2. RELAZIONE OGGETTUALE

Nella preadolescenza la libido può ancora essere investita sulle figure genitoriali e la rivolta adolescenziale sarà tanto più violenta quanto maggiori sono state le fissazioni nel corso dello sviluppo.

Nell’adolescenza si ha la ricerca di nuovi investimenti pulsionali che, all’inizio, hanno lo scopo di confermare l’autostima (gruppo, altri adulti, coetanei). Successivamente si ha invece una concentrazione del desiderio verso oggetti affettivi maturi, sessualmente determinati e stabili.