Sulla cresta dell'onda (8-12 giugno 2010)

PROTAGONISTI DELL’ESPERIENZA: CITTADINI-UTENTI E OPERATORI DEI CENTRI PSICOSOCIALI DI ZONA 4 E 3 DI MILANO DEL DIPARTIMENTO DI PSICHIATRIA E NEUROSCIENZE DIRETTORE PROF. CLAUDIO MENCACCI

Il mio personale plauso e quello del Comune di Milano tutto, che rappresento quale Assessore alla Salute, per questa iniziativa innovativa, interessante sotto il profilo terapeutico, ma soprattutto importante e coinvolgente dal punto di vista umano.
Questi percorsi innovativi noi crediamo siano i migliori per favorire il contrasto all'isolamento ed allo stigma dei cittadini con disagio psichico, contrasto e riduzione che sono obiettivi di molteplici nostri progetti in essere condivisi con i D.S.M. della nostra città.
Ho letto con particolare curiosità il report di questa splendida avventura umana che ha visto coinvolti e partecipi paritariamente cittadini con disturbi psichici, operatori para-sanitari, operatori nautici: un efficace ed affettivo incontro tra saperi ed esperienze differenti che ha portato al reale superamento di quel pregiudizio, ancora troppo diffuso, per il quale chi è portatore di un disturbo psichico non può pienamente vivere la propria personale avventura umana in situazioni diverse, anche sul mare, con persone differenti da sé, con le quali intrecciare relazioni proficue ed emotivamente nutrienti.
Mi auguro fortemente, e lo auguro a tutti i partecipanti, che questa esperienza possa ripetersi ed arricchirsi di nuovi momenti da raccontare a chi ancora teme di non potercela fare.
Vorrei terminare ricordando che Paul Valery diceva che il modo migliore per realizzare i propri sogni è svegliarsi...bene, svegliarsi in mezzo al mare io credo sia un sogno da voi realizzato.

Giampaolo Landi di Chiavenna Assessore alla Salute del Comune di Milano


SUSSIDIARIETA', INNOVAZIONE, SOSTEGNO AL NONPROFIT

Fondazione Cariplo, tra i principali organismi filantropici nel mondo ha raccolto la lunga tradizione di filantropia della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, un patrimonio costruito in più di 180 anni di storia. Dal 1991 - data della sua costituzione - ad oggi la Fondazione ha sostenuto oltre 20 mila progetti realizzati da enti non profit, con erogazioni per un importo complessivo di circa due miliardi di euro. Cifre ragguardevoli, che mostrano il grande impegno della Fondazione nei suoi diversi settori di intervento: all’area Servizi alla persona sono stati destinati in questi anni il 36% dei contributi, all’area Arte e cultura circa il 36%, alla Ricerca Scientifica il 9% circa, all’Ambiente il 2%, il 14% per la filantropia e il volontariato, più contributi destinati ad altri settori.
La Fondazione si pone come obiettivo la sussidiarietà, senza sostituirsi ad altri soggetti, pubblici o privati; al contrario, vuole essere un “soggetto anticipatore”, in grado di trovare nuove soluzioni ai problemi di cui gli altri attori sociali non possono o non riescono a farsi carico. Il ruolo di Fondazione Cariplo è quindi quello di “corpo intermedio” della società, tra il pubblico e il privato, con la capacità di rispondere ai bisogni irrisolti.
Attualmente la Fondazione finanzia, sulla base della valutazione delle richieste pervenute, circa mille progetti all’anno, ritenuti validi e coerenti con le strategie dettate dai Piani d’Azione, i documenti di indirizzo che orientano tutta l’attività erogativa.
Negli ultimi cinque anni l’ammontare delle erogazioni ha segnato un notevole incremento, anche in quei settori, come la ricerca scientifica e l’ambiente, che storicamente incidevano di meno sul budget delle erogazioni. Segno di un impegno costante di Fondazione Cariplo a sostegno del terzo settore.
La Fondazione ha anche avviato diverse iniziative per strutturare un’attività di valutazione dei progetti finanziati, una vera e propria innovazione per le Fondazioni, che costituisce un importante strumento per valutare l’efficacia degli interventi realizzati e per impostare le strategie future.
La Fondazione ha percorso in questi anni un cammino di modernizzazione: oggi Fondazione Cariplo è dotata di precise strategie di intervento, al passo coi tempi, dotata di personale giovane e specializzato e di strutture e strumenti adatti a realizzare iniziative di moderna filantropia, per dare un futuro alle idee.
Per rispondere al meglio alle esigenze dei propri stakeholder, la Fondazione si è strutturata in quattro principali aree di attività, cui fanno capo anche specifici uffici di staff: ambiente, arte e cultura, ricerca scientifica e trasferimento tecnologico, servizi alla persona.
www.fondazionecariplo.it via Manin 23 - 20121 Milano tel. 02.62391 e-mail comunicazione@fondazionecariplo.it

La malattia mentale esiste, innegabile. Ma esiste anche il pregiudizio su di essa, quasi sempre giudizio negativo. Come demolirne gli effetti deleteri? Gli esempi sono molti, ma ci sono ancora molte miglia da fare e molti esperimenti da proporre. Tuttavia è chiaro che con Nave Italia la vela e il mare cominciano a passare dalla fase pionieristica di sperimentazione a strumento riabilitativo di particolare interesse.
Nave Italia è un brigantino di 61 metri con 1500 mq di vele e 20 marinai di equipaggio. Interamente dedicato al sociale, vede tra i fondatori la Marina Militare e lo Yacht Club Italiano. Il veliero accoglie 24 ospiti, tra pazienti ed educatori e naviga in mare aperto e per le isole minori, realizzando un progetto ideato da associazioni non profit, enti, scuole, ospedali, ecc. che vedono nella qualità di vita delle persone rese fragili da malattie o disagio, un obiettivo raggiungibile dentro uno specifico processo.
Chi disegna un progetto sa che insieme ai propri assistititi farà parte di un nuovo equipaggio e imparerà a navigare; unitamente a colleghi e pazienti, condividendo regole, turni, orari, servizi, attivando relazioni, sfidando se stessi e chi condivide la stessa avventura.
A bordo cambia la percezione, interpretazione, rappresentazione collettiva della malattia mentale. Nessuno parla più del "malato", ma delle “risposte” sue e degli altri, dentro un contesto così nuovo e vitale, così stretto eppure infinito, così instabile come il vento e le onde, eppure in mani sicure.
Sarebbe bello poter riassumere la comunicazione non-verbale della mimica facciale, le emozioni che inquietano e sconvolgono le persone a bordo, di fronte alla anormalità della navigazione. Paura, senso di inadeguatezza, timore di non farcela sono giustificati ma non solo nei fragili, perché condivise da medici, infermieri, educatori e perfino da collaudatissimi marinai. Eppure nessuno vive il pericolo d'essere “travolto dalla follia” propria ed altrui. Le battute si sprecano e alla fine prevale una domanda: "ma chi è veramente matto?"
Su Nave Italia il malato di mente che soffre per il male che lo attanaglia, scopre di non soffrire più per un male perfino peggiore, proveniente dall’esterno, fatto di occhiate, alzate di sopracciglia, smorfie con le labbra, pensieri taglienti che come lame si infilano nella sua anima.
Il pregiudizio degli altri, a bordo non c'è, non ferisce, non fa paura. Non è più comportamento, stigmatizzazione, emarginazione, isolamento, custodialismo, punizione, ma avventura condivisa, regola, divertimento. Contesto nuovo e inimmaginabile. Scoperta che è possibile osare e chiedere a se stessi di riscoprire la propria capacità di mettersi in relazione e condividere la stessa rotta.
Paolo Cornaglia Ferraris Direttore Scientifico Fondazione Tender to Nave Italia ONLUS

“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti” Articolo 1 - Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
Amnesty International (A.l.) ha iniziato a occuparsi di violazioni dei diritti umani nell’ambito della salute mentale già nel 1983 con la pubblicazione di un breve documento. Il focus di A.l. era strettamente limitato a quei casi dove, per ragioni politiche, la psichiatria veniva usata in sostituzione di un normale e regolare procedimento giudiziario o dove le conoscenze psichiatriche venivano deliberatamente usate per far del male ai detenuti.
Per quanto riguarda lo specifico italiano, ed in particolare la città di Milano, A.l. ha iniziato un percorso di collaborazione con il Dipartimento di Psichiatria e Neuroscienze dell’AO Fatebenefratelli-Oftalmico sin dal 2009, partecipando in qualità di co-patrocinatore alla Giornata di Studio “La cittadinanza della mente’’. L’impegno è poi proseguito con la partecipazione ad un evento di sensibilizzazione esterno, organizzato il 10 maggio 2010, a favore del progetto “Sulla Cresta dell’Onda”. Sono poi continuati altri momenti di collaborazione con scambi di opportunità formative sui temi cari ad A.I.: lo stigma, il pregiudizio,
l’esclusione/rinclusione sociale, i diritti di cittadinanza, l’empowerment e Yadvocacy.
Quando ci è stato chiesto di partecipare alla sensibilizzazione e alla promozione del progetto, ci è parso “naturale” contribuire con il nostro impegno a rendere possibile quest’avventura marinara che presentava tutte le caratteristiche di un importante momento di inclusione e partecipazione sociale.
Purtroppo sono ancora pochi e deboli gli sforzi effettuati per contrastare la stigmatizzazione e la discriminazione che precede e accompagna le persone che soffrono di disturbi mentali.
“Sulla Cresta dell’Onda’’ ha dimostrato che quando i saperi e le competenze si meticciano la paura lascia il posto alla condivisione e alla partecipazione.
La visione di A.l. è quella di un mondo in cui ad ogni persona siano riconosciuti tutti i diritti umani sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e da altri atti sulla protezione dei diritti umani.
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in diritti e dignità: questo è il fondamento dell’infrastruttura dei diritti umani e questa infrastruttura complessiva è il presupposto fondamentale e irrinunciabile perché ognuno possa avere le stesse possibilità, vedersi garantito uno standard di vita adeguato ma anche sicurezza, risorse, libertà dalla paura e diritto di partecipare ai processi decisionali.
L’accesso alla salute e all’abilitazione dovrebbe essere assicurata ad ognuno, indipendentemente dalla condizione o dalla gravità della disabilità, dalla natura o dall’età.
A.l. non promuove nessun particolare modello di servizio di salute mentale ma in qualità di organizzazione in difesa dei diritti umani difende il diritto di ogni persona ad avere il più alto livello possibile di cure e prestazioni.
Massimo Giorno Responsabile Circoscrizionale Lombardia Sezione Italiana Amnesty International

INTRODUZIONE
A fronte dei cambiamenti registrati nel nostro paese negli ultimi 20 anni (come denatalità, invecchiamento della popolazione, distanza tra le generazioni, riduzione componenti nuclei sociali, nuclei famigliari atipici, aumento aree sub urbane, maggiore occupazione femminile, maggiore istruzione, immigrazione, aumento dei disturbi psichici nella popolazione metropolitana) si sono profondamente modificati anche i rapporti tra Ospedale, Territorio e Società, tanto che sociologi come Z.Bauman scrivono “Ritengo che il futuro del lavoro sociale, e più in generale dello stato sociale, non dipenda da classificazioni o procedure né da un atteggiamento riduzionistico rispetto alla varietà e alla complessità dei bisogni e dei problemi umani. Dipende, invece dagli standard morali della società di cui siamo tutti abitanti. Sono questi standard etici, ben più della razionalità e dell’accuratezza degli operatori sociali, a trovarsi, oggi, in crisi e a repentaglio”
Le attività e la Cooperazione
Da alcuni anni l’A.O. Fatebenefratelli-Oftalmico e il suo Dipartimento di Salute Mentale, in sintonia con le profonde modificazioni dei bisogni della cittadinanza e per la sua attenzione a dare risposte adeguate e appropriate a problematiche nascenti che si sono rivelate, in alcuni casi, antesignane non solo per la città ma anche per il paese Italia, ha intrapreso una serie di azioni coordinate e integrate con tre obiettivi principali:
-Azioni di Prevenzione -Sostegno alla Fragilità
-Intensificazione del rapporto Ospedale-Territorio-Rete Sociale
In tutte le attività l’attenzione si è concentrata in tre aree: -Infanzia-Adolescenza -Adulto Genere Donna
-Interventi a Sostegno delle Fragilità e di Inclusione Sociale
Tale operazioni hanno visto I’ integrazione di più Dipartimenti e Unità Operative, Associazioni e Fondazioni di Volontariato e Privato Sociale, dando così il via alla piena collaborazione e incardinamento positivo delle risorse.
Il progetto “Sulla cresta dell’onda” fa parte, come attività d’eccellenza dell’intera Azienda Ospedaliera, dei progetti innovativi che riguardano l’inclusione sociale e la riduzione dello stigma e del pregiudizio.
L’esperienza si inserisce nel solco principale de\\’Empowerment come cultura che, partendo dalla centralità della persona, tende aH’affermazione di mature espressioni della soggettività, aH’ampliamento delle libertà e dei diritti, allo sviluppo delle potenzialità, della padronanza (mastery), della responsabilizzazione, della capacitazione.
In Psichiatria, l’Empowerment può essere definito, tanto verso il paziente che per i componenti del gruppo di lavoro, come una consapevole e responsabile progettualità generativa della Persona, “è quel conseguimento, quella meta, () dove l’individuale e il sociale convergono e dove l’individuo diventa comunità; dove l’altro, grazie alla dialettica dei distinti, non viene riconosciuto più soltanto come altro, ma anche come sé, ed è mantenuto nella differenza, preservato nella sua dignità oppositiva”.
A partire da questa definizione i’Empowerment può essere proposto come obiettivo generale della presa in carico del paziente (grave).
E’ “qui”, più in generale, che possono essere architettati o “trovati” per il paziente contesti di inclusione e di partecipazione: si va dal mondo della Cooperazione e delle Imprese Sociali all’ offerta del mondo del volontariato, fino alle “reti” spontanee e non strutturate (gli amici, il bar...).
Si “Naviga insieme ...sulla cresta dell’onda.’’
E’ questa la dimensione della Comunità; “qui” la possibile, necessaria integrazione fra sanitario e sociale; “qui” i patti territoriali e gli accordi di programma; “qui” il campo del Sociale: è in questi campi che si giocano partite decisive per \’empowerment, partite il cui risultato non conosciamo, il cui “esito”, cioè, non è scontato che sia positivo. È questa una dimensione che richiede uno sforzo interminabile di facilitazione e manutenzione da parte dei Servizi di Psichiatria: le “buone” reti di sostegno, le stesse associazioni di pazienti e/o familiari; la tolleranza, la fiducia, la “non espulsività”, non sono qualcosa di “dovuto”, bensì il risultato mai definitivo di un faticoso lavoro che tenga in gran conto le ragioni degli altri.
Sono stati molti gli interventi realizzati; quali per esempio i Servizi nel campo del Sociale e della Comunità, ben sviluppati a livello teorico e pratico nella realtà della Psichiatria del Dipartimento del Fatebenefratelli e attuati dal Gruppo di Azioni Innovative.
Concetti-guida quali salute mentale, prevenzione, lotta allo stigma sono scritti nella missione/i dell’agenda del nostro D.S.M. e vanno considerati come altrettanti vettori di empowerment.
Conclusioni
In una società in continuo cambiamento e in continua definizione di nuovi bisogni, la collaborazione tra Ospedale e Privato Sociale può diventare un punto di aggregazione e di riferimento e in questo solco, già da alcuni anni, si è inserita l’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli-Oftalmico.
L’attenzione sin qui mostrata dall’Azienda mostra una forte sensibilità ad un maggior sviluppo dell’interazione tra Ospedale-Territorio-Società e Nuovi Soggetti Sociali, che necessita anche della vicinanza e del riconoscimento da parte degli organi istituzionali della Regione e della A.S.L. Città di Milano.
Appare sempre più evidente la necessità di dare vita ad una cultura della reciprocità, della solidarietà, della collaborazione, della responsabilizzazione dove ognuno possa dare il suo contributo.
La cultura della cittadinanza attiva è quella che vede nella Cooperazione e integrazione tra Istituzioni-Aziende Ospedaliere-Associazionismo, non solo una esigenza valoriale ma un approccio necessario alla gestione della res pubblica.
Perciò l’alleanza tra servizio pubblico, in questo caso Regione-ASL-Azienda Ospedaliera e il Volontariato-Privato Sociale, diventa uno dei punti di incontro e coesione per rispondere ai bisogni delle persone, soprattutto di quelle portatrici di fragilità e sofferenza.
Prof. Claudio Mencacci Direttore Scientifico

PREMESSA
Il Progetto “Sulla Cresta dell’Onda” si sviluppa sulla scia della pregressa esperienza di navigazione sul Brigantino Nave Italia che ha avuto luogo dal 15 al 19 settembre 2009, grazie al coinvolgimento di alcuni operatori e cittadini-utenti del Centro Psico Sociale (d’ora in poi C.P.S.) di zona 4 da parte di Club Itaca.
Club Itaca è un club di persone con una storia di disagio psichico, sorto nel 2005 a Milano, che segue il modello delle “Clubhouse” nate negli Stati Uniti nel 1948 e diffusesi rapidamente in tutto il mondo. Il lavoro che viene svolto all’interno di queste realtà mira al potenziamento delle abilità, degli interessi e delle passioni dell’individuo, non concentrandosi solo sulla malattia.
Nel 2009 Club Itaca ha strutturato il Progetto “A Vele Spiegate” che prevedeva quattro giorni di navigazione su Nave Italia per un piccolo gruppo di soci, con l’intento di far sperimentare la vita in un ambiente nuovo e non conosciuto, di stimolare i partecipanti nel far emergere aspetti poco valorizzati nella vita quotidiana e nel migliorare le abilità sociali. A metà luglio 2009 la proposta è stata allargata ad alcuni operatori e cittadini-utenti del C.P.S. di zona 4, grazie al proficuo rapporto di collaborazione e stima reciproca che intercorre tra le due realtà.
L’assenza di tempo per pensare ad una metodologia, ad un percorso da costruire, ad un modo per valutare i risultati, ecc. ci ha un po’ penalizzato ma al contempo ci ha fatto comprendere la significatività di una tale esperienza e il suo valore in termini pedagogici, educativi ed umani. L’esperienza vissuta a bordo non aveva fini terapeutico-riabilitativi tout-court, piuttosto ha rappresentato un’avventura umana dove si poteva guardare l’altro al di là della sua patologia e oltre la sua storia psichiatrica. L’altro si riappropriava del suo nome e della sua dignità riconosciuta anche dai membri dell’equipaggio della Marina Militare.
Le riflessioni sul buon esito e sulle criticità affrontate hanno fatto sorgere in noi il desiderio di creare a nostra volta un progetto ad hoc, partecipando al bando 2010 istituito dalla Fondazione Tender to Nave Italia (d’ora in poi T.t.N.I.). Da tale desiderio è nato il progetto “Sulla Cresta dell’Onda” che ha visto coinvolti quattro operatori e sette cittadini-utenti di due C.P.S. afferenti all’Azienda Ospedaliera (d’ora in poi A.O.) Fatebenefratelli-Oftalmico e una tirocinante dell’Università degli Studi di Milano.

I CAPITOLO: il Progetto
1.1 Breve descrizione del Progetto
Questo progetto muove da una concezione bio-psico-sociale della salute mentale con l’Intento di promuovere percorsi di cura per utenti che necessitano di un intervento pedagogico-riabilitativo basato sull’acquisizione di strategie e di competenze finalizzate al percorso di autonomia personale e reinserimento sociale.
Per quattro giorni, dall’8 al 12 giugno 2010 un gruppo di persone costituito da operatori e cittadini-utenti dei C.P.S. di zona 3 e 4, ha attraversato l’Arcipelago Toscano a bordo del brigantino più grande del mondo [Nave Italia] con un equipaggio composto da marinai della Marina Militare Italiana (d’ora in poi M.M.).
L’esperienza è stata possibile grazie alla Fondazione ONLUS Tender to Nave Italia, costituita da Yacht Club Italiano e M.M.; per promuovere il mare e la navigazione come strumenti di educazione, formazione, abilitazione, riabilitazione, inclusione sociale e terapia.
Per realizzare la propria mission, la Fondazione mette a disposizione un grande veliero armato a brigantino-goletta, quale strumento principale per realizzare una metodologia educativa straordinaria per efficacia, capacità di incidere sui processi formativi, abilitativi, riabilitativi, dedicati a bambini, ragazzi, adulti, anziani in situazioni diverse di disagio fisico, psichico, familiare o sociale.
I presupposti generali di questo progetto partono dalle pratiche del “fare insieme” che ormai si vanno sviluppando in molti servizi della salute mentale, dove utenti, operatori e familiari collaborano pariteticamente al miglioramento della qualità di vita, delle prestazioni erogate, delle relazioni intra ed extra familiari. Il fecondo meticciamento di saperi e di un reciproco apprendimento può contribuire a migliorare le relazioni umane.
Di fatto l’esperienza della navigazione ha rappresentato un altro capitolo del fare insieme: un’esperienza che mette insieme le competenze di tutti i partecipanti per combattere la diffidenza, l’emarginazione, e che comporta il riconoscimento, anche a chi sta male, di tutti i diritti civili che valgono per la totalità delle persone. Significa che si può stare tutti “sulla stessa barca” e scoprire che coloro che si supponeva dovessero essere “zavorra” dimostrano invece di avere un coraggio invidiabile nel giocarsi nel rapporto con gli altri, di convivere con il proprio mare interiore.
Non si tratta di una prova sportiva o di una “semplice” vacanza, piuttosto di un’impresa umana fuori dall’ordinario e al tempo stesso alla portata di tutti coloro che si sono dimostrati disposti a provarci. Vivere a stretto contatto l’uno dell’altro, in uno spazio necessariamente ristretto e in movimento, non solo come entità singole ma come componenti di un equipaggio, ha rappresentato la traccia di un percorso di crescita che continua una volta rientrati a casa.

Finalità

Il Progetto “Sulla cresta dell’onda” intende promuovere azioni/pratiche tese a ridurre l’isolamento (auto ed etera) che ancora accompagna il disagio psichico e coloro che ne soffrono offrendo ai beneficiari, attraverso il mare, la dimensione gruppale e la navigazione, una significativa opportunità di socializzazione, di inclusione e di condivisione.

Obiettivi
La nostra metodologia di lavoro, accanto ad un percorso individuale più strettamente riabilitativo, prevede l’interazione di gruppo come possibilità di esperienza sociale in grado di consentire l’accesso alle risorse dei cosiddetti “sani”. Inoltre si intende promuovere la riduzione dello stigma e del pregiudizio.
Il Progetto nella sua interezza (attività pre-imbarco e imbarco vero e proprio) ha l’obiettivo di aumentare il livello di autostima dei partecipanti, sviluppare capacità di coping e migliorare la capacità di recovery (non soltanto un’eventuale guarigione ma il recupero di una condizione di benessere). Attraverso la strutturazione di un percorso progettuale condiviso si è inteso promuovere quelle abilità/competenze relazionali, che la malattia mentale sembra aver messo da parte, di prossimità e di mutualità al di fuori del contesto più propriamente istituzionale.
L’obiettivo a breve termine è quello di offrire un’occasione esperienziale che possa consentire ai beneficiari di sperimentarsi nella quotidianità (re)imparando regole di condivisione all’interno di un gruppo e “inventando” modalità per imparare a superare gli ostacoli.
L’obiettivo a lungo termine è quello di promuovere azioni tese a migliorare la qualità della vita e a fornire “strumenti” per meglio fronteggiare le difficoltà.
Inoltre si intende “far parlare” i cittadini utenti che utilizzano i servizi psichiatrici e fornire un’immagine della salute mentale positiva e sorridente.
In corso d’opera abbiamo “scoperto” che già da alcuni anni altri enti/associazioni avevano utilizzato il mare e il navigare come avventura umana dove potersi sperimentare e dove il lavoro di gruppo risultava essere fondamentale (per es. “Matti per la vela” di Genova, “Mareaperto” di Roma, “Liberi tutti” della Versilia, ecc.) per la riuscita del Progetto.
Noi crediamo che questo Progetto si inserisca in quel filone metodologico di psichiatria sociale che ha ricollocato l’utente all’interno della sua società/comunità d’appartenenza, restituendogli la sua socialità e il suo diritto alla socializzazione.

Beneficiari
I cittadini-utenti a cui è stato proposto il Progetto frequentano attivamente i due C.P.S., partecipando ad attività e a percorsi gruppali e sono da tempo in carico agli operatori che hanno condiviso con loro l’avventura marinara. Tale caratteristica è stata considerata l’unica prerogativa necessaria e fondamentale nella scelta dei soggetti da coinvolgere, in quanto si crede che alla base della singolare esperienza della navigazione in mare aperto vi sia un forte senso di fiducia nei confronti degli operatori; sentimento indispensabile per affrontare le difficoltà e le problematiche che di volta in volta si sono presentate.
Quasi all’inizio un cittadino-utente del C.P.S. di zona 3 si è praticamente autoescluso (per ragioni non direttamente imputabili allo stesso).
A metà percorso una delle cittadine-utenti del C.P.S. di Zona 4 ha formalizzato la sua decisione di non voler partecipare aH’imbarco - pur esprimendo il desiderio di voler continuare a partecipare alle attività pre-imbarco - motivando la sua scelta con l’incapacità di riuscire a governare un’esperienza così significativa. Agli inizi di marzo una socia di Club Itaca ha chiesto di poter partecipare aN’imbarco. Dopo aver ottemperato le necessarie procedure formali (copertura assicurativa, ecc.) si è deciso di accogliere la richiesta. Da sottolineare che la socia in questione aveva già partecipato a due precedenti imbarchi con Nave Italia.
Nel complesso i beneficiari sono state sette persone - tre uomini e quattro donne senza disabilità motorie e con assenza di sintomatologia attiva -, tre educatori professionali, una coordinatrice infermieristica/arte terapeuta, una tirocinante del Corso di Laurea in Educazione Professionale dell'Università degli Studi di Milano.

Costi
II costo complessivo del progetto è stato di 16.000 euro.
Il contributo offerto dai due C.P.S. è stato di 3.450 euro (tale cifra è comprensiva anche della quota pro-capite di 150 euro versata da ogni singolo partecipante - nei servizi implicati si persegue infatti l’approccio del coinvolgimento attivo dei cittadini-utenti che ne usufruiscono, attraverso la partecipazione ai costi delle iniziative offerte, a seconda delle possibilità di ognuno).
La quota da integrare, pari a 12.550 euro, è stata donata dalla Fondazione Cariplo contattata direttamente dall’Ufficio Comunicazione e Marketing di T.t.N.I.
Il costo della realizzazione di tutte le attività pre-imbarco è stato di 2.000 euro: ogni singolo partecipante ha versato la quota di 50 euro e la parte da integrare è stata acquisita attraverso un evento raccolta fondi.
Inoltre l’A.O. Fatebenefratelli-Oftalmico ci ha fornito alcune derrate alimentari non deperibili che sono state caricate a bordo lo stesso giorno dell’imbarco.

Evento di foundrising
Da anni il C.P.S. di zona 4 collabora con la Parrocchia di Santa Maria del Suffragio di Milano. Essendo venuta a conoscenza del Progetto, la stessa ci ha sostenuto nell’organizzazione di un evento di foundrising.
Lunedì 10 maggio 2010, alle ore 21.00, presso il Teatro l’Arca di proprietà della Parrocchia, ha avuto luogo un concerto, patrocinato dall’Assessorato alla Salute, che ha visto la partecipazione gratuita del Coro da Camera deH’Accademia Internazionale della Musica di Milano, il quale ha deliziato gli ascoltatori con musiche di Franz Schubert.
Il ricavato è stato utilizzato per le spese sostenute durante le attività pre­imbarco.

Fasi del Progetto
Il progetto ha visto la suddivisione in tre fasi:
-PRELIMINARE: è stato attuato un percorso di avvicinamento all’esperienza acquatica attraverso la strutturazione di visite guidate (Acquario Civico di Milano, gita e navigazione sul Lago di Como fino a Varenna, un incontro interattivo relativo alla flora/fauna marina presente nel nostro itinerario con un esperto di Lega Ambiente, gita in battello sulle Conche dei Navigli, simulazione d’imbarco dal porto di La Spezia). Tali incontri si sono dimostrati fondamentali perchè hanno consentito ai beneficiari di “costruire” il gruppo che ha partecipato all’esperienza;
-A BORDO: fase in cui ha avuto luogo l’esperienza vera e propria;
-RIELABORAZIONE: è stato effettuato un primo momento di “racconto” e di (ri)elaborazione del viaggio all’interno dei C.P.S. coinvolti sia con gli operatori del Progetto che con i beneficiari, pochi giorni dopo il rientro a casa. Durante tale occasione è stata proposta ai cittadini-utenti partecipanti la costruzione di un portfolio (strumento di documentazione che implica una selezione di materiali che possono essere rappresentativi di elementi della “storia” del soggetto).
Un’ulteriore occasione di condivisione dell’esperienza è l’incontro pubblico, aperto a tutta la cittadinanza, di venerdì 8 ottobre 2010 - in prossimità della Giornata Mondiale sulla Salute Mondiale che ricorre il 10 ottobre, così come sancito dall’ONU - in cui verrà data la parola ai diretti interessati dell’avventura marinara e verrà proiettata una presentazione fotografica che ricostruirà alcuni dei passaggi fondamentali dell’esperienza.

Fase preliminare: attività pre-imbarco
Le iniziative che hanno avuto luogo prima dell’imbarco, dopo un’analisi a posteriori del Progetto, sono risultate fondamentali per la formazione del gruppo e per la costruzione di un clima adeguato all’esperienza della navigazione. Tutti i partecipanti hanno infatti riportato feedback positivi in proposito, sottolineandone l’importanza per il raggiungimento della necessaria e reciproca fiducia per condividere cinque giorni in mare aperto, nell’ambiente ristretto di una nave.
Per quanto riguarda l’organizzazione delle attività, gli operatori hanno cercato di offrire proposte differenziate che potessero avvicinare al tema dell’acqua e del mare e allo stesso tempo che dessero la possibilità di trascorrere insieme del tempo per iniziare a conoscersi e a sperimentarsi in ambienti lontani dal quotidiano.
Le attività pre-imbarco hanno avuto luogo da marzo a maggio, subendo delle variazioni in corso d’opera in date e contenuti, dovute ad imprevisti, a vincoli formali o alla ristrettezza dei tempi necessari all’organizzazione.
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Il CAPITOLO: tutti a bordo!
2.1 Attività svolte durante la navigazione
Ci siamo imbarcati a La Spezia martedì 8 giugno e siamo sbarcati nella stessa città sabato 12 giugno 2010.
Le condizioni metereologiche sono state buone per tutta la durata della navigazione: abbiamo fatto sosta a Porto Azzurro e successivamente nell’area del Golfo di Baratti.
Durante la navigazione sono state messe a punto azioni e performances che hanno consentito ai beneficiari di sperimentare uno spazio e un tempo diverso in cui veder valorizzate le proprie risorse. Inoltre la condivisione di uno spazio “diverso” ha consentito a tutti di aprirsi a nuove prospettive relazionali e gruppali, non solo con gli altri soggetti aderenti al Progetto ma con l’intero equipaggio composto anche dalla M.M., da alcuni rappresentanti della Fondazione e da un ragazzo adolescente dell’A.L.P.I.M. (Associazione Ligure Per I Minori), inserito all’interno del Progetto Mozzo di T.t.N.I.
Sempre di concerto con l’equipaggio sono stati strutturati dei momenti in cui il gruppo ha partecipato attivamente alla vita della nave. L’attività a bordo ha consentito a tutti i beneficiari di vivere un’esperienza non istituzionale ma più spostata sul versante umano/relazionale, sollecitandoli a mettersi in gioco in una prospettiva anche di puro divertimento.
Siamo convinti che questo Progetto possa contribuire a migliorare lo stato di salute (nell’accezione più ampia del termine) e la qualità della vita promuovendo il desiderio di esperienze piacevoli e (pro)positive.
Le attività sono state messe a punto e strutturate prima della partenza sotto la costante supervisione di Marta Viola, Project Manager della Fondazione e nostro tramite con la Marina Militare e la Fondazione stessa.
Il primo giorno dopo l’imbarco, sono stati predisposti e resi visibili a tutto l’equipaggio il calendario dei turni per le attività di corveè (pulizia delle cabine e degli spazi comuni, aiuto in cucina, ecc...) e il programma delle attività che di giorno in giorno si sarebbero svolte, con i relativi conduttori.
Tutto ciò con lo scopo di rendere partecipi del programma non solo i beneficiari del Progetto ma anche i marinai e tutti gli altri componenti dell’equipaggio, in modo che ognuno potesse essere in ogni momento al corrente dei turni di lavoro e delle proposte della giornata ed aver così la possibilità di parteciparvi.


MARTEDÌ 8 GIUGNO - IMBARCO
MATTINA: - arrivo alle ore 12.00, pranzo e sistemazione
POMERIGGIO: - ore 15:00 incontro per organizzazione (turni pulizia, orari,
programma, ecc...)
MERCOLEDÌ 9 GIUGNO
MATTINA: - salita al primo pennone, spiegamento delle vele
POMERIGGIO: - lezione sui nodi, bagno in mare, risveglio muscolare SERA: - cruciverbone, pesca e osservazione stelle
GIOVEDÌ 10 GIUGNO
MATTINA: - nodi marinari, spiegamento delle vele
POMERIGGIO: - costruzione quadretti di legno con i nodi marinari, bagno in mare SERA: - musichiere
VENERDÌ 11 GIUGNO
MATTINA: -1 e II tappa Caccia al tesoro
POMERIGGIO: - III tappa Caccia al tesoro, bagno in mare
SERA: - presentazione fotografica, consegna dei diplomi, saluti, karaoke
SABATO 12 GIUGNO - SBARCO MATTINA: - rientro a Milano

Caccia al Tesoro
Riteniamo che la Caccia al Tesoro (come il Cruciverbone, il Musichiere e tutti quei momenti strutturati con obiettivo ludico e risocializzante) abbia raggiunto lo scopo di far incontrare e mescolare culture, personalità e storie umane molto differenti tra loro, in un clima di disponibilità e accoglienza reciproca.
La Caccia al Tesoro ha visto la suddivisione in tre tappe che si sono dipanate nell’arco dell’intera giornata di venerdì 11 giugno: due delle quali la mattina e una al pomeriggio. Le prove da superare spaziavano dalla creazione di costumi pirateschi alla costruzione di un modellino del Brigantino con materiale recuperato, dalla scrittura di una poesia contenente il maggior numero di nomi dell’equipaggio al ritrovamento di alcuni oggetti particolari, dall’inventare e mettere in scena spot pubblicitari riguardanti il tema del mare a sfide di abilità tra i partecipanti.
L’attività con scopo ludico e ricreativo è stata aperta, come ogni altro evento organizzato, a qualsiasi componente dell’equipaggio che avesse desiderato aderirvi.
L’importanza di momenti come quello appena descritto è stata fondamentale per la costituzione di un clima coeso all’interno della nave.
Nonostante il periodo di navigazione si possa considerare relativamente breve e nonostante i membri dell’equipaggio portassero con sè storie personali molto differenti gli uni dagli altri, attività di questo genere hanno contribuito a sciogliere quelle barriere naturali che si innalzano quando si entra in contatto con persone mai conosciute prima.
Alcuni marinai della M.M. hanno partecipato attivamente alle iniziative proposte, avviando quei processi di collaborazione e fiducia reciproca che si rendono necessari nel momento in cui si lavora insieme per raggiungere il medesimo obiettivo.
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Attività marinare
Diventare parte dell’equipaggio di una nave significa anche occuparsi della manutenzione e della pulizia degli ambienti, aiutare a preparare pranzo e cena, obbedire agli ordini del Comandante. Durante il periodo trascorso in mare abbiamo potuto sperimentare in piccola parte tutto ciò.
Ogni giorno ci siamo suddivisi nei diversi turni di pulizia: la sala da pranzo, il ponte, le cabine, ecc. Un marinaio della M.M. ci ha insegnato come fare, affiancandoci con molta pazienza e disponibilità. A turno due di noi hanno avuto la possibilità di sperimentarsi in cucina aiutando a preparare le prelibatezze che ogni giorno i cuochi ci riservavano.
Queste diverse occasioni unite ai giochi e alle attività ci hanno dato modo di conoscere e farci conoscere dai membri dell’equipaggio.
Il tempo è stato favorevole regalandoci cinque giornate di sole e vento. Questo ci ha permesso per ben due volte di spiegare le vele e di navigare in mare aperto. Per spiegare le vele è necessario un serrato lavoro di squadra: ognuno deve coordinare i propri movimenti con quelli degli altri, ognuno deve eseguire attentamente gli ordini e le indicazioni delle manovre da compiere, altrimenti si corre il rischio che una cima venga tirata o filata più di un’altra e che si debba perciò ripetere il lavoro dal principio.
Alcuni di noi hanno avuto l’occasione di scalare il primo pennone, assicurati da un’imbragatura e sotto l’occhio vigile di un marinaio. Poter scrutare dall’alto l’infinita distesa azzurra del mare è un’esperienza di certo unica e singolare, un’esperienza che molti di noi non ripeteranno ma che rimarrà impressa nei nostri ricordi per la profondità delle emozioni che ha suscitato.
Un’ulteriore attività prettamente marinara che abbiamo saggiato è stato il laboratorio di nodi; una mattina ci siamo sistemati sul ponte e un marinaio ci ha guidati nell’arte di legare insieme due cime: nodo semplice, nodo piano, nodo di bandiera... Non è stato per nulla facile! Infine abbiamo realizzato un quadro di legno, che è poi stato incorniciato al nostro rientro a Milano, con alcuni dei nodi creati e una foto-ricordo di questa bella esperienza.
Poterci sperimentare in azioni molto lontane dal nostro quotidiano ci ha dato la possibilità di mettere in gioco abilità nascoste o solitamente poco utilizzate. Provare a timonare, a pescare, osservare le stelle in mezzo al mare sempre guidati da voci e mani esperte, ci hanno fatto piano piano acquisire più sicurezza sulle nostre capacità, adattandoci, anche se per pochi giorni, alla vita e alle abitudini che scandiscono il ritmo di una nave.

Documentazione
Per l’intera durata del Progetto, ogni attività proposta è stata documentata attraverso un intenso servizio fotografico in parte costantemente portato avanti dalla tirocinante, in parte effettuato da alcuni dei cittadini-utenti partecipanti, muniti di macchina fotografica e desiderosi di imprimere nella memoria il ricordo della singolare esperienza.
Durante la navigazione abbiamo raccolto tutte le fotografie, anche quelle scattate in mezzo al mare. Gli scatti più belli, più significativi sono stati scelti insieme per creare un video-ricordo di saluto e di ringraziamento per la M.M., la Fondazione e tutti i componenti dell’equipaggio che hanno contribuito a rendere piacevole l’esperienza nautica.
La scelta delle fotografie, dell’ordine di proiezione, la costruzione del video, sono stati momenti molto significativi che ci hanno permesso di rivivere insieme le emozioni e le sensazioni provate, di dargli un nome e di provare ad esprimerle attraverso le immagini e la musica.

IlI CAPITOLO: valutazioni
3.1 Verifica degli obiettivi
Si evidenzia che nel lavoro sociale, in particolar modo quello inerente aH’ambito psichiatrico, ragionare intorno ai risultati ottenuti è di fatto un’azione complessa.
Per quanto riguarda la valutazione delle attività realizzate prima dell’imbarco, gli strumenti utilizzati sono stati griglie di osservazione compilate dagli operatori al termine di ogni attività pre-imbarco. Per la stesura delle griglie ci si è avvalsi della collaborazione della dott.ssa Margherita Sberna Presidente dell’A.R.I.P.S. (Associazione Ricerche e Interventi Psico Sociali), organizzazione attiva nell’ambito della ricerca da oltre 40 anni.
A conclusione del Progetto sono stati predisposti macro/micro livelli di verifica: tra gli operatori, con la Fondazione T.t.N.I., con la rete naturale e informale dei beneficiari. Prevedere diversi livelli di rielaborazione dei risultati può favorire una più efficace verifica poiché sono messi a confronto gli obiettivi dichiarati in partenza rispetto alle aspettative, ai bisogni e desideri delle varie istanze coinvolte. Questa modalità di rielaborazione consente inoltre un approfondimento sulle eventuali ricadute nella vita quotidiana dei beneficiari.
La verifica degli obiettivi insieme ai cittadini-utenti che hanno aderito alla proposta si è sviluppata in due momenti: uno “a caldo”, pochi giorni dopo il rientro a casa, e uno successivo, a qualche mese di distanza dalla conclusione del Progetto. Il racconto della propria esperienza, l’ascolto e il confronto con gli altri hanno consentito a tutto il gruppo dei beneficiari (operatori compresi) di raccogliere i diversi feedback e avviare una franca riflessione sugli aspetti positivi e sui punti critici (difficoltà spaziali, temporali, relazionali, di gruppo, di rispetto delle regole, ecc).

Decodifica delle griglie di osservazione
Appena ci hanno comunicato che il nostro Progetto era tra i 27 selezionati - fine gennaio 2010 - si è posto il problema di individuare uno strumento di valutazione (prima, durante e dopo) che potesse rappresentare con una certa oggettività l’impatto dell’iniziativa sia per la Fondazione T.t.N.I. e sia per i due
C. P.S. coinvolti. Il Comitato Scientifico della Fondazione aveva elaborato un test di valutazione dell’autostima (T.M.A.) che non poteva essere implementato da parte nostra per svariate ragioni (i nostri utenti superavano di gran lunga l’età anagrafica indicata, molte aree di nostro interesse erano escluse, ecc.) e allora per poterci dare un possibile strumento di valutazione/misurazione - oltre all’osservazione e ai colloqui - abbiamo messo a punto una griglia d’osservazione che poteva rispondere alle aree che avevamo in mente di monitorare durante tutte le fasi di realizzazione del Progetto.
Si tratta di una griglia d’osservazione declinata sulle tre aree pedagogiche indicate dalla letteratura: sapere, saper fare, saper essere.
In itinere ci siamo accorti che tale strumento andava perfezionato ma in corso d’opera diventava troppo complesso modificarne le linee, oltre che inopportuno.
“Sulla Cresta dell’Onda” doveva e voleva essere un progetto non terapeutico-riabilitativo tout-court ma un’esperienza umana dove la malattia non fosse misconosciuta o peggio ancora negata, né tantomeno i nostri ruoli, ma dove la storia psichiatrica delle persone non fosse l’elemento dirimente che faceva indirizzare troppo il nostro sguardo sul versante patologico.
(Ri)partire dalla soggettività, provando a non lasciarsi imprigionare da uno specifico orientamento, descrivendo le fondamentali direzioni originarie di questo essere (Binswanger). La modalità esistenziale di un soggetto è determinata da quella relazione che lo definisce persona quotidianamente e storicamente: questa relazione promuove trasformazioni esistenziali.
Assumere uno sguardo educativo ci ha consentito di ricollocare la malattia nella sfera dell’esistenza, considerandola come un modo di essere nel mondo e dotata di un proprio senso e all’interno di un processo di costante progettazione del mondo e di sé nel mondo.
La malattia allora è esistenza concreta, di fatto non esiste che l’uomo: non è un caso da osservare, da classificare, di cui diagnosticare una malattia. È un uomo che vive in un mondo e in un sé che allontanano e spesso respingono per l’estraneità e per l’illogicità con cui si manifestano azioni e relazioni. È comunque un uomo che, se per un verso è vissuto dalle forze e dalle calamità della vita, d’altro canto le può determinare come proprio destino. È un uomo che, per quanto malato, non potrà mai perdere la sua umanità.
Sulla nave ci interessava guardare e farci guardare con uno sguardo diverso, in un luogo altro, a contatto con l’elemento liquido dell’acqua e con un equipaggio di persone che aveva le proprie rappresentazioni mentali della salute mentale e di coloro che ne soffrono.
Le griglie di osservazione sono state redatte durante tutte le attività pre­imbarco, da gennaio a maggio 2010.
Di seguito presentiamo la decodifica finale che ben rappresenta il successo del Progetto. I dati riportano livelli elevati di raggiungimento degli obiettivi in relazione alle aree osservate.
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Incontri post-imbarco
Abbiamo effettuato un incontro di verifica e restituzione pochi giorni dopo il rientro a Milano, lunedì 21 giugno 2010.
Tale incontro ha rappresentato un momento estremamente importante per l’intero gruppo dei partecipanti: ognuno ha potuto esprimere “a caldo” le proprie emozioni, i propri vissuti e rivivere l’intera esperienza che ormai stava volgendo al termine, rivisitando le tappe fondamentali che l’avevano caratterizzata.
Alcuni di noi hanno trovato in quest’incontro un luogo in cui poter esprimere le paure e le ansie provate all’inizio del Progetto. Paure ed ansie che pian piano sono andate diradandosi sempre più per lasciar spazio a sentimenti di maggior fiducia e stima nei confronti di se stessi e degli altri.
Un’ulteriore occasione di confronto e narrazione dei vissuti è avvenuta durante l’incontro del 22 settembre 2010, in cui si è individuato uno strumento condiviso - il portfolio - che potesse consentire di raccogliere e organizzare le emozioni, i materiali, ecc. di quest’avventura.
Il portfolio è una forma di “memoria storica personale” che consente al soggetto di ricostruire in “prima persona” l’esperienza, di rievocare i passaggi più significativi per se stesso e per il gruppo di cui ha fatto parte.
Essendo una forma di documentazione, si configura come mediatore comunicativo, verso se stessi e nei confronti degli altri. Il gruppo ha deciso di utilizzare il quadretto dei nodi (costruito a bordo) come elemento polarizzatore individuale delle emozioni provate.
Qualcuno, con l’aiuto del quadro dei nodi e di altre fotografie, ha riattraversato l’esperienza trasmettendo agli altri il proprio vissuto attraverso la narrazione.
Altri hanno preferito scrivere i propri pensieri, per farsi aiutare dallo strumento della scrittura, a ripercorrere l’avventura e ciò che essa aveva lasciato in loro in termini di apprendimenti, scoperte o riappropriazione di abilità sopite.
Per ognuno l’incontro è stato un momento estremamente significativo; di re­incontro, di confronto e condivisione, ma anche di “commiato” dal gruppo con cui aveva condiviso l’avventura.

Fase di rielaborazione e diffusione dei risultati
E’ stato realizzato un incontro pubblico aperto a tutta la cittadinanza in prossimità della Giornata Mondiale sulla Salute Mentale, venerdì 8 ottobre 2010 con la presenza dei protagonisti dell’esperienza.
In occasione di tale evento è stato distribuito il presente report e proiettata una presentazione fotografica dell’avventura marinara.
Durante la navigazione sono stati organizzati due collegamenti radiofonici con Radio Popolare Network - durante la trasmissione “La terra è blu” sulla salute mentale - e Radio2 - durante la trasmissione Caterpillar -.
È stato inviato un breve articolo alla redazione di F.B.F. - periodico bimensile d’informazione dell’A.O. Fatebenefratelli e Oftalmico
È in fase di realizzazione uno scritto più articolato da inviare ad altre testate socio-sanitarie.

IV CAPITOLO: il Diario di Bordo
4.1 Diario di Bordo

Un altro strumento fondamentale che ci ha accompagnati durante il viaggio è stato il Diario di Bordo.
Alla fine di ogni giornata trascorsa a bordo, appena prima della cena, nell’ora in cui era più bello sedersi sul ponte a godersi la tranquillità del mare, si riuniva il piccolo gruppo di volontari che desiderava scrivere la memoria di quel giorno. Oltre alle attività svolte, abbiamo cercato di esprimere le emozioni provate, i pensieri e le riflessioni scaturite.
Il Diario di Bordo è servito a stimolare ognuno di noi a riconoscere i propri vissuti attraverso la narrazione di esperienze comuni ma estremamente soggettive.
Crediamo che lo strumento del Diario abbia rappresentato una parte fondamentale all’interno del Progetto, per il perseguimento degli obiettivi che ci eravamo prefissati. Sedersi insieme ad altre persone, raccogliere idee e pensieri, sforzarsi di condividere le proprie emozioni, discutere sui pareri discordanti, crediamo che siano tutte azioni utili a far emergere le capacità personali e a rendere l’esperienza un’avventura vissuta da protagonisti e non come semplici spettatori.
Al nostro rientro a Milano, le pagine sparse sono state raccolte in un unico fascicolo che è stato dato in regalo a tutti i partecipanti durante l’incontro di settembre, a ricordo del viaggio.
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CONCLUSIONI
Durante i mesi che hanno visto il dipanarsi del Progetto, ci siamo accorti che esso si è costantemente ampliato e articolato. Un Progetto di questo genere, che coinvolge più C.P.S. della stessa Azienda Ospedaliera, Istituzioni estremamente differenti tra loro come un Ente pubblico e una Fondazione privata, che richiede risorse finanziarie, umane e di tempo non indifferenti, non può mai essere considerato terminato e completo. In ogni momento deve venire monitorato in ogni singola componente e ricalibrato a seconda delle nuove esigenze e possibilità. Rispetto alla nostra idea iniziale il programma è stato più volte rimodulato mantenendo però la struttura metodologica essenziale data dagli obiettivi postisi inizialmente.
Un’osservazione obbligata riguarda il tempo che richiede una progettazione in tal modo elaborata: non è stato semplice coordinare il lavoro tra i diversi C.P.S. facendo coincidere le varie necessità date dalle attività che si svolgono nei singoli servizi. Secondo il nostro parere la collaborazione è risultata però proficua ed estremamente stimolante, il confronto tra gli operatori ha permesso di arricchire l’esperienza di interessanti contributi personali e professionali.
Visto il livello di complessità del Progetto, è stato richiesto un forte dispiegamento di tempo ed energie per seguirne gli sviluppi e per renderlo concretamente possibile, da parte di tutti gli operatori coinvolti e in particolar modo del Capo Progetto. Dalla data di avvio effettivo delle attività pre-imbarco - gennaio 2010 - il programma ha subito diversi cambiamenti, da parte della Fondazione e da parte nostra, per cause non imputabili direttamente agli organizzatori come sciopero dei mezzi di trasporto, vincoli imposti da altri soggetti coinvolti, ecc. Nel frattempo i nostri Servizi erano comunque impegnati nelle attività di routine di un C.P.S. oltre che nel gestire le urgenze ed emergenze.
Riflettendo sull’avvenire il nostro desiderio è che i cittadini-utenti coinvolti nel Progetto possano partecipare maggiormente all’organizzazione e alla parte decisionale, di modo che l’esperienza diventi più completa in relazione agli obiettivi di empowerment e di dispiegamento delle capacità personali dei soggetti implicati e possa agire di conseguenza e a più lungo termine sulla riduzione dello stigma.
Tutti i partecipanti sono rientrati a Milano soddisfatti dell’avventura vissuta. Siamo consapevoli che il processo di riduzione dello stigma, della discriminazione e dell’isolamento - che molto spesso accompagna la salute mentale e coloro che ne soffrono - è un percorso lungo e irto di ostacoli ma siamo anche certi che insieme ce la possiamo fare.
Questo progetto, pur nella sua specificità e singolarità, ha dimostrato che quando la passione umana, la professionalità, i saperi e le competenze si incontrano e si mescolano i primi a beneficiarne sono gli utenti e le loro reti (famiglia, amici, partner, vicini di casa, ecc.).Durante incontri formali ed informali con componenti della Fondazione T.t.N.I., ci sono stati espressi rimandi molto positivi riguardanti l’esperienza di navigazione e di collaborazione avviata assieme. Anche da parte dell’equipaggio della M.M. abbiamo ricevuto apprezzamenti per la struttura e l’organizzazione del Progetto e per il positivo clima di gruppo che si è potuto respirare durante le cinque giornate trascorse in mare. In definitiva è stato difficile trovare dei punti critici se non la complessità di un Progetto tanto innovativo e singolare per la sua connotazione di esperienza umana più che terapeutico-riabilitativa tout-court.
Ciò che auspichiamo è che il sapere nato e cresciuto all’interno del Progetto “Sulla Cresta dell’Onda” possa diffondersi sempre più all’interno dei nostri Servizi e nella realtà culturale in cui viviamo, affinché esperienze di questo genere possano ripetersi.
Per ultimo vogliamo sottolineare che quando gli Enti preposti alla cure e al caring sono in grado di attivare ciò che esiste nel territorio circostante e nell’area metropolitana (pubblico, privato, volontariato laico e cattolico, terzo settore, ecc.) emergono risorse e competenze che possono contribuire ad una migliore qualità della vita di tutta la comunità.
Ringraziamo tutti coloro che a vario titolo ci hanno sostenuto nella realizzazione di questo Progetto (e sono davvero tanti) e non se ne vogliano se non li citiamo singolarmente.
Quest’avventura umana è stata così interessante, creativa e stimolante che ci stiamo già preparando a presentare il progetto per la Campagna Imbarchi 2011.

BIBLIOGRAFIA
Ba G. “Metodologia della riabilitazione psico-sociale” 1994 Basaglia F. “Riabilitazione e controllo sociale” 1982
Boccalon R. “Cambiamento, identità e itinerari formativi in psichiatria" 1992 Borgna E. “Come se finisse il mondo" 1997
Canevaro A., “La relazione d’aiuto. L’incontro con l’altro nelle professioni educative” 1999
Castelfranchi C. “Le frontiere della riabilitazione in psichiatria" 1990
Foucault M. “La nascita della clinica" 1969
Palmieri C. “La cura educativa” 2000
Saraceno B. “La fine dell’intrattenimento” 1995
Shorter E. “Storia della Psichiatria” 2000, edizione italiana curata da Claudio Mencacci
Winnicott W. “Gioco e realtà" 1974

SITOGRAFIA
www.arips.com
www.assovela.it
www.comunitaitaca.it
www.fbf.milano.it
www.mareaperto.org
www.marina.difesa.ii
www.tendertonaveitalia.com
www.velainsieme.it

GLOSSARIO
A.I.: Amnesty International
A.O.: Azienda Ospedaliera
A.L.P.I.M.: Associazione Ligure Per I Minori
A.R.I.P.S.: Associazione Ricerche e Interventi Psico Sociali
C. P.S.: Centro Psico Sociale
D. S.M.: Dipartimento Salute Mentale M.M.: Marina Militare
T.M.A.: Test Valutazione Autostima TtNI: Tender to Nave Italia