SUSSIDIARIETA', INNOVAZIONE, SOSTEGNO AL NONPROFIT
Fondazione Cariplo, tra i principali organismi filantropici nel
mondo ha raccolto la lunga tradizione di filantropia della Cassa
di Risparmio delle Provincie Lombarde, un patrimonio costruito
in più di 180 anni di storia. Dal 1991 - data della sua
costituzione - ad oggi la Fondazione ha sostenuto oltre 20 mila
progetti realizzati da enti non profit, con erogazioni per un
importo complessivo di circa due miliardi di euro. Cifre ragguardevoli,
che mostrano il grande impegno della Fondazione nei suoi diversi
settori di intervento: allarea Servizi alla persona sono
stati destinati in questi anni il 36% dei contributi, allarea
Arte e cultura circa il 36%, alla Ricerca Scientifica il 9% circa,
allAmbiente il 2%, il 14% per la filantropia e il volontariato,
più contributi destinati ad altri settori.
La Fondazione si pone come obiettivo la sussidiarietà,
senza sostituirsi ad altri soggetti, pubblici o privati; al contrario,
vuole essere un soggetto anticipatore, in grado di
trovare nuove soluzioni ai problemi di cui gli altri attori sociali
non possono o non riescono a farsi carico. Il ruolo di Fondazione
Cariplo è quindi quello di corpo intermedio
della società, tra il pubblico e il privato, con la capacità
di rispondere ai bisogni irrisolti.
Attualmente la Fondazione finanzia, sulla base della valutazione
delle richieste pervenute, circa mille progetti allanno,
ritenuti validi e coerenti con le strategie dettate dai Piani
dAzione, i documenti di indirizzo che orientano tutta lattività
erogativa.
Negli ultimi cinque anni lammontare delle erogazioni ha
segnato un notevole incremento, anche in quei settori, come la
ricerca scientifica e lambiente, che storicamente incidevano
di meno sul budget delle erogazioni. Segno di un impegno costante
di Fondazione Cariplo a sostegno del terzo settore.
La Fondazione ha anche avviato diverse iniziative per strutturare
unattività di valutazione dei progetti finanziati,
una vera e propria innovazione per le Fondazioni, che costituisce
un importante strumento per valutare lefficacia degli interventi
realizzati e per impostare le strategie future.
La Fondazione ha percorso in questi anni un cammino di modernizzazione:
oggi Fondazione Cariplo è dotata di precise strategie di
intervento, al passo coi tempi, dotata di personale giovane e
specializzato e di strutture e strumenti adatti a realizzare iniziative
di moderna filantropia, per dare un futuro alle idee.
Per rispondere al meglio alle esigenze dei propri stakeholder,
la Fondazione si è strutturata in quattro principali aree
di attività, cui fanno capo anche specifici uffici di staff:
ambiente, arte e cultura, ricerca scientifica e trasferimento
tecnologico, servizi alla persona.
www.fondazionecariplo.it via Manin 23 - 20121 Milano tel.
02.62391 e-mail comunicazione@fondazionecariplo.it
La malattia mentale esiste, innegabile. Ma esiste anche il pregiudizio
su di essa, quasi sempre giudizio negativo. Come demolirne gli
effetti deleteri? Gli esempi sono molti, ma ci sono ancora molte
miglia da fare e molti esperimenti da proporre. Tuttavia è
chiaro che con Nave Italia la vela e il mare cominciano a passare
dalla fase pionieristica di sperimentazione a strumento riabilitativo
di particolare interesse.
Nave Italia è un brigantino di 61 metri con 1500 mq di
vele e 20 marinai di equipaggio. Interamente dedicato al sociale,
vede tra i fondatori la Marina Militare e lo Yacht Club Italiano.
Il veliero accoglie 24 ospiti, tra pazienti ed educatori e naviga
in mare aperto e per le isole minori, realizzando un progetto
ideato da associazioni non profit, enti, scuole, ospedali, ecc.
che vedono nella qualità di vita delle persone rese fragili
da malattie o disagio, un obiettivo raggiungibile dentro uno specifico
processo.
Chi disegna un progetto sa che insieme ai propri assistititi farà
parte di un nuovo equipaggio e imparerà a navigare; unitamente
a colleghi e pazienti, condividendo regole, turni, orari, servizi,
attivando relazioni, sfidando se stessi e chi condivide la stessa
avventura.
A bordo cambia la percezione, interpretazione, rappresentazione
collettiva della malattia mentale. Nessuno parla più del
"malato", ma delle risposte sue e degli
altri, dentro un contesto così nuovo e vitale, così
stretto eppure infinito, così instabile come il vento e
le onde, eppure in mani sicure.
Sarebbe bello poter riassumere la comunicazione non-verbale della
mimica facciale, le emozioni che inquietano e sconvolgono le persone
a bordo, di fronte alla anormalità della navigazione. Paura,
senso di inadeguatezza, timore di non farcela sono giustificati
ma non solo nei fragili, perché condivise da medici, infermieri,
educatori e perfino da collaudatissimi marinai. Eppure nessuno
vive il pericolo d'essere travolto dalla follia propria
ed altrui. Le battute si sprecano e alla fine prevale una domanda:
"ma chi è veramente matto?"
Su Nave Italia il malato di mente che soffre per il male che lo
attanaglia, scopre di non soffrire più per un male perfino
peggiore, proveniente dallesterno, fatto di occhiate, alzate
di sopracciglia, smorfie con le labbra, pensieri taglienti che
come lame si infilano nella sua anima.
Il pregiudizio degli altri, a bordo non c'è, non ferisce,
non fa paura. Non è più comportamento, stigmatizzazione,
emarginazione, isolamento, custodialismo, punizione, ma avventura
condivisa, regola, divertimento. Contesto nuovo e inimmaginabile.
Scoperta che è possibile osare e chiedere a se stessi di
riscoprire la propria capacità di mettersi in relazione
e condividere la stessa rotta.
Paolo Cornaglia Ferraris Direttore Scientifico Fondazione Tender
to Nave Italia ONLUS
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità
e diritti Articolo 1 - Dichiarazione Universale dei Diritti
Umani
Amnesty International (A.l.) ha iniziato a occuparsi di violazioni
dei diritti umani nellambito della salute mentale già
nel 1983 con la pubblicazione di un breve documento. Il focus
di A.l. era strettamente limitato a quei casi dove, per ragioni
politiche, la psichiatria veniva usata in sostituzione di un normale
e regolare procedimento giudiziario o dove le conoscenze psichiatriche
venivano deliberatamente usate per far del male ai detenuti.
Per quanto riguarda lo specifico italiano, ed in particolare la
città di Milano, A.l. ha iniziato un percorso di collaborazione
con il Dipartimento di Psichiatria e Neuroscienze dellAO
Fatebenefratelli-Oftalmico sin dal 2009, partecipando in qualità
di co-patrocinatore alla Giornata di Studio La cittadinanza
della mente. Limpegno è poi proseguito
con la partecipazione ad un evento di sensibilizzazione esterno,
organizzato il 10 maggio 2010, a favore del progetto Sulla
Cresta dellOnda. Sono poi continuati altri momenti
di collaborazione con scambi di opportunità formative sui
temi cari ad A.I.: lo stigma, il pregiudizio,
lesclusione/rinclusione sociale, i diritti di cittadinanza,
lempowerment e Yadvocacy.
Quando ci è stato chiesto di partecipare alla sensibilizzazione
e alla promozione del progetto, ci è parso naturale
contribuire con il nostro impegno a rendere possibile questavventura
marinara che presentava tutte le caratteristiche di un importante
momento di inclusione e partecipazione sociale.
Purtroppo sono ancora pochi e deboli gli sforzi effettuati per
contrastare la stigmatizzazione e la discriminazione che precede
e accompagna le persone che soffrono di disturbi mentali.
Sulla Cresta dellOnda ha dimostrato che
quando i saperi e le competenze si meticciano la paura lascia
il posto alla condivisione e alla partecipazione.
La visione di A.l. è quella di un mondo in cui ad ogni
persona siano riconosciuti tutti i diritti umani sanciti dalla
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e da altri atti sulla
protezione dei diritti umani.
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in diritti e dignità:
questo è il fondamento dellinfrastruttura dei diritti
umani e questa infrastruttura complessiva è il presupposto
fondamentale e irrinunciabile perché ognuno possa avere
le stesse possibilità, vedersi garantito uno standard di
vita adeguato ma anche sicurezza, risorse, libertà dalla
paura e diritto di partecipare ai processi decisionali.
Laccesso alla salute e allabilitazione dovrebbe essere
assicurata ad ognuno, indipendentemente dalla condizione o dalla
gravità della disabilità, dalla natura o dalletà.
A.l. non promuove nessun particolare modello di servizio di salute
mentale ma in qualità di organizzazione in difesa dei diritti
umani difende il diritto di ogni persona ad avere il più
alto livello possibile di cure e prestazioni.
Massimo Giorno Responsabile Circoscrizionale Lombardia Sezione
Italiana Amnesty International
INTRODUZIONE
A fronte dei cambiamenti registrati nel nostro paese negli ultimi
20 anni (come denatalità, invecchiamento della popolazione,
distanza tra le generazioni, riduzione componenti nuclei sociali,
nuclei famigliari atipici, aumento aree sub urbane, maggiore occupazione
femminile, maggiore istruzione, immigrazione, aumento dei disturbi
psichici nella popolazione metropolitana) si sono profondamente
modificati anche i rapporti tra Ospedale, Territorio e Società,
tanto che sociologi come Z.Bauman scrivono Ritengo che il
futuro del lavoro sociale, e più in generale dello stato
sociale, non dipenda da classificazioni o procedure né
da un atteggiamento riduzionistico rispetto alla varietà
e alla complessità dei bisogni e dei problemi umani. Dipende,
invece dagli standard morali della società di cui siamo
tutti abitanti. Sono questi standard etici, ben più della
razionalità e dellaccuratezza degli operatori sociali,
a trovarsi, oggi, in crisi e a repentaglio
Le attività e la Cooperazione
Da alcuni anni lA.O. Fatebenefratelli-Oftalmico e il suo
Dipartimento di Salute Mentale, in sintonia con le profonde modificazioni
dei bisogni della cittadinanza e per la sua attenzione a dare
risposte adeguate e appropriate a problematiche nascenti che si
sono rivelate, in alcuni casi, antesignane non solo per la città
ma anche per il paese Italia, ha intrapreso una serie di azioni
coordinate e integrate con tre obiettivi principali:
-Azioni di Prevenzione -Sostegno alla Fragilità
-Intensificazione del rapporto Ospedale-Territorio-Rete Sociale
In tutte le attività lattenzione si è concentrata
in tre aree: -Infanzia-Adolescenza -Adulto Genere Donna
-Interventi a Sostegno delle Fragilità e di Inclusione
Sociale
Tale operazioni hanno visto I integrazione di più
Dipartimenti e Unità Operative, Associazioni e Fondazioni
di Volontariato e Privato Sociale, dando così il via alla
piena collaborazione e incardinamento positivo delle risorse.
Il progetto Sulla cresta dellonda fa
parte, come attività deccellenza dellintera
Azienda Ospedaliera, dei progetti innovativi che riguardano linclusione
sociale e la riduzione dello stigma e del pregiudizio.
Lesperienza si inserisce nel solco principale de\\Empowerment
come cultura che, partendo dalla centralità della persona,
tende aHaffermazione di mature espressioni della soggettività,
aHampliamento delle libertà e dei diritti, allo sviluppo
delle potenzialità, della padronanza (mastery), della responsabilizzazione,
della capacitazione.
In Psichiatria, lEmpowerment può essere definito,
tanto verso il paziente che per i componenti del gruppo di lavoro,
come una consapevole e responsabile progettualità generativa
della Persona, è quel conseguimento, quella meta,
() dove lindividuale e il sociale convergono e dove lindividuo
diventa comunità; dove laltro, grazie alla dialettica
dei distinti, non viene riconosciuto più soltanto come
altro, ma anche come sé, ed è mantenuto nella differenza,
preservato nella sua dignità oppositiva.
A partire da questa definizione iEmpowerment può
essere proposto come obiettivo generale della presa in carico
del paziente (grave).
E qui, più in generale, che possono essere
architettati o trovati per il paziente contesti di
inclusione e di partecipazione: si va dal mondo della Cooperazione
e delle Imprese Sociali all offerta del mondo del volontariato,
fino alle reti spontanee e non strutturate (gli amici,
il bar...).
Si Naviga insieme ...sulla cresta dellonda.
E questa la dimensione della Comunità; qui
la possibile, necessaria integrazione fra sanitario e sociale;
qui i patti territoriali e gli accordi di programma;
qui il campo del Sociale: è in questi campi
che si giocano partite decisive per \empowerment, partite
il cui risultato non conosciamo, il cui esito, cioè,
non è scontato che sia positivo. È questa una dimensione
che richiede uno sforzo interminabile di facilitazione e manutenzione
da parte dei Servizi di Psichiatria: le buone reti
di sostegno, le stesse associazioni di pazienti e/o familiari;
la tolleranza, la fiducia, la non espulsività,
non sono qualcosa di dovuto, bensì il risultato
mai definitivo di un faticoso lavoro che tenga in gran conto le
ragioni degli altri.
Sono stati molti gli interventi realizzati; quali per esempio
i Servizi nel campo del Sociale e della Comunità, ben sviluppati
a livello teorico e pratico nella realtà della Psichiatria
del Dipartimento del Fatebenefratelli e attuati dal Gruppo di
Azioni Innovative.
Concetti-guida quali salute mentale, prevenzione, lotta allo stigma
sono scritti nella missione/i dellagenda del nostro D.S.M.
e vanno considerati come altrettanti vettori di empowerment.
Conclusioni
In una società in continuo cambiamento e in continua definizione
di nuovi bisogni, la collaborazione tra Ospedale e Privato Sociale
può diventare un punto di aggregazione e di riferimento
e in questo solco, già da alcuni anni, si è inserita
lAzienda Ospedaliera Fatebenefratelli-Oftalmico.
Lattenzione sin qui mostrata dallAzienda mostra una
forte sensibilità ad un maggior sviluppo dellinterazione
tra Ospedale-Territorio-Società e Nuovi Soggetti Sociali,
che necessita anche della vicinanza e del riconoscimento da parte
degli organi istituzionali della Regione e della A.S.L. Città
di Milano.
Appare sempre più evidente la necessità di dare
vita ad una cultura della reciprocità, della solidarietà,
della collaborazione, della responsabilizzazione dove ognuno possa
dare il suo contributo.
La cultura della cittadinanza attiva è quella che vede
nella Cooperazione e integrazione tra Istituzioni-Aziende Ospedaliere-Associazionismo,
non solo una esigenza valoriale ma un approccio necessario alla
gestione della res pubblica.
Perciò lalleanza tra servizio pubblico, in questo
caso Regione-ASL-Azienda Ospedaliera e il Volontariato-Privato
Sociale, diventa uno dei punti di incontro e coesione per rispondere
ai bisogni delle persone, soprattutto di quelle portatrici di
fragilità e sofferenza.
Prof. Claudio Mencacci Direttore Scientifico
PREMESSA
Il Progetto Sulla Cresta dellOnda si sviluppa
sulla scia della pregressa esperienza di navigazione sul Brigantino
Nave Italia che ha avuto luogo dal 15 al 19 settembre 2009, grazie
al coinvolgimento di alcuni operatori e cittadini-utenti del Centro
Psico Sociale (dora in poi C.P.S.) di zona 4 da parte di
Club Itaca.
Club Itaca è un club di persone con una storia di disagio
psichico, sorto nel 2005 a Milano, che segue il modello delle
Clubhouse nate negli Stati Uniti nel 1948 e diffusesi
rapidamente in tutto il mondo. Il lavoro che viene svolto allinterno
di queste realtà mira al potenziamento delle abilità,
degli interessi e delle passioni dellindividuo, non concentrandosi
solo sulla malattia.
Nel 2009 Club Itaca ha strutturato il Progetto A Vele Spiegate
che prevedeva quattro giorni di navigazione su Nave Italia per
un piccolo gruppo di soci, con lintento di far sperimentare
la vita in un ambiente nuovo e non conosciuto, di stimolare i
partecipanti nel far emergere aspetti poco valorizzati nella vita
quotidiana e nel migliorare le abilità sociali. A metà
luglio 2009 la proposta è stata allargata ad alcuni operatori
e cittadini-utenti del C.P.S. di zona 4, grazie al proficuo rapporto
di collaborazione e stima reciproca che intercorre tra le due
realtà.
Lassenza di tempo per pensare ad una metodologia, ad un
percorso da costruire, ad un modo per valutare i risultati, ecc.
ci ha un po penalizzato ma al contempo ci ha fatto comprendere
la significatività di una tale esperienza e il suo valore
in termini pedagogici, educativi ed umani. Lesperienza vissuta
a bordo non aveva fini terapeutico-riabilitativi tout-court, piuttosto
ha rappresentato unavventura umana dove si poteva guardare
laltro al di là della sua patologia e oltre la sua
storia psichiatrica. Laltro si riappropriava del suo nome
e della sua dignità riconosciuta anche dai membri dellequipaggio
della Marina Militare.
Le riflessioni sul buon esito e sulle criticità affrontate
hanno fatto sorgere in noi il desiderio di creare a nostra volta
un progetto ad hoc, partecipando al bando 2010 istituito dalla
Fondazione Tender to Nave Italia (dora in poi T.t.N.I.).
Da tale desiderio è nato il progetto Sulla Cresta
dellOnda che ha visto coinvolti quattro operatori
e sette cittadini-utenti di due C.P.S. afferenti allAzienda
Ospedaliera (dora in poi A.O.) Fatebenefratelli-Oftalmico
e una tirocinante dellUniversità degli Studi di Milano.
I CAPITOLO: il Progetto
1.1 Breve descrizione del Progetto
Questo progetto muove da una concezione bio-psico-sociale della
salute mentale con lIntento di promuovere percorsi di cura
per utenti che necessitano di un intervento pedagogico-riabilitativo
basato sullacquisizione di strategie e di competenze finalizzate
al percorso di autonomia personale e reinserimento sociale.
Per quattro giorni, dall8 al 12 giugno 2010 un gruppo di
persone costituito da operatori e cittadini-utenti dei C.P.S.
di zona 3 e 4, ha attraversato lArcipelago Toscano a bordo
del brigantino più grande del mondo [Nave Italia] con un
equipaggio composto da marinai della Marina Militare Italiana
(dora in poi M.M.).
Lesperienza è stata possibile grazie alla Fondazione
ONLUS Tender to Nave Italia, costituita da Yacht Club Italiano
e M.M.; per promuovere il mare e la navigazione come strumenti
di educazione, formazione, abilitazione, riabilitazione, inclusione
sociale e terapia.
Per realizzare la propria mission, la Fondazione mette a disposizione
un grande veliero armato a brigantino-goletta, quale strumento
principale per realizzare una metodologia educativa straordinaria
per efficacia, capacità di incidere sui processi formativi,
abilitativi, riabilitativi, dedicati a bambini, ragazzi, adulti,
anziani in situazioni diverse di disagio fisico, psichico, familiare
o sociale.
I presupposti generali di questo progetto partono dalle pratiche
del fare insieme che ormai si vanno sviluppando in
molti servizi della salute mentale, dove utenti, operatori e familiari
collaborano pariteticamente al miglioramento della qualità
di vita, delle prestazioni erogate, delle relazioni intra ed extra
familiari. Il fecondo meticciamento di saperi e di un reciproco
apprendimento può contribuire a migliorare le relazioni
umane.
Di fatto lesperienza della navigazione ha rappresentato
un altro capitolo del fare insieme: unesperienza che mette
insieme le competenze di tutti i partecipanti per combattere la
diffidenza, lemarginazione, e che comporta il riconoscimento,
anche a chi sta male, di tutti i diritti civili che valgono per
la totalità delle persone. Significa che si può
stare tutti sulla stessa barca e scoprire che coloro
che si supponeva dovessero essere zavorra dimostrano
invece di avere un coraggio invidiabile nel giocarsi nel rapporto
con gli altri, di convivere con il proprio mare interiore.
Non si tratta di una prova sportiva o di una semplice
vacanza, piuttosto di unimpresa umana fuori dallordinario
e al tempo stesso alla portata di tutti coloro che si sono dimostrati
disposti a provarci. Vivere a stretto contatto luno dellaltro,
in uno spazio necessariamente ristretto e in movimento, non solo
come entità singole ma come componenti di un equipaggio,
ha rappresentato la traccia di un percorso di crescita che continua
una volta rientrati a casa.
Finalità
Il Progetto Sulla cresta dellonda intende promuovere
azioni/pratiche tese a ridurre lisolamento (auto ed etera)
che ancora accompagna il disagio psichico e coloro che ne soffrono
offrendo ai beneficiari, attraverso il mare, la dimensione gruppale
e la navigazione, una significativa opportunità di socializzazione,
di inclusione e di condivisione.
Obiettivi
La nostra metodologia di lavoro, accanto ad un percorso individuale
più strettamente riabilitativo, prevede linterazione
di gruppo come possibilità di esperienza sociale in grado
di consentire laccesso alle risorse dei cosiddetti sani.
Inoltre si intende promuovere la riduzione dello stigma e del
pregiudizio.
Il Progetto nella sua interezza (attività pre-imbarco e
imbarco vero e proprio) ha lobiettivo di aumentare il livello
di autostima dei partecipanti, sviluppare capacità di coping
e migliorare la capacità di recovery (non soltanto uneventuale
guarigione ma il recupero di una condizione di benessere). Attraverso
la strutturazione di un percorso progettuale condiviso si è
inteso promuovere quelle abilità/competenze relazionali,
che la malattia mentale sembra aver messo da parte, di prossimità
e di mutualità al di fuori del contesto più propriamente
istituzionale.
Lobiettivo a breve termine è quello di offrire unoccasione
esperienziale che possa consentire ai beneficiari di sperimentarsi
nella quotidianità (re)imparando regole di condivisione
allinterno di un gruppo e inventando modalità
per imparare a superare gli ostacoli.
Lobiettivo a lungo termine è quello di promuovere
azioni tese a migliorare la qualità della vita e a fornire
strumenti per meglio fronteggiare le difficoltà.
Inoltre si intende far parlare i cittadini utenti
che utilizzano i servizi psichiatrici e fornire unimmagine
della salute mentale positiva e sorridente.
In corso dopera abbiamo scoperto che già
da alcuni anni altri enti/associazioni avevano utilizzato il mare
e il navigare come avventura umana dove potersi sperimentare e
dove il lavoro di gruppo risultava essere fondamentale (per es.
Matti per la vela di Genova, Mareaperto
di Roma, Liberi tutti della Versilia, ecc.) per la
riuscita del Progetto.
Noi crediamo che questo Progetto si inserisca in quel filone metodologico
di psichiatria sociale che ha ricollocato lutente allinterno
della sua società/comunità dappartenenza,
restituendogli la sua socialità e il suo diritto alla socializzazione.
Beneficiari
I cittadini-utenti a cui è stato proposto il Progetto frequentano
attivamente i due C.P.S., partecipando ad attività e a
percorsi gruppali e sono da tempo in carico agli operatori che
hanno condiviso con loro lavventura marinara. Tale caratteristica
è stata considerata lunica prerogativa necessaria
e fondamentale nella scelta dei soggetti da coinvolgere, in quanto
si crede che alla base della singolare esperienza della navigazione
in mare aperto vi sia un forte senso di fiducia nei confronti
degli operatori; sentimento indispensabile per affrontare le difficoltà
e le problematiche che di volta in volta si sono presentate.
Quasi allinizio un cittadino-utente del C.P.S. di zona 3
si è praticamente autoescluso (per ragioni non direttamente
imputabili allo stesso).
A metà percorso una delle cittadine-utenti del C.P.S. di
Zona 4 ha formalizzato la sua decisione di non voler partecipare
aHimbarco - pur esprimendo il desiderio di voler continuare
a partecipare alle attività pre-imbarco - motivando la
sua scelta con lincapacità di riuscire a governare
unesperienza così significativa. Agli inizi di marzo
una socia di Club Itaca ha chiesto di poter partecipare aNimbarco.
Dopo aver ottemperato le necessarie procedure formali (copertura
assicurativa, ecc.) si è deciso di accogliere la richiesta.
Da sottolineare che la socia in questione aveva già partecipato
a due precedenti imbarchi con Nave Italia.
Nel complesso i beneficiari sono state sette persone - tre uomini
e quattro donne senza disabilità motorie e con assenza
di sintomatologia attiva -, tre educatori professionali, una coordinatrice
infermieristica/arte terapeuta, una tirocinante del Corso di Laurea
in Educazione Professionale dell'Università degli Studi
di Milano.
Costi
II costo complessivo del progetto è stato di 16.000 euro.
Il contributo offerto dai due C.P.S. è stato di 3.450 euro
(tale cifra è comprensiva anche della quota pro-capite
di 150 euro versata da ogni singolo partecipante - nei servizi
implicati si persegue infatti lapproccio del coinvolgimento
attivo dei cittadini-utenti che ne usufruiscono, attraverso la
partecipazione ai costi delle iniziative offerte, a seconda delle
possibilità di ognuno).
La quota da integrare, pari a 12.550 euro, è stata donata
dalla Fondazione Cariplo contattata direttamente dallUfficio
Comunicazione e Marketing di T.t.N.I.
Il costo della realizzazione di tutte le attività pre-imbarco
è stato di 2.000 euro: ogni singolo partecipante ha versato
la quota di 50 euro e la parte da integrare è stata acquisita
attraverso un evento raccolta fondi.
Inoltre lA.O. Fatebenefratelli-Oftalmico ci ha fornito alcune
derrate alimentari non deperibili che sono state caricate a bordo
lo stesso giorno dellimbarco.
Evento di foundrising
Da anni il C.P.S. di zona 4 collabora con la Parrocchia di Santa
Maria del Suffragio di Milano. Essendo venuta a conoscenza del
Progetto, la stessa ci ha sostenuto nellorganizzazione di
un evento di foundrising.
Lunedì 10 maggio 2010, alle ore 21.00, presso il Teatro
lArca di proprietà della Parrocchia, ha avuto luogo
un concerto, patrocinato dallAssessorato alla Salute, che
ha visto la partecipazione gratuita del Coro da Camera deHAccademia
Internazionale della Musica di Milano, il quale ha deliziato gli
ascoltatori con musiche di Franz Schubert.
Il ricavato è stato utilizzato per le spese sostenute durante
le attività preimbarco.
Fasi del Progetto
Il progetto ha visto la suddivisione in tre fasi:
-PRELIMINARE: è stato attuato un percorso di avvicinamento
allesperienza acquatica attraverso la strutturazione di
visite guidate (Acquario Civico di Milano, gita e navigazione
sul Lago di Como fino a Varenna, un incontro interattivo relativo
alla flora/fauna marina presente nel nostro itinerario con un
esperto di Lega Ambiente, gita in battello sulle Conche dei Navigli,
simulazione dimbarco dal porto di La Spezia). Tali incontri
si sono dimostrati fondamentali perchè hanno consentito
ai beneficiari di costruire il gruppo che ha partecipato
allesperienza;
-A BORDO: fase in cui ha avuto luogo lesperienza vera e
propria;
-RIELABORAZIONE: è stato effettuato un primo momento di
racconto e di (ri)elaborazione del viaggio allinterno
dei C.P.S. coinvolti sia con gli operatori del Progetto che con
i beneficiari, pochi giorni dopo il rientro a casa. Durante tale
occasione è stata proposta ai cittadini-utenti partecipanti
la costruzione di un portfolio (strumento di documentazione che
implica una selezione di materiali che possono essere rappresentativi
di elementi della storia del soggetto).
Unulteriore occasione di condivisione dellesperienza
è lincontro pubblico, aperto a tutta la cittadinanza,
di venerdì 8 ottobre 2010 - in prossimità della
Giornata Mondiale sulla Salute Mondiale che ricorre il 10 ottobre,
così come sancito dallONU - in cui verrà data
la parola ai diretti interessati dellavventura marinara
e verrà proiettata una presentazione fotografica che ricostruirà
alcuni dei passaggi fondamentali dellesperienza.
Fase preliminare: attività pre-imbarco
Le iniziative che hanno avuto luogo prima dellimbarco, dopo
unanalisi a posteriori del Progetto, sono risultate fondamentali
per la formazione del gruppo e per la costruzione di un clima
adeguato allesperienza della navigazione. Tutti i partecipanti
hanno infatti riportato feedback positivi in proposito, sottolineandone
limportanza per il raggiungimento della necessaria e reciproca
fiducia per condividere cinque giorni in mare aperto, nellambiente
ristretto di una nave.
Per quanto riguarda lorganizzazione delle attività,
gli operatori hanno cercato di offrire proposte differenziate
che potessero avvicinare al tema dellacqua e del mare e
allo stesso tempo che dessero la possibilità di trascorrere
insieme del tempo per iniziare a conoscersi e a sperimentarsi
in ambienti lontani dal quotidiano.
Le attività pre-imbarco hanno avuto luogo da marzo a maggio,
subendo delle variazioni in corso dopera in date e contenuti,
dovute ad imprevisti, a vincoli formali o alla ristrettezza dei
tempi necessari allorganizzazione.
...........................................
Il CAPITOLO: tutti a bordo!
2.1 Attività svolte durante la navigazione
Ci siamo imbarcati a La Spezia martedì 8 giugno e siamo
sbarcati nella stessa città sabato 12 giugno 2010.
Le condizioni metereologiche sono state buone per tutta la durata
della navigazione: abbiamo fatto sosta a Porto Azzurro e successivamente
nellarea del Golfo di Baratti.
Durante la navigazione sono state messe a punto azioni e performances
che hanno consentito ai beneficiari di sperimentare uno spazio
e un tempo diverso in cui veder valorizzate le proprie risorse.
Inoltre la condivisione di uno spazio diverso ha consentito
a tutti di aprirsi a nuove prospettive relazionali e gruppali,
non solo con gli altri soggetti aderenti al Progetto ma con lintero
equipaggio composto anche dalla M.M., da alcuni rappresentanti
della Fondazione e da un ragazzo adolescente dellA.L.P.I.M.
(Associazione Ligure Per I Minori), inserito allinterno
del Progetto Mozzo di T.t.N.I.
Sempre di concerto con lequipaggio sono stati strutturati
dei momenti in cui il gruppo ha partecipato attivamente alla vita
della nave. Lattività a bordo ha consentito a tutti
i beneficiari di vivere unesperienza non istituzionale ma
più spostata sul versante umano/relazionale, sollecitandoli
a mettersi in gioco in una prospettiva anche di puro divertimento.
Siamo convinti che questo Progetto possa contribuire a migliorare
lo stato di salute (nellaccezione più ampia del termine)
e la qualità della vita promuovendo il desiderio di esperienze
piacevoli e (pro)positive.
Le attività sono state messe a punto e strutturate prima
della partenza sotto la costante supervisione di Marta Viola,
Project Manager della Fondazione e nostro tramite con la Marina
Militare e la Fondazione stessa.
Il primo giorno dopo limbarco, sono stati predisposti e
resi visibili a tutto lequipaggio il calendario dei turni
per le attività di corveè (pulizia delle cabine
e degli spazi comuni, aiuto in cucina, ecc...) e il programma
delle attività che di giorno in giorno si sarebbero svolte,
con i relativi conduttori.
Tutto ciò con lo scopo di rendere partecipi del programma
non solo i beneficiari del Progetto ma anche i marinai e tutti
gli altri componenti dellequipaggio, in modo che ognuno
potesse essere in ogni momento al corrente dei turni di lavoro
e delle proposte della giornata ed aver così la possibilità
di parteciparvi.
MARTEDÌ 8 GIUGNO - IMBARCO
MATTINA: - arrivo alle ore 12.00, pranzo e sistemazione
POMERIGGIO: - ore 15:00 incontro per organizzazione (turni pulizia,
orari,
programma, ecc...)
MERCOLEDÌ 9 GIUGNO
MATTINA: - salita al primo pennone, spiegamento delle vele
POMERIGGIO: - lezione sui nodi, bagno in mare, risveglio muscolare
SERA: - cruciverbone, pesca e osservazione stelle
GIOVEDÌ 10 GIUGNO
MATTINA: - nodi marinari, spiegamento delle vele
POMERIGGIO: - costruzione quadretti di legno con i nodi marinari,
bagno in mare SERA: - musichiere
VENERDÌ 11 GIUGNO
MATTINA: -1 e II tappa Caccia al tesoro
POMERIGGIO: - III tappa Caccia al tesoro, bagno in mare
SERA: - presentazione fotografica, consegna dei diplomi, saluti,
karaoke
SABATO 12 GIUGNO - SBARCO MATTINA: - rientro a Milano
Caccia al Tesoro
Riteniamo che la Caccia al Tesoro (come il Cruciverbone, il Musichiere
e tutti quei momenti strutturati con obiettivo ludico e risocializzante)
abbia raggiunto lo scopo di far incontrare e mescolare culture,
personalità e storie umane molto differenti tra loro, in
un clima di disponibilità e accoglienza reciproca.
La Caccia al Tesoro ha visto la suddivisione in tre tappe che
si sono dipanate nellarco dellintera giornata di venerdì
11 giugno: due delle quali la mattina e una al pomeriggio. Le
prove da superare spaziavano dalla creazione di costumi pirateschi
alla costruzione di un modellino del Brigantino con materiale
recuperato, dalla scrittura di una poesia contenente il maggior
numero di nomi dellequipaggio al ritrovamento di alcuni
oggetti particolari, dallinventare e mettere in scena spot
pubblicitari riguardanti il tema del mare a sfide di abilità
tra i partecipanti.
Lattività con scopo ludico e ricreativo è
stata aperta, come ogni altro evento organizzato, a qualsiasi
componente dellequipaggio che avesse desiderato aderirvi.
Limportanza di momenti come quello appena descritto è
stata fondamentale per la costituzione di un clima coeso allinterno
della nave.
Nonostante il periodo di navigazione si possa considerare relativamente
breve e nonostante i membri dellequipaggio portassero con
sè storie personali molto differenti gli uni dagli altri,
attività di questo genere hanno contribuito a sciogliere
quelle barriere naturali che si innalzano quando si entra in contatto
con persone mai conosciute prima.
Alcuni marinai della M.M. hanno partecipato attivamente alle iniziative
proposte, avviando quei processi di collaborazione e fiducia reciproca
che si rendono necessari nel momento in cui si lavora insieme
per raggiungere il medesimo obiettivo.
...........................................................................
Attività marinare
Diventare parte dellequipaggio di una nave significa anche
occuparsi della manutenzione e della pulizia degli ambienti, aiutare
a preparare pranzo e cena, obbedire agli ordini del Comandante.
Durante il periodo trascorso in mare abbiamo potuto sperimentare
in piccola parte tutto ciò.
Ogni giorno ci siamo suddivisi nei diversi turni di pulizia: la
sala da pranzo, il ponte, le cabine, ecc. Un marinaio della M.M.
ci ha insegnato come fare, affiancandoci con molta pazienza e
disponibilità. A turno due di noi hanno avuto la possibilità
di sperimentarsi in cucina aiutando a preparare le prelibatezze
che ogni giorno i cuochi ci riservavano.
Queste diverse occasioni unite ai giochi e alle attività
ci hanno dato modo di conoscere e farci conoscere dai membri dellequipaggio.
Il tempo è stato favorevole regalandoci cinque giornate
di sole e vento. Questo ci ha permesso per ben due volte di spiegare
le vele e di navigare in mare aperto. Per spiegare le vele è
necessario un serrato lavoro di squadra: ognuno deve coordinare
i propri movimenti con quelli degli altri, ognuno deve eseguire
attentamente gli ordini e le indicazioni delle manovre da compiere,
altrimenti si corre il rischio che una cima venga tirata o filata
più di unaltra e che si debba perciò ripetere
il lavoro dal principio.
Alcuni di noi hanno avuto loccasione di scalare il primo
pennone, assicurati da unimbragatura e sotto locchio
vigile di un marinaio. Poter scrutare dallalto linfinita
distesa azzurra del mare è unesperienza di certo
unica e singolare, unesperienza che molti di noi non ripeteranno
ma che rimarrà impressa nei nostri ricordi per la profondità
delle emozioni che ha suscitato.
Unulteriore attività prettamente marinara che abbiamo
saggiato è stato il laboratorio di nodi; una mattina ci
siamo sistemati sul ponte e un marinaio ci ha guidati nellarte
di legare insieme due cime: nodo semplice, nodo piano, nodo di
bandiera... Non è stato per nulla facile! Infine abbiamo
realizzato un quadro di legno, che è poi stato incorniciato
al nostro rientro a Milano, con alcuni dei nodi creati e una foto-ricordo
di questa bella esperienza.
Poterci sperimentare in azioni molto lontane dal nostro quotidiano
ci ha dato la possibilità di mettere in gioco abilità
nascoste o solitamente poco utilizzate. Provare a timonare, a
pescare, osservare le stelle in mezzo al mare sempre guidati da
voci e mani esperte, ci hanno fatto piano piano acquisire più
sicurezza sulle nostre capacità, adattandoci, anche se
per pochi giorni, alla vita e alle abitudini che scandiscono il
ritmo di una nave.
Documentazione
Per lintera durata del Progetto, ogni attività proposta
è stata documentata attraverso un intenso servizio fotografico
in parte costantemente portato avanti dalla tirocinante, in parte
effettuato da alcuni dei cittadini-utenti partecipanti, muniti
di macchina fotografica e desiderosi di imprimere nella memoria
il ricordo della singolare esperienza.
Durante la navigazione abbiamo raccolto tutte le fotografie, anche
quelle scattate in mezzo al mare. Gli scatti più belli,
più significativi sono stati scelti insieme per creare
un video-ricordo di saluto e di ringraziamento per la M.M., la
Fondazione e tutti i componenti dellequipaggio che hanno
contribuito a rendere piacevole lesperienza nautica.
La scelta delle fotografie, dellordine di proiezione, la
costruzione del video, sono stati momenti molto significativi
che ci hanno permesso di rivivere insieme le emozioni e le sensazioni
provate, di dargli un nome e di provare ad esprimerle attraverso
le immagini e la musica.
IlI CAPITOLO: valutazioni
3.1 Verifica degli obiettivi
Si evidenzia che nel lavoro sociale, in particolar modo quello
inerente aHambito psichiatrico, ragionare intorno ai risultati
ottenuti è di fatto unazione complessa.
Per quanto riguarda la valutazione delle attività realizzate
prima dellimbarco, gli strumenti utilizzati sono stati griglie
di osservazione compilate dagli operatori al termine di ogni attività
pre-imbarco. Per la stesura delle griglie ci si è avvalsi
della collaborazione della dott.ssa Margherita Sberna Presidente
dellA.R.I.P.S. (Associazione Ricerche e Interventi Psico
Sociali), organizzazione attiva nellambito della ricerca
da oltre 40 anni.
A conclusione del Progetto sono stati predisposti macro/micro
livelli di verifica: tra gli operatori, con la Fondazione T.t.N.I.,
con la rete naturale e informale dei beneficiari. Prevedere diversi
livelli di rielaborazione dei risultati può favorire una
più efficace verifica poiché sono messi a confronto
gli obiettivi dichiarati in partenza rispetto alle aspettative,
ai bisogni e desideri delle varie istanze coinvolte. Questa modalità
di rielaborazione consente inoltre un approfondimento sulle eventuali
ricadute nella vita quotidiana dei beneficiari.
La verifica degli obiettivi insieme ai cittadini-utenti che hanno
aderito alla proposta si è sviluppata in due momenti: uno
a caldo, pochi giorni dopo il rientro a casa, e uno
successivo, a qualche mese di distanza dalla conclusione del Progetto.
Il racconto della propria esperienza, lascolto e il confronto
con gli altri hanno consentito a tutto il gruppo dei beneficiari
(operatori compresi) di raccogliere i diversi feedback e avviare
una franca riflessione sugli aspetti positivi e sui punti critici
(difficoltà spaziali, temporali, relazionali, di gruppo,
di rispetto delle regole, ecc).
Decodifica delle griglie di osservazione
Appena ci hanno comunicato che il nostro Progetto era tra i 27
selezionati - fine gennaio 2010 - si è posto il problema
di individuare uno strumento di valutazione (prima, durante e
dopo) che potesse rappresentare con una certa oggettività
limpatto delliniziativa sia per la Fondazione T.t.N.I.
e sia per i due
C. P.S. coinvolti. Il Comitato Scientifico della Fondazione aveva
elaborato un test di valutazione dellautostima (T.M.A.)
che non poteva essere implementato da parte nostra per svariate
ragioni (i nostri utenti superavano di gran lunga letà
anagrafica indicata, molte aree di nostro interesse erano escluse,
ecc.) e allora per poterci dare un possibile strumento di valutazione/misurazione
- oltre allosservazione e ai colloqui - abbiamo messo a
punto una griglia dosservazione che poteva rispondere alle
aree che avevamo in mente di monitorare durante tutte le fasi
di realizzazione del Progetto.
Si tratta di una griglia dosservazione declinata sulle tre
aree pedagogiche indicate dalla letteratura: sapere, saper fare,
saper essere.
In itinere ci siamo accorti che tale strumento andava perfezionato
ma in corso dopera diventava troppo complesso modificarne
le linee, oltre che inopportuno.
Sulla Cresta dellOnda doveva e voleva essere
un progetto non terapeutico-riabilitativo tout-court ma unesperienza
umana dove la malattia non fosse misconosciuta o peggio ancora
negata, né tantomeno i nostri ruoli, ma dove la storia
psichiatrica delle persone non fosse lelemento dirimente
che faceva indirizzare troppo il nostro sguardo sul versante patologico.
(Ri)partire dalla soggettività, provando a non lasciarsi
imprigionare da uno specifico orientamento, descrivendo le fondamentali
direzioni originarie di questo essere (Binswanger). La modalità
esistenziale di un soggetto è determinata da quella relazione
che lo definisce persona quotidianamente e storicamente: questa
relazione promuove trasformazioni esistenziali.
Assumere uno sguardo educativo ci ha consentito di ricollocare
la malattia nella sfera dellesistenza, considerandola come
un modo di essere nel mondo e dotata di un proprio senso e allinterno
di un processo di costante progettazione del mondo e di sé
nel mondo.
La malattia allora è esistenza concreta, di fatto non esiste
che luomo: non è un caso da osservare, da classificare,
di cui diagnosticare una malattia. È un uomo che vive in
un mondo e in un sé che allontanano e spesso respingono
per lestraneità e per lillogicità con
cui si manifestano azioni e relazioni. È comunque un uomo
che, se per un verso è vissuto dalle forze e dalle calamità
della vita, daltro canto le può determinare come
proprio destino. È un uomo che, per quanto malato, non
potrà mai perdere la sua umanità.
Sulla nave ci interessava guardare e farci guardare con uno sguardo
diverso, in un luogo altro, a contatto con lelemento liquido
dellacqua e con un equipaggio di persone che aveva le proprie
rappresentazioni mentali della salute mentale e di coloro che
ne soffrono.
Le griglie di osservazione sono state redatte durante tutte le
attività preimbarco, da gennaio a maggio 2010.
Di seguito presentiamo la decodifica finale che ben rappresenta
il successo del Progetto. I dati riportano livelli elevati di
raggiungimento degli obiettivi in relazione alle aree osservate.
.....................................................
Incontri post-imbarco
Abbiamo effettuato un incontro di verifica e restituzione pochi
giorni dopo il rientro a Milano, lunedì 21 giugno 2010.
Tale incontro ha rappresentato un momento estremamente importante
per lintero gruppo dei partecipanti: ognuno ha potuto esprimere
a caldo le proprie emozioni, i propri vissuti e rivivere
lintera esperienza che ormai stava volgendo al termine,
rivisitando le tappe fondamentali che lavevano caratterizzata.
Alcuni di noi hanno trovato in questincontro un luogo in
cui poter esprimere le paure e le ansie provate allinizio
del Progetto. Paure ed ansie che pian piano sono andate diradandosi
sempre più per lasciar spazio a sentimenti di maggior fiducia
e stima nei confronti di se stessi e degli altri.
Unulteriore occasione di confronto e narrazione dei vissuti
è avvenuta durante lincontro del 22 settembre 2010,
in cui si è individuato uno strumento condiviso - il portfolio
- che potesse consentire di raccogliere e organizzare le emozioni,
i materiali, ecc. di questavventura.
Il portfolio è una forma di memoria storica personale
che consente al soggetto di ricostruire in prima persona
lesperienza, di rievocare i passaggi più significativi
per se stesso e per il gruppo di cui ha fatto parte.
Essendo una forma di documentazione, si configura come mediatore
comunicativo, verso se stessi e nei confronti degli altri. Il
gruppo ha deciso di utilizzare il quadretto dei nodi (costruito
a bordo) come elemento polarizzatore individuale delle emozioni
provate.
Qualcuno, con laiuto del quadro dei nodi e di altre fotografie,
ha riattraversato lesperienza trasmettendo agli altri il
proprio vissuto attraverso la narrazione.
Altri hanno preferito scrivere i propri pensieri, per farsi aiutare
dallo strumento della scrittura, a ripercorrere lavventura
e ciò che essa aveva lasciato in loro in termini di apprendimenti,
scoperte o riappropriazione di abilità sopite.
Per ognuno lincontro è stato un momento estremamente
significativo; di reincontro, di confronto e condivisione,
ma anche di commiato dal gruppo con cui aveva condiviso
lavventura.
Fase di rielaborazione e diffusione dei risultati
E stato realizzato un incontro pubblico aperto a tutta la
cittadinanza in prossimità della Giornata Mondiale sulla
Salute Mentale, venerdì 8 ottobre 2010 con la presenza
dei protagonisti dellesperienza.
In occasione di tale evento è stato distribuito il presente
report e proiettata una presentazione fotografica dellavventura
marinara.
Durante la navigazione sono stati organizzati due collegamenti
radiofonici con Radio Popolare Network - durante la trasmissione
La terra è blu sulla salute mentale - e Radio2
- durante la trasmissione Caterpillar -.
È stato inviato un breve articolo alla redazione di F.B.F.
- periodico bimensile dinformazione dellA.O. Fatebenefratelli
e Oftalmico
È in fase di realizzazione uno scritto più articolato
da inviare ad altre testate socio-sanitarie.
IV CAPITOLO: il Diario di Bordo
4.1 Diario di Bordo
Un altro strumento fondamentale che ci ha accompagnati durante
il viaggio è stato il Diario di Bordo.
Alla fine di ogni giornata trascorsa a bordo, appena prima della
cena, nellora in cui era più bello sedersi sul ponte
a godersi la tranquillità del mare, si riuniva il piccolo
gruppo di volontari che desiderava scrivere la memoria di quel
giorno. Oltre alle attività svolte, abbiamo cercato di
esprimere le emozioni provate, i pensieri e le riflessioni scaturite.
Il Diario di Bordo è servito a stimolare ognuno di noi
a riconoscere i propri vissuti attraverso la narrazione di esperienze
comuni ma estremamente soggettive.
Crediamo che lo strumento del Diario abbia rappresentato una parte
fondamentale allinterno del Progetto, per il perseguimento
degli obiettivi che ci eravamo prefissati. Sedersi insieme ad
altre persone, raccogliere idee e pensieri, sforzarsi di condividere
le proprie emozioni, discutere sui pareri discordanti, crediamo
che siano tutte azioni utili a far emergere le capacità
personali e a rendere lesperienza unavventura vissuta
da protagonisti e non come semplici spettatori.
Al nostro rientro a Milano, le pagine sparse sono state raccolte
in un unico fascicolo che è stato dato in regalo a tutti
i partecipanti durante lincontro di settembre, a ricordo
del viaggio.
...........................................
CONCLUSIONI
Durante i mesi che hanno visto il dipanarsi del Progetto, ci siamo
accorti che esso si è costantemente ampliato e articolato.
Un Progetto di questo genere, che coinvolge più C.P.S.
della stessa Azienda Ospedaliera, Istituzioni estremamente differenti
tra loro come un Ente pubblico e una Fondazione privata, che richiede
risorse finanziarie, umane e di tempo non indifferenti, non può
mai essere considerato terminato e completo. In ogni momento deve
venire monitorato in ogni singola componente e ricalibrato a seconda
delle nuove esigenze e possibilità. Rispetto alla nostra
idea iniziale il programma è stato più volte rimodulato
mantenendo però la struttura metodologica essenziale data
dagli obiettivi postisi inizialmente.
Unosservazione obbligata riguarda il tempo che richiede
una progettazione in tal modo elaborata: non è stato semplice
coordinare il lavoro tra i diversi C.P.S. facendo coincidere le
varie necessità date dalle attività che si svolgono
nei singoli servizi. Secondo il nostro parere la collaborazione
è risultata però proficua ed estremamente stimolante,
il confronto tra gli operatori ha permesso di arricchire lesperienza
di interessanti contributi personali e professionali.
Visto il livello di complessità del Progetto, è
stato richiesto un forte dispiegamento di tempo ed energie per
seguirne gli sviluppi e per renderlo concretamente possibile,
da parte di tutti gli operatori coinvolti e in particolar modo
del Capo Progetto. Dalla data di avvio effettivo delle attività
pre-imbarco - gennaio 2010 - il programma ha subito diversi cambiamenti,
da parte della Fondazione e da parte nostra, per cause non imputabili
direttamente agli organizzatori come sciopero dei mezzi di trasporto,
vincoli imposti da altri soggetti coinvolti, ecc. Nel frattempo
i nostri Servizi erano comunque impegnati nelle attività
di routine di un C.P.S. oltre che nel gestire le urgenze ed emergenze.
Riflettendo sullavvenire il nostro desiderio è che
i cittadini-utenti coinvolti nel Progetto possano partecipare
maggiormente allorganizzazione e alla parte decisionale,
di modo che lesperienza diventi più completa in relazione
agli obiettivi di empowerment e di dispiegamento delle capacità
personali dei soggetti implicati e possa agire di conseguenza
e a più lungo termine sulla riduzione dello stigma.
Tutti i partecipanti sono rientrati a Milano soddisfatti dellavventura
vissuta. Siamo consapevoli che il processo di riduzione dello
stigma, della discriminazione e dellisolamento - che molto
spesso accompagna la salute mentale e coloro che ne soffrono -
è un percorso lungo e irto di ostacoli ma siamo anche certi
che insieme ce la possiamo fare.
Questo progetto, pur nella sua specificità e singolarità,
ha dimostrato che quando la passione umana, la professionalità,
i saperi e le competenze si incontrano e si mescolano i primi
a beneficiarne sono gli utenti e le loro reti (famiglia, amici,
partner, vicini di casa, ecc.).Durante incontri formali ed informali
con componenti della Fondazione T.t.N.I., ci sono stati espressi
rimandi molto positivi riguardanti lesperienza di navigazione
e di collaborazione avviata assieme. Anche da parte dellequipaggio
della M.M. abbiamo ricevuto apprezzamenti per la struttura e lorganizzazione
del Progetto e per il positivo clima di gruppo che si è
potuto respirare durante le cinque giornate trascorse in mare.
In definitiva è stato difficile trovare dei punti critici
se non la complessità di un Progetto tanto innovativo e
singolare per la sua connotazione di esperienza umana più
che terapeutico-riabilitativa tout-court.
Ciò che auspichiamo è che il sapere nato e cresciuto
allinterno del Progetto Sulla Cresta dellOnda
possa diffondersi sempre più allinterno dei nostri
Servizi e nella realtà culturale in cui viviamo, affinché
esperienze di questo genere possano ripetersi.
Per ultimo vogliamo sottolineare che quando gli Enti preposti
alla cure e al caring sono in grado di attivare ciò che
esiste nel territorio circostante e nellarea metropolitana
(pubblico, privato, volontariato laico e cattolico, terzo settore,
ecc.) emergono risorse e competenze che possono contribuire ad
una migliore qualità della vita di tutta la comunità.
Ringraziamo tutti coloro che a vario titolo ci hanno sostenuto
nella realizzazione di questo Progetto (e sono davvero tanti)
e non se ne vogliano se non li citiamo singolarmente.
Questavventura umana è stata così interessante,
creativa e stimolante che ci stiamo già preparando a presentare
il progetto per la Campagna Imbarchi 2011.
BIBLIOGRAFIA
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con laltro nelle professioni educative 1999
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Palmieri C. La cura educativa 2000
Saraceno B. La fine dellintrattenimento 1995
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italiana curata da Claudio Mencacci
Winnicott W. Gioco e realtà" 1974
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A.O.: Azienda Ospedaliera
A.L.P.I.M.: Associazione Ligure Per I Minori
A.R.I.P.S.: Associazione Ricerche e Interventi Psico Sociali
C. P.S.: Centro Psico Sociale
D. S.M.: Dipartimento Salute Mentale M.M.: Marina Militare
T.M.A.: Test Valutazione Autostima TtNI: Tender to Nave Italia
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