GIORNATA DI STUDIO “La Cittadinanza della Mente”
Interventi in psichiatria tra diritto all’informazione e diritto alla salute
Auditorium Lattuada, 6 ottobre 2009
a cura del dott. Carlo Scovino già Consigliere Nazionale della Sezione Italiana di Amnesty International
Keywords: stigma, pregiudizio, diritto alla salute, diritto all’informazione, maltrattamenti, abusi, comunità, territorio, servizi, deistituzionalizzazione, empowerment , discriminazione, esclusione

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”
Articolo 1 - Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

A nome di Amnesty International (che d’ora in avanti abbrevierò in A.I.) voglio ringraziare le Istituzioni che hanno voluto coinvolgere l’associazione nell’organizzazione di questo evento. Io proverò a tracciare delle linee generali sul tipo di intervento di A.I.  e citerò alcuni casi di cui si è occupata negli anni scorsi.

LA NASCITA  E L'AZIONE DI AMNESTY  INTERNATIONAL

La storia di Amnesty International nasce il 28 maggio 1961 a Londra grazie all’avvocato inglese Peter Benenson che lanciò dalle colonne del quotidiano The Observer  un “Appello per l’amnistia”. Il suo articolo intitolato “I prigionieri dimenticati” raccontava la vicenda di due studenti portoghesi arrestati per aver brindato alla libertà.

Da allora molte cose sono successe nel mondo e in A.I. stessa: dal Premio Nobel per la Pace nel 1977 fino alla grande svolta del 2001 quando i delegati riuniti in Congresso Mondiale deliberarono per consensus che A.I. da lì in poi avrebbe agito per prevenire e porre fine a gravi abusi dei diritti all’integrità fisica e mentale, alla libertà di coscienza e di espressione e alla libertà dalla discriminazione, nell’ambito della propria opera di promozione di tutti i diritti umani.

Ma cosa possiamo fare noi singoli cittadini? Questa è una delle più frequenti domande che mi è stata rivolta nella mia quasi trentennale militanza amnistiana.

Si possono scrivere lettere, raccogliere firme per petizioni, sottoscrivere appelli, organizzare eventi pubblici, sensibilizzare l’opinione pubblica, esercitare pressione sui governi violatori, ecc.

Migliaia di cartoline, telegrammi, lettere, fax, messaggi di posta elettronica creano intorno ai casi una visibilità e un interesse che mettono in seria difficoltà i governi. Le testimonianze di molti prigionieri liberati grazie ad A.I. lo dimostrano.

A.I. non è un’organizzazione che difende gli utenti, i familiari o i professionisti impegnati del campo del disagio psichico.

Parte del lavoro di A.I. è fare richieste e pressione sui governi, rendere pubbliche le loro violazioni e inviare raccomandazioni sul rispetto dei diritti umani ai Governi, all’Unione Europea, alle Nazioni Unite, ad altre Organizzazioni Intergovernative, ecc.

Quando A.I. fa pressione sui Governi chiede espressamente il rispetto di quei diritti che lo stesso Governo si è impegnato a far rispettare e a promuovere, chiede di sanzionare le istituzioni locali, le agenzie private, ecc. che non sono allineate con le prescrizioni stabilite dall’ONU e dalle  Organizzazioni ad esso collegate (OMS, ecc.) in materia di salute mentale.

DIRITTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI

In base alle norme internazionali lo Stato ha l’obbligo di impegnarsi con il massimo delle risorse di cui dispone al fine di assicurare progressivamente e con tutti i mezzi appropriati la piena attuazione dei diritti economici, sociali e culturali dei suoi cittadini. Dalla particolare natura dei diritti tutelati dalla Convenzione Internazionale sui Diritti Civili, Sociali ed Economici (di seguito ICESCR) discendono per gli stati obblighi positivi consistenti (ovvero l’obbligo per gli Stati di attivarsi per l’implementazione ), in primo luogo, nell’adottare tutte le misure necessarie a garantire l’effettivo accesso a determinate risorse.

Lo Stato ha l’obbligo di dare priorità alle fasce sociali più deboli e vulnerabili. Lo Stato deve prestare attenzione ai bisogni delle persone emarginate ed escluse, a coloro che incontrano i maggiori ostacoli nella realizzazione dei propri diritti e che devono essere al primo posto nei programmi di distribuzione delle risorse.

Spesso gli Stati giustificano la mancata attuazione dei diritti economici, sociali e culturali con l’indisponibilità di risorse finanziarie, tecnologiche o umane. Occorre però distinguere la generale carenza di risorse dalla incapacità delle autorità di assolvere un compito specifico.

Ad esempio, la Commissione Africana de Diritti Umani e dei Popoli, chiamata a valutare l’adeguatezza dei servizi pubblici del Gambia destinati a persone affette da disturbi mentali, ha rilevato che, nonostante la generale scarsità di medicine nel Paese, vi era una sufficiente quantità di farmaci psichiatrici, ma non si era provveduto alla distribuzione degli stessi. Pertanto, la Commissione ha ordinato al governo gambiano di rendere accessibili i farmaci.

Inoltre A.I. quando fa pressione sui Governi oltre a proporre un elenco dettagliato di misure da adottare, talvolta, chiede se l’organizzazione internazionale  può essere d’aiuto nell’implementare campagne di sensibilizzazione e di educazione ai diritti umani anche specificatamente nell’area della salute mentale (temi quali: stigma, pregiudizio, esclusione, inclusione, dignità) o fornire elementi utili per definire azioni legislative e pratiche rispettose degli impegni sottoscritti in sede internazionale.

Spesso A.I. richiama i Governi a rispettare le norme e le leggi che lo stesso Governo ha liberamente adottato ma che per svariate ragioni non rispetta.

Nel 1992, a Lubiana,  quando partecipai in qualità di delegato della Sezione Italiana di A.I. al Congresso Mondiale, alcuni ricercatori della sede internazionale riferirono che nei consessi internazionali (ONU, CEE, ecc.) A.I. veniva definita “il cane da guardia dei diritti umani”. Un’espressione forse un po’ forte ma che mi colpì molto per la sua genuina compiutezza.

EDUCAZIONE AL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

Un altro aspetto fondamentale dell’impegno di A.I. è quello dell’educazione ai diritti umani.

E’ un processo di lungo periodo ma che costituisce una strategia preventiva efficace di difesa della dignità e della libertà di ogni individuo. Un lavoro che parte delle scuole e dalle università ma che si estende a tutti gli ambiti della formazione.

Il Settore Educazione della Sezione Italiana di A.I. da diversi anni propone unità educative per le Scuole Elementari, Medie e Medie Superiori sull’Educazione ai  Diritti Umani e, come già affermato più volte in questa relazione, la salute mentale rientra a pieno titolo nei diritti umani.

VISIONE E AZIONE DI A.I.

La visione di A.I. è quella di un mondo in cui ad ogni persona siano riconosciuti tutti i diritti umani sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e da altri atti sulla protezione dei diritti umani. Al fine di perseguire questa visione, la mission di A.I. è di svolgere attività di ricerca e azione finalizzate a prevenire ed eliminare gravi abusi di tali diritti.

A.I. costituisce una comunità globale di difensori dei diritti umani che si riconosce nei principi della solidarietà internazionale, di un’azione efficace in favore delle singole vittime, della copertura globale, dell’universalità e indivisibilità dei diritti umani, dell’imparzialità e indipendenza, della democrazia e del rispetto reciproco.

A.I. si rivolge ai governi, organizzazione intergovernative, gruppi politici armati, imprese ed altri attori non statali.

A.I. si propone di accertare abusi dei diritti umani con accuratezza, tempestività e continuità nel tempo conducendo ricerche sistematiche e imparziali su singoli casi e su violazioni generalizzate dei diritti umani. Le conclusioni di tali ricerche sono rese pubbliche e i soci di A.I. mobilitano la pressione dell’opinione pubblica sui governi e sugli altri soggetti allo scopo di porre fine a questi abusi.

A.I. chiede a tutti i governi di rispettare la sovranità della legge e di ratificare e applicare gli atti sulla protezione internazionale dei diritti umani.

A.I. svolge, inoltre, un’ampia gamma di attività nel campo dell’educazione ai diritti umani e incoraggia le organizzazioni intergovernative, i singoli individui e gli organi della società a sostenere e rispettare i diritti umani.

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in diritti e dignità: questo è il fondamento dell’infrastruttura dei diritti umani e questa infrastruttura complessiva è il presupposto fondamentale e irrinunciabile perché ognuno possa avere le stesse possibilità, vedersi garantito uno standard di vita adeguato ma anche sicurezza, risorse, libertà dalla paura e diritto di partecipare ai processi decisionali.

L’accesso alla salute e all’abilitazione dovrebbe essere assicurata ad ognuno, indipendentemente  dalla condizione o dalla gravità della disabilità, dalla natura  o dall’età.

Le considerazioni di tipo finanziario non possono giustificare una restrizione dei diritti fondamentali: il concetto di danno causato da lesioni di diritti inalienabili non può essere giustificato con motivazioni di carattere economico, così come ampiamente definito in alcune sentenze emanate in materia dalle corti di giustizia nazionali e internazionali. Le restrizioni economiche sono pertanto irrilevanti a fronte di diritti soggettivi inviolabili.

Il 10 dicembre 2008 le Nazioni Unite hanno adottato il Protocollo Opzionale della Convenzione sui Diritti Civili, Sociali e Culturali e questo strumento contribuirà ad aumentare il livello di protezione dei diritti umani delle persone più marginalizzate. Con l’approvazione di questo atto le persone sofferenti di disagio psichico potranno accedere ai tribunali internazionali qualora nei tribunali nazionali  non vedessero tutelati i loro diritti.

La campagna globale “Io pretendo dignità” che vedrà impegnata A.I. fino al 2015 costituirà un’imponente attività di ricerca, analisi, empowerment e advocacy per migliorare le leggi e pretendere che i responsabili degli abusi siano chiamati a rispondere del loro operato.

A.I. agirà verso le persone che vivono in povertà dando loro gli spazi per raccontare le loro storie, amplificando la loro voce e aiutandole a partecipare ai processi che determinano il loro futuro.

ESEMPI   DI VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI

Vasily Michaelovic Stetsik è stato trattenuto in ospedali psichiatrici dalla fine del 1998 senza che né lui né la sua famiglia abbiano ricevuto informazioni sui motivi della sua detenzione e sulla diagnosi della sua condizione. A.I. è stata informata  della possibilità che gli siano state somministrate medicine nocive per la sua salute.

Vasily Stetsik fu arrestato  nell’Aprile del 1998, accusato di tentato omicidio e  portato nel centro di detenzione Butyrka a Mosca in attesa di giudizio. Ha dichiarato di essere stato picchiato e  tenuto per due settimane in una cella  umida, fredda , senza letto , cibo e cure mediche.

A.I. ha saputo da un ex compagno di cella a Butyrka  che Vasily Syeysik era solito parlare agli altri detenuti dei loro diritti, e li consigliava su come e a chi sottoporre le loro lamentele.

Uno psichiatra della prigione decise di spostarlo in  una cella per malati di mente a causa del “suo inadeguato comportamento nella cella comune”. Nel dicembre 1998 fu trasferito nell’ospedale psichiatrico nella regione di Smolensk da dove fu poi dimesso nel novembre 2001 e trasferito in un ospedale psichiatrico “chiuso” nella regione Orenburg.

Prima del suo arresto Vasily Stetsik lavorava come redattore capo del giornale “La verità sui diritti umani” nella città di Novotroisk. Il giornale riportava storie critiche nei confronti delle autorità e in diverse occasioni l’ufficio fu attaccato, furono rubati i computer e fu interrotta la pubblicazione.

Vasily Sreysik Stetsik si recò a Mosca per lamentarsi delle violazioni dei suoi diritti umani. Fu arrestato in un tribunale di Mosca dove cercava di perorare la sua causa.

Vasily Stetsik fu rilasciato dall’ospedale psichiatrico il 6 novembre 2002. In una lettera ad A.I. scrisse:

“Molti ringraziamenti agli amici di Amnesty International per essersi interessati del mio destino e di quello della mia famiglia. Ci avete sostenuto in momenti difficili ed ora finalmente sono stato rilasciato dall’ospedale psichiatrico. Ora sono libero dopo tutti questi anni di imprigionamento, maltrattamenti, tortura e disprezzo. Grazie di tutto.”

Sazak Durdymuradov, un insegnate del Turkmenistan, era collaboratore di Radio Free Europe/Rado Liberty, l’unica radio non controllata dal governo che può essere ascoltata in quel Paese. Nei sui interventi Durdymuradov aveva affermato la necessità di riforme costituzionali e del sistema educativo e aveva criticato le limitazioni alla libertà di parola nel suo Paese. Il 20 giugno 2007 Durdymuradov fu prelevato con la forza presso la sua casa, nella città di Bakhaden, da un gruppo di agenti della polizia segreta e condotto presso un ospedale psichiatrico locale dove dieci medici avrebbero diagnosticato la sua “instabilità mentale”. Fu quindi portato in una stazione della polizia e torturato con elettroshock perché firmasse una dichiarazione con cui si impegnava a interrompere la collaborazione con RFE. Fu poi trasferito nell’ospedale psichiatrico di Boinuzin, noto per essere usato per imprigionare i dissidenti e definito “l’inferno sulla terra”. Durdymuradov è stato rilasciato il 4 luglio, grazie anche alle pressioni giunte da varie associazioni internazionali per i di diritti umani.

Questo non è un caso isolato. Accade spesso che gli oppositori politici o i difensori dei diritti umani siano colpiti per le loro idee, per la loro opera di promozione e tutela dei diritti umani all’interno di un Paese o per il loro tentativo di far conoscere e denunciare all’esterno le violazioni dei diritti che si verificano nel proprio Paese.

ONU E OMS SULLA SALUTE MENTALE

La Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità e il Protocollo Opzionale, sono stati approvati a New York il 13 dicembre 2006.

Questo Trattato è stato definito come una pietra miliare nell’approccio alle tematiche delle persone con disabilità, incluso coloro che hanno vissuto in prima persona difficoltà di carattere psichico. Questo documento va nella direzione di un modello d’intervento di tipo sociale e riafferma che tutte le persone che presentano qualsiasi tipo di disabilità devono poter godere di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali  così come tutte le altre persone.

Nel 2001, l’OMS, segnalò che in tutto il mondo la salute mentale era una dimensione della salute totalmente negletta e richiamò tutti gli Stati ad uniformare i loro sistemi sanitari nazionali agli standard internazionali. L’OMS, inoltre, rivolgendosi alle Organizzazioni Non Governative affermò “ Le azioni di difesa sono un importante strumento per raggiungere un’adeguata consapevolezza in materia di salute mentale e far sì che sia sempre nell’agenda politica dei governi. Le ONG possono condurre a miglioramenti di policy, di legge e di sviluppo dei servizi

L’OMS ha dichiarato che “…..E’ ormai ben documentato che lo stigma associato alle persone che soffrono di un disturbo psichiatrico è presente ad ogni livello della società…

E’ necessario che i Governi promuovano campagne d’informazione appropriata per contrastare gli stereotipi che ancora accompagnano e precedono  la salute mentale.

L’OMS afferma che lo stigma può rappresentare un ostacolo nell’utilizzo dei servizi psichiatrici  disponibili e raccomanda che “…….siano organizzate campagne di sensibilizzazione ed educazione alla salute in modo da ridurre lo stigma e la discriminazione, aumentare il livello di un adeguato utilizzo dei servizi di salute mentale, avvicinare i sistemi di cura fisica e mentale….”

Nel 2001 l’OMS, nel suo Rapporto annuale, raccomandava un accesso il più possibile diffuso e multicomprensivo delle terapie considerate essenziali in un moderno sistema di cura della salute mentale: psicoterapia, riabilitazione psicosociale, inserimenti lavorativi  e riabilitazione occupazionale.

I servizi di base territoriali dovrebbero essere la prima opzione tra le risorse disponibili così come stabilito dalle buone pratiche internazionali e dagli standards sui diritti umani.

Le cure e i trattamenti, salvo casi specifici e regolamentati dalla legge, non possono essere somministrati  senza il consenso del paziente il quale deve essere informato che l’azione che si sta compiendo è compatibile con le opzioni di cura contingenti.

Il consenso informato deve essere formulato in assoluta libertà, senza minacce e dopo aver spiegato al paziente la possibilità di ottenere informazioni in un linguaggio comprensibile dal paziente stesso su:

  • ipotesi diagnostica,
  • gli obiettivi, il metodo di cura, la durata e gli attesi benefici del trattamento proposto,
  • modalità alternative di trattamento, incluso quelle meno intrusive,
  • eventuali effetti collaterali e disagi relativi al trattamento.

Gli stessi principi vanno rispettati anche nel caso di presenza di Tutore, Curatore, Amministratore di Sostegno.

Nel 2001, nel suo Rapporto “Salute Mentale: Nuova Comprensione, Nuova Speranza”, l’OMS raccomandò a tutti gli Stati di prendere serie e significative misure nell’area negletta della salute mentale. Per esempio, condurre un monitoraggio sulla salute mentale della popolazione e maggiori ricerche sugli aspetti biologici e psicosociali della salute mentale.

Il Rapporto evidenziava “Tre Scenari per l’Azione” in relazione ai bisogni e alle risorse degli Stati.

Nello Scenario C, indirizzato ai paesi industrializzati con un relativo alto livello di risorse, le proposte includevano miglioramenti nella presa in carico e cura dei disturbi psichiatrici relativamente ai minori, sistemi di cura e trattamento individualizzati all’interno del territorio relativamente alle persone con gravi disturbi mentali, una copertura del 100% di servizi di community care, lo sviluppo di avanzati sistemi di monitoraggio della salute mentale, il lancio di campagne di informazione e sensibilizzazione, ecc. .  

Il 18 maggio 2001 l’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani affermò “ Le persone con limitazioni funzionali o disabilità sono particolarmente vulnerabili all’esclusione e alla marginalizzazione. A causa delle loro fisiche o mentali limitazioni, queste persone sono frequentemente a rischio di veder negati o non rispettati i loro diritti.

Le Regole Standard sull’Uguaglianza delle Opportunità per le Persone con Disabilità delle Nazioni Unite affermano “Gli Stati hanno l’obbligo di garantire alle persone con disabilità di esercitare i loro diritti, inclusi quelli umani, civili e politici così come a tutti gli altri cittadini” .

Questo significa che i servizi non devono solo essere resi accessibili ma bisogna consentire alle persone di accedervi.

Spesso le persone con disabilità sono escluse dallo sviluppo sociale. La discriminazione, de jure e de facto, nei confronti delle persone con disabilità ha una lunga storia e si sviluppa sotto varie forme (diniego di opportunità educative, isolamento, segregazione, ecc.).

Le persone con disabilità devono partecipare pienamente ai processi di formulazione delle leggi e delle attuazioni che ne derivano.

Ogni individuo ha diritto a godere delle migliori condizioni di salute fisica e mentale che sia in grado di conseguire, tenendo conto del genere, delle scelte di vita personali, nonché del livello di conoscenze scientifiche e dell’entità delle risorse dello Stato. Il diritto alla salute si articola nella libertà di controllare la propria salute ed il proprio corpo, nell’accesso all’assistenza sanitaria e alle cure mediche senza discriminazione e nel diritto a condizioni di vita salubri.

Il ICESCR ha fornito un’interpretazione ampia del diritto alla salute, qualificandolo come “un diritto universale che non si riduce solo alla fornitura di prestazioni mediche appropriate e tempestive, ma richiede la disponibilità di fattori determinanti per la salute, quali l’accesso all’acqua potabile, a infrastrutture igienico-sanitarie idonee, a una quantità sufficiente di alimenti sani, ad un livello nutrizionale e d un alloggio adeguato, a condizioni igieniche di lavoro e ad un ambiente salubre, ad un’appropriata educazione e informazione alla salute in generale e su quella sessuale e riproduttiva in particolare. Un altro aspetto importante è la partecipazione della popolazione al processo decisionale in tema di sanità tanto a livello locale quanto nazionale e internazionale.

Secondo l’interpretazione fornita dal CESCR la tutela del diritto alla salute richiede:

  • la disponibilità di strutture sanitarie adeguate e di personale dotato della necessaria formazione e di farmaci essenziali,
  • l’accettabilità di “strutture, beni e servizi sanitari [che] devono rispettare l’etica medica ed essere adeguati sul piano culturale, sensibili alle esigenze specifiche legate al genere e ai diversi momenti della vita della persona”,
  • la buona qualità, sotto il profilo scientifico e medico, di strutture, beni e servizi sanitari. In particolare è necessaria la presenza di personale medico qualificato, di farmaci regolarmente registrati e non scaduti, di attrezzature ospedaliere scientificamente approvate, di acqua pulita e di buone condizioni igieniche,
  • l’accessibilità, sia materiale che economica, alle strutture, ai beni e ai servizi sanitari, ale informazioni sui problemi che riguardano la salute, senza alcuna discriminazione.

Il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sul Diritto alla Salute ne  ha ampliato la definizione includendovi la salute sessuale, riproduttiva e mentale.

Secondo un rapporto diffuso nel 2005, oltre il 90% dei Paesi non ha una politica specifica per la salute mentale dei bambini, più del 40% è del tutto sprovvisto di programmi di salute mentale nonostante circa 450 milioni di persone nel mondo soffrano di varie forme di disturbi psichici.

Queste persone, come già più volte sottolineato, spesso subiscono violazioni del diritto all’istruzione, al lavoro alla privacy, all’abitazione e, in generale, non riescono ad esercitare i propri diritti.

ESEMPI DI VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI

Dragash Voivoda (Bulgaria)

Nell’aprile del 2002 in seguito ad un appello di A.I. il Pubblico Ministero della Contea di Pleven aprì un’inchiesta sulla morte di 27  residenti della casa di cura sociale Dragash Voivoda . L’istituto di Igiene e Epidemiologia , a seguito dell’ispezione, ne ordinò la chiusura.

Nell’agosto del 2002 il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali pubblicò una dichiarazione in cui si affermava che la casa di cura sociale Dragash Voivoda  sarebbe stata chiusa entro la fine dell’anno.  Il 20 settembre 2002 , 70 residenti, 55 dei quali descritti come“mentalmente ritardati” furono trasferiti in altri istituti nel paese; 15 uomini affetti da schizofrenia furono trasferiti a Risokastro, un istituto che si occupa di uomini con disabilità cognitive. Altri furono trasferiti in istituti che non fornivano cure adeguate alle loro necessità.

Secondo A.I. le autorità bulgare non sono riuscite a prendere misure appropriate per mettere fine alla discriminazione e alla segregazione di persone con disabilità mentali e per facilitare la loro integrazione nella comunità. Chiudendo un posto orribile e trasferendone i residenti  in istituti ristrutturati inadeguati non  hanno risolto affatto il problema.

Pastra (Bulgaria)

Il 9 dicembre 2002 osservatori del Comitato Bulgaro Helsinki, insieme ad un giornalista della BBC, visitarono Pastra e dichiararono che la situazione in questo istituto era ulteriormente peggiorata.

Le preoccupazioni di A.I. riguardarono il caso di tre uomini sistematicamente soggetti ad abusi sessuali e stupro da parte di  un altro ricoverato. Il personale non prese mai misure efficaci per proteggerli. Quando uno degli uomini si lamentò con un’infermiera, la risposta fu: ”I ragazzi non dovrebbero fare cose stupide. Va’ a leggere un libro o qualcos’altro”.

Un’altra preoccupazione di A.I.  era che i  ricoverati potessero subire maltrattamenti da parte del personale e che fossero soggetti a metodi di isolamento proibiti dalla legge internazionale sui diritti umani. In  una stanza nello scantinato del Blocco 2, che aveva barre di ferro alle finestre senza vetri, c’era un materasso sul pavimento con alcuni indumenti e pezzi di pane relativamente fresco, il che supportava le dichiarazioni fatte dai ricoverati che questa stanza veniva usata spesso per isolamento.

Inoltre i ricoverati si lamentavano della mancanza di riscaldamento. In effetti al momento della visita c’erano 5 gradi centigradi. L’istituto non aveva ricevuto il  carburante per il riscaldamento.

Solo un gruppo di  una ventina di persone nel dormitorio del Blocco 3  aveva una stufa a legna.

A.I. mandò una lettera al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali esprimendo le sue preoccupazioni, tra le altre cose, per la mancanza di riscaldamento. La risposta fu che il problema era stato risolto nel 2000.

A settembre 2008 il Paese ha firmato la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità Mentali.

PENA DI MORTE E SALUTE MENTALE

Nel 1989 la World Psychiatric Association e l’International Council of Nurses adottarono risoluzioni contro la pena di morte. Negli anni recenti in molti paesi, associazioni mediche e paramediche hanno intrapreso iniziative per opporsi alle violazioni dei diritti umani.

Una grave violazione dei diritti umani è l’uso della pena di morte contro i malati di mente, perché spesso un prigioniero malato di mente non è neppure in grado di comprendere la natura della punizione. Nonostante ciò sono molte le persone affette da malattia mentale che nel mondo sono state condannate e uccise.

Negli USA, per esempio, le persone affette da gravi forme di malattia mentale possono essere messe a morte a meno che non siano legalmente riconosciute incapaci. Ma gli standards usati per determinare la sanità mentale di un individuo risultano spesso poco efficaci. Secondo una ricerca, almeno una persona su 10 messa a morte in quel Paese dal 1977 soffriva di una grave forma di malattia mentale, antecedente al crimine per il quale era stata condannata o presente al momento dell’esecuzione. In alcuni casi era stata diagnosticata una forma di malattia mentale causata o aggravata da abusi subiti in tenera età, da violenze avvenute in detenzione o da esperienze vissute in guerra. In qualche caso è accaduto che si manifestassero seri dubbi sulla capacità dell’imputato di riuscire a sostenere il processo. In altri, dei rappresentanti legali inadeguati hanno consentito che il processo avesse luogo senza che i giudici si rendessero conto che l’imputato soffrisse di malattia mentale.

Un caso celebre fu quello di Scott Panetti, schizofrenico soggetto ad allucinazioni e più volte ricoverato, che nel 1995 fu condannato a morte in Texas per aver ucciso, tre anni prima, i genitori adottivi, Panetti, che si difese da solo, si presentò al processo vestito da cowboy raccontando di demoni apparsi dopo il suo delitto per prenderlo in giro.

In Giappone attualmente nei bracci della morte ci sono 102 i prigionieri in attesa di sapere se e quando la loro esecuzione avrà luogo. Coloro che hanno esaurito le procedure legali sono costretti a vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, poiché la notifica dell’esecuzione arriva con un preavviso di poche ore. Per alcuni di loro, la vita va avanti in questo modo anche da decenni.
L’esatto numero dei condannati a morte affetti da malattia mentale non e' noto.

Il clima di segretezza sulla pena di morte e sulle condizioni di salute dei prigionieri, insieme all’impossibilita' di una verifica indipendente da parte di esperti sanitari, costringono ad affidarsi a documentazione e testimonianze indirette.

Il governo non consente contatti con i condannati alla pena capitale e ha respinto la richiesta di A.I di entrare nei bracci della morte. I condannati non possono parlare tra loro e sono detenuti in condizioni di stretto isolamento. Gli incontri con familiari, avvocati e altre persone possono durare anche solo cinque minuti. Se non per andare in bagno, i detenuti in attesa dell’esecuzione non possono muoversi all’interno della propria cella e sono costretti a rimanere seduti. Rispetto agli altri prigionieri, hanno minore accesso all’aria aperta e alla luce naturale e vanno incontro a punizioni supplementari ogni volta che il loro atteggiamento contrasta le rigide regole imposte.
'Queste condizioni aumentano l’ansia e l’angoscia dei prigionieri, li spingono verso la pazzia e la malattia mentale' – ha commentato Welsh ricercatore del Segretariato Internazionale di A.I. .
Gli studi condotti da A.I. sulla pena di morte nel mondo hanno dimostrato che coloro che hanno problemi di salute mentale rischiano in modo particolare di finire nel braccio della morte, di commettere più facilmente crimini, di non essere in grado di collaborare efficacemente alla propria difesa legale e di rinunciare a ulteriori appelli contro la condanna.

L’AZIONE DI AMNESTY INTERNATIONAL E LA SALUTE MENTALE

Amnesty International ha iniziato a occuparsi di violazioni dei diritti umani nell’ambito della salute mentale già nel 1983 con la pubblicazione di un breve documento. Il focus di A.I. era strettamente limitato a quei casi dove per ragioni politiche la psichiatria veniva usata in sostituzione di un normale e regolare procedimento giudiziario o dove le conoscenze psichiatriche venivano deliberatamente usate per far del male ai detenuti.

Una persona sofferente di disturbi psichici è una persona come tutte le altre, che esprime e prova sentimenti, che chiede di essere rispettata e protetta come essere umano.

Il disordine mentale colpisce anche una persona su quattro nel corso della vita e può essere riscontrato nel 10% della popolazione adulta. L’emarginazione e l’abbandono lo fanno sentire diverso e inutile e lo chiudono in un isolamento che ostacola le possibilità di cura, di guarigione e di reinserimento nella propria famiglia e nella società.

Durante gli anni ’80, A.I. ha ricevuto numerose denunce di un uso politico della psichiatria in paesi quali la Cecoslovacchia, la Romania, la Iugoslavia, l’Uruguay e l’URSS sebbene solo in quest’ultimo paese la psichiatria veniva usata ampiamente e sistematicamente come procedura sostitutiva di regolari processi per attività politiche non conformi a quelle del governo centrale. L’uso massiccio di neurolettici, senza la prescrizione di farmaci che potessero controllarne i devastanti effetti collaterali, è stata una procedura tristemente usata. Negli ultimi anni, e dopo gli imponenti cambiamenti occorsi in URSS e in molti paesi dell’Europa Orientale, la situazione sta progressivamente migliorando.

LE CONVENZIONI INTERNAZIONALI

I diritti e le libertà che sono garantiti dalla Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, dalla Convenzione Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali (ICESCR) e la Convenzione Europea per la Protezione dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali sono applicati ad ogni essere umano senza alcuna discriminazione, incluse le persone che soffrono un disagio psichico.

L’Articolo 12 della ICESCR sancisce il diritto al più alto livello standard possibile di salute mentale per tutti.

Nel 1991 furono adottati i Principi delle Nazioni Unite per la Protezione delle Persone con Disturbo Mentale e per il Miglioramento del Sistema di Cura Mentale (d’ora in poi MI Principles).

Tali Principi furono elaborati per fissare i diritti di base e le libertà delle persone con disagio psichico che tutti gli Stati devono assicurare in piena sintonia con quanto sancito nella ICESCR: es. analisi e diagnosi delle condizioni mentali del paziente, la messa a punto di un trattamento e di una cura, la stesura di un programma riabilitativo, ecc. Inoltre si sottolinea che i pazienti devono essere trattati con umanità e rispetto.

L’art. 13 (2) afferma che “…..l’ambiente e le condizioni di vita all’interno dei servizi di salute mentale devono essere il più possibile simili alle condizioni di vita esterne…..”

Amnesty International usa il termine “persone con disabilità” in accordo con la terminologia in uso nei documenti delle Nazioni Unite e dell’OMS.

CINA  E IRLANDA: DUE ESEMPI DI VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI

Xing Jandong, un uomo di 28 anni di Shanghai è stato costretto al confino dal 13 settembre 1993 in un reparto psichiatrico nell’ospedale di pubblica sicurezza An Kang di Shanghai, gestito dalla  polizia di Shanghai. Era stato arrestato il 7 settembre per aver partecipato ad una dimostrazione pacifica davanti al Consolato Australiano di Shanghai. A sua moglie, incinta di otto mesi,  fu comunicato l’arresto del marito solo dopo diversi giorni.

L’ufficio di pubblica sicurezza informò la famiglia che Xing Jandong  era malato di mente, ma non ha mai mostrato nessun documento medico a supporto di questa dichiarazione. Inoltre la famiglia subì pressioni da parte dell’ufficio di pubblica sicurezza perché desse il consenso al confino di Xing Jandong in un ospedale psichiatrico, minacciandola che, in caso contrario, lo avrebbero mandato in un campo di lavoro per due o tre anni. Dopo il suo trasferimento in ospedale Xing Jandong fu legato al letto per tre giorni e tre notti, poi rinchiuso con i pazienti disturbati mentalmente.

Sembra che in maggio Xing Jandong avesse chiesto all’ufficio di pubblica sicurezza di Shanghai il permesso di dimostrare davanti al consolato australiano di Shanghai. La sua richiesta fu rifiutata e i suoi successivi appelli contro questa decisione furono respinti dalla corte. Xing Jandong proseguì con le sue pacifiche dimostrazioni e come risultato fu arrestato il 7 settembre per scontare un ordine di detenzione amministrativa di sette giorni. Invece di rilasciarlo il 13 settembre, la polizia lo trasferì all’ospedale  An Kang.

Irlanda

Amnesty International è preoccupata per la  mancanza di attenzione per le persone con malattie mentali da parte degli ultimi governi irlandesi. Sebbene una persona su quattro soffra di malattia mentale, questa non è mai stata una priorità  per il governo irlandese

In Irlanda tuttavia  mancano servizi basati sulla comunità e l’ammissione ingiustificata di persone negli ospedali psichiatrici toglie letti a chi ne ha veramente bisogno.

Le condizioni fisiche in alcune strutture di degenza sono insoddisfacenti e molti degenti non conoscono i loro diritti e non sanno come esercitarli. Questo perché in Irlanda la cura delle malattie mentali non ha ricevuto  le attenzioni e le risorse dovute. Il peso e il costo delle malattie mentali possono ricadere sulla famiglia provocando stress emozionali che, in mancanza di assistenza, possono avere un impatto negativo sulla salute mentale di tutto il nucleo familiare.

STIGMA E VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI

C’è un grande e ben documentato stigma che circonda le malattie mentali e l’atteggiamento del pubblico ha origine dalla mancanza di consapevolezza e da un concetto errato delle malattie mentali. In generale l’atteggiamento verso le persone con disabilità mentali è meno positivo di quello verso le persone con disabilità fisiche. Ciò può avere molte conseguenze: la malattia mentale è ancora intesa come un segno di debolezza e questa “vergogna” è spesso peggiore dei sintomi portando a nascondere la malattia agli altri. La segretezza agisce come ostacolo alla cura  della malattia in tutte le fasi. Lo stigma può agire come barriera all’utilizzo dei servizi disponibili. Ma se lo stigma potrebbe non essere mai eliminato, potrebbe però essere ridotto se lo stato irlandese assicurasse  servizi adatti e assistesse le persone ad accedervi.

In molti paesi, lo stigma e le violazioni dei diritti umani nei confronti delle persone con disagio psichico sono terribilmente all’ordine del giorno. Purtroppo sono ancora pochi e deboli gli sforzi effettuati per contrastare la stigmatizzazone e la discriminazione che precede e accompagna le persone che soffrono di disturbi mentali. Sin dal 2001 l’OMS aveva dichiarato che la mancanza di investimenti economici e di risorse umane nell’ambito della salute mentale era inaccettabile.

Secondo il Rapporto  2001 dell’OMS per affrontare lo stigma è necessario un approccio a molti livelli che include l’educazione del personale medico e paramedico, la chiusura di istituti psichiatrici, la fornitura di servizi di  salute mentale nella comunità e l’applicazione delle leggi per proteggere i diritti dei pazienti.

In conclusione si può affermare che, sebbene in Irlanda i servizi di cura di salute mentale siano  recentemente migliorati, la loro implementazione effettiva rimane ancora inadeguata sia per quanto riguarda i degenti e sia per le comunità territoriali a causa delle insufficienti risorse di personale, di fondi e di terapie disponibili. Il governo irlandese dovrebbe prendere tutte le misure legislative necessarie per ottemperare ai suoi obblighi internazionali sui diritti umani nei riguardi delle persone sofferenti di disagio psichiatrico.

UN PIANO PER LA SALUTE MENTALE

L’OMS definisce la salute mentale come “uno stato di benessere in cui l’individuo possa esprimere le sue abilità, possa fronteggiare i normali stress della vita, possa lavorare e possa essere in grado di dare un contributo alla sua comunità territoriale di appartenenza” .

Nel gennaio 2005, ad Helsinki,  52 Ministri della Salute della Comunità Europea hanno formulato una Dichiarazione sulle Malattie Mentali e un Piano d’Azione per l’Europa che afferma “la salute mentale è centrale per il capitale umano, sociale ed economico delle nazioni e dovrebbe essere considerato parte integrale ed essenziale di altre aree  politiche pubbliche come i diritti umani, il social care, la promozione culturale e il lavoro”.

Il Piano d’Azione dovrà servire a guidare politiche per la promozione della salute mentale, per la prevenzione e per la cura almeno fino alla fine del 2010. Nello specifico si tratta di implementazione di azioni per contrastare lo stigma e la discriminazione nelle scuole, nella società, sui posti di lavoro, ecc. .

L’OMS ha pubblicato una Guida per assistere i Paesi nell’implementazione di quanto affermato nel Piano d’Azione. La mancanza di risorse finanziarie e di personale non può rappresentare una valida motivazione per non ottemperare agli obblighi sanciti nella ICESCR e negli altri Trattati internazionali ai quali gli Stati – è bene ricordarlo – sono vincolati.

Inoltre, la Commissione ONU sui Diritti Umani ha stabilito che i servizi di salute mentale devono rispondere, in modo essenziale e correlato, ai seguenti standards: devono esser accessibili, disponibili, accettabili e di buona qualità.

In concreto gli Stati sono obbligati a realizzare progressivamente servizi di salute mentale che rispondano agli standards prima menzionati  e devono dimostrare che il livello di salute mentale della popolazione sta migliorando. Non esiste uno speciale Trattato Internazionale in materia di salute mentale ma gli standards dei diritti umani in relazione alla salute mentale possono e devono influenzare le politiche nazionali, le buone pratiche e la legislazione.

L’art. 6 del MI Principles afferma “ Trattamenti, cure, riabilitazione e presa in carico dovrebbero essere, per quanto possibile, predisposti all’interno del territorio dove il paziente vive. Il ricovero in ospedale dovrebbe essere predisposto solo se l’offerta dei servizi territoriali non è disponibile o non è appropriata”.

L’art. 10 dei Principi delle Nazioni Unite per la Protezione delle Persone che presentano Disagio Psichico e per il Miglioramento dei Servizi di Salute Mentale afferma:

“Le terapie farmacologiche devono rispondere al meglio ai bisogni del paziente, devono essere somministrate solo per ragioni terapeutiche e diagnostiche e non devono mai essere somministrate come punizione o perché utile a terzi…….i medici psichiatri devono somministrare solo terapie farmacologiche che hanno dimostrato la loro efficacia. Tutte le terapie farmacologiche  devono essere prescritte da un medico psichiatra e registrate in cartella.”

ALCUNI ESEMPI DI VIOLAZIONI: DAGLI USA ALLA ROMANIA

Il 9 giugno 2008, a poche dall’esecuzione, il governatore della Virginia ha commutato la condanna a morte di Percy Walton. L’esecuzione di Walton era stata già sospesa nel 2003 e rinviata due volte nel 2006. Il Governatore ha affermato di aver preso la decisione a causa delle condizioni mentali di Walton ed ha citato la sentenza della Corte Suprema Federale secondo la quale è incostituzionale mettere a morte persone prive di competenze mentali. 

Walton era affetto da gravi disturbi mentali.

Nel dicembre 2000 Ezzatollah Sahabi, un giornalista iraniano di circa 75 anni, dopo aver parlato ad un’assemblea studentesca fu ripetutamente sottoposto a torture psicologiche con gravi compromissioni della sua salute.

Durante la sua prigionia, in cella d’isolamento e obbligato  a sostenere dei colloqui improvvisi durante la notte,  era così prostrato che non riuscì a riconoscere i suoi familiari durante alcune delle loro visite nel penitenziario.

Nella Repubblica Ceca, così come  riferisce il Rapporto Annuale 2008 di A.I., la Commissione sui Diritti Umani (HRC) dopo una visita nel paese ha concluso che le cure mentali nel paese erano inumane e degradanti ed richiesto profonde riforme.

Il Comitato ha espresso preoccupazione per l’uso persistente di letti-gabbia chiusi negli istituti psichiatrici. Altro motivo di preoccupazione ha destato la detenzione forzata di persone con meri “segni di malattia mentale” e il controllo inadeguato da parte dei tribunali delle procedure tramite le quali le persone venivano confinate in istituti psichiatrici.

Nella Repubblica della Romania, così come riferisce il Rapporto Annuale 2008 di A.I, non sono cessate le preoccupazioni della HRC per le persone confinate negli istituti psichiatrici, in particolare i bambini. Ad aprile il Centro per le Risorse Legali (CRJ), una ONG e l’UNICEF hanno pubblicato un rapporto un in cui si citavano casi di presunte violazioni dei diritti umani di bambini e giovani affetti da disabilità mentali, tra cui malnutrizione, mancanza di sufficiente abbigliamento, di cure o terapie adeguate e personale specializzato, applicazione abusiva di misure di contenzione ai pazienti e  isolamento dal resto della comunità.

Il rapporto ha inoltre messo in luce casi di bambini che, stando alle accuse, erano stati confinati in ospedali psichiatrici, in mancanza di una qualche sistemazione alternativa.

A seguito di una visita del CRJ presso la struttura per la riabilitazione e il reinserimento di Bolintinul din Vale, il CRJ ha riportato a giugno che le condizioni erano di fatto immutate rispetto ad una sua precedente visita condotta nel 2003. Quasi tutti i 107 residenti erano vestiti a malapena o erano del tutto privi di che coprirsi, non vi erano attività di riabilitazione e i pazienti erano malnutriti. Le condizioni di  vita erano inadeguate e non era presente nessuna possibilità di privacy per i pazienti e le situazioni igieniche erano estremamente precarie, aspetto che ha determinato la presunta diffusione di parassiti e infezioni tra i pazienti.

A  ottobre, il CRJ ha sporto una denuncia presso l’Ufficio del Procuratore della Corte Suprema contro la decisione di chiudere le indagini sui decessi avvenuti all’ospedale psichiatrico di Poiana Mare, dove nel 2004 erano morti 17 pazienti in seguito a malnutrizione o ipotermia.

BUONE NUOVE PER L'ITALIA?

Nella conferenza stampa del 14 novembre 2008, il Gruppo di Lavoro delle Nazioni Unite sulla Detenzione Arbitraria (WGAD) a conclusione della visita ufficiale effettuata in Italia dal 3 al 14 novembre (il rapporto definitivo verrà redatto nella prossima sessione della WGAD e sarà reso pubblico) ha dichiarato di aver incontrato i vari rappresentanti del Governo, funzionari del Consiglio Superiore della Magistratura, funzionari dei Dipartimenti di Salute Mentale, ecc. Tra gli altri il WGAD è sempre chiamato a prestare attenzione ai gruppi vulnerabili e anche in Italia hanno valutato la situazione delle persone affette da disturbi mentali. Per quanto riguarda la privazione di libertà delle persone affette da disturbi mentali, il WGAD ha visitato un ospedale (bisognerà attendere la pubblicazione del rapporto per saper quale in particolare) dove viene applicato il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) a pazienti affetti da disturbi psichiatrici. In tale struttura il WGAD ha potuto  parlare con i pazienti e con il personale medico e paramedico e sono stati favorevolmente colpiti dalle limitatissime restrizioni imposte alle libertà di tali pazienti e dal clima generale di rispetto della dignità dei pazienti. Il WGAD ha osservato che la situazione è molto diversa negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.

UN MODELLO DI A.I. PER LA SALUTE MENTALE?

A.I. non promuove nessun particolare modello di servizio di salute mentale ma in qualità di organizzazione in difesa dei diritti umani  difende il diritto di ogni persona ad avere il più alto livello possibile di salute mentale così come salvaguarda il diritto degli utenti all’interno dei servizi di salute mentale. Tuttavia A.I. riconosce che, pur permanendo aree critiche, in alcuni paesi la situazione è costantemente in evoluzione.

A.I. è convinta che insieme possiamo fare passi avanti reali per ottenere uguaglianza e  rispetto della dignità umana. L’obiettivo di A.I. è rendere i diritti umani una realtà per tutti gli esseri umani, ovunque si trovino. Le leggi e le politiche volte a tutelare i diritti delle persone che soffrono di un disagio psichico devono essere pienamente attuate.

Il messaggio che vogliamo dare è che la salute mentale è un diritto umano fondamentale.

I governi hanno il dovere di agire con la diligenza dovuta per proteggere i diritti delle persone che soffrono di un disturbo psichico.

L’OMS nel suo Rapporto Annuale del 2001, a proposito del processo di de-istituzionalizzazione, affermava “……. il complesso  processo di de-istituzionalizzazione riveste un ruolo importante nel sistema di riforma della salute mentale ……questo processo deve essere collegato all’implementazione di solidi e appropriati servizi di comunità territoriali….” .

Lo stesso Rapporto elencava una serie di fattori che possono aumentare la compliance (farmacologia, terapeutica, ecc.):

  • un buon rapporto di fiducia con lo psichiatra,
  • un tempo ed una energia sufficiente da utilizzare nell’informare il paziente sugli obiettivi della terapia e le conseguenze di una scarsa aderenza,
  • un piano di cura negoziato,
  • il coinvolgimento della famiglia e degli amici nel supporto del piano terapeutico e della sua implementazione,
  • una semplificazione del regime di trattamento,
  • una riduzione consistente del regime di trattamento.

SI POTREBBE CONCLUDERE CON ALTRE VIOLAZIONI ......

Il 1 luglio 2009 l’Emiro del Kuwait ha commutato in ergastolo la condanna alla pena capitale di May Membriri Vecina, 29 anni, migrante delle Filippine e impiegata come collaboratrice domestica. La donna era stata condannata a morte nel luglio del 2007 con l’accusa di aver assassinato uno dei figli del suo datore di lavoro. All'epoca del processo, aveva segnalato alla corte di soffrire di disturbi psichiatrici e aveva denunciato di essere stata violentata dall’uomo.

VALENTIN POPUSOV, nel 1994, è stato ricoverato – contro la sua volontà – in un ospedale psichiatrico non per ragioni sanitarie ma come punizione per la sua opposizione non violenta al governo del Turkmenistan. A.I., aveva anche avviato accurate indagini e ricerche per considerarlo prigioniero per motivi d’opinione.

MA IN CONCLUSIONE DI QUESTA LUNGA PROLUSIONE VI RACCONTO UNA STORIA ..................

Cara mamma finalmente posso scriverti……c’è voluto un po’ per imparare a scrivere. Volevo che tu sapessi che sto molto bene adesso. Vivo a Bouakè……sono passati 5 anni dall’ultima volta che ci siamo visti, dall’ultima volta che mi hai portato da mangiare vicino al grande albero. Mi dispiace, non volevo farti preoccupare, non volevo sparire così……chissà cosa avete pensato quando avete visto la catena spezzata.

Questa lettera te la scrivo per raccontarti cosa è successo quella sera di 5 anni fa. A me sembrava una sera come le altre, me ne stavo seduto vicino al grande albero, con la catena al collo, sperando che la notte non fosse troppo fredda.

Era quasi un anno che stavo incatenato al grande albero, per colpa di Youda. Quando scopriste che parlavo con lui vi spaventaste così tanto, dicevate che Youda non esisteva, che io parlavo con l’aria, che parlavo col niente, che il mio amico era solo un’allucinazione. Io ero molto triste perché voi non potevate vederlo, non potevate parlare con lui e ridere con lui come facevo io, ma non pensavo che vi sareste arrabbiati così tanto. Youda non faceva male a nessuno, eravamo buoni amici e parlavamo, stavamo sempre insieme, lui mi faceva compagnia durante il lavoro nei campi, aveva sempre qualche storia da raccontare o una canzone per tirarmi su. Quando andavamo a pescare, invece, faceva sempre silenzio per non spaventare i pesci ma lui era sempre lì con me, non mi lasciava mai solo.

Con Youda non ero mai triste, non capisco perché avevate tanta paura di lui………..io lo so che tu non volevi incatenarmi a quell’albero ma il capo villaggio non voleva sentire ragioni. Diceva che Youda era uno spirito malvagio, che io ero maledetto e che ero pericoloso per il villaggio, avrei potuto fare del male a qualcuno o trasmettere la mia maledizione agli altri. Tu e papà avevate tanta vergogna di me, le altre famiglie non ci avrebbero accettati più, vi capisco, perciò non sono arrabbiato con voi…..non ho urlato, non ho pianto, non ho detto una parola mentre mi portavano al grande albero, nella foresta fuori dal villaggio. La colpa non era vostra anche se non capivo come poteva essere mia o di Youda.

Non è stato facile vivere legato al grande albero. La catena era corta, potevo muovermi poco e così con il passar del tempo diventai sempre più debole, stavo sempre seduto o disteso sulla terra e anche se provavo a raccogliere le foglie per dormirci sopra, era così scomodo che poi le ossa mi facevano male…il cibo che mi portavi era buona ma qualche volta non venivi per due o tre giorni….lo so che era difficile prepararlo, fare quel cammino tutti i giorni, con tutto il lavoro che c’era da fare al villaggio…Ti ricordi che quando venivi a trovarmi io non urlavo, non facevo nulla di male…io ti sorridevo sempre ed ero tanto contento di vederti.

Tutto mi faceva paura quando ero legato al grande albero, non soltanto gli animali selvatici e la fame. Avevo paura del vento quando fischiava forte, avevo paura della pioggia quando cadeva fitta, avevo paura delle nuvole quando non mi facevano vedere la luna, avevo paura di vedere le mie gambe e le mie braccia sempre più magre, avevo paura di vedere le mie ossa sotto la pelle, avevo paura degli spiriti ma avevo paura anche delle persone.

Avevo paura anche dei ragazzini che mi si avvicinavano nascondendosi dietro qualche cespuglio bisbigliando  preoccupati……ma appena riprendevano i loro coraggio, sbucavano tutti insieme da dietro i cespugli con una pietra in mano e me la lanciavano contro……le pietre non mi colpivano spesso ma io avevo paura lo stesso.

Per avere meno paura raccolsi una pietra, tra quelle che mi avevano lanciato ed erano cadute vicino all’albero. Non l’ho mai tirata, però, quella pietra……l’ho tenuta stretta nella mia mano per giorni, per settimane, mesi senza mai lanciarla…..La tenevo stretta nella mano anche quando è arrivato Grégoire…….stavo quasi per addormentarmi quando sentii una voce chiamare il mio nome, Ahmadou…….adesso cerco di aprire la catena…… Aveva saputo della mia storia da un uomo del mio villaggio e disse che era venuto per liberarmi e per portarmi in un posto migliore….

QUESTA E' UNA STORIA VERA

Grégoire esiste davvero: è originario del Benin e agli inizi degli anni ‘70 si era trasferito in Costa d’Avorio con tutta la sua famiglia per lavorare. Riuscì a diventare piuttosto ricco…….ma in poco tempo sperperò tutto. Fu sull’orlo del suicidio per il senso di colpa di non aver saputo meritare la fortuna che si era costruito. Si avvicinò alla religione e nel 1982 un prete gli propose un viaggio a Gerusalemme. Ritornato in Costa d’Avorio iniziò a frequentare l’ospedale di Bouakè dove portò assistenza ai malati che non avevano famiglia e non potevano curarsi. Nel 1993  si getta anima e corpo in un’attività che pochi o nessuno prima di lui avevano intrapreso: riabilitare i malati di mente della Costa d’Avorio. In molti paesi africani le persone affette d disagio psichico sono viste come esseri subumani, colpiti da una maledizione o posseduti da qualche spirito malefico. Per questo nessuno li vuole.

Grégoire inizia a girare per i villaggi e scopre che migliaia di malati sono legati agli alberi in mezzo ai campi, incatenati nei cortili. Molti vivono in quelle condizioni da anni. Dormono sui propri escrementi, mangiano avanzi di cibo, mentre sciami di insetti li tormentano. Abbandono, sporcizia, monsoni e un sole impietoso hanno tolto loro l’ultimo barlume di umanità. Le famiglie non sanno cosa fare e spesso si affidano a pratiche di stregoneria. Con il tempo Grégoire diventa famoso ed ottiene un’ala dell’ospedale di Bouakè dove dare accoglienza ai malati che raccoglie nelle strade o che libera dalle catene. Più dell’80% dei malati da lui riabilitati sono ritornati nei villaggi d’origine e sono stati in grado di condurre la loro esistenza in modo più autonomo. Molti di loro hanno perfino trovato lavoro. Ha fondato l’Associazione Saint Camille che oggi si occupa di dieci centri per il recupero, la cura, la riabilitazione e il reinserimento sociale e lavorativo delle persone affette da disagio psichico.

Ha aperto un ospedale di medicina generale per le persone povere della città di Bouakè dove possono essere effettuate anche visite psichiatriche.

Nel 1998 ha ricevuto, a Trieste, il Premio Internazionale Franco Basaglia.

Per quasi 50 anni Amnesty International ha continuato a raccontare le storie di tutti coloro che sono dimenticati con la certezza che solo il rispetto dei diritti umani è la strada per la costruzione di un mondo migliore.

“Ognuno ha diritto al più elevato livello standard possibile di salute fisica e mentale”
Articolo 12, Convenzione Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali

Bibliografia:

  1. Mental Health E-Bulletin Issue, 1 Jan/Feb 2009,  A. I.  Irish Section,
  2. Mental Illness, The neglected quater – children November 2003, A. I.  Irish Section,
  3. The neglected quater full report 2003, A.I. Irish Section,
4.     Mental Health E-Bulletin, Issue 1 Jan/Feb 2009,  A. I.  Irish Section,
  1. November 1990 AI Index: ACT 75/08/90,
6.     Mental Health E-Bulletin, Issue 2 March/April 2009,  A. I.  Irish Section,
  1. Action Briefing, Mental Health Policy, A.I. Irish Section, 2006,
  2. A.I. Index: EUR 61/04/94,
  3. Rapporto Annuale di A.I. 2008,
  4. A.I. Index: MDE 13/007/2001,
  5. Dichiarazione UN WGDA sulla Detenzione Arbitraria – Missione i Italia 3 – 14 novembre 2008,
  6. The World Health Report 2001, “Mental Health: New Understanding, New Hope ”, WHO, Ginevra
  7. Commissione per i Diritti Umani, Ms Yekaterina Pavlovna Lantsova vs The Russian Federation, comunicazione n. 763/1997, UN Doc. CCPR/C/74/D/763/1997,
  8. CESCR, The right to health, osservazione generale n. 14, UN doc. E/C/.12/2000/4, par.11,
  9. OMS, World Health Report, 2001,
  10. Rapporto del Relatore Speciale sul Diritto alla salute, UN Doc. E/CN.4/2005/51,
  11. Introduzione ai diritti economici, sociali e culturali,
  12. A.I. Sezione Italiana, Introduzione ai diritti economici, sociali e culturali, EGA Editore
  13. A.I. Sezione Italiana, Storie che cambiano il mondo, EGA Editore

Sitografia:

  1. A.I. Ireland – Mental Health Network Mr Barry Johnston, First Floor, Ballast House, Westmoreland Street, Dublin 2 - Ireland
  2. Bjohnston@amnesty.ie
  3. www.amnesty.ie – Sito della Sezione Irlandese di A.I.
  4. www.un.org – Sito ufficiale delle Nazioni Unite
  5. www.amnesty.org Sito del Segretariato Internazionale di A.I.
  6. www.humanrightsfirst.org Sito dell’Org. Intern. Human Rights First

Sito: www.amnesty.it     -       info@amnesty.it

Si ringrazia per la traduzione di alcuni documenti Eliana Montonati del Gruppo 11 di Amnesty International.

Grazie a Giovanna Favilla per i suoi puntuali e pertinenti feedback ……..e per essersi lasciata coinvolgere con passione in questa avventura organizzativa e umana.

Le sottolineature e le evidenziazioni non sono da attribuire ad Amnesty International e non hanno lo scopo di stabilire delle graduatorie di responsabilità circa  le violazioni dei diritti umani. Laddove l’estensore di questo intervento le ha poste servono solo a richiamare l’attenzione dei partecipanti sul tema della Giornata di Studio.