Gli ultimi dieci anni
di cambiamenti hanno avuto lo effetto della sabbia mossa su un fondale
marino. Lacqua azzurra si è intorbidita, gli scogli aguzzi
sono scomparsi alla vista, nuotarvici è difficile perché
non si riesce ad orientarsi.
La società,
come il mare, ha perso la sua trasparenza, in parte per linquinamento,
in parte per i sommovimenti del fondale.
Molti sono disperati,
altri confusi, alcuni traggono profitto dallopacità;
ma non mancano neppure coloro che lavorano per riprodurre una nuova
trasparenza
Costoro cercano
di riordinare le idee, pensando, leggendo, ascoltando le leggende
di vecchi pescatori. Scrutando lorizzonte ed annusando il vento,
affiorano alcune intuizioni insieme a vecchi ricordi.
La società
trasparente è quella che si lascia guardare dentro e si lascia
attraversare; non è chiusa come una cassa e vischiosa come
un barile di colla. E un gran de contenitori di vita, colori,
sapori: conviventi ma distinti; la sua unità ed identità
consiste nel contenere tutte le varietà possibili, senza espungerne
alcuna.
La società
trasparente è una società che nutre ma non distrugge;
nutre ma si fa nutrire da ciascuno, dotandolo così di senso
e di valore. La società trasparente è fluida, in continuo
cambiamento: in essa la vita cresce e si trasforma, mediante un ordine
che prevede ed accetta anche il disordine.
1. Diagnosi,
intervento e progetto: la cultura della transizione, il modello
S.O.P. e il potere come possibile
La cultura della società
vischiosa è anche la cultura delladattamento e del sogno.
Di fronte ad una realtà che, non piace, molti reagiscono con
la rassegnazione del quotidiano, appena confortata dal sogno di un
cambiamento. Nei fatti concreti ognuno prende la realtà come
è e lotta per sopravvivere, affidando i propri obiettivi alla
sorte, a Dio, alle catastrofi, allApocalisse o ad una Rivoluzione
sempre in attesa di nascere. Limpotenza individuale diventa
impotenza collettiva, oppure nel sogno si trasforma in onnipotenza.
A volte si rifugge dal porsi obiettivi, a volte si pongono obiettivi
irrealizzabili, a volte ancora non si fa nulla per raggiungere gli
obiettivi conclamati.
La cultura della
società trasparente è la cultura della transizione,
del cambiamento progettato e perseguito.
Avere una cultura della
transizione significa avere una strada che unisce due punti: quello
dove siamo ora e quello dove vogliamo arrivare. La società
italiana oggi, ha bisogno di realizzare il "modello S.O.P.".
Il Modello S.O.P. è la sigla della cultura della transizione.
"S" sta
per situazione. Analizzare, diagnosticare la situazione in
cui siamo, è il punto di partenza. Si tratta di un lavoro difficile,
spesso impietoso, perché sempre noi facciamo parte della situazione
in cui siamo.
Di fronte ad esso
presentiamo le più dure difese: negare la situazione, leggerla
in modo distorto o parziale, trasformarla a nostro piacere, oppure
enfatizzare lanalisi fino a farne un monumento di giustificazioni
e di immobilismo.
"O" sta
per obiettivo. Scegliere un obiettivo ha a che fare con la
speranza e lenergia, ma anche col realismo. E qualcosa
che richiede una capacità damore, che è anche
capacità di perdere lamore.
Molti si difendono
dal progetto e dallobiettivo per paura di perderlo. Scegliendo
un obiettivo utopico e ucronico, quindi irraggiungibile, ci si mette
al riparo dal rischio di dover lottare per esso; e ci si giustifica
a priori in caso di fallimento.
Nellultimo
ventennio la ribalta nazionale è stata percorsa da una alternanza
di farse e drammi, tutti imperniati sulla difesa dalla diagnosi o
sulla difesa dal progetto.
Ci sono tuttavia
state alcune eccezioni nelle quali la situazione è stata giustamente
analizzata e lobiettivo è stato posto con realismo. E
il caso di molte leggi dello Stato, fallite per lassenza di
una cultura della transizione.
"P" sta
per piano o programma. Fare un piano vuol dire allacciare la
situazione allobiettivo, cioè cambiare concretamente.
Programmare i gradini,
giorno per giorno, prevedendo e concatenando gli effetti delle azioni,
attuando le decisioni, significa avere una cultura della transizione.
Anche quando si
è riusciti a stabilire un "da dove" e un "per
dove", ci si è sempre dimenticati di delineare il "come"
Trasparente è
la società che "fa passare" lo sguardo: dove si vedono
e si contano i passi dalla situazione allobiettivo.
La cultura della
transizione è legata alla cultura del potere, inteso non come
dominio, ma come potenziale e possibile. Dove il potere è dominio,
la transizione non è consentita: è proibita, negata
o dimenticata.
Dove il potere
è inteso come possibilità, solo la transizione
ne garantisce la messa in atto.
2. Cultura
di gruppo e pluralismo: singolare e plurale, parzialità e
totalità
Una società
trasparente è una società plurale, senza barriere
nè separazioni. Il pluralismo non ha tende nè separè;
la cultura di gruppo è una totalità, nel senso che comprende
tutto.
Qualcuno interpreta
questa visione del gruppo come tensione alla fusione, alla omogeneità,
al conformismo. Ma queste sono proprie della società opaca
e della cultura singolare. E il singolare, omogeneo e conformista
con se stesso, che si fonde e implode in sè. La cultura del
singolare è quella che "tiene fuori" ed esclude le
differenze; la parzialità non è che una fuga dalla differenza.
Altri affermano
che la parzialità e la singolarità sono la base dello
scambio, e questo è il regno della differenza. Accettare questa
visione, significa dimenticare che ogni scambio presuppone un linguaggio,
un simbolo: la totalità, la cultura di gruppo precedono lo
scambio, ne sono anzi la condizione.
Singolare e parzialità
sono opachi, omogeneizzanti, negatori delle differenze; plurale e
totalità sono trasparenti, perchè si basano sulla differenza.
La cultura di
gruppo è la cultura della totalità delle differenze.
Solo la cultura
di gruppo ed il pluralismo sono il territorio del soggetto. La cultura
singolare e della parzialità sono il territorio delloggetto.
Paradossalmente loggetto è singolare, parziale, denso
ed opaco; il soggetto è plurale, totale, fluido e trasparente.
3. Società
assistenziale e qualità della vita: la società nutrice
e vampiro; la felicità fra pubblico e privato
Gli anni
Sessanta sono passati allinsegna del mito del Welfare State.
Unipotesi (forse niente più che unipotesi)
di uno Stato che si fa carico dei cittadini dalla culla alla tomba.
Dopo decenni di Stato del malessere, il modello nordico è sembrato
a molti un obiettivo appetibile, almeno in sostituzione di unimprobabile
rivoluzione.
Dal Sessanta al
Settanta abbiamo avuto avvisaglie di una società assistenziale,
materna e nutritiva.
La quantità
della vita è migliorata: si sono estesi la durata, i consumi,
lo spazio. Ma sulla qualità, tutti stanno avendo dubbi.
Lo Stato vampiro
e la società giungla sfruttano luomo, colpiscono il debole,
mercificano i rapporti ed alienano le masse. In cambio offrono un
modesto ma chiaro vantaggio:
presentano chiaramente la faccia cattiva, facili tane la distinzione
fra amico e nemico, si offrono come poli dattrazione dellaggressività.
Lo Stato-nutrice
e la società-culla proteggono contro le disavventure, rassicurano,
avvolgono, seducono. In cambio presentano degli svantaggi: infantilizzano
i cittadini, li colpevolizzano, li portano a vivere una mancanza di
senso e di valore. La società bonificata dalle sue aspirazioni
assistenziali, diventa maleficio per la vita degli assistiti.
Sta diventando sempre
più evidente che il vampirismo e la nutritività sono
due maschere dello stesso personaggio. Sia l'assistenzialismo che
la voracità dello Stato privano i soggetti di valore e di
senso e abbassano i livelli di qualità della vita.
Soggetti privati
di senso e valore, ne vanno alla ricerca attraverso la violenza, magari
spettacolarizzata dai mass-media. Una società assistenziale
rifiuta che il cittadino assista a ciò che avviene nel suo
cuore, rendendosi opaca, perdendo trasparenza.
Qualità
della vita significa soddisfazione, gioia, felicità.
Nellottica
della società assistenziale la felicità deriva dal pubblico,
il privato è cattivo perciò porta infelicità.
Pubblico dovrebbe essere ciò che appartiene a tutti, privato
ciò che è sottratto a tutti. Nel ventennio 1960-1980
il pubblico (governo, enti locali, aziende, servizi) è stato
sottratto alla comunità da ceti e gruppi dominanti, diventando
privato. Il privato (sessualità, sentimenti, sogni, bisogni)
è stato spesso reso comune: cioè è diventato
spesso pubblico. La felicità si è persa in questo labirinto,
come un sentimento sempre "altrove".
Essa sta cercando
di trovare un luogo comune per apparire; una piazza, una chiesa, una
balera. Ma il luogo "comune" presuppone una cultura di gruppo,
un plurale-totale, una società nè pubblica nè
privata, nè nutrice nè vampiro: forse una comunità
trasparente.
4. Creatività,
devianza e sviluppo: il simbolo, il diavolo e il metabolismo; ordine
e disordine
La società
trasparente favorisce la vita, cresce, si sviluppa. La sua vita è
plurale, ha un destino ma anche una libertà; la sua necessità
è di essere anche sottoposta al caso. Lo sviluppo di una simile
società procede per deroghe, deviazioni, dirottamenti, violazioni,
trasgressioni. La creatività è un modo diverso (divergente)
di svilupparsi.
Una società
basata sul pluralismo è radicata nella diversità e,
dunque, si sviluppa creativamente. Il suo metabolismo procede dal
simbolico al diabolico. Simbolo è ciò che rappresenta
la totalità, la convergenza. Nella cultura di gruppo il simbolo
contiene già la differenza, la devianza creativa. In molti
casi a questa differenza deviante e trasgressiva si assegnano connotati
diabolici. Il simbolo è ciò che "mette insieme",
il diavolo è ciò
che "mette contro", ma senza di esso quale metabolismo,
trasformazione, transizione sono possibili?
Il diabolico è
la devianza, la differenza, la diversità, ma anche il divertimento.
La trasgressione è creatività; la divergenza è
festa; il motto di spirito è divertente, perchè devia.
Cè insomma un aspetto vitale e festivo nel cambiamento,
insieme ad un aspetto diabolico.
La società
trasparente è quella in cui ci sono la festa ed il diavolo,
lEs "poltergheist" ed il Super o pubblico ufficiale;
è la società basata sulla cultura del la transizione
e del gruppo; è la comunità dello scambio.
Questa pluralità
è insieme ordine e disordine: ordine disordinato e disordine
ordinato. La società opaca è quella in cui il disordine
è la catastrofe dellordine, oppure lordine è
il congelamento del disordine. Nella società trasparente, plurale
e totale, transizionale, simbolica e diabolica, pubblica e privata,
centro di scambi, luogo delle differenze, lordine è
il disordine.
*Estratto
da ANIMAZIONE SOCIALE, N.40, luglio-agosto 1981, pag. 9-13
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