Sparizione del vizio e negazione del libero arbitrio (Adamus)

Vizio, vezzo, deviazione, peccato

Tradizionalmente, il vizio è l'area di devianza legalmente consentita. Dal semplice vezzo all'abitudine, più o meno dannosa, il vizio è un vacillamento, una torsione, un difetto, una deviazione dalla via comune. Il carattere distintivo del vizio è la sua liceità legale unita all'illiceità morale. Il vizio è sempre stato legale, non giuridicamente punibile, anche se socialmente stigmatizzato e religiosamente condannato. Il vizio è un comportamento che attiene alla sfera privata e risponde solo alla coscienza soggettiva e alla riprovazione sociale. Alcol, gioco d'azzardo, sesso eterodosso, droga, cibo sono i vizi trazionali più noti. Il carattere del vizio in senso stretto è quello di essere frutto di una libera scelta del soggetto, e di danneggiare direttamente solo chi lo sceglie. Il vizio solitamente è un "peccato" ma non un reato. Possiamo dire che il vizio è un'area socialmente accettata di libero arbitrio, ancorchè negativo e autodistruttivo. Laddove la libertà è sancita proprio dalla scelta di comportamenti diversi, non conformisti, dannosi. I comportamenti omologati, socialmente accettati, non sono necessariamente una prova della libertà. La libertà è solo la libertà di essere diversamente.

Reato, delitto, crimine

Il reato, il delitto e il crimine sono debiti verso l'altro o verso il "principe". Tradizionalmente, questi comportamenti sono caratterizzati da un danno recato ad altri o da una trasgressione della legalità imposta dal potere. Il reato non sempre è socialmente riprovato e non sempre corrisponde al "peccato". Malgrado ciò il reato appartiene alla sfera pubblica. Anche il reato è un'area di libero arbitrio, ma prevede una punizione: il debito viene ripagato con una sanzione, più o meno corrispondente. L'ampiezza dei comportamenti passibili di diventare reati, delitti o crimini definisce il carattere più o meno totalitario di un regime. Se ogni comportamento diverso diventa trasgressione e se ogni trasgressione è punita, il libero arbitrio subisce una restrizione mortale. Se essere liberi di essere diversi viene considerato un "debito" verso la società, resta solo la libertà di essere uguali.

Malattia, debolezza

La malattia è uno stato di "debolezza" del corpo o della mente. Essa è da sempre considerata frutto del caso e perciò esclude il concetto di vizio o reato, ma anche di colpa e peccato. Il malato tradizionalmente esprime il suo libero arbitrio solo nella cura, non ha colpe circa la sua malattia, non è punibile per essa. Il vizio, trasmutato alchemicamente in malattia, non è più una libera scelta, una manifestazione del libero arbitrio, una scelta soggettiva della diversità o del negativo. I vecchi vizi diventano catastrofi naturali che rendono obbligatoria la cura e legittimano la società ad intervenire. Il soggetto malato è debole, diversamente dal vizioso che era forte. Il passaggio fra debole e colpevole e fra colpevole e criminale è solo questione di tempo. La diversità deve essere curata e, nel prossimo futuro, punita.

Negazione progressiva del libero arbitrio

La società post-moderna, imperiale, si sta caratterizzando come totalitaria attraverso la progressiva negazione del libero arbitrio. Questo fenomeno si esprime con un triplo movimento, teso a cancellare dalla scena il concetto di vizio. Il primo movimento consiste nell' allargamento infinito della normativa, che punta a regolare ogni comportamento fino a considerare reato, delitto o crimine ogni diversità. Il secondo movimento si esprime nel considerare "malattia" ogni vizio: bevitori, giocatori d'azzardo, tossicodipendenti, sessuomani e mangiatori smodati, non sono più viziosi ma malati. Il vizio tramutato in malattia perde il suo carattere di libero arbitrio: il malato non sceglie di esserlo. Tuttavia il solo passaggio dal vizio alla malattia non consente alla società un vero controllo. Senza il terzo movimento, il vizio, trasformato in malattia, rischia di rientrare nell'area di accettabilità. Il terzo movimento è quello che cerca di far rientrare la malattia nell'area della colpa, del debito sociale e del reato. Fumare, ingrassare, non fare moto, alimentarsi a piacere, bere alcol, assumere farmaci, usciti dalla sfera del vizio, entrano in quella della della malattia ma non della casualità. L'Aids è il paradigma di tutte le malattie "colpevoli". Per ora il terzo movimento è in nuce: solo il fumo è passato nella sfera del reato. Non ci vorrà molto perchè l'impero totalitario arrivi ad ascrivere nell'area dei reati l'ozio, il sesso sregolato, l'alimentazione incontrollata, l'ebbrezza.

Ciò che accomuna i tre movimenti è la negazione progressiva del libero arbitrio, come strategia essenziale della instaurazione del totalitarismo imperiale.