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RAPPORTI FRA ADOLESCENTI NORMODOTATI E DISABILI
I
testi che normalmente si usano per accostarsi ad argomenti così specifici,
sono per lo più scritti da medici, psicologi, insegnanti che si sono trovati
per le loro attività professionali ad occuparsi di queste situazioni; oppure
alcuni handicappati hanno scritto sulle proprie vicende ed esperienze.
Attraverso un questionario, elaborato allo scopo, si è tentato, per quanto
possibile, di far parlare chi di queste vicende ha una conoscenza limitata
e talvolta indiretta.
I ragazzi intervistati sono "normali", frequentano la
scuola o l'Università, vanno al cinema o alla partita.
La ricerca ha preso in esame 500 individui di varie regioni d'Italia: Piemonte
8%, Lombardia 21%, Emilia Romagna 8%, Lazio 61%, Puglia 2%.
I maschi sono il 35% dei 500 intervistati.
Non si pretende, a conclusione di questo lavoro, di fornire soluzioni per
i numerosi problemi relativi alla socialità e alla affettività tra gli adolescenti,
giovani normali, e quelli handicappati che l'indagine ha messo in luce.
L'impresa sarebbe troppo difficile, tanto più che una parte dei problemi
deve essere affrontata caso per caso, tenendo conto dell'età del soggetto,
delle precedenti esperienze e così di seguito
Molti degli individui intervistati hanno dimostrato una buona volontà maggiore
di quella che ci si potrebbe immaginare. Ci sono state considerazioni negative
su alcune esperienze di amicizie con handicappati. È corretto riconoscere
che le responsabilità sono spesso imputabili a questi ultimi che talvolta
tendono ad essere possessivi ed egocentrici. Bisogna considerare che un
vero rapporto implica uno scambio nella reciprocità, è ricevere ma anche
dare, senza sfruttare la situazione, provocando e giocando sui sensi di
colpa altrui.
Si è potuto verificare che esiste un notevole imbarazzo all'inizio di un
rapporto tra persone normali e disabili, che può essere tranquillamente
superato, come spesso avviene, se ci si comporta con naturalezza e spontaneità.
GAIA VALMARIN
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