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NOTE DAL XII CONGRESSO MONDIALE DI SOCIOLOGIA
(Luglio '90 - Madrid)
Può
sembrare strano pubblicare un commento relativo ad un congresso dei cugini
sociologi su un giornale per psicologi. Ed invece il motivo c'è ed è questo:
la sociologia come disciplina organizzata può insegnare qualcosa, specie
a noi psicologi italiani.
Il primo insegnamento che mi ha dato Madrid è che i sociologi hanno assai
meno ossessioni disciplinari di noi psicologi. Nessuno di loro si preoccupa
se viene ospitata una relazione che appartiene ad altre discipline. Così
a Madrid abbiamo sentito di comunicazioni di tipo economico, psicologico,
giuridico senza rispetti ossessivi per i confini disciplinari. A Madrid
l'analisi dei problemi era più importante delle ortodossie disciplinari
e questo è apparso assai corroborante a chi, come il sottoscritto, veniva
dall'Italia e dalla psicologia dove le fisime sull'ortodossia e i limiti
disciplinari obnubilano i problemi concreti o li rendono irreali.
Il secondo insegnamento è che la sociologia si preoccupa di centinaia di
settori, non solo di pochi. A Madrid nessuno voleva credere che meno di
dieci campi di interesse scientifico-professionale e che fra questi il più
corposo e potente fosse quello del disagio (psicologia clinica). Il Congresso
di Madrid schierava decide di settori e solo una minoranza riguardavano
il disagio, la povertà, la devianza: la maggior parte delle sessioni si
preoccupava di problemi della normalità. Ho seguito con particolare interesse
le sessioni del Comitato 13, che è la Sociologia del Tempo Libero, con più
di 100 relazioni, molte delle quali di chiaro taglio psicologico.
E mentre grondavo sudore (Madrid in luglio arriva ai 42 gradi senza sforzi!)
pensavo con tristezza alle lotte interne alla SIPS per aumentare le Divisioni
Scientifico-Professionali ed ai nostri Convegni nazionali con 600 partecipanti
alle sessioni di clinica e 22 a quelle di psicologia dello sporte o del
turismo: poveri noi, di questo passo diventeremo socialmente rilevanti nel
2300!!!
Guido Contessa