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PSICOLOGIA E SCUOLA

Le problematiche psicologiche legate alla scuola sono state e sono in particolare in questo periodo in uno dei primi posti nel quadro dei bisogni sociali  da affrontare. I problemi emersi da studi e statistiche riguardano sia i ragazzi, sia gli insegnati, sia le strutture ma innanzitutto interessano la sfera del rapporto di queste tre realtà fra di loro.
Molto spesso credenze e bisogni si sovrappongono e si confondono fra loro creando un conflitto di interessi che va  a discapito di una  ipotetica possibile soluzione. Per cercare di chiarire questo concetto tentiamo di vedere quali bisogni fondamentali sono emersi dopo una serie di interventi da una èquipe di psicologi nella scuola media dell'obbligo.
Scegliamo di proposito questa categoria perché, per un verso, la fascia d'età scolare (preadolescente) presenta problemi particolari, per un altro verso perché varie circolari ministeriali danno delle direttive ben precise riguardo al metodo di lavoro e alle mete da raggiungere nel settore scolastico e di crescita psicologica.
Notiamo peraltro che, accanto alle richieste ministeriali, ben chiare sulla carta, non ritroviamo altrettanto chiare strutture, strategie ed accorgimenti che parallelamente permettano la messa in atto di quanto richiesto in teoria. Prima incoerenza e confusione.
Come anelli di una stessa catena consequenzialmente osserviamo nel corpo insegnante una confusione abbastanza diffusa tra identità di ruolo e identità individuale. Ad un lavoro svolto molto spesso con notevole impegno e sforzo seguono ben scarsi risultati (o per lo meno non adeguabili all'impegno). Ad esempio, l'impossibilità di separare e distinguere la componente cognitivo-intellettiva da quella comportamentale-emozionale porta ad un errato accomunamento delle due diverse categorie in una dimensione di causa-effetto.
Tale errore di fondo procura "sofferenza" sia nel docente che nell'alunno, anche se in maniera diversa. Analoghe sono comunque le sensazioni di stanchezza, noia, disinteresse, inadeguatezza, insofferenza, poco rendimento. La confusione a questo livello è tra l'impossibilità oggettiva di dare il meglio di sé in condizioni ottimali e il senso di incapacità individuale conseguente alla prima.
Questo discorso non può essere inteso come una giustificazione al problema, ma come un tentativo di vedere chiaramente il problema per porvi qualche rimedio.
L'intervento dello psicologo nelle varie riunioni del Consiglio di Classe ha fatto  emergere bisogni ben definiti. Tra questi i più importanti sono:
1-      la necessità di costituirsi, da parte degli insegnanti, come "gruppo" prima e come "gruppo di lavoro" poi;

2-      la necessità di rifarsi ad un punto di riferimento esterno che garantisca l'autonomia e la neutralità del "gruppo di lavoro", distinguendolo dal "gruppo ad assunto di base" le cui dinamiche ostacolerebbero il corretto lavoro;

3-      la necessità per quanto riguarda gli allievi di vivere come contenitore dell'ansia che, specie in età preadolescenziale, procura disarmonia e irregolarità di rendimento;

4-      la necessità di una uniformità di metodo per quanto riguarda la modalità di apprendimento e di risposta alle richieste;

5-      una effettiva chiarezza sugli scopi da raggiungere accanto ad una giusta valutazione delle potenzialità da sviluppare relativamente alle reali capacità di ciascuno;

6-      per quanto riguarda la struttura, un ambiente che permetta lo svolgimento del lavoro, per tutti, in un clima di rispetto per la personalità di ognuno e che non ostacoli con sistemi burocratici la creatività dei singoli e la crescita dei rapporti interpersonali.

Franca Maisetti