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DALLA PSICOTERAPIA ALLA
FORMAZIONE:
E' IN ARRIVO L'ONDA LUNGA DEI TRANSFUGHI
Chi fa da parecchi anni il formatore
professionale sta assistendo ad un fenomeno piuttosto allarmante. Sempre
più spesso vediamo entrare nel mercato della formazione operatori provenienti
da una formazione psicoterapeuta.
Non che un
training psicoterapeutico possa considerarsi contraddittorio rispetto all'attività
formativa, semmai il problema è che esso non basta per legittimare alla
professione del formatore.
Un training psicoterapeutico
può, nei casi migliori, aumentare la consapevolezza ed il controllo del
mondo interno del candidato, ma difficilmente offre teorie, tecniche e metodologie
per l'azione formativa. Inoltre, solo una minoranza degli psicoterapeuti
ha fatto un training di gruppo, e dunque la maggior parte non hala più pallida
idea dei problemi dei gruppi che sono invece centrali in ogni processo
formativo. Ancor meno note, agli psicoterapeuti, le questioni organizzative
che sono sempre collegate alla formazione.
I risultati della
formazione gestita da uno psicoterapeuta sono in genere disastrosi e lasciano
terra bruciata dietro di sé.
Interessante
è chiedersi come mai questo avvenga. La prima ipotesi è che siamo in presenza
di una forte crisi della psicoterapia. O meglio, esiste un mercato della
psicoterapia assai inferiore a quello che il numero degli psicoterapeuti
richiederebbe. La grande stagione degli anni Settanta e Ottanta che ha visto
centinaia di giovani affascinati dalla psicoterapia ha prodotto centinaia
di trainings e migliaia di psicoterapeuti. Oggi gli psicoterapeuti affermati
non hanno problemi, mentre i giovani psicoterapeuti hanno pochissimo mercato.
Negli ultimi
10 anni, mentre la domanda di psicoterapia diminuiva o restava stabile (in
ogni caso non seguiva la curva ascendente dell'offerta), la domanda di formazione
è centuplicata, fino a rendere irrisoria l'offerta di formatori qualificati
presenti sul mercato.
A questa
debolezza numerica dei formatori professionali si è aggiunta poi un'altra
congiuntura. Mentre gli psicoterapeuti hanno costruito caste e sistemi di
tutela all'accesso alla professione, talché pochissimi erano i professionisti
che si avventuravano nel settore del training, i formatori non hanno mai
creato (per incapacità, incoscienza o apertura?) barriere corporative. La
stessa AIF - Associazione Italiana Formatori - non ha mai fatto una politica
di controllo e di tutela della professione, preferendo una politica di semplice
promozione culturale.
Ora la situazione
precipita di giorno in giorno, e sarà bene pensarci. In due direzioni. La
prima è quella di studiare da parte dei formatori un sistema di controllo
circa l'accesso alla professione ed ai relativi standard di qualità. È ora
che ingegneri, architetti, psicoanalisti, pedagogisti, sociologi, terapeuti
di varie correnti siano inibiti all'accesso alla formazione del formatore,
a meno che non abbiano una specifica professione. La seconda è quella che
enti di formazione moltiplichino gli sforzi sia verso la qualificazione
o riconversione di operatori provenienti da trainings diversi, compreso
quello psicoterapeutico.
Guido Contessa