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TERZA PAGINA
SCRIVERE PER CONOSCERE, E PER CONOSCERSI….

Il citofono suona: "Signora, il postino, può aprire?". Io penso: "Ci sarà qualcosa per me?". Non invidio chi non conosce il piacere che leggere e scrivere una lettera riesce a dare. Ricevere messaggi che vengono da lontano dà una grande emozione. Si ha la capacità di conoscere culture molto diverse dalla propria. Si ha l'illusione di avvicinarsi a luoghi che forse non si avrà mai l'occasione di visitare. Le lettere sono come ponti attraversano oceani e continenti, stimolando l'immaginazione.
Tra persone che non si sono mai viste nascono a volte rapporti molto intensi, al punto che mittente e destinatario finiscono per entrare l'uno nella vita dell'altro. Nei momenti di difficoltà si può rimanere sbalorditi dalle parole di conforto che gli "amici di penna" possono scrivere come se fossero lì accanto. L'importante, infatti, è che le lettere non si limitino alla descrizione di luoghi e di come si trascorre la giornata. Quello che conta è avere un contatto profondo con l'altro che ti può veramente arricchire la vita grazie ad  un semplice francobollo e ad un po' di tempo.
In base a quali criteri si può definire una lettera "bella"? Innanzitutto deve essere un atto liberatorio con il quale raccontiamo ad un'altra persona le cose che abbiamo dentro. Deve manifestare la gioia di esprimersi "senza ritegno", la capacità di esprimersi per quello che è. La missiva "ideale" dice al destinatario che ha in mano la busta: "Ecco, sto arrivando, ascoltami". Non importa il livello culturale di chi scrive, né che la lettera sia corretta nella grammatica, nell'ortografia, nella sintassi. Quello che conta sono i sentimenti. È un messaggio d'amore o di amicizia. Basta che sia sincera.
Rivolgersi ad una persona che non si frequenta permette di "costruire" un interlocutore idealizzato, sul quale proiettare i nostri desideri: una specie di amico buono con cui sentirci magicamente in sintonia.
Questo tipo di comunicazione offre inoltre la possibilità di mettersi in contatto con l'altro, ma nello stesso tempo di mantenere una distanza riducendo così il rischio di conflitti emotivi che tutte le relazioni "reali" tra persone comportano. L'importante è di non fingersi diversi da quello che si è realmente solo perché si è invisibili. Bisogna stare attenti anche alla facile tendenza a idealizzare gli interlocutori; in alcuni casi quando ci si incontra si rimane delusi.
Quando si "parla" con qualcuno che non ha un volto né una voce, è facile galoppare con la fantasia. Anche se, io penso, che il non essere influenzati dall'aspetto  esteriore permette un vero contatto che i pregiudizi e le inibizioni sul proprio aspetto, spesso non permettono.
È fondamentale però che gli scambi di corrispondenza non siano il modo dominante con cui ci si mette in relazione con gli altri. Altrimenti si rischia di vivere solo nella fantasia.
Fin qui ho parlato di corrispondenza con persone che non si sono mai viste, ma non so se vi è mai capitato di scrivere proprio a qualcuno che ti vive accanto e vedi tutti i giorni. La vita è sempre così piena di problemi e di impicci. Si va sempre così di corsa che alla fine ci si accorge che non c'è tempo di dire a chi vuoi bene quello che provi. Il lavoro, lo studio, la famiglia, i problemi quotidiani e le necessità impellenti, fanno scordare di rinvigorire quel rapporto di amicizia e sentimentale che l'abitudine sta affogando. Oppure vedi una persona cara afflitta da un dubbio e da un problema e non sai come dirle "io ci sono sempre, conta su di me". O altresì la necessità di esprimere un momento di incomprensione e di fraintendimento che una bella litigata a quattr'occhi o telefonica non riesce a manifestare pienamente. E allora perché non risolvere questo  bisogno, che può essere soddisfatto in qualsiasi momento e che può essere quasi "terapeutico", attraverso uno scritto? Davanti al foglio bianco è più facile guardare in se stessi, conoscersi, fare chiarezza su diversi problemi che ci assillano, superano timidezze e pudori. Ecco perché chi ha l'abitudine di comunicare con carta e penna riesce a vedere la vita in modo un po' più positivo.

Gaia Valmarin