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INTEGRAZIONE POSTURALE

Un nuovo grande campo di intervento si sta aprendo per la psicologia, in Italia dopo che in altri paesi ha conosciuto una diffusione ed uno sviluppo sinergico alla struttura ed alle necessità della compagine sociale: la ricerca del benessere e della integrazione psicosomatica. Dopo che la terza forza ha operato un rivoluzionamento nei fini e negli scopi della terapia, separandola da matrici di tipo iatrico per ricondurla all’aspetto umanistico della ricerca del sé e delle sviluppo personale, le tecniche di orientamento corporeo hanno fatto il loro grande ingresso nel mondo della psicologia.
Gli assunti della psicosomatica sono stati portati alle loro estreme conseguenze, ovvero ricondotti alla normalità: l’intervento sulla persona e non sul malato. Nel fiorire delle varie scuole e tendenze si inserisce l’approccio neoreichiano dell’Integrazione Posturale (IP). Essa unisce il concetto di base della Teoria Unificata dei Sistemi Viventi alla pratica del Rolfing. Di questa tecnica della Rolf, meglio denominata Structural Integration (SI), si sa poco in Italia, anche se negli Stati Uniti ed in altri paesi è già divenuta obsoleta, avendo generato approcci più avanzati allo psicosoma (bodymind), come appunto la IP. La SI si è rivelata estremamente efficace nella integrazione somatica di soggetti affetti da sbilanciamenti posturali. Se consideriamo che nella nostra società del benessere una quantità stimata tra il 70 ed il 90% della popolazione soffre di squilibri posturali, includendo quella enorme parte che non viene ritenuta patologica e degna di riabilitazione secondo gli standard medici, possiamo immaginare quanto sia vasto il campo di applicazione e quanto sia necessario l’intervento nello stesso. Per inciso ricordiamo qui che in Cina una percentuale all’incirca corrispondente di popolazione pratica tecniche di reintegrazione psicosomatica, quali il T’ai Chi. Ma una considerazione ulteriore ci spinge ad ampliare la prospettiva di azione, se abbandoniamo una visuale riabilitativa, seppure di tipo olistico, e teniamo conto dei portati della bioenergetica e delle elaborazioni teoriche dei neoreichiani.
La applicazione della IS ha condotto infatti a conoscere una diretta corrispondenza tra squilibri posturali e squilibri nell’area comportamentale, tra aree somatiche bloccate (o disorganizzate) ed aree psicologiche (ed emozionali) critiche. Da qui la nascita della IP, che coniuga l’aspetto psicologico, emotivo e somatico, col fine di reintegrare la persona attorno al proprio Sé. Il concetto di integrazione della struttura, che nella psicologia analitica junghiana trova un corrispondente nel processo di individuazione, si estende in questo modo a tutti i livelli esistenziali. Ciò che si verifica di conseguenza è un notevole potenziamento delle capacità di intervento nei singoli settori. Ad esempio una terapia analitica può essere facilitata ed abbreviata od una terapia fisica trovare senso e supporto. Ma soprattutto ne deriva un epistemologia non schizofrenica, che prelude ad una “scienza umanistica”, nella quale il primo termine non è in contraddizione col secondo.

M. Soldati