INTERVISTA A V. MERLONI
È stato in passato Presidente della Confindustria ed ha appena terminato il mandato come Presidente di CENTROMARCA
D.: Perché oggi prepararsi al futuro è così importante?
V.M.:
Potrei rispondere a questa domanda con due sole parole: velocità e ampiezza.
Oggi cioè, il cambiamento è molto più rapido di quanto non fosse fino a
qualche anno fa e i suoi effetti sono molto più a largo raggio. Soffermiamoci
un attimo sul problema della velocità. Non si tratta soltanto di prendere
atto del fatto che i cambiamenti sono diventati più rapidi di una volta.
Occorre tenere a mente che oggi il cambiamento si verifica con una frequenza
tale da aver mutato il suo rapporto con gli uomini e le imprese.
Cercherò di spiegarmi meglio. La storia dell'uomo, e delle imprese, è la
storia di un continuo cambiamento delle tecnologie e delle condizioni esterne.
Ma fino a non molti anni fa tutto ciò avveniva in tempi tutto sommato abbastanza
lenti. Tempi che spesso significavano due, tre o più generazioni.
Tutti sappiamo che oggi non è più possibile continuare a stare dentro
la società, a svolgere un'attività produttiva, a gestire un'impresa, a
comprendere quello che accade intorno a noi, senza un continuo aggiornamento,
senza rifondare ogni volta la nostra cultura, il nostro sapere.
Noi sappiamo che stiamo vivendo una grande stagione di riorganizzazione
delle imprese, di concentrazioni, di fusioni.
Da un certo punto di vista, tutto ciò è semplicemente il conflitto fra imprese
che hanno afferrato, che hanno compreso con un certo anticipo, quali erano
i termini del cambiamento e imprese che invece sono rimaste un po' ferme,
convinte che l'orizzonte fosse sempre quello.
Ma c'è di più. Fra le caratteristiche del cambiamento di oggi, del futuro,
non c'è solo la grandissima rapidità con cui ci viene incontro: c'è anche
la sua ampiezza. Anni fa, le innovazioni tecnologiche penetravano lentamente
nella società e, spesso, rimanevano per lunghi periodi confinati in una
sola area geografica, emigrando poi a volte addirittura in una generazione
successiva. Basta vedere, a questo proposito che cosa è accaduto all'automobile.
E basta vedere, invece, che cosa sta accadendo con la tecnologia dei personal
computer, che si sta diffondendo in modo quasi istantaneo nel mondo, sia
dal lato dei costruttori che da quello degli utilizzatori.
Ma, a questo
proposito, occorre segnalare un'altra caratteristica del moderno cambiamento:
quando in un settore, anche molto lontano dal nostro, accade qualcosa, ormai
sappiamo che non possiamo mai stare tranquilli: potrebbe esistere, e spesso
esiste, un'applicazione che investe anche noi.
D.: Quali sono gli elementi che influiranno sulla nostra vita futura?
V.M.:
Il problema al quale vorrei fare riferimento è il 1992.
Si tratta,
infatti, della nascita, anche in Europa, di un mercato di 300 milioni di
persone contro i singoli mercati da 40, 50, 60 milioni di persone con cui
abbiamo dovuto misurarci fino a oggi.
Credo veramente
che il 1992 rivoluzionerà il paesaggio dell'industria, del consumo e della
finanza in Europa. In particolare, nel giro di non molti anni diventerà
evidente che "stare sul mercato" significherà starci da Bari a
Dusseldorf, starci con le fabbriche e con la finanza.
Il secondo
aspetto che stiamo già vivendo da alcuni anni è quello rappresentato dalla
globalizzazione mondiale dei mercati e della concorrenza. Si tratta di un
fenomeno dal quale non si tornerà indietro.
Il terzo elemento
riguarda il grandissimo cambiamento che sta avvenendo in "ciò che vendiamo".
Una volta si trattava di prodotti ben identificabili. Oggi si tratta, sempre
di più, di un mix di prodotti e di servizi, di beni materiali e di contenuti
di moda, di stile o di design.
D.: E il consumatore del futuro, come sarà?
V.M.
Si tratta di un personaggio che nel corso degli anni ha portato il suo reddito,
e quindi i suoi bisogni, le sue richieste, al di sopra della sopravvivenza.
E adesso
chiede a noi, e alla società, cose diverse da prima e complicate. Vuole
prodotti non più solo funzionali ed economici, ma personalizzati, magari
anche un po' inutili. Vuole prodotti con cui distinguersi dai suoi simili.
Vuole cose e servizi con cui riempire il suo tempo libero. Vuole strumenti
con cui dare senso e una qualità diversa alla propria esistenza.
Fino a qualche
anno fa, si sapeva benissimo che cosa voleva: una casa, un'automobile, un
frigorifero, qualche altro elettrodomestico, qualche giorno di vacanza in
più.
Oggi abbiamo
l'impressione che stia diventando un personaggio capriccioso, esigente,
mai contento, sfuggente.
D.: In questa situazione come si colloca l'impresa?
V.M.: In mezzo a tutto ciò sta l'impresa, che deve necessariamente trovare il modo di muoversi dentro a tutto questo cambiamento. Che deve riuscire a far funzionare qualche tipo di bussola.
D.: Come?
V.M.:
Col marketing. È già chiaro, a questo punto, che oggi il marketing è diventato
qualcosa di diverso rispetto a quello che abbiamo conosciuto in passato.
Prima era
semplicemente un insieme di tecniche che ci consentivano di collocare con
la massima efficienza possibile i nostri prodotti. Uno strumento per capire
dove più forte era la "fame" di certi prodotti o dove esistevano
aree di reddito che avrebbero saputo assorbire certi prodotti.
Oggi è qualcosa
che deve consentirci di capire quale sarà la direzione del cambiamento e
di adattarci ad esso.
D.: Ma il marketing non impedisce la libertà degli individui?
V.M.:
Spesso si sente dire che proprio noi imprenditori, attraverso il marketing,
vogliamo in realtà costruire il futuro che più ci fa comodo. Determinando
i bisogni della gente e, forse, persino le loro passioni.
Credo che basti
uno sguardo, anche superficiale, al mondo contemporaneo per capire che tutto
ciò non ha alcun senso. Il futuro è per metà rappresentato da ciò che siamo
stati e siamo, viene cioè dal nostro passato. Per l'altra metà è costituito
da ciò che avverrà.
E i grandi protagonisti
del futuro, coloro che hanno il potere di determinarlo sono tre: la società;
le imprese; i consumatori.
La società
è il luogo nel quale si formano le élite politiche, le classi dirigenti,
le idee, le possibilità di crescita, le scelte sull'uso delle risorse.
Le imprese
sono il luogo dove il sapere collettivo, la scienza e la tecnologia possono
prendere la forma di prodotti e servizi.
I consumatori
sono il momento della verità di tutto questo grande processo. Sono coloro
che possono rifiutare un prodotto, una tecnologia, una scelta. Sono loro
che interagendo con le imprese e la società determinano, in gran parte,
la direzione del futuro.
![]() |