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UNIONE SOVIETICA

INTERVISTA CON IL PRIMARIO DEL "BECHTERER", IL PRIMO ISTITUTO NEUROLOGICO DI LENINGRADO

A cura di Franca Maisetti

DOM.: "Qual è la situazione della psichiatria e della psicoterapia oggi in URRS?"
R.: "Emerge in questo periodo un compito nuovo e molto importante legato alla riabilitazione del malato con malattie neuro-psichiche. Vi sono due correnti: una, che noi non condividiamo, prevede solo una riabilitazione dopo le cure  (chirurgiche o farmacologiche), grazie a ginnastica, massaggi, attività fisica guidata, terapia attraverso il lavoro. L'altra corrente, la nostra, che a noi sembra più corretta consiste nel curare la malattia (chirurgicamente o farmacologicamente) ed insieme preoccuparsi si trovare al malato un posto di lavoro adeguato, magari in condizioni di facilitazione, in officine speciali, ecc. Esistono casi in cui si ottengono risultati buoni con medicine psicotropiche o attraverso la terapia del lavoro, ma a noi sembra più importante ristabilire lo status sociale e personale del malato, in modo da renderlo accettabile ai propri occhi e agli occhi delle altre persone. Riabilitazione, secondo noi, non è solo liberare il malato dalle sofferenze del male che ha (come togliere il tumore che causa il mal di testa, o eliminare la febbre, o eliminare le allucinazioni con l'aiuto delle medicine). Si parla di ridare alla persona il gusto di vivere, il rispetto per sé stesso. E questa non può essere una preoccupazione secondaria che viene dopo la principale (liberazione dal male) bensì è importante come la prima e contemporanea. Per es. se il malato è in coma, il medico che gli sta accanto si preoccuperà di analizzare quali sono le relazioni del malato con la moglie e come si rimetteranno le cose quando ridiventerà cosciente. Oppure un uomo cui sono state amputate le gambe o ha perso la vista, o comunque qualche facoltà particolarmente importante,  sicuramente soffrirà per le conseguenze che ciò comporterà nell'ambiente in cui vive. Quindi ogni medicina che gli verrà prescritta dovrà avere un "arrangiamento psicologico" o "psicoterapeutico". Cioè non basta curare il sintomo; ma aiutarlo a crearsi una nuova personalità adatta alla nuova condizione. Fin dagli anni della fondazione del nostro Istituto, fin dall'epoca di Bekterev cioè, il punto più importante per noi era lo studio della personalità nella lotta contro la malattia. Ci sono personalità malate o deboli, che potrebbero "saltare" in condizioni di stress, di disaccordi familiari, di difficoltà sul lavoro, ecc. Di tutti questi casi che definiamo "nervosi" qui a Leningrado si occupa principalmente il Prof. Karvasarski, uno degli psicoterapeuti più noti  dell'URRS e direttore della cattedra di psicologia e psicoterapia per medici in questo Istituto. Da 20-25 anni noi per primi in URRS utilizziamo metodi nuovi di psicoterapia. Prima era in uso l'ipnosi, la psicoterapia relazionale (si spiegava al malato cosa aveva, perché gli era venuta la malattia); la comportamentale (gli si diceva se si comportava bene o male e cosa doveva fare). I metodi introdotti dal prof. Karvasarski sono nuovi: vari tipi di terapia di gruppo, terapia della famiglia. Anche Bekterev si occupava di terapia di gruppo, riuniva cioè in gruppo diverse persone che raccontavano in gruppo il loro malessere e Bekterev li consolava e dava loro dei consigli. Per Karvasarski invece nel gruppo si formano vari tipi di relazione: simpatia, antipatia, relazioni neutre o negative. Il dottore le spiega e anche lui stabilisce delle relazioni diverse".

DOM.: Questi interventi tengono conto dell'Inconscio e del Transfert?"
R.: "Gli psichiatri sovietici non usano questi termini, forse sbagliano, ma non li usano, non perché non comprendono e non credono nell'inconscio o nel transfert, semplicemente non adoperano i termini. Forse Karvararski non è d'accordo, ma c'è un pluralismo di metodi nel nostro Istituto. Non accettiamo la teoria psicoanalitica, ma i metodi si. Nella terapia di gruppo, ad es., è usata ai fini terapeutici la dinamica relazionale, alla quale ci siamo preparati per tanti anni".

DOM.:"C'è un passaggio dalla Psichiatria Positivista all'accettazione dell'Inconscio?".
R.: "non penso che la nostra psichiatria 20 o 30 anni fa fosse di tipo tradizionalista, basata sui concetti della psichiatria tedesca. Anche la psichiatria tedesca viene da Emil Kraepelin. Ci sono due grandi scuole in URRS con grandi scienziati che appartengono o alla scuola di Mosca fondata da Korsakov, o a quella di Leningrado fondata da Bechterer. Tra loro ci sono state e ci sono ancora delle piccole differenze. Il prof. Korsakov  (c'è ancora la rivista intitolata con il suo nome) ha dedicato molta attenzione all'analisi psicopatologica, ed era un grande umanista. Invece Bechterev, che è vissuto più tardi, non era solo un grande psichiatra, ma anche un  neurologo psicopatologo  e uno dei fondatori della Scuola di Psicologia Clinica. Perciò nel nostro Istituto, che porta il nome di Bechterer, studiamo non solo il cervello e le sue funzioni, ma anche la personalità umana, la psicologia del malato, il quadro della malattia, la psicopatologia. Negli anni '30 del nostro secolo le possibilità della terapia psichiatrica erano limitate perché esistevano poche medicine: c'era lo  shock insulinico (utilizzato ancora adesso), l'elettroshock, la cura con il sonno e i tranquillanti oppiacei. Solo da relativamente pochi anni sono arrivati gli psicotropici, l'aminasina, il mageptil, gli antidepressivi di tipo miliprobinao, tofranil, ecc. C'è stata una svolta nella cura dei malati psichici e maggior possibilità di usare i diversi metodi della psicoterapia. E' importante sottolineare l'importanza, nella cura delle malattie psicologiche, dell'ambiente e delle comunità terapeutiche. Noi conosciamo ben le opere di Basaglia e la sua riforma. Non siamo d'accordo con tutte le sue teorie, ma utilizziamo molti dei suoi metodi. Credo comunque che questo argomento meriti un'attenzione più profonda. Ritornando ai medicamenti psicotropici, io credo che in tutto il mondo si è puntato e si punta ancora molto su di essi. Nella realtà è diventato più facile lavorare negli ospedali, però è altrettanto facile che si abusi di questi medicinali e questo, credo, accade anche in Italia. E' per questo che abbiamo cominciato a sperimentare i vari tipi di psicoterapia e non solo nelle cliniche per nevrosi. Le adopero anche io che mi occupo di malati psichiatrici gravi. Sul concetto di "border line state" non si riesce mai a trovarsi d'accordo.

DOM.: "Come è possibile ogni discorso di questo tipo senza l'accettazione del concetto di Inconscio?"
R.: "Senz'altro bisogna prendere in considerazione l'inconscio. Nel 1968 un neurologo, psicologo, psichiatra, metodologo - Basin, ha scritto il libro "Il problema dell'inconscio" e nel 1979 c'è stato a Tbilisi un Simposiuim internazionale su iniziativa dei nostri colleghi georgiani, sull'inconscio. Per molti anni abbiamo taciuto questo problema. Per noi "freudism" era una parolaccia. Anche ora c'è gente che critica Freud senza averlo letto. Io, dal canto mio, ho preso in considerazione il problema. Non è necessario che io sia legato a Freud: gli riconosco di aver per primo pensato all'importanza dell'inconscio nella cura delle nevrosi o di altre malattie. Freud ha assolutizzato il ruolo dell'Incoscio e ha sottolineato l'antagonismo tra Conscio e Inconscio. Noi non siamo d'accordo con lui. Noi parliamo di sinergismo  del conscio e dell'inconscio, sottolineando il primato del conscio naturalmente, nell'uomo sano. E questa è solo la prima cosa in cui non siamo d'accordo con Freud.".

Segue nel n. 23