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FORMAZIONE

Settanta milioni di studenti e cinque milioni di insegnanti stanno  per fondersi in un’unica realtà formativa transnazionale, ma essi devono prima imparare a parlare la stessa lingua, che non è il francese o l’inglese, ma l’unificazione dei sistemi formativi su scala europea. È questo il messaggio della prima  mostra europea sulla formazione, che ha visto 98 enti espositori su 6.000 metri quadrati, 2.500 visitatori ad altissima qualificazione e ben 18 convegni.
Si tratta della mostra “Formazione Domani”, svoltasi a Bologna lo scorso maggio.
Ma la manifestazione non ha “parlato” solo della formazione canonica di base in tutte le sue sfaccettature.
I partecipanti rappresentavano “produttori” di formazione in settori diversi quali la riqualificazione professionale, l’educazione permanente, gli interventi nell’area più ampiamente sociale, l’orientamento e così via.
L’interesse dei visitatori, la loro quantità e qualità, oltre ad altri segnali, fanno pensare che le attività di formazione si espanderanno e che assisteremo nei prossimi anni ad una sorta di “lievitazione naturale” degli addetti-esperti di questo settore.
In effetti la  recente promulgazione della legge dell’Albo degli  psicologi facilmente  creerà una situazione di riciclaggio di alcuni professionisti che non riuscendo ad essere riconosciuti come psicologi-psicoterapeuti si autopromuoveranno psicologi-formatori, trasformando di botto le credenziali fino a quel momento utilizzate per curare in doti spendibili per formare, aggiornare, addestrare chiunque.
Fino ad ora la psicologia è stata prevalentemente interpretata come “disciplina che cura chi soffre di particolari disturbi mentali”. Ciò spesso le ha fatto assumere connotati umanitari e pietistici. Se nei prossimi anni si assisterà ad un cambiamento di rotta verso la formazione è possibile che cambi anche il modo di percepirla, facendola diventare un grande mezzo di manipolazione e di potere sulle menti umane e sul futuro del nostro pianeta.
Ma, a parte ciò, che certo dipenderà molto anche da ciò che gli psicologi-formatori faranno, si tornerà a discutere sulla legittimità di definirsi formatore e sulla serietà dei curricula di ciascun professionista.
Anche ora esistono in questo campo orientamenti diversi e teorie di riferimento fra loro molto lontane. Ma c’è posto per tutti e gli utenti devono conservarsi il diritto di scegliere secondo quali impostazioni continuare il loro processo di crescita personale e professionale.
Ma, se quest’ipotesi ha qualche credito, perché gli attuali formatori, psicologi e non, non individuano una serie di “elementi di qualità” che consentono di distinguerli dagli eventuali “parvenu” dell’ultimo momento?
Un altro Ordine? Un’altra Legge-Albo? No di certo.
Ma l’importanza che nei prossimi anni assumerà il settore della formazione, richiede a mio parere garanzie di professionalità più consistenti anche per evitare che il mancato raggiungimento di risultati soddisfacenti da parte di alcuni alla lunga “dequalifichi” anche il lavoro dei preparati.
A questo proposito, non sarebbe una buona idea tentare di promuovere nuovamente all’interno della SIPs la Divisione Formazione? Già una volta è stato fatto, ma è stato bloccato dall’Assemblea di Venezia, dove per pochi voti soltanto la proposta è stata bocciata. È certo questo un momento particolare e forse potrebbe essere utile superare i dissidi interni e “di corrente” per riparlarne.