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LA PSICOLOGIA DELL’AZIENDA

Nell’azienda in cui lavoro ormai da tredici anni, ho ricevuto vari ruoli, con tipologia abbastanza flessibile: assistenza al direttore commerciale, responsabile di un ufficio studi, responsabile della documentazione e per gli utenti.
Nel frattempo,  ho cercato di mantenermi aggiornato, conseguendo altre due lauree, partecipando a training di psicologia umanistica (di cui uno quadriennale) ed organizzando e conducendo io stesso dei piccoli gruppi su problematiche di relazioni interpersonali e di prevenzione e gestione dello stress. Vista dall’esterno, potrebbe sembrare una vita un po’ “schizofrenica”: ed infatti un po’ lo è. ma è proprio questo tipo di vita che mi ha, forse, permesso di cogliere alcuni aspetti tipici sia del mondo aziendale sia di quello extra aziendale: il maggior problema è stato quello di non essere assorbito troppo né dall’uno né dall’altro. L’azienda è un microcosmo, che talvolta appare più statico e talvolta più dinamico, ma, come tutti i microcosmi, è in continua ebollizione.
Chi vi entra per la prima volta, magari dopo anni di studio e brevi esperienze di altri lavori, si può trovare un po’ confuso: da un lato le dinamiche assomigliano a quelle di altri contesti, mentre dall’altro, alla fine, qualcosa deve per forza quadrare: cioè i conti e, di conseguenza, il profitto. Se l’azienda privata non è in attivo, infatti, si deve ricominciare tutto da capo: arriva la crisi, arrivano le dimissioni più o meno incentivate, arriva la cassa integrazione (anche per gli psicologi aziendali e per gli aspiranti tali). Come tutti microcosmi, anche l’azienda  è piena di contraddizioni, tante quante sono le persone che in essa operano e passano gran parte della loro vita.
Mi è rimasta molto impressa la pubblicità di copertina di una rivista di marketing di alcuni anni fa, che diceva: “Innovare non è difficile se si possiede un ‘metodo’”. Questo slogan mi è stato molto utile, sia nei momenti felici che in quelli meno belli della mia vita aziendale. Per  me un “metodo” non è “il metodo”, ma una ricerca continua di quel “come” ricoprire lo stesso ruolo in vari momenti oppure nuovi ruoli. Talvolta, passando da un ruolo all’altro in azienda, si ha l’impressione di dover ricominciare tutto dall’inizio, ma, fortunatamente, il più delle volte è solo un’impressione. Il bagaglio di esperienze precedenti, soprattutto se supportate da una costante riflessione ed elaborazione basate anche su strumenti teorici, non va mai perso.
Ad esempio, quando mi sono trovato di fronte al compito di riempire di contenuti il mio ruolo di responsabile di un ufficio studi, alle dirette dipendenze del direttore della pianificazione di gruppo, sono riuscito pian piano a mettere a frutto quanto avevo appreso dal ruolo precedente.
In sintesi si è trattato di fare un’azione di marketing nel senso più ampio del termine: studiare bene il nuovo ambiente, culturalmente diverso dal precedente; capire a fondo le richieste latenti e non solo quelle dichiarate; organizzare l’ufficio studi, prima inesistente; riuscire ad individuare un “mercato” per i suoi “prodotti”, sia all’interno della singola azienda e del gruppo di aziende, sia in rapporto ad organismi esterni (altri uffici studi, centri di ricerca, ecc…).
Devo ammettere che allora agii abbastanza intuitivamente, ma avevo ben chiaro un concetto: l’azienda va vista in maniera sistemica, sia nei suoi rapporti interni che in quelli con l’esterno. Il primo frutto di quanto sopra descritto fu la proposta di un notiziario mensile, dapprima inviato a poche persone rappresentative e d in grado di capirlo ed apprezzarlo, e, successivamente, dietro richiesta del presidente stesso della società, inviato a tutti i dirigenti del gruppo.
Non mancano, naturalmente, le critiche e le resistenze: basti pensare che da molti colleghi ero visto come quello che perdeva tempo a leggere giornali di economia e simili, anziché “produrre” davvero!
Qualche anno dopo, qualcuno ha dovuto ricredersi, facendosi persino sorprendere a sfogliare quei giornali, poiché anche nella nostra azienda il “prodotto informazione” ha assunto un’importanza crescente.
Per quanto mi riguarda, ho imparato che quanto un ruolo è esaurito, sia per l’azienda che per chi ricopre quel ruolo, è importante assumersi le proprie responsabilità in modo ancor più assertivo del solito. La scelta è duplice: o trovare un nuovo ruolo in azienda o andarsene. Non esiste alternativa, se non quella di esaurire anche noi stessi in una battaglia contro i mulini a vento. E così avvenne. Ogni giorno si presentavano dei momenti di incertezza, ma anche di possibilità di creare qualcosa di nuovo. L’importante è essere sempre pronti a cogliere le opportunità, le esigenze reali, quelle potenziali e cercare di trovare strumenti noti o meno noti per soddisfarle.
Dott. Angelo Filoramo
(consulente di psicologia del lavoro)